Yochanan Rivlin, a professor of Near Eastern Studies at Haifa University, is equally determined to understand the causes of the Algerian civil war of the 1990s and the mystery of his son's divorce. His is a double search for truth, each involving a different bride - Samaher, his own research assistant, an ambitious Arab newlywed from a village in the Galilee, and Galya, who deserted his son in Jerusalem with no explanation. Against his wife's better judgment (Hagit is a judge by profession), he explores relationships at once personal and political - man and wife, father and son, teacher and pupil, Israeli and Arab.
Abraham B. Yehoshua (Hebrew: א.ב. יהושע also: אברהם ב. יהושע) is one of Israel's preeminent writers. His novels include A Journey to the End of the Millenium, The Liberated Bride, and A Woman in Jerusalem, which was awarded the Los Angeles Times Book Prize in 2007.
Comprensione attraverso la poesia Yehoshua esercita il suo talento di osservatore su due interazioni sociali: il rapporto di coppia e l’inevitabile confrontarsi di arabi ed ebrei in Israele. Le riflessioni sono affidate a Rivlin, professore universitario di storia mediorientale e non vanno prese alla lettera, perché Rivlin è un personaggio assurdo, in particolare nella vita privata. Di un egocentrismo da manuale, di qualunque cosa si duole nella misura in cui va ad alterare la propria idea di benessere e perfezione. Comica la persecuzione ossessiva esercitata sul figlio Ofer, sull’ex-nuora e tutta la sua famiglia perché gli rivelino la ragione della fine improvvisa del loro matrimonio, avvenuta 5 anni prima: perché secondo Rivlin, il giorno più bello della sua vita è stato quello del matrimonio del figlio (!). Sfugge all’atteggiamento ossessivo del marito la moglie giudice, non senza lotta. Molte altre coppie sono passate in rivista: i coniugi Tedeschi, lui professore universitario di Rivlin, lei traduttrice di poesia pre-islamica, secondo Rivlin lei ha rinunciato a se stessa per dedicarsi interamente al marito, più anziano e malandato. Il giudice paralizzato e la moglie yemenita, che negli anni si è assimilata al marito tanto da averne acquisito l’accento tedesco. La sorella della moglie e il marito specializzato in economia dei paesi emergenti, che vivono in USA e viaggiano per il mondo, da un congresso all’altro. Rivlin osserva le debolezze di tutti, ma, come dice il proverbio, non vede nulla di discutibile nella propria condotta. L’interazione arabi-ebrei è vista nella sua varietà e difficoltà. Gli arabi israeliani godono degli indubbi benefici del vivere in un paese democratico nel quale si può accedere all’istruzione e a tutti i servizi di un paese evoluto, rimanendo liberi di seguire le loro tradizioni. I problemi si presentano fra Israele e i territori dell’autonomia, sono frontiere che vengono guardate per controllare l’accesso di arabi non israeliani, anche se sono bambini, figli di una madre israeliana. Rivlin, specializzato in storia dell’Algeria, legge racconti e poesie algerine degli anni ’50 e conclude che gli arabi non possono essere compresi sul piano della razionalità ma solo su quello della poesia. La narrazione è abbastanza panoramica, Haifa la città vivibile che si affaccia sul Mediterraneo, i villaggi drusi e arabi presso Haifa, la Galilea, Gerusalemme, la culla ancestrale circondata dal deserto, l’aeroporto di Tel Aviv, la finestra sul mondo.
“Non il tempo, ma la verità permette di liberarsi dalle trappole”.
Ed è proprio da questa semplice citazione che il libro ha inizio. Ed è proprio la verità che cerca Rivlin, il protagonista di questo romanzo di Yehoshua. Rivlin cerca la verità, la verità che dia le giuste risposte e le certezze a quanto è successo al figlio e al suo divorzio dopo un anno di matrimonio con la bella Galia. Rivlin è uno studioso, un professore di storia mediorientale, che, proprio come la sua passione richiede, ha bisogno della verità dei fatti che per lui è insostituibile. Per questa ragione, indaga, scava nel passato per rimettere insieme i pezzi del suo puzzle e dare un po’ di pace a se stesso in primis e poi a suo figlio. Una verità che lo porterà ad incontrare una serie di personaggi e per la quale chiederà aiuto agli arabi, così temuti e amati allo stesso tempo, perché facciano luce su quanto è accaduto. Yehoshua è molto bravo a raccontare, descrivere i sentimenti, le emozioni che si celano in una famiglia. “La sposa liberata” non è solo il desiderio di un padre perché il figlio possa ritrovare la sua felicità, ma è anche l’incontro di due culture, l’araba e l’ebraica che cercavano negli anni 1998-1999 una convivenza il più pacifica possibile. Non particolarmente scorrevole, a tratti lento, inferiore, a mio avviso, a “Ritorno dall’India”, ma anche qui, Yehoshua si conferma un grande autore raccontando, non solo il destino di due culture, ma anche dell’amore di un padre verso il figlio.
