A rediscovered classic of dystopian fiction, the long-lost predecessor to The Handmaid's Tale
In the not-too-distant future, with the country in economic collapse, the dictator Gorston has risen to power by blaming the nation's woes on women for having taken men's jobs. In this new society, women have only two possible roles: they must either stay at home and bear children or else perform the menial jobs that men don't want. These workers are known as the 'Grey Ones,' women brainwashed into accepting their servile state and forced to dye their hair grey and wear grey clothes to make them as unattractive as possible. Now a small group of Grey Ones has finally decided to fight back and overthrow the oppressive regime, but Gorston's ruthless head of secret police is determined to root them out and crush them at any cost....
The only novel by Irish social activist Margaret O'Donnell, The Beehive (1980) is an important rediscovery, a dystopian thriller that shares common themes and plot elements with Margaret Atwood's more famous classic The Handmaid's Tale, which was published five years later. This first-ever American edition makes O'Donnell's scarce novel available to readers for the first time in over forty years.
I’m probably a little bit biased seeing as the author is my grandmother. But I could not recommend this book enough, not just for women but for men as well. Some of the issues are very much still problematic in todays society. Definitely a book that was ahead of its time.
Mi ha attirato questa dicitura “Unico romanzo pubblicato da Margaret O'Donnell, attivista irlandese per i diritti civili, L'alveare è stato scritto cinque anni prima del famoso Racconto dell'Ancella di Margaret Atwood, con cui condivide le tematiche di fondo e molti elementi di trama. La scrittura è asciutta, scarna, e corre via aguzza e tagliente quasi a fare da contrappunto alle Grigie, le anonime lavoratrici che costituiscono l’ossatura che tiene in piedi il regime comandato con pugno di ferro dal dittatore Gorston e dal suo braccio destro, Steiner, a capo della polizia segreta. Dittatura basata sulla totale e completa repressione e regressione femminile (mica tanto distopico o fantasy, praticamente descrive l’Afghanistan o l’Iran). Visto che le donne rubano lavoro agli uomini, a 10 anni vengono suddivise in due gruppi: quelle destinate al matrimonio e a fare un figlio ogni 2 anni, e quelle destinate a lavorare in stato di schiavitù (le Lavoratrici sono dette anche Grigie, perché costrette a tingersi i capelli di grigio e vestirsi solo di grigio). Dopo 20 anni, il paese è praticamente in mano alle donne (infatti, gli uomini impigriti hanno demandato loro sempre più mansioni) e un gruppetto inizia ad avere contezza non solo del potere che è nelle loro mani ma anche della possibilità di rovesciarlo. E qui si dipana la narrazione del romanzo, con le battaglie strategiche e tattiche dell’ideologa, ma anche in parallelo delle azioni che Steiner attua per trovarla e combatterla. Nel mezzo c’è anche un maschio, un pittore, ignaro di quel che accade e sempre più convinto della malvagità del regime. Senza spoilerare, il ritmo è serrato ma non ha l’afflato e la coerenza narrativa del Racconto dell’Ancella.
Se dovessi descrivere questo libro con un unico aggettivo, lo definirei sicuramente appassionato. Appassionate sono le donne protagoniste, che hanno un universo interiore infinito ma sono costrette a tenerlo nascosto, così come appassionata è la loro lotta per la libertà che un dittatore, violentemente e attraverso assurde norme, ha negato loro. Appassionata è la narrazione di un’autrice che “sente” ciò che scrive e sa trasmetterlo con maestria. Ho amato tutto di questo libro: la storia, i personaggi e il messaggio di inclusione e speranza che vuole lasciare al lettore. Un libro da non perdere! ⭐️⭐️⭐️⭐️⭐️
Interessante, scorrevole e ben scritto. Un distopico che ha in comune con Il racconto dell'ancella temi e ambientazione, anche se in realtà è stato scritto prima. Parliamo di una società in cui le donne sono state distinte in due categorie: le mogli e madri e le lavoratrici, donne in grigio, letteralmente, destinate a svolgere i lavori più umili che gli uomini non farebbero mai. É il racconto di una rivoluzione, quella delle Grigie che, stanche delle privazioni a cui vengono continuamente sottoposte, si ribellano e cercano di capovolgere il regime. Per quanto la lettura sia stata interessante, devo ammettere che mi ha ricordato tantissimo il mondo della Atwood. In più devo dire che Il racconto dell'ancella riesce ad essere più incisivo. Mi è piaciuto però moltissimo il finale di cui riporto un breve passaggio che lo rappresenta perfettamente.
