Marc Augé esplora in questo libro il gran teatro del bistrot con tutti i suoi attori. Considerato con gli occhi dell’etnologo, il bistrot è il regno delle relazioni “di superficie”, quelle in cui il gesto dello scambio importa assai più di ciò che lo motiva. Un grande bistrot nell’ora di punta è un luogo straripante di vita, di emozioni, in cui si scambiano parole per non dire nulla, gesti appena accennati, occhiate passeggere. Spazio relazionale ma anche spazio letterario: Maigret sarebbe impensabile senza le soste al bistrot. La Francia ha esportato in tutto il mondo questo modello di civiltà: da quel nome sprigiona ovunque il carattere amabile che ne contrassegna l’immagine. Non pura immagine, tuttavia: il bistrot è un oggetto del paesaggio urbano che rivendica di possedere una propria storia, una geografia e, d’ora in avanti, anche una propria etnologia. - See more at: http://www.raffaellocortina.it/un-etn...
Marc Augé is a French anthropologist. His career can be divided into three stages, reflecting shifts in both his geographical focus and theoretical development: early (African), middle (European) and late (Global). These successive stages do not involve a broadening of interest or focus as such, but rather the development of a theoretical apparatus able to meet the demands of the growing conviction that the local can no longer be understood except as a part of the complicated global whole.
Libri indecifrabili e deliziosi: in effetti nin riesco ad immaginare Parigi senza i suoi bistrot. Augè è acutissimo: ridendo e scherzando racconta tutta una città ed una convivialità dal punto di vista di locali che esistono solo lì.
Elegía del bistrot parisino, desde el punto de vista no tanto de un etnólogo como de un frecuentador, un flâneur que entiende que son lugares limítrofes entre el espacio privado y el público donde se frecuenta el ritual y la nostalgia del pasado pero sobre todo la aventura. El libro termina lamentando su probable final, en el curso de los cambios que sufre la cuidad vendida a la exploración turística, pero aun así intercala un llamamiento a los escritores para que vuelvan a ellos y duda si deberían declararse Patrimonio de la Humanidad.
Bajo la apariencia minúscula e inofensiva de este ensayo se encuentra una reflexión detenida de una forma de mirar y sentir la vida. Marc Augé hace un retrato generacional estupendo, sin florituras, sincero.
Podría parecer que habla de algo muy superficial, cuando en realidad se adentra en distintas maneras de relacionarse, de encarar el día a día, de afrontar el tiempo que tenemos a nuestra disposición. Un gusto de lectura.
Conosciuto così, improvvisamente, grazie al corso universitario di antropologia. Una piccola chicca, carino, scorrevole. Un'etnografia particolare, mentre leggevo mi sentivo proprio in un viale parigino, in autunno, con le foglie che cadono dagli alberi. Mi sono immaginata ad ascoltare musica Jazz dentro un bistrot, mentre bevo un calice di prosecco.
Augé, lo classifico come nuova bella scoperta del 2025.
Lieve saggio, che si legge piacevolmente sul bistrot (e non bistrò con l'accento come ho recentemente visto sulla copertina di un libro italiano.....arg!!!! ignoranza). Chi lo frequenta, perché, che luogo è.... Interessante lettura per chi vuole saperne di più su questo tipico e unico luogo parigino e per chi vuole prepararsi ad un viaggio nella Ville lumière (turisti astenersi, prego).
"UN ETNOLOGO AL BISTROT" di Marc Augè "Le parole che ci scambiamo nel conversare sono spesso più importanti per il fatto di essere scambiate che non per il loro contenuto."
Abbastanza scontato, scritto senz'altro bene,interessante il capitolo dedicato ad Aragon.
" A voler essere precisi, parte della clientela è assimilabile ai solitari tra i quali Aragon vantava di annoverarsi: coloro che, per l'appunto hanno bisogno dello spettacolo degli altri per essere certi di esistere""