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Tríptico de la infamia

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Tríptico de la infamia relata las complejas relaciones entre el Viejo y el Nuevo Continente en los primeros años de vida de América, con el convulsionado siglo XVI como telón de fondo. Tres pintores europeos narran la historia. Jacques Le Moyne, cartógrafo y pintor de Diepa; Francois Dubois, pintor de Amiens, y Théodore de Bry, grabador de Lieja, se enfrentan por distintos caminos a la fascinación del mundo recién descubierto pero también al exterminio y el despojo que, en nombre de la región, se llevan a cabo a ambos lados del Atlántico. Son, cada uno a su manera, testigos, beneficiarios y víctimas de las grandezas e iniquidades de su tiempo, y de ello dan cuenta con las herramientas de su oficio.

303 pages, Paperback

First published January 1, 2014

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542 people want to read

About the author

Pablo Montoya

44 books63 followers
Pablo José Montoya Campuzano is a Colombian writer. He is best known for his novel Tríptico de la infamia which won the Romulo Gallegos Prize in 2015. He also won the José Donoso prize in 2016, and various other recognitions through the years.

He is currently a professor of literature at University of Antioquia and a is a guest lecturer at Universidad Eafit in Medellín, where he teaches the course of Historical Novel of the master's degree in Literary Hermeneutics. He has also been a visiting professor at the universities of Mar del Plata and the University of Paris III: Sorbonne Nouvelle.

In his work, he talks about history, music, travel, eroticism, the fine arts, exile and violence of the contemporary human. Always close to poetry, his writing carefully handles language. His books present a moving battle between misery and irony, erudition and hopelessness. His novels, short stories and critical texts have been featured in numerous Colombian and foreign publications. His translations of French and African writers have also been published in different magazines and newspapers in Latin America and Europe.

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Profile Image for Ubik 2.0.
1,073 reviews294 followers
May 4, 2020
Testimoni di un secolo

Opera pregevole ed inclassificabile che, a un primo livello di lettura orientato dalla scansione in tre parti distinte, illustra in forma di romanzo storico ma anche di saggio di arte, filosofia, cultura, le vite di altrettanti artisti minori del ‘500, accomunati oltre che dalla (quasi) contemporaneità, dall’adesione all’emergente religione ed ideologia protestante. Un’adesione invero tiepida poiché nessuno di essi è uomo d’arme, politica o religione, ma convivendo nell’epicentro europeo della Riforma tutti e tre sviluppano la propria specificità di artista/artigiano nelle vesti di attenti e sensibili testimoni del proprio secolo.

Già nell’aspetto formale le tre tavole di questo trittico si differenziano apertamente, dal (breve) romanzo storico di Jacques Le Moyne, alla narrazione/testimonianza in prima persona di François Dubois fino al terzo pannello dell’opera dove, alla voce e all’attività del protagonista Theodore de Bry, si alterna l’artefice stesso del trittico, lo scrittore Pablo Montoya che ne ripercorre luoghi, documenti, opere, non senza un’analisi meticolosa e dettagliata delle incisioni pervenute fino a noi.

Ma oltre al lemma “trittico”, che ci proietta nell’ambito squisitamente pittorico, il titolo dell’opera di Montoya presenta un secondo termine altrettanto significativo, “infamia”, che sottende l’obiettivo di collegare in un immaginario fil-rouge, di qua e di là dalle due sponde dell’Atlantico, tre episodi simbolici della brutale ferocia collettiva del genere umano, contestualizzata nel XVI° secolo ma dal palese valore universale.

Tale è l’impronta cui Montoya ha ritenuto di intitolare il suo lavoro ma, posto che di atrocità e stragi l’intera storia dell’umanità pullula fino ai giorni nostri, a me ha invece affascinato il segno opposto che traspare da queste tre storie; il rapporto (direi quasi “la rete” per usare un termine moderno) intrecciato fra gli artisti, incisori, illustratori, tipografi, artigiani che anche in un periodo di oscurità, intraprendono viaggi, scambiano missive, instaurano collaborazioni fra la Francia, le Fiandre, la Svizzera, quasi per passarsi il testimone della rappresentazione artistica e saziare l’ansia di conoscenza e di cultura che ne anima gli inquieti spiriti.

Il frutto dell’operosa attività di quei laboratori e di quelle botteghe artistiche, le stampe e le incisioni, è tratteggiato e analizzato nelle pagine del “Trittico dell’infamia” con estrema accuratezza e profondità da Montoya, scrittore colombiano diplomato alla Sorbonne, con studi e influenze (a giudicare dalle interviste) che spaziano da Baudelaire a Balzac, Mallarmé e Ovidio (cui ha dedicato il romanzo “Lontano da Roma”), quanto di più lontano dal pregiudizio stereotipato sulla formazione di un autore latino-americano.
Profile Image for Catoblepa (Protomoderno).
68 reviews118 followers
February 10, 2018
Meraviglia mozzafiato, qui si porta il romanzo storico a nuove possibilità. Un mucchio di nuove possibilità.
Appena avrò tempo arriverà un commento più degno, ma intanto prevale l'urgenza comunicativa: procuratevi e leggete questo prodigio narrativo.
Profile Image for Gattalucy.
380 reviews160 followers
June 21, 2020
E che cos'è, alla fine, il dolore? Quale sostanza scivolosa racchiude? Quale tipo di energia lo giustifica di fronte al cosmo? La sua palpitazione indefinibile ha un fine e un principio? E come scongiurarlo? E' possibile fissarlo su una tavola o su un pezzo di tela? Che cosa ha a che fare il colore con il dolore?... Come riuscire a fondere, negli occhi di chi guarda, due fenomeni così diversi come un massacro e la sua rappresentazione?