"Tu vedevi solo esseri anonimi e repressi che chiamavi lavoratrici, prive di iniziativa, di intelligenza, di raziocinio. Ma l'unico posto in cui esistevano era nella tua testa. E nella testa di ogni uomo. Non certo nella realtà."
Why is there no record of this book in the internet? It's one of the best dystopian future novels ever. Set in a bleak future based on severe oppression of women and the necessary revolution that the women birth in retaliation. Poignant, analytical and a picture of something that could easily be true in the real world. It will shake your bones.
"[...] Non conoscevi il tuo nemico. Tu vedevi solo esseri anonimi e repressi che chiamavi "lavoratrici", prive di iniziativa, di intelligenza, di raziocinio. Ma l'unico posto in cui esistevano era nella tua testa. E nella testa di ogni uomo. Non certo nella realtà."
L'Alveare è un romanzo intelligente, politico e potentissimo che si basa su un assunto piuttosto semplice: tutti gli uomini, anche quelli più istruiti e sensibili al tema, ritengono le donne inferiori. E lo fanno sia a livello inconscio, con pregiudizi silenziosi, siana livello conscio, costruendo società concentrate esclusivamente sui loro bisogni e desideri. Da sempre. Questo preconcetto è così radicato che anche le donne hanno finito per crederci, al punto da perdere la fiducia in sé stesse. La rivoluzione - o meglio l'insurrezione, per restare fedeli alla terminologia di O'Donnell - comincia proprio da qui: dal credere che un'altra realtà sia possibile, e che a crearla siano le donne stesse. Questa è la storia di Alveare: una rete di donne che programma la resistenza prima e l'insurrezione dopo. Ma è anche un libro che parla di rapporti umani, di come gli uomini siano così inclini ad abbracciare soluzioni facili, perché spinti dall'emozione più elementare di tutte: la paura. La paura di scoprirsi fragili, meno preparati e meno logici di un altro essere umano, di essere derisi e sottomessi, anche solo dalla forza del pensiero di una donna.
Ho apprezzato moltissimo l'attenzione posta dall'autrice alla preparazione dell'insurrezione. Se il governo degli uomini - a questo punto non c'è molta differenza tra una democrazia e una dittatura, perché la scelta ultima degli uomini è sempre la forza, la violenza - è basato sul potere fisico, la lotta delle donne si fonda sulla parola. È la parola a risvegliarle dal torpore in cui la dittatura di Gorston le aveva gettate; parole prima sussurrate al buio, per accordarsi nella clandestinità; poi le parole scritte sul giornale che darà il via al cambiamento; e infine la parola usata con autorità per portare la volontà delle donne all'attenzione degli uomini.
In questo senso il titolo risulta piuttosto emblematico: la vera rivoluzione non passa attraverso il clamore delle armi, bensì attraverso il lavorio continuo e instancabile di idee e parole. Nell'alveare delle donne.
Romanzo distopico con al centro la condizione femminile che venne scritto addirittura prima de “Il Racconto dell'Ancella” di Margaret Atwood, ma ne anticipa decisamente i temi.
La trama è incentrata su una società che considera le donne nulla, un qualcosa da sottomettere e usare, senza dignità o diritti. In particolare, esse sono suddivise in due categorie, quelle destinate a figliare e quelle destinare a lavorare. Man mano, però, una nuova coscienza prende forma e alcune donne decidono di far fronte comune e ribellarsi a questa condizione.
Scritto in un periodo in cui l'autrice era impegnata nella lotta per i diritti delle donne nell'Irlanda conservatrice e misogina, il romanzo mette a nudo il volto dell'oppressione patriarcale e le sue estreme conseguenze.
Il nucleo fondamentale è questa presa di consapevolezza delle donne, del loro unirsi per cercare di sconfiggere i massimi vertici che detengono il potere e l’oppressione.
Scritto in modo molto pulito e asciutto, è molto interessante e fa riflettere, soprattutto perché alcuni scenari sono purtroppo già radicati in alcune culture dei nostri tempi.
