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New York stories

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A chi la attraversa con occhi attenti, New York racconta la storia di un secolo preciso, il Novecento: in quali idee credeva, di quali mali soffriva, che sogno di felicità inseguiva. Camminare tra il Lower East Side e il Greenwich Village, o pedalare su per Broadway fino a Times Square, o costeggiare l'isola in traghetto da Harlem alla Battery, è come assistere a un'epopea che nasce nell'età del transatlantico e delle grandi migrazioni, supera gli anni ruggenti, gli anni ribelli, gli anni dell'opulenza, e finisce una mattina di inizio millennio, il giorno del 2001 in cui qualcuno ha immaginato di poter distruggere New York. Ma una città non è fatta solo di luoghi: sono le persone con i loro sentimenti, le loro relazioni e desideri, a darle la sua anima. E New York - lo dice Fitzgerald nel racconto che apre questa raccolta - non è la città di chi ci è nato, ma quella di chi l'ha desiderata, e ha dovuto combattere per farne parte. Come la vecchia Mary del racconto di Nicholasa Mohr (tradotto per la prima volta in Italia), che ha lasciato un figlio a Portorico con l'intenzione di tornare a riprenderselo dopo aver fatto fortuna; come gli emigranti descritti da Mario Soldati che durante la traversata immaginano così il loro approdo: «fauci aperte, immane leviatano, a triturare senza pietà chiunque non sapesse l'inglese». I personaggi indimenticabili di queste storie - la bella bionda di Dorothy Parker, quello spilungone di Jelly che gareggia a colpi di rime in strada per rimediare un pranzo, o Pier Paolo Pasolini, in pantaloni di velluto e scarpe di camoscio, che si aggira da solo per le zone più cupe del porto - compongono il frastuono di grida, litigi, proteste, suppliche, dichiarazioni d'amore che sono la musica di New York. «Un luogo dove nascondersi, dove perdersi o ritrovarsi, dove fare un sogno in cui si abbia la prova che forse, dopo tutto, non si è un brutto anatroccolo, ma si è meravigliosi, degni di amore», come scrive Truman Capote. Paolo Cognetti da anni esplora le strade e le storie della Grande Mela, e ci regala con quest'antologia una bussola letteraria preziosa e originale per il nostro personalissimo viaggio.

***

"La mia città perduta" - Francis Scott Fitzgerald
"La bella bionda" - Dorothy Parker
"Solo i morti conoscono Brooklyn" - Thomas Wolfe
"Il 14° Distretto" - Henry Miller
"Italo-americani" - Mario soldati
"Storia nello slang di Harlem" - Zora Neale Hurston
"Il barile magico" - Bernard Malamud
"La vecchia Mary" - Nicholasa Mohr
"New York" - Truman Capote
"Ballata" - John Cheever
"Saluti a casa" - Richard Yates
"Ti vedo, Bianca" - Maeve Brennan
"La suocera" - Ed Sanders
"Un marxista a New York" - Oriana Fallaci
"Ascoltare" - Grace Paley
"Interni a Manhattan" - Mario Maffi
"Bei tempi addio" - Joan Didion
"L'angelo Esmeralda" - Don Delillo
"Un luogo dove non sono mai stato" - David Leavitt
"Le cose che non facciamo per amore" - Mona Simpson
"Il "gilgul" di Park Avenue" - Nathan Englander
"Limiti cittadini" - Colson Whitehead

378 pages, Hardcover

First published November 24, 2015

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Paolo Cognetti

44 books2,311 followers

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19 (5%)
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3 (<1%)
Displaying 1 - 30 of 43 reviews
Profile Image for Diletta.
Author 11 books242 followers
April 28, 2016
New York è una città alla spasmodica ricerca d'attenzioni, e puntualmente riesce a riceverle. È uno sfavillante leviatano e chi diventa sua preda va incontro a un cambiamento inevitabile.
Profile Image for Maria Di Biase.
314 reviews76 followers
January 2, 2021
Sono ventidue autori per ventidue racconti, eppure mi è sembrato di leggere sempre la stessa storia con un'opzione doppia sul finale. Perché ci sono due tipi di persone: quelle che arrivano a New York e ripartono in tempo, e quelle che restano. Il tempo è relativo: può essere un mese, un anno, un decennio. Il tempo per salvarsi. Chi lascia New York guarderà sempre alla città come a un miraggio, «uno di quei castelli incantati visitati dai personaggi delle leggende».
A chi decide di restare, New York non lascia scampo. Diventa un grande bluff.

Continua qui: http://www.scratchbook.net/2016/01/ne...
Profile Image for Simone Subliminalpop.
668 reviews53 followers
January 10, 2016
Sulle scelte e sulle qualità dei singoli racconti si potrebbe far notte, l'importante è che l'obiettivo della raccolta sia riuscito.