Quello offerto da Montoya è uno sguardo tagliente sul cuore nero dell'uomo pronto a sprofondare nella malvagità e nell'infamia: L'umanità è sempre sull'orlo dell'abisso e la sua sete di distruzione non accenna a diminuire. e lo fa con eleganza di stile, con un linguaggio ricercato ma mai aulico, in grado di trascinarti dentro la Storia con maestria e sapienza del narrare.
Attraverso biografie fittizie e biografismi verosimili relativi a tre artisti del 1500, accomunati dalla fede calvinista in un secolo di guerre religiose che hanno insanguinato l'Europa tutta, promuove la riflessione sull'impotenza dell'Arte ma anche sulla sua urgenza nel testimoniare e denunciare l'orrore.
Montoya lo rincorre quell'orrore, sia quello del massacro degli Ugonotti nella notte di San Bartolomeo a Parigi nell'agosto del 1572, che quello dell'agghiacciante colonizzazione spagnola del Nuovo Mondo, a partire dai colori delle opere dei tre artisti che, nel cuore di un'Europa in preda alle guerre di religione, si inseguono metaforicamente tra botteghe di artigiani e librai, dalla Francia alla Germania, da Londra a Francoforte e Ginevra, ma con la precisa consapevolezza di un eterno ripetersi della Storia, della violenza del percorso dell'uomo senza possibilità di riscatto.

Di una bellezza sicuramente indiscutibile.

Nota: non avrei mai letto questo libro se non spronata dal torneo America Latina. E avrei perso una delle letture di più grande soddisfazione degli ultimi anni.
Profile Image for Jorge Zuluaga.
431 reviews383 followers
October 25, 2022
¡Lo ame! ¡que bien escrito! ¡que buenas historias!

No había leído nada de Pablo Montoya hasta ahora. Ahora quiero leer mucho más.

Tríptico de la infamia narra historias sobre 3 artistas del renacimiento francés. Pero no se trata de ninguno de los grandes pintores de la época, o no por lo menos aquellos que todos recordamos (aunque los nombres de Leonardo, Miguel Ángel, Albrecht, entre otros, no dejan de aparecer aquí y allá). La novela se enfoca en tres grabadores, acuarelistas y editores que retrataron, entre otras cosas, algunos de los eventos más infames de su época, en particular, escenas de la "conquista" de América y de la Noche de San Bartolomé, cuando decenas de miles de protestantes fueron masacrados en Paris por una turba de cristianos católicos con la anuencia de los gobernantes de turno.

El resultado no puede ser más bonito y conmovedor. En el libro somos transportados por Pablo Montoya, autor colombiano contemporáneo, al interior de la cabeza de personas que vivieron y sufrieron en los 1500. La mayoría de las historias del libro se cuentan en primera persona lo que te permite situarte con gran realismo frente a las situaciones cotidianas de los protagonistas. Así mismo, la acción se desarrolla en más de 6 lugares diferentes del planeta: las ciudades de Paris, Diepa, Lieja y Ginebra en Europa, pero también colonias en la Florida y en el Amazonas. Todas estas cosas hacen aún más impresionante la "hazaña" de Pablo de retratar lugares y tiempos muy ajenos a los nuestros.
Creo que no dejaré de admirar nunca a los autores y las autoras de novela histórica, que son capaces de darnos un "vistazo" realista a otros tiempos.

Tríptico de la infamia no es solo una colección de historias infames sobre una época convulsa de la historia. Abunda también en reflexiones profundas, presentadas con la voz interior de los protagonistas, Jacques Le Moyne, Francois Dubois y Theodor De Bry (a quiénes terminaras amando al final), reflexiones que versan sobre la vida, la política, la justicia, la crueldad, la religión y por supuesto, el arte.

De todas las historias la más íntima y la que más me conmovió fue la del pintor Francois Dubois quién fue testigo directo y víctima de la ignominiosa noche de Bartolome. Su relato es vívido y conmovedor hasta los tuétanos. El drama de su vida es un reflejo impresionante de lo que debieron vivir muchos durante aquel tiempo de guerras civiles religiosas.

A pesar de ser relatos independientes, las historias de los tres artistas se entrecruzan aquí y allá; los artistas comparten naturalmente un interés por el mismo tema: retratar las infamias de su tiempo.
Pero hay otras cosas que los unen, algunas sutiles y otras mucho más profundas. El efecto narrativo es genial: te emocionas cuando en medio de la lectura descubres esos hilos sutiles que unen el tejido de las tres historias.

Es una buena idea leer el libro teniendo a la mano las obras que se describen con precisión, pero también con maestría literaria en algunos apartes. En los siguientes enlaces encontraran al menos las pinturas, retablos y grabados más importantes: La masacre de Bartolome de François Dubois (la más perturbadora imagen de todas cuantas se describen en la obra), San Jerónimo en su estudio de Albrecht Dürer, los perturbadores grabados con escenas de la conquista de América compilados por Theodor de Bry, en particular la escena de canibalismo que dice haber presenciado Hans Staden, un militar y misionero alemán que sobrevivió a la captura por una comunidad de las selvas brasileras, los Tupinamba.

Está última historia es también de un realismo singular. Naturalmente esta basada en hechos reales y en el libro que escribió el mismo Staden, pero la forma en la que Pablo Montoya la reconstruye, poniéndola en primera persona y en medio de las correrias de De Bry para conseguir los grabados de una obra compilatoria sobre la conquista de América, la hace simplemente magistral. Por momentos me sentí leyendo un cuento de Borges no solo porque los hechos parecen sacados de un relato fantástico sino también por la calidad de la prosa de Pablo.