This is a fantastic read. A female centred revolution set in the UK.
I read this many years ago, yet some of the problems faced by these women are still with us. A must read for any woman who thinks it could never happen in her country, especially after the politics of the 2020's. Also a must read for men who may be dismayed to find a close kinship with one of the main characters, and finds he must reexamine his thinking.
It's a shame this is not more widely available as an ebook.
This is required reading for everyone who loves dystopian fiction and/or considers The Handmaid's Tale among their all-time favorite books. The Beehive predates Atwood's classic by five full years and shares many of the familiar, extremely timely elements that are at the root of the patriarchy. A novel far ahead of its time with memorable, heroic characters, complex villains, and palpable tension.
One of those books that you finish and you’re so sad that you can’t find something to live up to the feeling it gave you. In this case the feeling was hope
This entire review has been hidden because of spoilers.
Voto 3,5 Purtroppo questo non è un libro distopico fino in fondo perché alcune società odierne lambiscono alcuni aspetti descritti in esso. Una dittatura odiosa, permeata di principi misogini e che non lascia spazio al libero arbitrio femminile e che incanala l'intelligenza delle donne (che fa molto comodo a tutti) grazie a un'educazione basata sul lavaggio del cervello. Una dittatura che fa uso sapiente del non-colore: il grigio. Tutte si devono uniformare nel vivere, nel mangiare, nel dormire, tutte si devono sentire come un gregge di pecore. Ma ogni tanto un piccolo granello di sabbia si incastra negli ingranaggi e tutto si ingrippa. Il potere dittatoriale si basa anche sul completo controllo dei corpi delle donne, sia in funzione delle maternità imposte sia che vengano usati come forza lavoro e le pene detentive nei confronti delle donne carcerate non sono altro che violenze di gruppo. Tanto coraggio e determinazione e anche speranza che le dittature, di qualsiasi colore, prima o poi cadranno perché magari si accartocciano su se stesse perché troppo sicure dei propri mezzi. Il tema è molto affascinante, soprattutto in ottica dei giorni nostri, e la scrittrice è stata brava a fare sì che la tensione salisse pian piano fino alla fine, ma alcune cose non mi hanno convinta: la scelta di descrivere uno dei protagonisti che sembra sceso da un mondo di frutta candita, come se all'estero di questo Stato in cui è ambientata la storia non si sappia alcun che, e poi alcune scene che non hanno molto senso compiuto. Sembra quasi che l'autrice abbia voluto chiudere in fretta alcuni rapporti. Così come il finale sul futuro che lascia troppi interrogativi aperti sia sulla forza e determinazione delle donne sia sul loro potere di convincimento nei confronti dell'altra metà della popolazione. Forse un po' troppo ingenuo e utopistico.
Originally released in 1980, this book has scary connections to today's situation. It is also available in a current release, thanks to the estate of the late author. Worth reading!
Economic problems and religious direction initially shift the blame for job pressure onto women. Once those in charge realize the problems with this, they bring back oppressed women to do some jobs - "women workers", dressed all in grey. The only other choice for women in this dystopia is enforced motherhood.
The plot here involves the eventual uprising of these oppressed women, rebellion against a very patriarchal state. One view of that is provided by a visitor to the country, an artist. Through him we know other countries haven't gone this far. The novel is focused on one country in question, loosely the UK but it could easily happen anywhere.
The author was apparently involved in a struggle for women's rights in conservative Ireland at the time, but I don't know the local history well enough to say how likely this dystopia was there. It's frighteningly possible here in the US - quotes from the novel felt similar to what I've seen in the news.
This was a very good book written from multiple points of view. The ending felt a little sudden, but it was also just the ending of the current situation - the start of something new. Perhaps it provided some hope in Ireland at the time; perhaps it can provide some hope in today's US. Recommended!
La distopia che probabilmente ha ispirato Atwood per Il racconto dell'ancella non poteva che essere sua pari. Donne oppresse, annullate, costrette ad essere non-donne grazie a un lavaggio del cervello, altre donne ingabbiate nel loro di mogli e madri, ma qualcuna (o tutte?) è una brace sotto la cenere: qualcuna riesce a pensare che questo regime si può abbattere e creare una rete efficiente per mettere in pratica l'Insurrezione. Sarah è la leader ma sa che l'azione sarà efficace solo se tutte faranno la loro parte insieme e saranno un passo avanti alla dittatura.