ספר שהוא לכל היותר בינוני הצליח להוציא מיצחק לאור כזה ארס וקיתונות רותחין שאפשר לחשוב שעל המילה הכתובה של א. ב יהושע ניתן יהיה לכונן את פלשתין ואת זכות השיבה.
האמת שהעלילה לא מי יודע מה, היא עוסקת באחד יוחנן ריבלין, פרופסור למזרחנות באוניברסיטת חיפה, שיוצא במסע חיטוט ונבירה (תוך הטרדה משמעותית של כל הצדדים הנוגעים בדבר) בעבר בנו שהתגרש לפני 5 שנים, לאחר שנת נישואים אחת, ומאז הוא גולה מרצונו בפריז. דמותו של יוחנן ריבלין די שיגרתית בהתנהגויות שא.ב. יהושע מייחס לה: אובססיבי על גבול הפטאתיות ברדיפה אחר אמת חמקמקה שאף אחד לא מעוניין לחשוף אותה. לדעתי היה ניתן לסכם את הספר הזה ב- 250 או 300 עמודים לכל היותר, אבל א. ב. יהושע בחר לפתל את העלילה בעלילת משנה של המפגש של ריבלין עם הסטודנטית שלו סמאהר ומערכת יחסיה עם בן דודה ראשד שמתרוצץ עם ריבלין (כנהג ומדריך תיירים לעת מצוא) בין חיפה - ירושלים - ורמאללה בניסיון למצוא מקור השראה נובע לעבודתו התקועה של ריבלין, על האלימות של האלג'יראים.
החלק היפה בעיניי בכל הספר הוא מערכת היחסים בין ריבלין לאישתו, חגית, שהיא שופטת בבית משפט האזורי בחיפה. היא מעמידה כנגדו את הקול השפוי הרציונלי ששוקל את העובדות והראיות למול הרגשיות שניכרת בתוואי החשיבה של ריבלין. מערכת יחסים שבה הבעל תלוי באישתו ומורד בה ובשלטון הרציונל שהיא משליטה, תוך שהוא עובר ממיטה למיטה (רק לצורך שינה), בין ירושלים, לרמאללה ולגליל ומחפש את גאולתו במיטות ובחלומות של אחרים.
החלקים היומרניים והמיותרים בעיניי מתייחסים דווקא לכל המחקר הערבי -ישראלי - פלשתיני תוך שבמהלך פרקים שלמים הקורא מקבל מנה גדושה של סיפורי עם , אגדות וקטעי שירה מהתרבות הערבית והפלשתינאית. אבל הבלגתי על כל המריחה הזו והקשקשת הזו שבה לא מצאתי טעם, וגם האמת שנהנתי מחלק מהתרגומים של קטעי השירה.
אבל את יצחק לאור הדבר הוציא משלוותו ומדעתו ובשני מאמרים שאחד פורסם במטעם והשני בעיתון הארץ (בשני המשכים mind u), הוא שפך חמתו וארס על הספר, העלילה ועל א.ב יהושע אישית . לטעמי בזוי ביותר ולא מכבד.
הקורא בניגוד לריבלין, יגלה את מהות הקרע שבין הבן לגרושתו. ריבלין ישאר בעלטה ולפעמים זו המציאות שלנו שהיא על גבול אי הידיעה.
כפי שכתבתי ספר בינוני לכל היותר, נמתח לאורך עמודים רבים שבהם ריבלין מציק לכל מי שהוא יכול להציק באובססיה שלו, רב עם אישתו שבה הוא תלוי ומרחיק את בנו ובין לבין מתרוצץ עם ראשד בין הגליל- חיפה - ירושלים ורמאללה בתקווה לאסוף ניצוצות של השראה.
Yohanan Rivlin insegna cultura medio - orientale all'università di Haifa. Cioè studia gli arabi, deve capirli per dovere professionale. Vuole anche conoscere le misteriose cause dell'improvviso divorzio del figlio, anche se ciò può rovinare i rapporti con tutti i membri della sua famiglia.
Ma voler conoscere ad ogni costo comporta che si comprenda veramente l'oggetto della propria conoscenza. E soprattutto è veramente utile ?
Storia corale e variopinta, con una pletora di personaggi vivissimi ed indimenticabili. Fra i tanti la sfaticata ma ammaliante studentessa palestinese Afifa, che irretisce il professore con il classico espediente di Sherazade, ed il mentore accademico di Rivlin, l'ebreo torinese Carlo Tedeschi, che da tipico barone italiano si procura spettacolari ricoveri in ospedale non appena le sue quotazioni accademiche volgono al ribasso.
Un libro ricchissimo, con uno Yehoshua al suo meglio nella consueta capacità di vivisezionare le esistenze, ma con in più un'inventiva quasi da realismo magico.