Al principio me parecieron un poco extrañas las historias que ocurren en el presente y que narran las aventuras del mismo Pablo Montoya tuvo que vivir para conseguir información sobre los pintores de los que trata el libro. Estas historias son intercaladas por el autor en los últimos apartes del libro con las historias del periplo por europa de De Bry. Se aparecen de improviso y nos obligan a saltar, de una página a otra, más de 4 siglos entre los 1500 y los 2000. Los lugares, sin embargo, son los mismos en los que se desarrolla la novela, Diepa, Lieja, Paris, lo que crea una interesante sensación de estar viajando en el tiempo; sensación que el mismo Pablo explota literariamente en la narración. Al final, esas experiencias intercaladas convierten al mismo Pablo en un personaje más de la novela, pero un escritor no un pintor que es protagonista también de este tríptico de horror.

Con mi pobre criterio literario, creo yo que estamos ante una novela que se convertirá a la larga en un verdadero clásico de la literatura (el libro ha ganado varios premios, entre ellos el prestigioso Premio Rómulo Gallegos). Cuando escribo esta reseña han pasado solo unos años desde que se publicó y su autor es todavía un prolífico escritor colombiano. No son pues muchas las ocasiones en las que reconoces vivir un momento importante de la historia de la literatura; así que no dejen pasar más tiempo sin disfrutar de Tríptico de la Infamia y de la obra de Pablo Montoya.
Profile Image for Héctor Genta.
401 reviews87 followers
December 12, 2018
L'Arte non salverà il mondo.

Con Trittico dell'infamia Montoya ci offre una convincente rivisitazione del romanzo storico: scrittura elegante, trama raffinata, accurata ricerca delle fonti per un libro costituito da tre parti in ognuna delle quali una voce diversa narra episodi delle stragi che incendiarono il XVI secolo. Nella prima, scritta in terza persona e incentrata sulla figura del pittore Le Moyne, è descritto l'eccidio dei coloni francesi e dei nativi della Florida commesso dai soldati spagnoli, nella seconda è François Dubois, un altro pittore francese, ad illustrare in prima persona il massacro dei protestanti parigini nella notte di San Bartolomeo, mentre nella terza si alternano le voci del pittore de Bry e quella dell'autore stesso per dar conto dello sterminio delle popolazioni indigene di Centro e Sudamerica.
Gli eccidi commessi nel Cinquecento per ragioni politiche e religiose sono al centro di questo libro ma l'intento di Montoya non si ferma certo al cronachismo condito da qualche giudizio morale ma sembra piuttosto interessato al ruolo dell'artista davanti alle aberrazioni commesse dell'uomo: un ruolo di testimonianza, come affermato dallo stesso scrittore colombiano nel discorso pronunciato nel 2015 al ricevimento del premio Rómulo Gallegos, la constatazione dell'impotenza dell'uomo davanti alla storia ma al tempo stesso la necessità che l'artista si faccia carico di illuminare le nebbie che ci circondano. Se la storia è destinata a ripetersi e la coazione al male non può essere evitata dall'artista, egli può almeno rappresentarlo, evidenziarlo. Forse se la parola non può cambiare il corso delle cose può almeno esercitare un potere riparatore. L'Arte non salverà il mondo ma forse potrà contribuire a migliorarlo.
Profile Image for Vanessa.
43 reviews6 followers
May 12, 2020
¡Qué espectáculo de libro!
Profile Image for Liz.
309 reviews45 followers
September 25, 2018
Wow, this was an intense and difficult read!! I recommend, but for serious readers of literature only (an interest in the subject material would also help, because there are slow, difficult passages in this book).

The Spanish vocabulary in this one was TOUGH (I always struggle with Spanish historical fiction because can you blame me for not being super familiar with Spanish vocab for 16th century clothing, military matters or technology? Also, because all the names of the European cities/rivers/places were in Spanish, this meant there were quite a few times when I had no idea exactly where the narrative was located).

Thank God there were short sentences and chapters. There were only a few parts where I was like, I'm totally lost, and I was always able to figure things out by rereading the section slowly.

I think the core concept of this book is so brilliant and interesting and well executed. I honestly do not remember the last time I read historical fiction about the conquest of the Americas, but this was really well done. Not an easy or fun read, but I think it will linger in my memory for awhile.

This book is DARK!! There many, MANY bleak musings in here about the utter depravity of humanity (especially in section 2, which I think was my favorite, even though it was more about Catholic vs Protestant violence rather than the Conquest... very "Wolf Hall!").

Basically, I was feeling the darkness! And believe it or not, the last 3 pages throw you a bone (unlike "Blood Meridian") and actually end on an extremely hopeful note. Not gonna lie.... I had tears in my eyes reading it and also feel a bit teary remembering it now!! This is the first time I've gotten teary with a book since "Just Mercy" (which I think made me flat-out cry!).

The themes in this book are HEAVY. How can massacres be represented in art? They can't, and yet, the artist must strive to do so anyhow...but WHY? There is LOTS of food for thought in here if you are interested in the representation of violence in literature.

Weirdly enough, structurally the book reminded the most of "I Love Dick".... of all things! Because depending on the section it switches from third/first person fictitious narrator to first person non-fiction, in which Montoya himself is discussing his experiences researching/writing the book. This was a really FASCINATING way to explicitly deal with some of the questions that anyone faces when writing historical fiction—aka, is the very nature of historical fiction misleading? How are we supposed to write about/recreate the past? What is the responsibility of historical fiction to narrate the "truth"? OMG... it was just so great.

