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224 pages, Paperback
Published October 29, 2015
Senza dubbio la morte è più grave della detenzione (infatti oggi ci premuriamo di contrastare quella più che questa) ma la detenzione, ove non mitigata da un trattamento educativo reale, è una morte parziale, l’asportazione di una porzione di vita.
«Glielo chiedo – ha intuito la domanda – perché le volevo dire che se suo figlio nasceva dove sono nato io, adesso era lui nella gabbia; e se io nascevo dove è nato suo figlio, magari ora facevo l’avvocato, ed ero pure bravo».
«Lo penso anch’io che se lei faceva l’avvocato era molto bravo» dico, e balbetto qualche cosa di saggio, del genere non tutti quelli che nascono a Catania, fosse pure nel suo Bronx, finiscono in prigione.
(...) Salvatore, con il fatalismo che soccorre la disperazione, pensa alla sua «maledizione» atavica che in qualche modo lo giustifica ai propri occhi, pensa alla nuvola nera che avvolse la sua culla quando entrò nel mondo, e mi dedica la strada alternativa che avrebbe potuto (forse voluto) percorrere: quella di essermi figlio, un figlio fortunato, avvocato e galantuomo.