WHAT a hidden gem. Published five years before The Handmaid's Tale, this is truly innovative writing. The first 100 pages were a bit slow paced, but the last 175ish pages were off like a rocket. I recommend giving this a read to all those interested in feminist or dystopian novels!
Ho apprezzato l'idea, ma meno il modo in cui è stata sviluppata e la scrittura. Resta comunque un libro da leggere sul tema della distopia e per le idee femministe.
Un distopico di quelli che piacciono a me. L'ho amato fino in fondo. Non si limita a toccare il tema con superficialità, ma fa di più: ci porta a ragionare, a capire che tutti, chi più chi meno, abbiamo dei bias cognitivi dati da millenni di repressione. Ho amato la parte di Carl, che nei suoi capitoli cresce e ci porta a ragionare: pur essendo lontano dal regime, anche lui è toccato dagli stessi preconcetti (sulle donne) che hanno portato alla dittatura e quando un evento gli fa aprire gli occhi, non sarà più in grado di chiuderli. Bellissimo.
Libro molto interessante e ben scritto, con tematiche forti e molto attuali, che si portano dietro ottimi spunti di riflessione. Ho apprezzato molto la presenza di più punti di vista, molto interessanti quell’interni al regime (menzione particolare a Carl). La parte finale non mi ha fatto impazzire particolarmente e l’ho trovato un po più debole rispetto all’inizio. Sicuramente questo libro è da apprezzare non tanto per la trama ma per il messaggio che si porta dietro, perché per tutta la lettura la mia domanda è stata solo una: “potrebbe succedere una cosa del genere anche nella nostra società?”, e più volte di quante voglia ammetterlo la risposta è stata “probabilmente sì”.
When society oppresses and ignores women to such a degree that they barely figure as people, as conscious beings, how long until those same women rise up? The Beehive follows a group of women rebelling against the oppressive patriarchal state that has forced women to be either mothers to an endless brood of children or almost-invisible grey workers.
Written at a time when the author was involved in the struggle for women’s rights in conservative and misogynistic Ireland, The Beehive lays bare the face of patriarchal oppression - the men who blamed women for their own employment woes and the society who gave voice to these grievances, while simultaneously offering hope for a new and fairer future.
The Beehive was written before Margaret Atwood’s classic of feminist dystopia, The Handmaid’s Tale, but being in the shadow of the same book does an unfair service to O’Donnell’s work. The Beehive is a well-written political thriller but doesn’t end with either a naïve sentiment of utopian change or a hopeless defeat of the women. It shows unity and courage and hope are universal and powerful enough to overcome.
Ho apprezzato moltissimo il racconto, tuttavia un po’ meno la scrittura. La mia valutazione positiva è interamente dovuta alla maestria della storia, ricca di dettagli e priva di discrepanze. Peccato per la scrittura che non è male, ma neppure travolgente perché avrebbe reso questo romanzo perfetto!