La mia città perduta, Francis Scott Fitzgerald ☆☆☆☆
La bella bionda, Dorothy Parker ☆☆☆☆
Solo i morti conoscono Brooklyn, Thomas Wolfe ☆☆☆
Il 14° Distretto, Henry Miller ☆☆☆☆
Italo-americani, Mario soldati ☆☆☆
Storia nello slang di Harlem, Zora Neale Hurston ☆☆☆
Il barile magico, Bernard Malamud ☆☆☆☆☆
La vecchia Mary, Nicholasa Mohr ☆☆☆☆
New York, Truman Capote ☆☆☆
Ballata, John Cheever ☆☆☆☆☆
Saluti a casa, Richard Yates ☆☆☆☆☆
Ti vedo, Bianca, Maeve Brennan ☆☆
La suocera, Ed Sanders ☆☆
Un marxista a New York, Oriana Fallaci ☆☆☆☆
Ascoltare, Grace Paley ☆☆☆☆
Interni a Manhattan, Mario Maffi ☆☆☆☆
Bei tempi addio, Joan Didion ☆☆☆
L'angelo Esmeralda, Don Delillo ☆☆☆☆☆
Un luogo dove non sono mai stato, David Leavitt ☆☆☆☆☆
Le cose che non facciamo per amore, Mona Simpson ☆☆☆☆
Il "gilgul" di Park Avenue, Nathan Englander ☆☆☆☆☆
Limiti cittadini, Colson Whitehead ☆☆☆☆
Profile Image for Evi *.
395 reviews307 followers
December 17, 2024
NEW YORK SHORT TALES
Cognetti stila un'antologia di racconti che hanno New York come leit motiv.
Alcuni autori presentì sono mostri sacri del racconto breve, la scelta da parte di Cognetti è ovviamente opinabile e personale.

Sono racconti dedicati ad un luogo?
Sì certamente, ma non si esauriscono in scadente letteratura da viaggio perché in essi il luogo viene trasfigurato attraverso la sensibilità e le esperienze di chi scrive e riesce a trasmettere il polso della città, più di tante guide turistiche con aridi elenchi topografici sempre uguali a se stessi.

Merito aggiuntivo dell'antologia è la suddivisione in 5 macro aree temporali e tematiche che evidenzio in grassetto.

Gli anni ruggenti
I soldati americani tornano dall'Europa e all'euforia si affianca una serpeggiante repressione politica unita alla paura del comunismo, sono gli anni del proibizionismo, dei gangster ma l'instabilità non sfiora il mondo dei ricchi chiusi nelle loro ville a Long Island o nei palazzi di Midtown affacciati su Central Park.
Manhattan viene furiosamente edificata e comincia a delinearsi il suo skyline, i primi grattacieli, i primi ponti sull'Est River è l'età del jazz di Fitzgerald.

Emigrazione
Nei primi anni venti del '900 la grande migrazione: circa 12 milioni di persone, soprattutto dall'Europa, sbarcano a New York che comincia a diventare il crogiuolo di razze che oggi conosciamo: ebrei italiani russi ucraini polacchi portoricani....
Olandesi e inglesi ovviamente già c'erano, d'altronde furono loro a fondare la città.
Testimonianze di Henry Miller, il bellissimo racconto Il barile magico di Malamud, non manca anche il nostro Mario Soldati con un racconto amaro e realistico sulla nascente comunità di Little Italy.

l love New York
Arco temporale che va dal dopoguerra agli anni '60, il periodo d'oro della letteratura newyorkese nasce la beat generation, la canta Truman Capote che arriva dal sud ma elegge New York sua città per scelta, sebbene in realtà risiederà sempre nel distretto di Brooklyn, Cheever e Yeats i cantori dei sobborghi, la penna affilata di Dorothy Parker.

L'età ribelle
L'iconica Washington Square smette di essere il garden nel cuore del Greenwich Village dove passeggiavano le bostoniane di Henry James.... bensì diventa, negli anni sessanta, crocevia obbligato per tutte le contestazioni che sotto il suo arco vedranno sfilare i cortei contro la guerra in Vietnam, o a favore de i diritti delle donne, o per chiedere una casa o difendere qualsiasi giusta causa.
New York diventa la capitale della controcultura, i generi si mescolano nasce il New Journalism di Oriana Fallaci e Joan didion, di Grace Paley.

Luminosa decadenza di new York
Che è un ossimoro straordinario sembrerebbe uscito diretto dalla penna di DeLillo (straordinario il suo racconto L'angelo Esmeralda) il mondo in disfacimento la crisi economica, la disoccupazione da una parte e lo yuppismo rampante dall'altra, il fantasma dell'Aids, Leavitt e ancora Nathan Englander (straordinario il suo racconto) il nero Colon Whitehead.