The Spanish Conquest in Colombia isn't dealt with explicitly until the very end, and it is just.... SO, SO MOVING when it finally appears. But Colombia is really everywhere in this book. I really got the sense that the themes Montoya is exploring—the need to "bear witness" in art; the question of whether human beings just naturally prone to violence and war, etc—really comes out of Montoya's experience as a Colombian human (sounds presumptuous to say... but I stand by it!)

I dock a star because, similarly to "I Love Dick" (probably a lot more so than "I Love Dick," tbh) there are LONG sections in this book which are basically just... describing art to you. Sometimes, it drags—man, it is REALLY hard to write a book about art (aka, actual paintings/drawings) and not have to spend A LOT of time.... describing the images. There were lots of times when I really wished the book could have just INCLUDED the image for us to look at (I'm sure I could also look them up online, but... that really breaks the flow of reading, you know?)

Some of the "I am describing art to you" sections are more successful than others—aka, the painting of the Catholic massacre of Protestants in Book 2, and the illustrations to the Bartolomé de las Casas book, in section 3. The latter in particular is just really... REALLY fuerte!

Tl;dr: I thought this was really excellently done and I strongly, strongly recommend, but for some people this book will not be their cup of tea. Also, I wish there was a special edition that included the images! (Although, I concede it is probably more powerful to have to try and imagine them yourself...)
Profile Image for Gianni.
391 reviews50 followers
April 28, 2020
È in grado l’Arte di rappresentare il tutto? E l’artista è il tramite privilegiato per queste rappresentazioni? O forse, per poterlo fare e andare a fondo, si deve spogliare delle sovrastrutture? I cartografi del periodo che si apre alla modernità rappresentano bene questa ambivalenza. Da un lato osservano, misurano e riproducono il mondo reale, dall’altro perpetuano credenze, mostruosità paure dei mondi irreali orditi da tradizione, potere e religione. ”Avendo osservato tutto, il cosmografo chiese al suo discepolo se credesse nell’esistenza di quelle povere creature e di quei mondi impossibili. Lui rispose con un’altra domanda: Lei, maestro, crede a ciò che dicono Plinio il Vecchio, Isidoro di Siviglia e Marco Polo? Tocsin inspirò a fondo prima di dire che gli bastava credere alle loro curiosità e al loro sforzo di conoscere meglio gli uomini […] Bisogna credere nelle conquiste dell’immaginazione, ma non tutto ciò che viene da essa è vero […] Siamo gli dèi che vedono mentre loro, quelli che viaggiano davvero, sono uomini pieni di pregiudizi che tentano, spesso senza riuscirci, di conoscere quel laggiù complicato.”
Due pittori e uno stampatore-incisore della metà del Cinquecento, che si incontrano appena, sono i protagonisti principali di questo testo bello e interessante, che forse è riduttivo definire semplicemente romanzo. La narrazione si dipana tra la colonizzazione dell’America e il genocidio dei nativi e la riforma protestante in Europa, con i relativi massacri e persecuzioni. Sul terreno si scontrano da un lato il colonialismo cattivo di rapina degli spagnoli e dei portoghesi, che si avvale dell’arma del cattolicesimo bigotto, corrotto e reazionario, dall’altro il nascente colonialismo borghese e mercantile presunto buono, di matrice protestante, una battaglia che è anche espressione di quanto avviene in Europa con violenza simile. E la religione è una sovrastruttura di quanto più abietto e profondo si annida nella lotta di potere e supremazia, ”non c’era abominio più deplorevole che vedere un cristiano combattere un altro cristiano. Che cosa avevano a che spartire, chiedeva Le Bois, la mitra e l’elmo, il bastone pastorale e la spada, il Vangelo e lo scudo.”
È qui che l’Arte prova a diventare denuncia e testimonianza non preconcetta, illustrando il massacro, le sevizie, la violenza in modo crudo, dettagliato, ossessivo, ma di per sé non sufficiente, ”Che cosa significa dipingere e cosa, invece, essere assassinati? Che cosa significa la morte violenta e cosa, invece, la rappresentazione di quella morte? Come avvicinare quegli spargimenti di sangue al nostro vivere quotidiano, come far sì che arrivino a trafiggere il nostro agio? Nel più profondo di me stesso, qualcosa si rifiuta di accettare che un’incisione possa davvero esprimere la reale entità di un evento. La realtà sarà sempre più atroce e più sublime dei diversi modi che abbiamo di mostrarla.”
Il piano su cui si muove la storia è quello storico e i protagonisti sono personaggi reali, ma quando la finzione non è sufficiente a raccontare, è l’autore stesso che si fa personaggio dialogante. È decisamente un romanzo riuscito.
Profile Image for Alejo López Ortiz.
185 reviews55 followers
July 26, 2022
La humanidad siempre está al borde del abismo y su sed de destrucción no disminuye. A toda hora está tocando las puertas de la calamidad, estimulando el desvarío, abriendo la caja de Pandora de sus demonios internos. En eso consiste su perpetua condición. No, luego de las matanzas lo que queda es el olor ácido y dulzón de la sangre y el de la podredumbre de los cuerpos desmembrados. Después de las matanzas queda una pausa detrás de la cual se adivina nuestro deseo secreto de saborear otras fronteras del horror»


Ohhhhh!!! Este libro literalmente me maravilló!!!

La capacidad literaria de Pablo Montoya para mezclar la historia de estos tres artistas europeos: Le Moyne, Dubois y De Bry y a la par concatenar dos historias de masacre y sangre: el encuentro entre dos mundos y el pulso religioso en Francia con los hugonotes.

El autor conecta todos estos símbolos artísticos, religiosos e históricos para entregar una obra que sin duda es, por sí misma, una pintura que nos deja admirados.