Il matrimonio tra Ofer e Galia è finito cinque anni fa per cause non meglio chiarite, dopo appena un anno. Yohanan Rivlin, padre di Ofer e professore di Storia mediorientale, non si dà pace e cerca in tutti i modi di scoprire il segreto che ha portato al fallimento del matrimonio. La moglie Haghit, giudice, non è d’accordo con l’investigare del marito, ma questo non impensierisce Rivlin, che continua con le sue ricerche. Inframmezzata a questa c’è poi la storia di Samaher, studentessa araba israeliana (non palestinese) che deve fare una tesina per il corso di Rivlin, ma continua a rimandarla per motivi di salute.
Oltre all’ossessione di Rivlin per il segreto viene in parte narrata anche l’ossessione di Ofer per Galia che, sebbene occupi poche pagine, permea tutto il libro. Ma al di là delle ossessioni dei protagonisti, Yehoshua ci narra anche il rapporto fra ebrei israeliani e arabi israeliani, ovvero fra ebrei e quegli arabi che vivono non in Palestina ma nel territorio di Israele, dove hanno sempre vissuto per generazioni e generazioni. Questi e altri arabi sono l’oggetto di studio del Dipartimento di Studi mediorientali di cui Rivlin fa parte. Così veniamo a sapere delle tesi di vari studiosi, ma anche del rapporto quotidiano fra le due popolazioni, che sono più vicine di quanto si creda.
Quello del rapporto fra arabi ed ebrei è un tema molto interessante che Yehoshua sviluppa assai bene, seppure a volte in modo un po’ pedante. Meno interessante invece ho trovato la storia dell’ossessione di Rivlin, che è un personaggio pesantissimo e assolutamente insopportabile, che più volte, soprattutto all’inizio, mi ha fatto venire voglia di chiudere il libro per non riaprirlo più. Per fortuna ho perseverato e ho così avuto modo di leggere un romanzo piacevole, a mio avviso però non all’altezza di altri romanzi di Yehoshua. Sicuramente non lo consiglierei a chi volesse avvicinarsi a questo ottimo autore, rischierebbe di farglielo odiare.
And the award for most insufferable protagonist in a novel goes to.... The Liberated Bride! Mazel tov!
The Liberated Bride is the story of Rivlin, a middle-aged man who is singularly obsessed with his son's failed marriage. Although the divorce occurred five years prior to the story, Rivlin thinks of little else. Early in the story he begins a course of stalking his former in-laws and their longtime employee in a quest to find out what happened.
Intertwined is a secondary story about a Palestinian Israeli student and her family.
I found myself actively routing against Rivlin throughout the book. It got to the point pretty early on where I didn't even want to know what happened as it felt like such an utter invasion of this fictitious couples privacy.
The book was longer than necessary and I feel that parts were written as a way for Yehoshua to showcase his intelligence.
Rivlin, professore di storia mediorentale all'università di Haifa, è ossessionato dall'inspiegato divorzio del figlio a un anno dalle nozze. Questo lo porta a non smettere di indagare sulle cause e a interrogarsi sulle dinamiche che caratterizzano i rapporti di coppia. La sua storia si interseca con altre, tra unioni solide e unioni naufragate, di personaggi che conducono una vita normale in un paese tormentato dalla guerra e dalla morte. E in questa attenta analisi del matrimonio si riflettono anche l'analisi e la storia di due culture, quella araba e quella ebraica, imprigionate in una convivenza difficile se non impossibile.
In the last 10 days I did nothing but reading this book, stopping just to cook me something to eat and of course to sleep at night. Yes, I had also some commitments, but any spare moment I spent it reading it and when I hadn't spare moments I tried everything I could to find it out.
The other members of my local bookclub didn't like it, they didn't even go further the first 50 pages. I have to admit that the beginning it's not very compelling, but after the many classic novels that I read in the last two years I learnt that the first 50-100 pages are just a warm up for some writers, especially in long-lengh novels like this one (almost 600 pages!) and that if you persevere you'll be repaid of your efforts.
But it wasn't a great effort, in the end, because I read this book as it was a mystery and I couldn't put it down until solving the main question at the base of it:
Why did Galya leave her husband Ofer?
All the plot is developed around this question and Ofer's father, Professor Rivlin, is obsessed to discover the truth never told him about his son's divorce, and help him to go on with his life.
Because Galya moved on and married again, but Ofer is still stuck to his lost love.
The chance to meet Galya again is given to Rivlin by her father's death. Galya's father owned a hotel in Jerusalem, that now is run by Galya's sister Tahila, and Rivlin goes there to make his condolences and to question his former daughter-in-law. From that moment Rivlin starts making frequent visits at the hotel, badgering Tahila and the maitre d', the old Arab Fu'ad, to solve the puzzle, though his wife Hagit and the same Ofer say to him to give up and to mind his own business.
But Rivlin's adventures not concern only this storyline.