Questo è l'elenco dei racconti con a fianco la mia personale stellatura:

La mia città perduta, Francis Scott Fitzgerald ⭐⭐⭐
La bella bionda, Dorothy Parker ⭐⭐⭐⭐⭐
Solo i morti conoscono Brooklyn, Thomas Wolfe ⭐⭐
Il 14° Distretto, Henry Miller ⭐⭐
Italo-americani, Mario soldati ⭐⭐⭐⭐
Storia nello slang di Harlem, Zora Neale Hurston ⭐⭐
Il barile magico, Bernard Malamud ⭐⭐⭐⭐
La vecchia Mary, Nicholasa Mohr ⭐⭐⭐⭐
New York, Truman Capote ⭐⭐⭐⭐
Ballata, John Cheever⭐⭐⭐⭐
Saluti a casa, Richard Yates ****⭐⭐⭐⭐
Ti vedo, Bianca, Maeve Brennan
La suocera, Ed Sanders ⭐⭐⭐⭐
Un marxista a New York, Oriana Fallaci ⭐⭐⭐⭐
Ascoltare, Grace Paley ⭐⭐⭐
Interni a Manhattan, Mario Maffi ⭐⭐⭐⭐
Bei tempi addio, Joan Didion ⭐⭐⭐⭐
L'angelo Esmeralda, Don Delillo ⭐⭐⭐⭐⭐
Un luogo dove non sono mai stato, David Leavitt ⭐⭐⭐⭐
Le cose che non facciamo per amore, Mona Simpson ⭐⭐⭐⭐
Il "gilgul" di Park Avenue, Nathan Englander ⭐⭐⭐⭐⭐
Limiti cittadini, Colson Whitehead ⭐⭐⭐⭐

Amo le raccolte di racconti eterogenei, è un po' come fare una crociera: visiti seppur brevemente tanti posti, nulla poi ti impedirà di approfondire la conoscenza dei singoli autori in maniera autonoma, ponderata, libera e più completa.
Assolutamente consigliabile come raccolta di racconti "in sé" e a prescindere da New York, ancora più consigliabile se, è Lei, che tra le pagine si sta cercando.
Profile Image for lorinbocol.
265 reviews433 followers
August 3, 2017
andare in giro per new york con cognetti dovrebbe far fico, ma è un po' tipo visitare pompei con alberto angela. non si butta via niente come nel maiale, anche se la guida ha l'attitudine (frequente tra chi ha fatto la gavetta in minimum fax) a presentare tutto come se dietro vi fosse un guizzo di genialità.
nuova york resta bellissima (5 o 6 di questi racconti lo sono davvero) però devi farti andar bene l'impressione che il percorso sia studiato anche in funzione dei selfie da pubblicare su instagram.
Profile Image for Nelliamoci.
734 reviews116 followers
January 18, 2016
Ma ciò che si nasconde davvero fra i racconti di New York Stories sono le persone, le amicizie, gli amori, tutti i legami che fanno battere forte il cuore e rendono speciale qualsiasi incontro, anche il più banale. (..) New York Stories è un secolo pieno di vita, di emozioni, di palpitazioni (..), è un elogio a ciò che è stato il Novecento, un insieme di racconti che fanno la storia di una metropoli amata da molti e odiata da altrettanti, un simbolo ancora oggi così forte e attraente.

https://justanotherpoint.wordpress.co...
Profile Image for Lacampanadivetro.
41 reviews12 followers
March 19, 2016
Sono stata alla presentazione del libro, alla libreria Giufà di Roma. Paolo Cognetti ci ha spiegato l’intento dell’opera che è quello di raccontare una storia a partire dagli inizi del 900, il momento in cui la città cambia anima attraverso l’immigrazione. New York è stata la capitale dell’immigrazione, la città è stata fatta da persone provenienti dall’altra parte del mondo e non. New York è di tutti, è tua, anche se non ci sei mai stato. Siamo cresciuti con la cultura americana, abbiamo film, libri, abbiamo sogni newyorkesi, è come se fosse già nostra.

“Da quel momento seppi che, per quante volte potessi andarmene, New York sarebbe stata sempre casa mia.” (La mia città perduta, F.S. Fitzgerald)

Ci sono 22 autori in questa raccolta, ognuno con la propria storia, ogni personaggio con la propria compagna, che sia l’alcool, un gatto, la vicina o la donna perfetta.

“Se andavi a guardare le fattezze, perfino alcune delle donne delle fotografie erano meglio di lei; ma lei gli balzò al cuore: aveva vissuto, o voleva vivere – più che voler vivere, forse rimpiangeva come aveva vissuto – e in un modo o nell’altro aveva profondamente sofferto: lo si poteva scorgere dal modo in cui la luce l’avvolgeva e ne rifulgeva, fuori e dentro di lei, aprendo regni di possibilità: lui era la sua possibilità” (Il barile magico, B. Malamud)

Scorgiamo l’incompiutezza, la ricerca minuziosa, quel vagare sfortunatamente infinito o probabilmente compiuto ad un certo punto per qualcosa che desideriamo ardentemente. Per quel qualcosa che potrebbe essere perfetto agli occhi di tutti ma che noi non vediamo con i nostri occhi. La risoluzione nell’imperfezione, una scintilla inspiegabile. La donna perfetta o la nostra città. New York è nostra. Così come la immaginiamo, così come la vediamo. Ognuno ha una sua New York privata. Quella che vedi la prima volta, quella che continui ad elaborare nella tua testa ed è sempre lì. Lei cambia (sì perché è una Lei). Tu vai via, torni, lei è completamente diversa, ma sempre tua.
Si parlava della New York vista attraverso gli occhi di Pasolini, nel racconto di Oriana Fallaci. Durante la presentazione Marco Cassini si chiedeva il perché di questa visione diversa: è diversa perché è Pasolini o perché davvero c’è una differenza? Solo oggi questa domanda trova risposta in me: New York non è rappresentabile. Gli occhi di Pasolini vedono una città vista tante altre volte, nelle poesie, nel cinema. Ma il doppio senso di New York è questo: “non è cinematografabile. Da lontano è come le Dolomiti, troppo fotogenica, troppo meravigliosa, e dà fastidio. Da vicino, da dentro, non si vede.” L’anima di New York non è visibile, non è rappresentabile. L’anima di New York è tua, è l’importanza che le conferisci quando ci entri, quando la lasci, quando la vedi per la prima volta attraversando il ponte, quando cammini per strada e ti senti solo, quando Lei è l’unica cosa che hai.