"L'alveare" M. O'Donnell: 6 Distopico. Non il più originale né quello scritto meglio, ma comunque interessante. Non so se sia fatto di proposito, ma a me sembra un'aspra critica nei confronti delle regimi teocratici dell'Islam. È stato scritto cinque anni prima del 'Racconto dell'ancella' e lo ricorda molto per certe dinamiche. Regime ??? 1980 circa Da 30 anni Gorston guida un regime isolazionista, maschilista, misogino e patriarcale. Sfruttando la crisi economica mondiale e l'appoggio del clero è salito al potere e ha promulgato una serie di leggi discriminatorie nei confronti delle donne. Ogni bimba all'età di 10 anni viene testata. Quelle con un QI alto vengono indottrinate per diventare Lavoratrici. Le altre diventano future mogli all'età di 18 anni, sono tenute a sfornare ogni due anni e a farsi carico della gestione familiare con la sottomissione richiesta. Le Lavoratrici subiscono un agghiacciante condizionamento volto ad annullarne volontà, desideri, emozioni e identità personale. Sono costrette a tingere i capelli di grigio e a vestire abiti informi dello stesso colore quindi vengono anche chiamate le Grigie. Sono destinate a svolgere i lavori umili e sottopagati che gli uomini non vogliono fare. Le donne giudicate colpevoli di qualche crimine, per quanto lieve, vengono condannate a essere stuprate da un gruppo di uomini assatanati in una pseudo cerimonia religiosa di purificazione a colpi di minchia. L'ultima geniale idea del governo per tacconare la decrescente intelligenza media è quella di inseminare a forza un tot di Lavoratrici per generare bimbi con un QI decente. In tutto ciò un piccolo gruppo di Lavoratrici è riuscito a sfuggire al lavaggio del cervello e a organizzare una resistenza. La leader è Sarah Hillard, segretaria sottostimata; il loro obiettivo è detronizzare Gorston e sfasciare il regime e le sue leggi, ma senza l'uso della violenza. Sarah conosce per lavoro Carl Tolland, un pittore straniero in visita perché gli è stato commissionato un affresco nella Sala del Popolo. Carl, nonostante sia originario del Regime, cade dal pero per ogni singola ingiustizia nei confronti delle donne alla quale assiste. Sarah e Carl si piacciono, ma la priorità di lei è il successo della rivolta che sta pianificando da anni. Gli chiede solo di non intralciarla. Lui annuisce, poi calpesta le sue volontà e, da buon maschio che sa quel che fa, compie 'un'impresa eroica' facendosi catturare e rischiando di mandare in mona tutto il benfatto spifferando tutto alle autorità durante l'interrogatorio con tortura. Per fortuna le donne sono avanti anni luce e riescono a salvargli il culo e a parare il colpo. L'insurrezione riesce, le donne conquistano parte del potere e impongono, senza stravolgimenti improvvisi, un sano femminismo destinato a durare.
In una società distopica dove le donne sono il capro espiatorio della crisi economica, il genere femminile viene suddiviso in 2 categorie: le mogli/madri, destinate al matrimonio e alla maternità obbligata ogni 2 anni e le lavoratrici, le grigie, ovvero le più intelligenti, costrette sì a lavorare, ma solo in posizioni ausiliarie (infermiere, segretarie). Le grigie prendono il loro soprannome dal colore dei capelli, dei vestiti e della loro personalità, ormai resa apatica e remissiva. Non potendo avere figli, non hanno più diritto alla loro femminilità. Ma la sottomissione di queste donne è solo apparente: le grigie hanno già avviato una rete clandestina che mira al rovesciamento del potere totalitario. Se riescono a non farsi beccare dalla polizia segreta, forse hanno una speranza.
Con questo titolo pubblicato nel 1980, O’Donnell anticipò un vero e proprio movimento letterario (capitanato dal Racconto dell’Ancella di Atwood) che faceva della distopia femminista uno strumento potente di critica sociale. I pilastri della società misogina immaginata da O’Donnell sono la divisone della popolazione, la sorveglianza e la propaganda e il capolavoro orwelliano fa scuola in questo, ma l’autrice aggiunge anche la questione di genere. Con l’imposizione di ruoli prestabiliti, si attua una cancellazione dell’individualità femminile, ottenendo tramite un’uniformazione estetica una anti-identità, ulteriormente minacciata dalla volontà di controllo sul corpo delle donne.
Ma come era prevedibile, la costante repressione dell’intelligenza femminile non fa che farla brillare ancora più forte: sotto pressione e defraudate dei loro diritti, le donne sono più unite, più determinate, più organizzate e la loro voce non vacilla. Il romanzo è fortemente politico e si concentra sul fare squadra, sulla sorellanza e collaborazione organizzata delle donne. Non teorizza solamente ma mette in pratica, è militante nelle sue idee e non smette di essere attuale. Pensiamo solo che un diritto come quello dell’aborto non è ancora alla portata di tutti. Forse mi è mancata un po’ di empatia, ma sul piano concettuale nulla da dire.
Quanto sono fragili i traguardi sociali finora conquistati e quanto facilmente potrebbero crollare o essere snaturati. Leggetelo e rifletteteci.