He has also another bride to have to do with, his Arab student Samaher, who got married and then fell mysteriously ill. She never leaves her bed and never gave him his final term paper, but she bothers him to give her her graduation anyway. Rivlin refuses and she sends him her cousin Rashid to persuade him, and the Jewish Professor gets involved in their personal businesses.
Yehoshua is definitely a great author and I can't wait to start another book written by him.
The problem with reading a novel translated from a language you know is that you keep untranslating it. Anyway, this book is very good. Remarkable insights into contemporary Israeli society. And the most loathsome main character I've come across in a good long while. I hated him.
After finishing this mammoth novel, I felt like the liberated reader. While I enjoyed the book at first, the author made the scope of his novel too large and ultimately unwieldy. Presumably about the nagging sadness felt by Yochanan Rivlin, a 10th-generation Jerusalmite and a Near Eastern Studies professor, about the mysterious break up of his son's one-year-old marriage, the author expands his tale to include sub-plots about the lives of one of his Arab students and her family; academic posturing within and outside his own department; Arab-Israeli relations and the tensions felt by Arabs who live in Palestinian-controlled areas as opposed to Israel proper, and more.
Excessively long side excursions that include many poems and short stories translated from Arabic, a literary festival in Ramallah, and always sympathetic Arab characters also began to make me feel that Yehoshua had a political agenda here as well. This book was published in an English translation in 2003. The scant mention of the hundreds of terrorist attacks on Israeli civilians in buses, cafes, schools and markets from the late 1980s and through the time this book was finished felt jarring. Professor Rivlin's sympathy for the Arabs, connected with his academic quest to understand the roots of Algeria's internecine conflicts, never seemed tinged with any skepticism that the Arabs he met throughout the story, might not perhaps harbor unspoken resentment of him -- or worse.
I think the author did a great job of making Rivlin as a man entirely human -- loving his divorced son so much that he cannot stop snooping around to find out what busted up his marriage; loving his wife, a municipal judge, with all his heart despite her frequent outbursts of temper; and his open-mindedness to the point of a bit of recklessness in allowing Rasheed, the cousin of one of his Arab students, to drive him all around the country, including into Arab villages where other Israelis might fear to tread.
When we finally get to understand what caused his son's divorce, we have waited a very long time and travelled longer than we needed to. Yehoshua could have told this story in a more tightly focused way, but chose instead to give a survey course of the modern Israeli political-sociological landscape.
I was taken by this novel from the first page. Set in 1990s Israel, the author follows a year in the life of a university professor from Haifa, an Orientalist of the old school and senior member of his department, untouched by post-colonial theory and Edward Said. Old fashioned and out of touch in other ways, he is still endearingly and sympathetically drawn, while he attempts ineffectually to unravel the mystery around the sudden end of his son's marriage to a young woman whose parents run a hotel in Jerusalem. Meanwhile, the scope of the novel expands in what seems like all directions, embracing the lives of many characters, including his department colleagues and their spouses, his in-laws, his son and his son's ex-wife and her family, another son who is an officer in the Army, a hotel maitre d', one of his students and her family, a minibus driver, the widow of a man killed by a terrorist bomb, an old woman who lives across the street - most of all his long-suffering wife, who is a judge in a court of law - all in all, a cast of characters that includes Christians and Muslims, as well as Jews.
There is some melodrama in the story, some comedy, and a fair amount of irony, as day-to-day events unfold, with time out for stage performances, observances of Ramadan, a Palestinian wedding, translations of folk tales for the professor's research on the origins of extremist fundamentalism in Algeria, and a late-night singing recital by a feinting nun. The irony deepens as we (but not the professor) learn what precipitated the young couple's divorce, through an exchange of letters, the most revealing of which is never delivered. Meanwhile, the weather goes through a complete cycle of seasons, and we travel back and forth between Haifa and Jerusalem, more than once into the West Bank, and five times to the airport to meet or send off visitors. The liberated bride of the title? Well, it could be nearly any female in the story, for they are all single-minded and more or less successful at keeping the men in their lives in hand. Yehoshua's novel is a long, enjoyable read, and I recommend it highly.