“Le nostre strade sono calendari che contengono ciò che siamo stati e ciò che saremo domani.” (Limiti cittadini, C. Whitehead)

Le nostre strade. La nostra New York, che sia un’illusione o l’unica realtà possibile. La sola opportunità di affrontare ciò che in altri luoghi non saresti in grado di scalfire. Puoi plasmare te stesso, puoi cadere in abissi, essere ciò che vuoi. Ognuno ha la propria New York, ognuna per i propri sé.

Articolo completo su lacampanadivetroblog.wordpress.com
Profile Image for Alfonso D'agostino.
928 reviews73 followers
August 13, 2017
Che mi piacesse il Cognetti novellista era già chiaro. Che io abbia apprezzato moltissimo il Cognetti romanziere (e ben prima dello Strega, meritatissimo) era altrettanto evidente. Mi spingerei ad affermare che persino il Cognetti “saggista” mi aveva colpito oltremodo. Ora posso affermare serenamente che anche nella veste di curatore di una antologia di racconti altrui (e che altrui!) Paolo Cognetti è in grado di regalare moltissimo.

«Ogni antologia su New York è solo una delle tante possibili. Non c’è scrittore, americano o no, che passando di lì non abbia lasciato un racconto, un romanzo, una poesia, una pagina di diario. Più che un libro, se ne farebbe una biblioteca»

New York Stories è una raccolta di ventidue racconti pubblicata da Einaudi e curata da Paolo Cognetti, uno scrittore innamorato della Grande Mela come ben dimostra “New York è una finestra senza tende“. Un amore evidente anche per l’attenzione con cui sono stati selezionati i racconti che compongono l’antologia: tra grandissimi nomi e qualche nuova scoperta (almeno per l’ignorantissimo scrivente) si viaggia tra Francis Scott Fitzgerald e un meraviglioso Mario Soldati, per poi passare inevitabilmente da Truman Capote e scoprire una Fallaci ironica e tagliente. Addirittura splendido – e giuro che non lo conosco, mea culpa – il racconto di Nathan Englander.

Immagino nella mia scarsa creatività che una antologia di questo genere abbia (almeno) due obiettivi: invogliare clamorosamente al viaggio (e ho attivato un Google Alert per le offerte speciali verso Manhattan) e spingere ad approfondire la conoscenza di un autore. Con New York Stories Paolo Cognetti ha compiuto pienamente la missione, e al cento per cento.

http://capitolo23.com/2017/08/13/new-...
Profile Image for Frannie.
508 reviews221 followers
November 9, 2020
La città ti conosce meglio di chiunque altro, perché ti ha visto quando eri solo.

Dio, che meraviglia. E che voglia di prendere un aereo e raggiungere la città delle mille luci e delle mille voci adesso, all’istante, mentre ho ancora in testa tutte queste parole sognanti e malinconiche.

Paolo Cognetti, curatore di questa raccolta di racconti sulla città di New York, oltre che una penna che personalmente apprezzo molto, ha fatto un lavoro eccellente. Seppur consapevole di trasmetterci, con una selezione di 22 voci, tra cui alcune italiane, solo un’idea limitata e puramente soggettiva della città, è riuscito comunque a regalarcene una visione incredibile, sfaccettata, caleidoscopica.
Capiamo subito che non si finirebbe mai di raccontare New York. È la città dei giovani, di chi non ha certezze e deve ancora trovare la propria strada, è la casa di chi può fare promesse che avrà tutto il tempo di mantenere più avanti.
È una città che elargisce speranze dorate al pari di cocenti delusioni e per quanto si provi a non lasciarsi sopraffare, ti entra dentro e forse per questo è soprattutto la città non di chi ci è nato, ma di chi l’ha desiderata a lungo, ha combattuto per farne parte e poi non è più riuscito ad andarsene.
In molti racconti troviamo personaggi che sono approdati nella Grande Mela quasi per caso, convinti di abbandonarla al più presto ma che vi sono rimasti invischiati per anni, incapaci di ritornare dovunque volessero fare ritorno.

