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284 pages, Paperback
First published August 1, 2016


“Lei è come benzina. Io sono fuoco, e invece di tenerla lontana, non faccio che tirarla a me. Non faccio che avvicinarmi. Lei si avvicina. Mi fa perdere il controllo. Lei ha il controllo. Su di me. Su di noi. Eppure.. posso schiacciarla. So che posso, devo. Perché odio quello che mi fa provare. Io non lo voglio. Ma lei continua a guardarmi, a vedermi, e non riesco ad impedirlo. Lo voglio”
-Henri

“Lui è..fuoco. Gli basta una sguardo per farmi a pezzi, e ancora non l’ha capito. Non capisce che non ha bisogno di togliermi la vita, per uccidermi davvero. Deve solo guardarmi in quel modo. Il nostro modo. Lui.. non mi fa respirare. Mi costringe ad essere più forte di quanto io sia. Mi spinge al limite, a combattere in una maniera che mi annienta. Lui.. mi fa desiderare cose che non dovrei. Mi riversa addosso emozioni che non posso gestire, che non posso bramare. Odio tutto quello che mi fa provare. Non voglio sentire niente per lui. Niente.”
-Aleksandra

“Come si uccide l’uomo da cui sei dipendente? Come si dimentica ciò che solo lui è in grado di scatenare in te? Come cancellare dalla memoria il suo tocco possessivo, le sue labbra fameliche, i suoi morsi, le sue spinte violente mentre ti scopava come se avesse voluto reclamarti all’universo intero?”
-Aleksandra


“Gli occhi di Aleksandra mi catturarono. I miei la videro. Rividi tutto, dall’inizio. Il nostro primo incontro. La sua prima ferita sul mio collo. I nostri corpi che si modellavano l’uno all’altro, come se fossero stati plasmati per completarsi. La violenza cieca. La sua forza incrollabile. I baci feroci. Il nostro ballo. Gli sguardi che valevano più di mille parole. Le parole che erano più deleterie di un veleno. Le nostre mani che colpivano, marchiavano, distruggevano. Le mie labbra sul suo cuore.”
-Henri
Poi un brivido possente mi trapassò come una lancia.
Quel brivido.
Lo riconobbi all'istante.
Era mio.
Henri…
«Che cosa vuoi da me?»
«Voglio che tu uccida Henri Lamaze»
«È forte. Così forte che a volte mi sono chiesto se sia umana. È inarrestabile, e…» Scossi la testa. «E qualunque cosa io faccia, non riesco ad annientarla. L'ho vista cadere. E cadere. Ma si è sempre rialzata, quasi resistermi fino all'ultimo fosse diventata la sua missione. Lei…» Soffiai l'aria dalle narici, incollerito. «Lei è come benzina. Io sono il fuoco, e invece di tenerla lontana, non faccio che tirarla a me. Non faccio che avvicinarmi. Lei si avvicina». Contrassi il volto in una smorfia sofferente e adirata. «Mi fa perdere il controllo. Lei ha il controllo. Su di me. Su di noi. Eppure… posso schiacciarla. So che posso. Devo. Perché odio quello che mi fa provare. Io non lo voglio. Ma lei continua a guardarmi, a vedermi, e non riesco a impedirlo. Lo voglio».
Taci.
Mi maledissi con tutta l'anima.
«Voglio lei. Mi appartiene e io…»
«Dimmi chi è Henri Lamaze»
«Un mostro» mormorai.
«Lo ami?»
Non ebbi bisogno di riflettere. «No».
«Lo odi?»
«Sì» replicai di slancio
«A chi appartieni?»
«A lui».

«Sono la stessa donna che ti ha combattuto fin dal primo istante. La stessa che si è insinuata dentro di te. Ricordi? Ti ho rubato il cuore, la ragione, l'anima. Tu mi odi». Sporsi il volto verso il suo, le labbra che si sfioravano, gli occhi che si incenerivano. «Tu. Mi. Odi».
«Io ti amo».