Incipit Se avesse previsto che anche quella sera, sulla collina dei matrimoni del villaggio, avvolto dal profumo dell’antico fico che stava accanto al tavolo come uno degli ospiti, sarebbe stato preso dall’angoscia per il fallimento e l’occasione perduta, forse si sarebbe mostrato piú pronto e deciso a sfuggire a Samaher. La sposa liberata Incipitmania
Non so se sono io che mi sono approcciata a questo autore con il libro sbagliato, ma davvero l'ho trovato lento, lungo e noiosissimo! La storia principale, la ricerca spasmodica del protagonista delle motivazioni del divorzio del figlio è piuttosto banale, o quanto meno non vale un intero romanzo. I mille intrecci che avvengono in contemporanea secondo me rompono eccessivamente il ritmo narrativo soprattutto perchè assolutamente slegati tra loro. A questo poi si è aggiunta la mia personale antipatia verso il protagonista. Un uomo ossessionato dal bisogno di controllare il figlio per quanto sia adulto e indipendente, che non sa accettare di non conoscere ogni aspetto della sua vita, che continua imperterrito a tormentare chiunque incontri con le sue ansie, le sue stravaganze, la paura di ogni novità, salvo poi non essere in grado di fermarsi e rassegnarsi alla tranquillità della sua età. Ultima nota stonata sono le mille digressioni sia per descrivere un concerto, un'opera teatrale o un simposio fin nei più minimi e insignificanti dettagli. Sia per dissertare per numerose pagine riguardo al disagio nella convivenza tra arabi ed israeliani, i problemi della colonizzazione e le difficoltà di vivere in medioriente. L'impressione era che l'autore volesse sì scrivere un romanzo, ma la tentazione di trasformarlo in un saggio sociologico (più o meno condivisibile) abbia avuto il sopravvento danneggiando, a mio parere, la scorrevolezza del racconto e la sua snellezza.
This entire review has been hidden because of spoilers.
This is the second book I've read by Yehoshua, so I had an idea what I was getting into: A multi - layered, elaborate and laborious novel. Immersing myself in it was quite a challenge: A plot that deals with many themes that merge every now and then. Themes that dwell mostly on interactions: between Jews and Arabs, family members, cultures and academics among others. It left me unfulfilled a bit despite some big chunks of great writing, and also tired. I wish it was more than average, so it could justify the labor it required.
Questo romanzo segna il mio primo incontro con Abraham B. Yehoshua.
Ho apprezzato molto la capacità dell’autore di tenere insieme una trama complessa.
Il matrimonio tra Ofer e Galia è finito dopo solo un anno, in modo brusco e senza che gli sposi abbiano dato spiegazioni ai parenti. Per Rivlin, padre di Ofer, questo evento ha portato con sé un grande dolore contro il quale, dopo cinque anni, continua ancora a combattere. Dolore per il fallimento; per i rapporti che sono stati interrotti in modo improvviso; per il figlio che, a differenza della ex-moglie, ancora non riesce a rifarsi una vita. Rivlin ha bisogno di sapere cos’è successo tra i giovani sposi, vuole scoprire la verità. È convinto che solo indagando ed individuandola, ci si potrà liberare dalle trappole del passato e vivere il presente. D’altronde Rivlin, docente di storia mediorentiale all’università di Haifa, crede che il passato sia pieno di sorprese e di possibilità; la ricerca è il suo mestiere, oltre che la sua ossessione.
Ma “La sposa liberata” non è solo l’intromissione di un padre nella vita di un figlio. È il racconto di un rapporto complesso tra diverse culture, tra intricati rapporti familiari, tra vari e mai semplici rapporti di coppia, tra diverse generazioni. È il racconto di vite, morti e malattie. Credo che sia il primo romanzo che leggo in cui viene dedicato tanto spazio a notti inquiete e a sonni ristoratori.
Mi è piaciuto lo stile, lento, dettagliato, ma anche abbastanza vario da non annoiare. A volte è scarno e diretto, altre diventa più ricco e poetico. All’interno di una narrazione in terza persona, predominante, vengono inserite pagine narrate in seconda persona, lettere, racconti dal sapore da Mille e una notte, stralci di brani accademici, di inedite rappresentazioni teatrali…
Un romanzo che mi lascia il desiderio di leggere ancora quest’autore.
Per qualche mese durante il mio periodo pennsylvano ho diviso un piccolo appartamento al 1006 di Pugh Street, a due passi dall’universita’, con un (ex)-blogger, e quando la sua tipa MM una volta venne a trovarci mi regalo’ il primo romanzo di questo Yehoshua, l’Amante. Ma allora questo autore mi era sconosciuto, e cosi’ prima che mi decidessi a leggerlo son passati anni (anche se avrei dovuto fidarmi, questa MM che me l’ha regalato e’ una tipa che definire brillante e’ poco). Comunque, l’Amante alla fin fine non l’ho ancora letto, infatti l’ultima volta che son tornato in Italia ero sicuro di averlo recuperato e invece no, mi son confuso e ho preso questa “Sposa liberata”, che evidentemente qualcun altro nel frattempo mi ha regalato (non so chi, la gente aveva la bella abitudine di mettere la dedica a pag. 3 ma ormai dev’essere passato di uso, o forse ero solo io che ho sempre scritto qualche genialata quando regalo un libro).