Dos fallas: La narración se hace pesada, complicada y te hace perder en algunos momentos, dada la múltiple existencia de narradores. Y mi observación de falla (muy desde mi gusto personal): el autor, en su conocido ego y gusto por exacerbar su imagen, no se quedó con las ganas de aparecer personalmente en la obra. Creo que sobraron esos capítulos de él caminando por Europa.
Profile Image for Luis.
6 reviews2 followers
June 13, 2017
Ser colombiano, escritor y no escribir sobre narcos, sicarios y demás temas en boga que aseguran lectores , o no ceñirse a los preceptos del realismo mágico, son fórmulas que tal vez no aseguren éxitos en ventas de libros pero en el caso de un escritor como Pablo Montoya te otorga credibilidad y respeto. No escribir sobre esos temas , o no escribir sobre republicas bananeras, no es suficiente para llegar al lugar en que se encuentra Montoya en estos momentos. Él es un intelectual comprometido con la literatura y con su identidad latinoamericana y su obra es reflejo de ello. Su novela el Tríptico de la Infamia ha sido galardona con nada más que con premios como el Rómulo Gallegos , el José Donoso y el Casa de las Américas. Lo anterior no es una casualidad y no haber leído a Montoya con anterioridad me da un poco de pena. Sin embargo me considero redimido al haber leido esta novela donde el autor nos muestra un pasado infame, como el título de la novela lo sugiere, un pasado donde los conquistadores europeos arrasan con pueblos y culturas indígenas , asesinando incluso a sus congeneres, usando el estandarte de la religión pero con la codicia y la acumulación de riquezas como verdaderas razones.
Desde el punto de vista de tres artistas , Jacque le Moyne, François Dobois y Theodor de Bry, somos testigos de infames eventos de la historia tales como la matanza de San Bartolomé y la matanza del fuerte Caroline. En particular disfruté de las descripciones de las diferentes pinturas y grabados que desfilan por las páginas del libro , mismas que recomiendo consultar en internet mientras se lee el libro. Cinco estrellas definitivamene.
Profile Image for Juan David Laverde.
94 reviews46 followers
September 23, 2025
No me agarró al principio, pero después me volvió mierda. Libro bestial, de una erudición increíble –me puso a estudiar–, exquisitamente narrado, que nos cuestiona sobre la barbarie de la conquista americana en el siglo XVI, las guerras religiosas en Europa, la persecución a los luteranos protestantes, las masacres a ambos lados del Atlántico y que nos obliga a reflexionar sobre la representación del arte para condensar tanta sangría. Me fascinó.
Profile Image for Lyda Larrarte.
19 reviews4 followers
July 14, 2015
Un recorrido histórico cargado de violencia, horror y dolor, pero contado con una belleza envolvente. Leer Tríptico de la infamia fue vivir la relación de diferentes artes en una lectura, hecho que siempre disfruto al encontrarlo. Música, pintura, erotismo, el libro es en sí la esencia de la cultura en todas sus formas.
Leer una parte obligada a cantarla y a pesar del sabroso ritmo de las congas y el piano en mi cabeza continuar con el ceño fruncido y el nudo en las tripas ante la naturaleza del relato, la riqueza de vocabulario utilizada, el perturbador capítulo dedicado a la antropofagia, las descripciones de los diferentes lienzos, dibujos y paisajes a lo largo de la obra fueron esas cosas que para mí hicieron de Tríptico de la infamia un libro excelente, sin duda para recomendar y uno más de los que estoy dejando reposar un poco para releer y redescubrir su belleza.
Profile Image for Mery.
235 reviews25 followers
June 22, 2016
Ha sido una forma interesante de rememorar la historia del encuentro entre aborígenes y colonizadores, no se trata de una historia bonita por supuesto, pero es la realidad, con lo que hemos tenido que vivir a cuestas y más que engendrar odios, debe llevarnos a reconciliarnos, pero para ello primero es preciso conocer qué pasó.
Pablo Montoya retrata la violencia que generó el mal llamado descubrimiento, pero a partir de la visión de tres pintores que ilustraron la violencia de aquella época. me agradó el uso de la retrospectiva y el salto a la actualidad, las distintas reflexiones que hacía el autor hablando en primera persona sobre los documentos que iba encontrando, una narración que te mantiene al tanto, aunque a veces te puedes perder entre los personajes. Recomendado para todo aquel que disfrute la novela histórica.
Profile Image for Val H. M..
54 reviews1 follower
July 11, 2024
3.5
No importa donde sea que estés, todo el mundo siempre está conectado.

La delgada línea entre ficción y no ficción hacen de este libro algo atrapante de leer, sumado al gran énfasis y cantidad de detalle que se incluye en eventos y obras puntuales.

Tal vez Ysabeau me hubiera podido comprender.
Profile Image for Alejandro Teruel.
1,340 reviews252 followers
December 21, 2016
Novela histórica competente, deprimente y meticulosamente investigada que encadena tres artistas franceses protestantes de la época de la conquista, Jacques le Moyne de Morgues (ca. 1533 – 1588), François Dubois (1529–1584) conocido por su cuadro sobre la masacre del Día de San Bartolomé, y Théodore de Bry (ca. 1528-1598). La novela es efectivamente un tríptico, cada una de cuyas partes se centra en uno de estos artistas. La primera parte tiene mucho de crónica de las Indias y recuerda por ejemplo las escritas por Núñez Cabeza de Vaca, tanto por sus desventuras como por su interés en reportar las costumbres de los nativos. La matanza que terminan haciendo los españoles bajo Pedro Menéndez de Avilés de los colonizadores franceses en el norte de Florida prefigura la segunda infamia del tríptico, la masacre del Día de San Bartolomé. En la última parte del tríptico se sigue la vida del influyente grabador y editor Théodor de Bry y como no puede faltar una tercera infamia, se centra en las atrocidades contadas por Bartolomé de las Casas en su Brevísima relación de la destrucción de las Indias, cuya traducción al Inglés ilustró.