È interessante la divisione interna del volume, che segue in ordine cronologico varie tappe storiche della città: parte dai ruggenti anni ‘20 del proibizionismo e del lusso sfrenato, passando per la grande migrazione del dopoguerra, l’epoca d’oro del jazz e dei sobborghi, i rivoluzionari anni ‘60 e arriva alla luminosa decadenza degli ultimi anni.
Tanti gli scrittori chiamati in causa: c’è Capote, c’è Miller e gli immancabili Yates e DeLillo; sorprendentemente tante anche le donne, come Dorothy Parker, Joan Didion e perfino la nostra Oriana Fallaci; per parlare a nome della comunità ebraica newyorkese vengono scelti Malamud ed Englander, mentre è Mario Soldati a farci entrare nel mondo degli Italo-americani di seconda generazione, con la loro ospitalità aggressiva e il bisogno disperato di sentirsi di nuovo vicini a casa.
Il racconto di Fitzgerald che apre la raccolta e quello di Whitehead che serve da chiusura sono parimenti intensi, autobiografici e per questo ancora più nostalgici: entrambi si ritrovano a dover dire addio a questa città che non si è mai davvero pronti a lasciare, che non accetta di essere lasciata. E a un certo punto, come dice Whitehead, ti rendi conto che ”sei un newyorkese quando quello che c’era prima diventa più concreto e reale di quello che c’è adesso”.

Un libro da sfogliare con calma, da gustare una storia alla volta.
Mi sembra superfluo specificare che non tutti i racconti qui contenuti sono memorabili, ma la maggior parte è più che godibile e alcuni raggiungono delle vette da capogiro.
Profile Image for Giada.
133 reviews12 followers
October 1, 2024
"New York stories" è una raccolta di scritti a cura di Paolo Cognetti. I romanzi di Cognetti mi piacciono molto ma quando scrive di New York vado letteralmente in brodo di giuggiole ed ero certa che avrei trovato uno splendido libro.
Come il titolo suggerisce, abbiamo una serie di racconti che hanno come protagonista e come sfondo la Città. Il volume è diviso in sezioni in ordine cronologico in modo che, oltre a leggere storie su New York, ricostruiamo anche la Storia di New York.
Non ci sono solo scrittori celeberrimi come Francis Scott Fitzgerald, Truman Capote, Oriana Fallaci e Colson Whitehead ma anche nomi meno conosciuti (alcuni per me anche sconosciuti). Davvero una bella lettura.

"Mentre la nave scivolava lungo il fiume la città esplose con fragore tutto intorno a noi nelle prime ombre della sera [...], un miracolo di luci spumeggianti appese alle stelle. [...] Da quel momento seppi che, per quante volte potessi andarmene, New York sarebbe sempre stata casa mia. " - F. S. Fitzgerald
Profile Image for Ophelinha.
214 reviews34 followers
March 8, 2016
New York è senza alcun dubbio la città più difficile da raccontare.

Prima di esistere in quanto città, in quanto microcosmo reale e tangibile affollato da milioni di vite, incroci di strade, grattacieli e taxi gialli, esiste per ognuno di noi come mito.

New York è una vera e propria creatura mitologica, alimentata da secoli di letteratura e da decenni di tradizione cinematografica: c’è chi ci va convinto di incontrare qualcuno nell’osservatorio dell’Empire State Building, ritrovare un numero di telefono dentro una copia di Cent’anni di solitudine in una bancarella, sentirsi spiegare il significato di Auld Lang Sine la notte di Capodanno da un Harry che è corso a piedi dalla sua Sally, perché quando capisci di amare qualcuno, eccetera.

C’è chi arriva convinto di trovarvi party stratosferici e la mistica luce verde di Gatsby, gli insopportabili brooklynite dell’altrettanto insopportabile Nathaniel P, Holly Golightly che cura i suoi mean reds tra vodka e colazioni da Tiffany. Ognuno di noi arriva a New York per trovare qualcosa: l’ispirazione per scrivere una storia, una mini-fuga dalla realtà, l’amore, quel senso di infinita possibilità che probabilmente esiste da nessun’altra parte – non nello stesso modo, non nella stessa misura.

Per qualcun altro, come il capitano Paolo Cognetti, New York è una finestra senza tende: New York Stories, l’antologia di racconti che ha curato per Einaudi, è un tentativo di ripulire i vetri di questa finestra, di ricostruirne l’essenza mitologica attraverso i decenni e attraverso ventidue voci, da Fitzgerald a Yates, da Dorothy Parker a Mario Soldati, da Don DeLillo a Joan Didion.

(continua su http://ophelinhapequena.com/2016/03/0...)
Profile Image for interno storie.
137 reviews52 followers
March 3, 2016
È una raccolta composita, difficile definirla nella sua interezza, sta di fatto che è piacevole perdersi nelle sfumature di una città mai idealizzata, osannata e conquistata come questa. È una piccola America all’interno dell’America.
Esperienze, sogni, tormenti si concentrano in circa 400 pagine. Le ventidue penne, la cui scelta è volutamente caduta sui racconti, sono tutt’altro che newyorkesi. «New York non è la città di chi ci è nato, ma quella di chi l’ha molto desiderata e ha dovuto combattere per farne parte», così scrive Paolo Cognetti nella prefazione. Ognuno ha la sua versione dei fatti, la sua idea di New York.

http://www.internostorie.it/recension...
14 reviews
January 30, 2021
C’est avec des airs de Jazz crachés par l’enceinte de mon salon que je viens de terminer la lecture de l’ouvrage Carnets de New York de Paolo Cognetti… commencé hier soir. Je l’avais reçu pour Noël et, si la couverture ne m’inspirait pas de prime abord, j’ai tout de suite accroché le quatrième de couverture.