Riassumento, “la sposa liberata” e’ la storia di un padre che non si da pace da quando il figlio Ofer, dopo appena un anno di matrimonio, si e’ separato. Vuole scoprirne la ragione, perche’ convinto che il figlio ne stia ancora soffrendo, e quando gli si presenta l’occasione riallaccia i legami con la famiglia dell’ex nuora, all’insaputa del figlio. Inizia un lungo viaggio alla ricerca della verita’, ed e’ anche all’interno della cultura araba e dei rapporti fra israeliani e palestinesi, musulmani ed ebrei, padri e figli, mariti e mogli. E’ un romanzo bellissimo e intenso, mi e’ piaciuto come la narrazione e’ quasi sempre al presente e come Yehoshua a tratti sembra quasi mettersi a parlare cosi suoi personaggi dandogli del tu. Immagino questo Yehoshua prima o poi si portera’ a casa il nobel per la letteratura.
Quanto è grande Rivlin? Quanto può esserlo ogni essere umano, ogni padre in cerca di risposte al dolore di un figlio. Con l’ostinazione di volerlo liberare da un giogo insopportabile che gli impedisce di vivere appieno la sua vita, di (ri)costruirsi un futuro. E va contro il desiderio di indipendenza di quel figlio, che gli chiede di smetterla con le domande, di riporre in un angolo la rabbia e la voglia di far luce su una sofferenza a cui solo il tempo può dare sollievo. Ma, Rivlin sostiene, non è il tempo a guarire le ferite. Non sono i giorni, i mesi, gli anni accumulati. Solo la verità può cancellare una colpa o un’incomprensione. E allora scava, interroga, resuscita il passato, lo sfida chiedendo a tutti i protagonisti della storia di svelare quello che è stato taciuto. La sua ostinazione è scomoda, ridondante, ossessiva, mette a repentaglio le sue certezze. E le nostre. Ci rende fragili trascinandoci in una ricerca che ci sembra una forzatura, ci rende complici nella violazione di un segreto troppo scomodo, tanto grave da aver distrutto in modo irreparabile un amore. Soffriamo per Rivlin, che non si dà pace, e per Ofer, che dopo cinque anni e 5192 km ancora non riesce a voltare pagina e ritratterebbe tutto se solo la negazione gli permettesse di fare un passo indietro, e per Galia, che, pur di non vedere, ha rinunciato a un matrimonio felice a beneficio di un uomo che non pone mai domande. È così grande Rivlin da avermi fatto innamorare del suo autore.
This book was brilliant. It's about the brides in the life of a professor of Orientalism, Rivlin, in Haifa: his wife, the bride who deserted his son after a year of marriage, and the Arabic woman who is his student and whose wedding he attends early on in the story.
I loved the way Yehoshua set up a mystery (why did Gayla leave Rivlin's son), and yet, this book should not be considered a mystery. The mystery is just a small part of the world Yehoshua creates, something that centers all the other relationships in the story.
Occasionally the translation seemed a little clunky, but even through the translation it's possible to see the beauty of the writing. The details are magnificent and this illuminates so much about so many relationships: between Rivlin and his wife, Rivlin and his son, the Israelis and the Arabs. This gives an intimate look to what Israeli, and to a limited degree Arabic, life was like before the intifada.
This book is haunting. Images from it just stay with me. Amazing.
E' la storia di una ricerca ossessiva della verità, di una tenace curiosità di conoscenza della realtà, attraverso l'analisi attenta del passato, sia su un piano individuale, familiare, sia su un piano storico e sociale. Sullo sfondo il conflitto arabo-israeliano ed i rapporti tra i due popoli obbligati alla condivisione, descritti con sincerità da un intellettuale libero, da anni impegnato socialmente per la pace. E una serie di storie individuali, di drammi familiari, di problemi esistenziali e religiosi, di rapporti interpersonali spesso difficili, di nevrosi e frustrazioni, analizzate e sviscerate nel profondo e attraverso le quali emerge il sentimento di un intero popolo. Nonostante il gran numero di pagine, il libro non annoia mai, la narrazione è serena e a tratti ironica, la storia coinvolgente, irresistibili i personaggi e le vicende.
Primo libro che leggo di quest'autore, che è stato un'autentica sorpresa! Un viaggio intenso e magico in Palestina, "crocevia tra arabi ed ebrei che imparano a convivere pacificamente". Ma sono i personaggi in particolare che catturano il lettore, con le loro vicende personali e il loro carattere. In particolare come non affezionarsi al protagonista, il professore Rivlin, con la sua testardaggine, ma anche il suo grande amore per la moglie e l'affetto per il figlio, per il cui destino si strugge e cerca di lottare, fino a convincersi, alla fine, che deve lasciarlo andare , libero di decidere della sua vita. Un viaggio affascinante che non vorresti finisse mai e che, alla fine, ti lascia un vuoto dentro e tanta nostalgia per i personaggi che ti hanno accompagnato per giorni, facendoti divertire, emozionare e arricchire sulla conoscenza del mondo palestinese.
La letteratura israeliana ancora una volta non mi ha deluso. Libro bellissimo, ricco di sentimenti, di significati. Invidia � una delle parole chiave di questo libro e viene ripetuta pi� volte fina dall'inizio. E' davvero l'invidia che spinge Rivlin a non sopportare i matrimoni arabi, i viaggi della moglie, la malattia del collega e lo induce a scavare nel passato, come sostiene la moglie Haghit? Un'altra parola chiave � ricerca: ricerca della verit�, una verit� scomoda che tutti cercano di nascondere. Bellissimo il personaggio della moglie Haghit.