Montoya aprovecha para desplegar tanto su erudición como detalladas y agudas descripciones de las obras de los tres artistas. Disfruta también de plantear arriesgadas pero plausibles vinculaciones con una muchedumbre de figuras de la época que hacen acto de aparición en la novela. En la tercera parte de la de la obra, el autor se introduce como personaje e inserta un ensayo que subraya -innecesaria y panfletariamente, a la Galeano- la recurrente tendencia humana a desgraciar a sus semejantes:
Entonces me aventuro a pensar qué respondería Théodor de Bry si le refiero algunos eventos de mi época, no para angustiarlo, sino más bien para consolarlo. Los campos de concentración, las hambrunas y el sida, las bombas atómicas, la manipulación genética, la industria nuclear, las multinacionales de la alimentación carnívora, la venta de armas, la prostitución intenacional, el negocio de las drogas, la escasez de agua, la explosión demográfica, el deshielo de los polos. Sí, le podría demostrar con suficiencia que, pese a las comodidades de la tecnología y las bondades de la ciencia, mi tiempo es quizás más pavoroso que el suyo. Pero acaso él diga que el hombre ha sido, es y será siempre una criatura devastadora, y el padecimiento por él provocado, por una razón u otra, la constante de la historia.
Este párrafo y otro sobre la trágica irrupción europea en América que reproduzco a continuación parecen escritos con un ojo puesto en el Premio Rómulo Gallegos que se le otorgó en un país que tiene el desatino de convertir el día en que se conmemora el arribo de Colón al continente americano en el Día de la Resistencia Indígena:
Mi conclusión, a veces, es que frente al Nuevo Mundo, hay que abstenerse de intervenir. Porque ninguna conquista y colonización, ni las realizadas por los españoles y portugueses, ni las que quisieron hacer los franceses y las que sin duda harán los ingleses, será sensata. Pero la historia terminará por unir esas gentes con nosotros, así como en una desembocadura se mezclan aguas turbulentas de diversas génesis. La oscura densidad del afluente más pequeño quizás mitigue los resplandores de los más grandes. Tal vez del oprobio bendecido por una religión enferma surja una reconciliación. De la mentira y el engaño aparecerá acaso una palabra capaz del diálogo.
En mi opinión la novela no logra fundir satisfactoriamente sus heterogéneos componentes, por lo que se la recomendaría sólo a aquellos lectores interesados en conocer mejor la visión que sobre la conquista pudieran haber tenido algunos artistas de la época.
Profile Image for Jorge Mola.
120 reviews10 followers
April 15, 2018
Es un excelente libro con un estilo particular que consiste en tres partes, tal como su nombre lo indica. Inicialmente estuve inclinado a verlo cómo una novela de ficción, luego cómo una novela histórica, luego cómo un ensayo de un par de libros sobre la conquista Europea en América y las guerras entre católicos y protestantes en el antiguo continente. Al final no sé en qué categoría ubicarlo, sin embargo, solo me ha quedado la inquebrantable satisfacción de haber adquirido toneladas de aprendizaje sobre hechos tan cruciales en la historia universal: El genocidio de nuestros antepasados y las masacres en nombre de la religión.

Encuentro en el estilo del autor una increíble habilidad para atrapar al lector en un libro que describe matanzas, guerras y desesperanza. El autor nos atrapa con historias fascinantes de seres que vivieron de primera, segunda y tercera mano las realidades de aquella época, y que para muchos son absolutamente gentes desconocidas, pero que sin duda nos dan la tranquilizadora realización de que en la basta oscuridad de la crueldad humana siempre habrá quien sienta en su corazón el deseo de protestar y de acabar lo inhumano. Así sea que lo inhumano sea en nombre de dios.
Profile Image for Un Perogrullo.
208 reviews4 followers
Read
February 21, 2020
No puedo con este autor, y que conste que lo intento. Este libro en particular es que, simplemente, no me engancha para nada y todo avance es una lenta batalla entre la voluntad y el gusto. No tendría yo la osadía de juzgarlo de malo, eso sí, pero curiosamente hay algo en su musicalidad que falla, su prosa no corre con fluidez y no hay un solo personaje (no hay personajes, en realidad, son meras enunciaciones de seres que sirven de excusa para enunciar más nombres, sin verdadera profundidad) ni idea novedosa, de los cuales sentirse atraído.
Profile Image for Karla A..
3 reviews
January 8, 2016
Pablo Montoya es en mi opinión, junto a Evelio Rosero, de lo mejor que tiene la literatura colombiana actual. En este libro, que del autor es de mis favoritos, junto a "Lejos de Roma" combina la ensoñación con lo absurdo, el dolor con la esperanza, la humanidad con la infamia. Creo que sus reflexiones sobre cómo aprehender el mundo desde la pintura aplican para todas las artes. Un festín de sensibilidad.
Profile Image for Juan.
520 reviews6 followers
May 23, 2020
Buen libro y terrible. Cada personaje es una voz diferente y una visión distinta de la violencia que acompaña a la humanidad.
Profile Image for Jean.
8 reviews
June 30, 2025
Tríptico de la infamia (Pablo Montoya) llegó al país con el Premio Rómulo Gallegos. Esta novela no estaba en los estantes de las librerías hasta que se ganó el premio otorgado por el gobierno venezolano, se imprimió una edición de 20.000 ejemplares a cargo de Monte Ávila, BCV y el Celarg.