Un romanzo disturbante nel modo giusto, e soprattutto necessario. Uscito nel 1980, cinque anni prima del celebre Il racconto dell’ancella, L’alveare anticipa molti dei temi che poi sarebbero esplosi nel femminismo distopico: controllo dei corpi, repressione dei ruoli, e una società che schiaccia le donne fino a farle sparire nei “doveri” sociali. La protagonista, Sarah, si muove in un sistema opprimente con una lucidità che spiazza. Non è una supereroina, e proprio per questo è credibile. Cerca di restare viva, pensante, in un mondo che vuole ridurla al silenzio. C’è qualcosa di terribilmente attuale nella sua lotta - e fa rabbia pensare a quanto poco sia cambiato da allora. L’inizio però è lento, forse troppo: fatica a trovare il tono, si muove con circospezione quando invece avrei voluto essere travolta fin da subito. E la traduzione italiana, per quanto preziosa nel far conoscere questo testo, a tratti suona un po’ rigida, come se perdesse qualcosa del respiro originale. Ma la forza arriva lo stesso, soprattutto nella seconda parte: ci sono passaggi che restano addosso. O’Donnell non cerca lo shock, ma l’eco - e l’eco arriva. Una lettura che andrebbe riscoperta, discussa, letta insieme. Mi ha lasciata con addosso un senso di allerta, ma in modo positivo. Quattro stelle e una riflessione che non si chiude con l’ultima pagina.
«Tu vedevi solo essere anonimi e repressi che chiamavi "lavoratrici", prive di iniziativa, di intelligenza, di raziocinio. Ma l'unico posto in cui esistevano queste donne, Steiner, era nella tua testa».
Il dittatore Gorston ha instaurato un regime misogino in cui le donne sono relegate a due ruoli obbligati: possono essere mogli e madri, oppure possono lavorare. Ma, a qualsiasi categoria vengano assegnate dagli uomini al potere, sono tutte comunque destinate a venire spogliate della propria individualità e a vivere da subalterne, come meri mezzi riproduttivi o come meri mezzi produttivi. Non c’è scampo. Ma cosa succederebbe se le donne riuscissero a sfuggire al condizionamento, si scoprissero intelligenti e capaci, si ponessero le domande giuste e si alleassero per rovesciare il regime? Tutte le risposte a questi interrogativi sono contenute in questo romanzo distopico che, pur essendo stato scritto nel 1980, appare ancora attuale e tristemente realistico nel 2025. Margaret O’Donnell con questo libro anticipa di cinque anni l’altra Margaret ben più famosa e il suo “racconto dell’ancella”: leggerlo vi farà immancabilmente tornare in mente l’universo Gilead e la forza di June Osborne, ma penso sul serio che non siano mai abbastanza i libri che parlano di queste tematiche e che ci aprono gli occhi su qualcosa che accade ancora, intorno a noi e in altre parti del mondo. Non fatevi scoraggiare dalle similitudini tra le due distopie: vale la pena di leggerlo, assolutamente.
Leggere 'L'Alveare' oggi significa confrontarsi con un incredibile paradosso letterario. Pur essendo stato scritto ben cinque anni prima del celeberrimo 'Il Racconto dell'Ancella', e anticipandone molte delle geniali intuizioni, paga lo scotto di essere rimasto per troppo tempo nell'ombra.
Letto con gli occhi di oggi, il romanzo perde inevitabilmente parte del suo fattore di spiazzamento: quelle che all'epoca erano idee pionieristiche, oggi suonano familiari all'orecchio di un lettore già abituato alla distopia femminista.
Questo però non toglie nulla alla qualità della scrittura. La tematica è trattata in modo magistrale e, anzi, la sua forza è la capacità di offrire numerosissimi spunti di riflessione senza mai alienare alcun tipo di lettore, risultando un'opera profonda ma incredibilmente accessibile.
Ho scelto di leggere questo libro perchè paragonato dalla critica al Diario dell’Ancella. Effettivamente ci sono somiglianze, soprattutto per quanto riguarda il tipo di distopia narrato: un mondo in mano ai maschi, uno stuolo di serve Grigie costrette a lavorare senza alcuna libertà personale, le mogli degli uomini costrette ad avere un figlio ogni 2 anni. La scrittura peró non è fluida e appassionata a quella della Atwood per cui il libro risulta meno di successo a mio avviso. Il finale in particolare l’ho trovato un pó semplicistico e affrontato troppo rapidamente, ma rimane comunque una lettura interessante. A me ha ricordato molto più 1984 di Orwell che il Diario dell’Ancella, forse per il tipo di scrittura molto asciutto e scarno.