This novel contains many interesting vignettes, but doesn't work as a novel. I was truly touched by the parents' disappointment and concern over their son, but for this central device to be effective, the gap between them would have to based on a more natural dilemma than the bizarre secret chosen by Yehoshua. As an exploration of the problems faced by sensitive Jews and Arabs, it is a worthwhile read.
About an Israeli professor in a desperate cause to understand the story of his son's failed marriage, a student's eccentric doings, the soul of Algerian politics, all the while his own life moves around him. I loved this book a lot especially for the characters. Yehoshua is excellent at bringing people to life. The writing is crisp and simple.
This is the first book I read from AB Yehoshua, and it started a fever. The plots are pretty simple, but his style and ability to convey emotions in almost a flat style is amazing.
לפני הכל, זה הספר הראשון של א.ב יהושוע שקראתי, והכתיבה הייתה מיוחדת במינה ומעניינת כפי שלא קראתי לפני כן. אני קצת חלוקה עם דעותיי על הספר. ב-23 השעות של שמיעת הספר הכרתי דמויות רבות ומגוונות שלכל אחת מהן היה ייחוד ואופי משמעותי, הייתה כאן יכולת מופלאה לספר סיפור ולהציג רגשות כנים ואמיתיים של בני אדם. גם מוצגות מחשבות וצורות פעולה שמדהים לקרוא ולהתוודע שאתה לא היחיד שחווה את החוויה האנושית. בכתיבה המדהימה הזו נהניתי מעברית וערבית שיחד טיילו לאורך ישראל, מחיפה וכל המקומות שאני מכירה, דרך ירושלים וכל המקומות שעוד אכיר. אוניברסיטאות ובתים של אנשים, הבית של שי עגנון ופנסיון ״גן העדן״. שכם ורמאללה וג׳נין, וכל המקומות שכמעט. העברית והערבית שנמזגות לתוך שירה וסיפורים ומשלים, שנזעקות מתוך הצגות, קונצרטים ופסטיבלים. השפות היפיפיות שקשה להפריד אחת מהשנייה, התמזגו בספר הזה ונתנו חיים לרוח הדו קיום והאינטראקציות האנושיות שקיימות בין העמים. אהבתי את העיסוק במקצוע המזרחנות וכמה שאפשר ללמוד מהספר הזה, אהבתי לקרוא על המפגש בין העולמות שהלוואי שהייתי זוכה לחוות גם בחיי שלי. אהבתי את העיסוק המתמיד בשאלות של עבר ושל נסיבתיות. אהבתי שאלות של לאום ובכללי את הרוח האקדמאית. עם זאת, היה לי קשה להבין איזה מן מסעות עברו הדמויות. מה השתנה בהן? האם ריבלין יקבל שעליו לעזוב את בנו לנפשו, האם הוא יבין שיש דברים שהוא לא חייב לדעת? האם יש שינוי בעופר שיוכל לשחרר מעברו סוף סוף ולהמשיך הלאה, ובתוך זה לראות שהוא מתרכז רק בעצמו ופוגע באנשים סביבו? יש עוד הרבה דמויות עם שלל בעיות כמו עקשנות, אנוכיות או הסתרת האמת, שאני לא בטוחה אם מישהו מהם משתנה לאורך הספר. ואולי זו הנקודה, וזהו ספר על תקיעות. כשסיימתי לקרוא הייתה לי הרגשה שכלום לא נסגר וכלום לא התגלה. ריבלין עדיין לא יודע דבר, בני הזוג לא חוזרים, סמאהר בדיכאון, ראשד בבית חולים, הניצוץ במחשב, התינוק בבטן והילדים בפלסטין. פואד נותן ניסיון של שינוי, כשהוא מספר לגליה את האמת על אביה ואחותה, ועדיין התוצאות נשארות אותו הדבר. ורק נקודת אור בצורת קצין משוחרר, יוצא אל החיים בשנייה האחרונה ומרגיש שהכל פתוח לפניו, הצבעים והריחות, ארצות רחוקות. וכמובן, כמו תמיד, אני אומר תודה. תודה על נפלאות השפה והכתיבה, תודה על סיפורי עם ועל שירת גן עדן. תודה על הרגשות שהספר הזה העלה בי, על דמויות משונות ומיוחדות ועל המון אנושיות על כל צדדיה. נהניתי לקרוא ולהרגיש.