Si certains passages font la part belle aux auteurs et artistes du siècle dernier ayant vécu à New York, ce n’est pas ce qui m’a le plus emballé dans ce livre. Ce qui m’a réellement plu, en revanche, c’est la description du style de vie des New Yorkais, la diversité culturelle que l’on trouve (et qui nous est contée à travers ces pages) et particulièrement l’historique, chargé d’histoire(s), de la Grosse Pomme lié aux immigrations successives. Oui, le style d’écriture est particulier, oui Paolo est curieux de découvrir la ville d’une manière différente de celle des touristes « lambda » et oui l’auteur ne prend pas des pincettes avec les clichés bien connus de la ville qui ne dort jamais.

Le bouquin est truffé d’anecdotes plus intéressantes les unes que les autres (par exemple : pourquoi les bouches d’égouts fument-elles ? eh bien vous le découvrirez en lisant le livre) et m’a donné terriblement envie de découvrir la ville d’une manière que je n’avais pas imaginée jusque-là. Non, je n’ai encore jamais eu l’opportunité de me rendre dans la plus grande ville des États-Unis mais oui, j’en ai terriblement envie.

Initialement, ma priorité était de visiter le mémorial du 11 septembre puis l’Empire State Building et ensuite faire un tour à Manhattan, à Brooklyn et à Broadway avant de manger un Hot-dog new yorkais et un Pretzel géant. Aujourd’hui, et après la lecture de ce superbe roman, mes priorités se sont à peu près inversés avec, toujours, un intérêt réel pour le One World Trade Center mais une réelle envie d’aller voir de mes yeux les bâtiments de briques rouges, le High Line Park, rencontrer les New Yorkais à Central Park mais aussi et surtout dans les différents quartiers cosmopolites et rassembler les histoires qui ont amené ces personnes à vivre ici la vie qu’elles mènent aujourd’hui. Tout comme ce livre, qui n’est pas tant que la ville en elle-même mais sur les gens qui l’habitent, qui la composent, qui ont fait d’elle ce qu’elle est désormais.

L’article commence à être plutôt long et ce n’était pas mon objectif en commençant à le rédiger, mais il faut dire que la lecture m’a donné envie d’écrire à nouveau, comme je l’ai longuement fait l’été dernier (pas forcément sur le blog… je vous parlerais probablement plus tard de ce projet encore non aboutit). Je terminerai simplement avec une citation qui me laisse penser que Cognetti ressent pour New York ce que j’éprouve pour Los Angeles : « Il n’empêche, chaque fois que je pars j’ai peur de ne plus la retrouver, ma ville : il y a des lieux que tu quittes confiant,tu es sûr qu’ils resteront inchangés pendant ton absence, et d’autres qui sont comme des personnes : entre-temps ils changeront au moins autant que toi. Dans cette ville, les choses disparaissent, aussi faut-il bien que je me les rappelle. »

Paolo Cognetti, Carnets de New York
Profile Image for Chiara F..
585 reviews47 followers
December 31, 2019
Da tempo immemore attendevo di pregustare questa raccolta di racconti su una città che amo e odio allo stesso tempo, New York, la grande e cosmopolita, meta di pellegrini di tutto il mondo che qui cercano il miracolo della rinascita e del sogno americano.
E in questa antologia, curata da Paolo Cognetti, si assapora tutta la meraviglia ed il disincanto, l’abbondanza e la penuria, la solitudine e il provincialismo che una città come questa offre a chi decide di viverci, di permanervi più di quanto è consentito.
Gli scrittori qui riuniti a raccontare la loro versione di New York, attraverso storie struggenti e particolari, abbracciano epoche e periodi differenti, per descrivere l’eterogeneità e l’evoluzione che ha coinvolto gli abitanti della Grande Mela e la città stessa, responsabile o per meglio dire colpevole di essere protagonista della storia, più di qualsiasi essere umano che vi abbia risieduto.

Non a caso per quanto siano importanti e prestigiose le penne che hanno lasciato il loro originale contributo in questo testo, da Malamud a De Lillo, da Joan Didion a Whitehead, ciò che spicca è sempre l’atmosfera che si respira, quella della metropoli cosmopolita, dove l’uomo non è che una goccia di un infinito oceano e dove la sua esperienza non è che una delle tante vicende che accomunano tutti coloro che hanno avuto l’ardire di abitarla.