Cuando leí el veredicto del jurado, me interesó mucho por tratarse de una novela basada en la vida de tres artistas protestantes del Siglo XVI y la verdad es que no me defraudó.



Ignorante yo, pensé que lo que leía era ficción. Y en parte lo es, como en toda novela histórica, pero no sabía que se trataba de la vida de personas que realmente vivieron, de viajes y matanzas tan ciertas.

La pluma de Montoya que salta de narrar en tercera persona a primera, después a tercera de nuevo para volver a primera (incluso siendo él un personaje más), se combina muy bien con su destacado talento para describir en profundidad las ideas, lugares y sentimientos de los protagonistas de su relato.

Luego están esas frases que suelo resaltar al leer una novela. Esos mensajes en la botella que se camuflan entre la literatura, pero que son el vivo pensamiento de quien escribe. Logré captar unas cuantas:

"Hacemos mapas con círculos, con cuadrados, con líneas y puntos, pero la verdad es que estamos describiendo relaciones de poder, divisiones jerárquicas, ambiciones sociales y sueños. Sobre todo sueños que se difuminan en el espacio de la imaginación como lo hace el polen en el aire de las fecundaciones".
Eso lo dice Montoya en una evocación de Le Moyne recordando a su maestro.

Más adelante surge una reflexión de De Bry que asocié mucho con el periodismo:
"La realidad siempre será más atroz y más sublime que sus diversas formas de mostrarla. Creo que todo intento de reproducir lo pasado está de antemano condenado al fracaso porque solo nos encargamos de plasmar vestigios, de iluminar sombras, de armas pedazos de vidas y muertes que ya fueron y cuya esencia es inasible".
No por ser ateo, el autor dejó de plasmar con rigor y mucho tino la lucha que en esa época se vivía entre el católicos y reformistas. De hecho, junto con las matanzas de los indígenas, es el eje fundamental de la novela. Porque, en el fondo, es el relato de dos atrocidades entrelazadas. La que se cometió en América con la conquista en nombre de la avaricia y la que protagonizó Europa con las guerras entre papistas y reformados.

"Entonces mi amigo sentencia algo que define la paradoja extraordinaria de Dios: en los instantes en que nos sentimos más abandonados por Él, su cercanía es más prodigiosa".
Así nos cuenta que escuchaba Dubois de quien lo impulsaba a pintar luego de vivir la masacre de San Sebastián.

Recorrer con Montoya estos episodios es una experiencia realmente ilustradora de lo que fueron aquellos tiempos terribles.

Esta reseña se escribió originalmente en octubre de 2015
Profile Image for Ed.
80 reviews
August 7, 2020
Hacía mucho tiempo que no leía alguna obra de un paisano colombiano. Y es así que desde hace unos tres años reposaba en mi biblioteca un libro que compré en el aeropuerto el Dorado de Bogotá, en uno de mis regresos a México, y solo hasta la semana pasada decidí leerlo. Y que buena decisión ha sido.
Pablo Montoya, el autor de este libro, construye una novela histórica bastante interesante, en donde las líneas entre la ficción y la realidad son bastante delgadas.
En tres capítulos, cada uno de ellos dedicado a un pintor distinto: Le Moyne, Dubois y de Bry, quienes en sus obras, constataron y reflejaron las formas particularmente violentas en las que fue sometido el nuevo mundo, Montoya desarrolla una narrativa diversa, dándole a cada capitulo una voz distinta. Incluso, la voz del propio autor del libro se expresa en el último capítulo, en donde para expresar la trama suscitada por de Bry, él mismo se inmiscuye en la historia, narrando en primera persona su experiencia literaria y de investigación para lograr conseguir información pertinente para terminar esta novela.
El escenario y el tiempo son fundamentales en esta obra. Todo discurre entre el nuevo mundo (las nuevas tierras descubiertas por Colón y sometidas por españoles, portugueses e ingleses), y por su puesto, la Europa convulsionada del siglo XVI, en donde algunos países no solo están sorprendidos por la aparición en el mapa de un nuevo continente, sino que se ven atormentados constantemente por las divisiones de la iglesia, el calvinismo, las reformas y contrarreformas de la época.
La relación entre católicos/marianos, hugonotes/calvinistas y nativos americanos, entre aztecas/incas/algonquinos, no puede ser más que enrevesada. Y esto justamente es lo que nos permite encontrar mucha acción interesante en las páginas de este libro. El autor, además, se toma la molestia (cosa que agradezco) de describir en detalle las técnicas utilizadas por artistas e indígenas (aunque preferiría decir simplemente artistas) para construir su arte, y a la vez, realiza un análisis expedito de las obras (pinturas, tatuajes y grabados) de los autores que estudia y que muestran la crudeza del choque de dos mundos.
Lo que más me ha agradado de este libro, a parte de su narrativa, es que de alguna forma, señala con maestría la importancia de la investigación en la literatura, y en particular en la novela de corte histórico. Así mismo, tiene una gran sensibilidad frente a la estética pictórica del siglo XVI. Vale la pena leerlo.
Profile Image for Lia.
56 reviews
September 21, 2020
Realmente es un 3,5.

Este libro es un trabajo de investigación brutal que le llevó años al autor realizar. Y se nota mucho, no hay detalle fundamental que quede a la deriva en lo que respecta las relaciones entre Europa y América a través de la vida de los tres pintores que protagonizar el libro. Este detalle me ha gustado muchísimo.