Può darsi che tra qualche decennio i romanzi di Yehoshua verranno classificati come romanzi storici, per il modo brutalmente raffinato in cui affrontano a viso aperto l'irriducibile complessità del reale israeliano. Può darsi. Io la penso già così, e l'idea si è radicata con la lettura di questo "La sposa liberata", pubblicato nel 2001. Lettura impegnativa: 592 pagine in cui nulla ci viene celato dei detti e fatti del simpatico professor Rivlin, israeliano, uomo sensibile polemico ed energico, docente al Dipartimento di Studi Mediorientali presso l'Università di Haifa (tra le colline rosate della Galilea) dove lo stesso autore insegna letteratura ebraica.
Se ne "Il responsabile delle risorse umane" un distratto ma sensibile direttore del personale scopriva grazie alla morte di una donna delle pulizie immigrata russa l'umanità nascosta dietro mansionari ed elenchi di dipendenti di una fabbrica, qui il protagonista è uno storico, un individuo quindi non solo estremamente consapevole della realtà che gli si agita attorno, ma che per contratto e per la sua natura cerca incessantemente risposte (non sopporto, nella ricerca come nella vita, di essere lasciato sospeso a mezz'aria... Se Ofer avesse davvero capito perché il suo matrimonio è fallito, non sarebbe bloccato nella situazione in cui si trova ora), anche a ciò che non si può spiegare e che fino alla fine non saprà. Come il segreto che ha distrutto dopo un solo anno il matrimonio dell'adorato figlio Ofer con Galia. O meglio: ironicamente l'omniscient narrator Yehoshua lo svelerà a noi lettori, ma a Rivlin farà solo sfiorare fisicamente luoghi e protagonisti di quel segreto, quasi contaminandolo, e questo nonostante la sua vivissima intelligenza.
La triste conclusione di un'indagine che fin dall'inizio tutti, soprattutto la moglie ("Hai cercato stupidamente di aggrapparti a un nuovo espediente che creerà solo dolore e non porterà alcun beneficio") ma anche i figli, incluso lo stesso Ofer, avevano cercato con fastidio di impedirgli. Ma all'inchiesta tutta privata si intrecciano i difficili equilibrismi dottrinari, i giochi burocratici di potere, le dispute intellettuali del mondo universitario, che nell'Israele di Yehoshua bene o male hanno sempre a che fare con la carne e il sangue: si comprende cioè come lo studio dei popoli arabi, della dissoluzione ottomana, del terrorismo algerino (le cui radici Rivlin, non trovando soddisfacenti risposte razionaliste, andrà infine a cercare nelle tracce poetiche e narrative degli ultimi anni di dominazione francese) non sono morta accademia, ma rappresentano l'Oggi e il Domani di un ceto intellettuale che non può fare a meno di interrogarsi sulle possibilità di una pace che nel 1998-99, gli anni in cui si svolge il romanzo, sembrava meno irraggiungibile del solito. Ed ecco quindi il professore - senza sentimentalismi o sensi di superiorità o di inferiorità - mescolarsi riluttante e affaticato agli studenti arabi, alle loro feste, sempre più coinvolto dalla loro gentilezza avvolgente e ambigua, dalla loro llingua e poesia, dai loro laceranti problemi familiari e territoriali.
Il lettore occidentale nota anche un puntiglio quasi da bestiario medievale nel districarsi del narratore e dei protagonisti tra le identità dei loro antagonisti, che pur vivendo sulla stessa terra, hanno lingue, religioni, status giuridici così diversi e apparentemente separati: gli altri sono sempre "l'ebreo", "l'arabo israeliano", ma anche "un arabo dei territori", un druso, una suora libanese dal canto divino, o l'anziano professor Tedeschi immigrato dall'Italia dopo l'emanazione delle leggi razziali fasciste, o i parenti israeliani che vivono all'estero ma vengono ogni tanto in visita... e ognuno ha la sua pena, pubblica o privata.
La sposa liberata del meraviglioso titolo (che in ebraico sarebbe in realtà "la sposa liberatrice") potrebbe rappresentare la Galia che si purifica alla fine, nell'imminenza del parto, dal conflitto che la opponeva al primo marito; o la triste giovane vedova dello studioso di poesia algerina morto a causa di una bomba, la quale supplica inutilmente Rivlin di farsi carico dei suoi problemi sottraendola alla tutela dei suoceri; o l'enigmatica Samaher, orgogliosa, malata immaginaria, bugiarda compulsiva, impelagata in una relazione extraconiugale con il cugino Rashed, uno dei personaggi più indimenticabili del libro, portatore di racconti con la stessa Samaher come traduttrice dall'arabo, spiritelli entrambi da Mille e Una Notte. O forse, infine, la donna ebrea del Dybuk, poema ebraico magicamente rappresentato a Ramallah da un'improvvisata compagnia teatrale di studenti arabi durante un altrettanto improvvisato festival della poesia e dell'amore: la donna che un esorcismo libera appunto dal dybuk (demone). Un romanzo sulla speranza di riconciliazione e di pace, in cui l'insopportabile, dolciastra retorica politichese della pace viene per fortuna lasciata fuori dalla porta.
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