Nel monologo tratto da “The Big Cahuna” è racchiuso il succo di queste storie sublimemente raccontate: “ Vivi a New York per un po', ma lasciala prima che ti indurisca. Vivi anche in California per un po’, ma lasciala prima che ti rammollisca”.
Non vi resta che scoprire quanto sia vero questo paragone...
Profile Image for Marta.
896 reviews13 followers
November 18, 2017
New York stories

Francis Scott Fitzgerald - La mia città perduta (My Lost City) **: meno organico dei suoi soliti racconti, forse perché autobiografico?
Dorothy Parker - La bella bionda (Big Blonde) ***: buono studio di personaggio, ma manca il finale
Thomas Wolfe - Solo i morti conoscono Brooklyn (Only the Dead Know Brooklyn) **: pointless
Henry Miller - Il 14° Distretto (The 14th Ward) **: mi ha fatto riflettere quando parla della memoria, affermando che arriva un certo punto della vita in cui, se qualcosa ci colpisce, è solo per il ricordo di qualcos'altro del passato; per il resto, troppo frammentario
Mario Soldati - Italo-americani ****: interessante punto di vista sugli emigrati di un connazionale, che vede in loro una intrinseca tristezza
Zora Neale Hurston - Storia nello slang di Harlem (Story in Harlem Slang) ***: divertente, da rileggere in lingua originale
Bernard Malamud - Il barile magico (The Magic Barrel) ****: da molto ho i racconti di Malamud in attesa, ma non mi ero mai decisa: quello di questa raccolta mi sarà sicuramente da stimolo
Nicholasa Mohr - La vecchia Mary (Old Mary) ***: urtante
Truman Capote - New York (1946) ****: bei personaggi e riflessioni interessanti
"Se una civiltà crolla, è denaro contante che gli eredi trovano tra le rovine? O è una statua, una poesia, una commedia?" pag. 145
"Furono quasi tutte bugie le cose che dissi; non era colpa mia, non potevo ricordare, perché era come se fossi stato in uno di quei castelli incantati visitati dai personaggi delle leggende: una volta fuori di là, non si ricorda, tutto ciò che rimane è l'eco spettrale di una meraviglia che non dà tregua." pag. 151
John Cheever - Ballata (Torch Song)***: Joan è un personaggio ben costruito
Richard Yates - Saluti a casa (Regards at Home) ****: un Revolutionary Road che finisce bene
Maeve Brennan - Ti vedo, Bianca (I See You, Bianca) ***: che tristezza
Ed Sandres - La suocera (The mother-in-law) ****: mi è piaciuta talmente l'ambientazione che ho comprato il libro da cui è tratto, Racconti di gloria beatnik
Oriana Fallaci - Un marxista a New York ***: Pasolini va a New York e ci resta sotto. I feel you, Pier Paolo
Grace Paley - Ascoltare (Listening) ***: un po' fastidioso il modo in cui sono gestiti i dialoghi
Mario Maffi- Interni a Manhattan ***: Maffi racconta la sua vita a New York attraverso le case in cui ha abitato, artificio abbastanza presente nel volume (Didion, Simpson), ma è quello che racconta meno del suo personale e la resa ne risente
Joan Didion - Bei tempi addio (Goodbye to All That) ****: dei racconti che parlano di case e vita è quello che ho preferito
"Quello era l'anno, il mio ventottesimo, in cui stavo cominciando a scoprire che non tutte le promesse sarebbero state mantenute, che alcune cose sono davvero irrevocabili e che, dopotutto, ogni evasione e ogni rinvio, ogni errore e ogni parola, tutto quanto, aveva avuto importanza." pag. 268
"Allora non provavo sensi di colpa per il fatto di trascorrere così i pomeriggi, perché avevo ancora tutti i pomeriggi del mondo." pag. 270
Don DeLillo - L'angelo Esmeralda (The Angel Esmeralda) *****: il racconto migliore, per caratterizzazione di personaggi e ambiente e resa
David Leavitt - Un luogo dove non sono mai stato (A Place I've Never Been) ****: accenni al periodo di diffusione dell'aids e un buon affaccio su un certo tipo di relazioni di amicizia-amore
Mona Simpson - Le cose che facciamo per amore (The Things We Do for Love) ****: cita bei tempi addio di Joan Didion, che in effetti ricorda nella scrittura; mi ha fatto ridere il regista che non finisce un libro perché non ci vede un film. Interessante confronto NY-Los Angeles
"Sembrava che gli altri si sposassero, avessero figli, trovassero un lavoro, avessero successo nella vita da qualche altra parte, mentre noi eravamo ancora single, lavoravamo part-time e andavamo ai concerti, alle inaugurazioni delle mostre, e facevamo delle passeggiate per uscire dai nostri appartamentini di New York" pag. 337
Nathan Englander - Il gilgul di Park Avenue (The Gilgul of Park Avenue) ****: effettivamente, come dice Cognetti nell'introduzione, per l'ambientazione yiddish ricorda Malamud e Singer in chiave moderna
Colson Whitehead - Limiti cittadini (City Limits) ***: interessante considerazione sul fatto che ognuno vive la sua città personale: "Ci sono otto milioni di nude città in questa nuda città... si scontrano, battibeccano. La New York in cui vivi tu non è la mia, come potrebbe esserlo?" pag. 375 e che anche, o soprattutto, i posti che non ci sono più ma che hai vissuto ne fanno parte
"Forse diventiamo newyorkesi il giorno in cui ci rendiamo conto che senza di noi New York continuerà a esistere." pag. 377-378