He de decir que el libro, a pesar de ser un material histórico un tanto pesado no lo es en sí mismo. Sin embargo, el punto de vista del segundo pintor y toda su historia me ha parecido la más aburrida. Tanto la primera como tercera parte son muy interesantes, fascinantes y no te cansas de saber qué más pasó. Pero la segunda, yo solo quería que se terminará.

De igual manera el primer y tercer pintor me parecieron los más interesantes y los de más utilidad a la hora de tratar de explicar los contextos de la época.

Debido a esto, no le doy sus cuatro estrellas. Sí la segunda parte no existiera, tranquilamente se las daría, pero no es así.

Así que, lo recomiendo bastante más que todo si estás interesado en entender qué demonios pasó en épocas de conquista y colonia y por qué todo terminó siendo tan violento. Creo que es un material bastante importante a la hora de intentar entender esta parte de la historia.
Profile Image for JOSE VIELMA.
61 reviews
September 1, 2024
Infamia… imposible una palabra mas adecuada a la barbarie que significó la conquista de América.
Desde el trabajo de 3 artistas protestantes quienes en distintos momentos, fueron testigos de este brutal genocidio-exterminio, a veces en nombre de la religion, a veces por codicia, a veces por simple y pura maldad.
Una novela cruda, fuerte, ruda, que desnuda la maldad del ser humano mostrando su lado mas oscuro. Una novela difícil de leer, la cual, desde el alma sublime del artista denuncia, grita y expone las crueldades de los conquistadores contra nuestros pueblos originarios.
Nos deja una herida abierta para reflexionar sobre lo que somos y de donde venimos.

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<< A la llegada de los conquistadores había aproximadamente ochenta millones de habitantes en América. Cincuenta años después quedaban diez>>

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Profile Image for Ricardo.
Author 12 books90 followers
March 17, 2022
Libro ganador del Premio Rómulo Gallegos en el 2015, es una novela dividida en tres historias interconectadas que giran en torno a tres artistas protestantes del siglo XVI y su vínculo con la Conquista de América. La tercera parte, además, toma un giro metanarrativo en el que el autor se introduce en la anécdota como uno de los personajes. Lo de "narrativo" hay que cogerlo con pinzas porque es una novela muy erudita y discursiva con un argumento mínimo que va disminuyendo a medida que se avanza en favor de extensas reflexiones acerca del arte, la violencia y la intolerancia que la hacen parecer más bien un largo ensayo.

Pronto queda claro que detrás de la erudición del libro lo que hay es un discurso claramente anticlerical en el que el autor pone en paralelo los horrores de la Conquista y las matanzas propias de las guerras de religión que asolaron Europa de forma casi simultánea. Está interesante y se lee muy rápido, aunque me pareció demasiado sencilla para haber ganado uno de los premios literarios más importantes de América.
Profile Image for Pedro Woodson Ramirez.
38 reviews
September 28, 2020
¡Un libro extraordinario! A través de la vida de un grupo de artistas, asistimos a aspectos clave del inicio de la Edad Moderna: La violenta fusión de dos mundos (Europa y América) y las luchas religiosas de esa época. Montoya utiliza diferentes estilos narrativos para tratar con cada artista (Le Moyne, Dubois y De Bry), y al final, uno, como lector, ha experimentado varios aspectos de la “infamia” desde puntos de vista diferentes. ¡Genial!

Extraordinary book! Through the life of a group of artists, we witness key aspects at the beginning of the Modern Age: The violent fusion of two worlds (Europe and America) and the religious fights of that time. Montoya uses different narrative styles to deal with each artist (Le Moyne, Dubois, and De Bry), and at the end, one, as a reader, has experienced “infamy” in most of its aspects and from different viewpoints. Great!
Profile Image for Jorge Valencia.
90 reviews1 follower
April 16, 2020
Novela que relata la relación de tres pintores europeos con el arte , la conquista de América y la violencia qué e marca cada una de sus páginas. La primera de ella es la vivida por los indígenas americanos tras la conquista de los españoles y el catolicismo. Además la guerra que se presenta en Europa entre católicos y calvinistas llega hasta América y continúan en Francia con la masacre de San Bartolomé. Estos tres pintores se encargan de narrar los horrores de la violencia en los dos continentes y como todas las velas del mundo no ayudan para alivianar el dolor sufrido por estás disputas.

Esta es mi visión, la de el escritor me la dejó consignada en el libro después de un seminario que tomé con él y dice así: está novela es sobre el dolor y el color. Con aprecio, Pablo Montoya
Profile Image for Luis.
Author 29 books178 followers
February 13, 2024
Me gustó, aunque al prinicpio no tanto. Pero poco a poco entendí qué era lo que estaba haciendo al hablar de la crueldad humana a ambos lados del mar. Lo que no me gusta tanto es el lenguaje que usa, que me pareció innecesariamente, no sé si rebuscado, pero al menos un poco snob. Un lenguaje que intenta decir que es un intelectual de la vieja guardia. De todas formas, la investigación que realizó es bastante detallada, y eso se lo rescato bastante, sus reflexiones implícitas sobre civilización y barbarie también me parecen muy relevantes y bastante tristes.
73 reviews2 followers
October 11, 2021
Leyendo algunas de las reseñas, creo que esta novela ha sido subestimada. La prosa de Montoya es diáfana y pulcra; la trama mantiene un buen ritmo y se sostiene sobre una acuciosa investigación. La novela corre en torno a los pintores/grabadores Le Moyne, Dubois y De Bry, y se concentra en la barbarie de la especie: el hombre es un depredador, y eso quedó demostrado en la conquista de América y en las guerras de religión que sacudieron a la Europa del siglo XVI.
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