La raccolta mi è piaciuta molto, ho scoperto autori interessanti che andrò a approfondire, altri sono stati una conferma e non cambierò idea su alcuni solo per delle scelte poco felici
Profile Image for Elisa &#x1f4ab;.
5 reviews
August 4, 2017
"E la prua fende le acque in una metafora senza fine: il greve corpo del vascello avanza, con la prua sempre fendente, e il suo peso è il peso imponderabile del mondo, l'affondamento nelle ignote pressioni barometriche, negli ignoti antri e crepacci geologici dove le acque scorrono melodiosamente e le stelle si rivoltano e muoiono e mani si levano, si rendono e ghermiscono e stringono e mai afferrano né si chiudono ma annaspano e s'agitano mentre le stelle can morendo una per una, miriadi di stelle, miriadi di mondi che affondano nella fredda incandescenza, nella fuligginosa notte verde e azzurro ghiaccio infranto e il pizzicotto dello champagne e il roco grido dei gabbiani, coi vecchi pieni di cirripedi, le sciocche bocche per sempre inzeppate di rifiuti sotto la chiglia silenziosa della nave"
🤤😍
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Profile Image for Claire.
361 reviews10 followers
May 22, 2018
Accusatemi di esterofilia, non m'importa. Per quello che ho letto fino ad ora (ed è poco, lo ammetto) ci sono libri migliori, soprattutto che non ostentano il nome dell'autore: cosa ha fatto se non riunire dei brani (tra l'altro alcuni stupendi), scritto mezza pagina di introduzione?? Mah,.....salvo il prof. Maffi, Fernanda Pivano, questo.....mmmm...lo butterei. Ora mi dedicherò ad un altro libro: stesso titolo, del 2011 edizioni Everyman's Pocket Classics, il cui autore (raccoglitore) è solo nel frontespizio. L'eleganza straniera.....ebbene sì accusatemi di esterofilia!
Profile Image for Margherita Paci.
99 reviews5 followers
September 4, 2021
Un piacevole viaggio nelle atmosfere e nella storia della Cittá, che possiamo leggere attraverso gli occhi e la penna di autori come Truman Capote, Joan Didion, richard Yates, Fitzgerald, Don de Lillo…

Pezzetti di vita e stralci di esperienze più o meno ordinarie, ma New York in qualche modo ti entra dentro, riesci a vederla e a viverci, riesci a sentirne i suoni e gli odori, e ti si incolla addosso e non se ne va quando chiudi il libro. È un buon modo di andarci se non ci si puó andare fisicamente…
Profile Image for Alessandro.
134 reviews1 follower
September 15, 2024
Proprio una bella antologia, che spazia nel tempo (dagli Anni Ruggenti al pre -11 settembre), negli autori (scomodando grossissimi calibri come Fitzgerald, Malamud, De Lillo, Capote, Whitehead, Didion e Yates, a voci più di nicchia come Paley o Leavitt, fino a qualche Italiano, tra cui Soldati e Fallaci) e nelle anime della città: quella italoamericana, quella ebraica, fino a quella più afroamericana attuale.
Davvero ottima la selezione di racconti, ottimo lavoro di Cognetti, che ha diviso i racconti in sezioni tematiche da lui stesso presentate.
Profile Image for Riccardo Riboli.
39 reviews3 followers
July 10, 2017
Tantissimi racconti molto evocativi che fanno sognare new york , ne fanno sentire l'odore .. gli incipit di cognetti sono meravigliosi , il racconto dell'Esmeralda di De Lillo e' una delle cose migliori che abbia mai letto nella mia vita.
114 reviews3 followers
November 29, 2021
I read the sample offered by Amazon of which I was very displeased. Leaving a story unfinished is not an enticement to buy the book; rather, it is an annoyance and a waste of time.(review by Dianne, not Maryann)
Profile Image for Lucia.
151 reviews
February 25, 2023
Un bel libro per chi ama New York. Una raccolta di storie di grandi autori scelte e raggruppate sapientemente da Cognetti. Nonostante non sia un romanzo ha un inizio, un corpo è una fine.
Bello. Mi è piaciuto.
Profile Image for Gianluca Ruggiero.
22 reviews
April 12, 2024
Un paio di storie molto interessanti, le altre poco scorrevoli e intriganti.

I racconti nel loro insieme offrono alcune info curiose su New York tra i primi anni del '900 agli anni 70/80 circa, ma il libro non riesce a convincermi.
33 reviews
April 17, 2024
Raccolta di racconti con tema New York che attraversa e racconta diverse epoche. Alcuni racconti erano così interessanti che avrei voluto ci fosse un libro che trattasse l’argomento, avrei voluto sapere di più.
4 reviews
December 18, 2025
Paolo Cognetti nous parle de son New York à travers les voix de ses auteurs préférés, il nous emmène en balade dans la ville éternelle et nous permet de la découvrir ou redécouvrir sous un nouveau jour. Après tout, le cinéma a son Los Angeles, et New York a ses auteurs.
Profile Image for Fatima Carbonara.
33 reviews8 followers
August 15, 2017
L'ho amato molto. Mi ha fatto ricordare certi momenti del mio liceo dove la letteratura americana sembrava il mio futuro (oltre che il mio passato).
Profile Image for Alessandro.
236 reviews2 followers
July 18, 2018
mmm... si, alcuni racconti sono molto carini. Ma non lo rileggerei se tornassi indietro.
Si trovano raccolte di racconti migliori!
Displaying 1 - 30 of 43 reviews

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