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La vera storia del pirata Long John Silver

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Ci sono libri che danno pura gioia, facendo vibrare dentro di noi tutte le corde del nostro amore per la lettura: il racconto trascinante unito a temi che ci toccano nel profondo, la suspense e l’avventura e un sottile gioco letterario che stimola la nostra complicità, una documentata ricostruzione storica e il fascino di personaggi più grandi del reale, nati già immortali. È quel che capita con il romanzo di Björn Larsson: ci ritroviamo adulti a leggere una storia di pirati con lo stesso gusto dell’infanzia, riscoprendo quella capacità di sognare che ci davano i porti affollati di vascelli, le taverne fumose, i tesori, gli arrembaggi, le tempeste improvvise e le insidie delle bonacce, come anche il semplice incanto del mare e la sfida libertaria di ribelli contro il cinismo dei potenti. In più con la sorpresa di vederci restituito, in tutta la sua ambigua attrazione e vitalità, uno dei personaggi che davano a quell’infanzia l’emozione della paura: chi racconta in prima persona è Long John Silver, il temibile pirata con una gamba sola dell’Isola del Tesoro, fatto sparire da Stevenson nel nulla per riapparirci ora vivo e ricco nel 1742 in Madagascar, intento a scrivere le sue memorie. E non è solo a quell’“e poi?” che ci veniva sempre da chiedere alla fine delle storie che risponde Larsson, è al prima, al durante, al dietro: com’era il mondo all’epoca della pirateria, i legami con il commercio ufficiale, la tratta degli schiavi, il contrabbando, le atroci condizioni dei marinai, i soprusi dei capitani, il codice egualitario dei pirati, le loro efferatezze e quelle contro cui si ribellavano, le motivazioni e le ingenuità dei grandi “gentiluomini di ventura”. Ma è a un personaggio letterario che è affidato il compito di rivelare la “verità”, un personaggio cosciente di esistere solo nelle parole, che dialoga in un pub di Londra con Defoe fornendogli notizie per la sua storia della pirateria, che risponde a Jim Hawkins dopo aver letto L’Isola del Tesoro, e che, in quel continuo gioco di rimandi, indaga sul rapporto tra realtà e invenzione, sete di vivere e bisogno di immortalità, solitudine e libertà, con la consapevolezza che non esiste altra vera vita di quella che raccontiamo a noi stessi.

504 pages, Paperback

First published January 1, 1995

152 people are currently reading
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About the author

Björn Larsson

42 books132 followers
Björn Larsson född 1953 i Jönköping, är en svensk författare och professor i franska vid Lunds universitet.

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117 (4%)
1 star
20 (<1%)
Displaying 1 - 30 of 258 reviews
Profile Image for Beatrice.
29 reviews38 followers
July 2, 2018
Se ami le storie d'avventura sui pirati, questo libro è perfetto per te. Lunga vita a John Silver!
Profile Image for Roberto.
627 reviews1 follower
April 26, 2017

Ma ce la siamo goduta, non è vero?

Encomiabile Mr. Larsson.

Leggere uno dei romanzi d'avventura più famosi, "L'isola del tesoro" di Stevenson, isolarne il personaggio più carismatico, il pirata Long John Silver, documentarsi a fondo su tutto ciò che concerne la pirateria, i vascelli e le navi d'epoca, la terminologia navale, le regole della navigazione commerciale dell'epoca, la tratta degli schiavi, le malattie di bordo e scrivere un romanzo di più di cinquecento pagine lasciando credere che la storia sia vera e che a raccontarla fosse lui in persona, il terribile pirata con una gamba sola.

Non solo il compito non era facile, ma mi era difficile immaginare che il risultato potesse essere anche così interessante, avvincente e coinvolgente.

Un libro che avevo in casa da tanto, ma che mi sono deciso a leggere solo dopo la lettura dell'isola del tesoro, cui fa da degno seguito.

In mezzo a uomini distrutti dal ruhm e dalla spada, da giri chiglia letali, da palle di cannone, dalla ferocia dei propri simili che vivono godendo dell'oggi senza il pensiero del domani; in condizioni di vita difficili, su navi strette, sporche, magari con l'olezzo terribile degli escrementi proveniente dalle stive piene di schiavi moribondi, la figura del pirata Long John Silver svetta.

E' scaltro, Long John, è crudele, è istruito, è carismatico, è duro. Ma è anche generoso e sa raccontare storie, emozionando, convincendo e mantenendo salda la convinzione di essere nel giusto.

Alla fine cosa abbiamo qui? Un bellissimo libro di avventure, che scorre benissimo, ben documentato, ben descritto, con dialoghi e terminologia adeguati e in grado di ben rappresentare la realtà settecentesca della pirateria.

Un inno alla libertà, uno stimolo a condurre una vita intensa e piena di emozioni.

Tra taverne fumose, tesori, vele di gabbia, bonacce, tempeste e arrembaggi, Larsson ci regala un bellissimo libro che è tutto una scoperta.
Profile Image for Cristina.
72 reviews42 followers
October 6, 2020
"Perché voglio dirti una cosa, una volta che sei stato libero e padrone di te stesso in mare, e liberi lo si è davvero, sarebbe peggio della morte tornare a ubbidire come uno schiavo."

Chi non ha mai letto o ascoltato il ritornello che fa "quindici uomini sulla cassa da morto e una bottiglia di rum"? Chi per carnevale da bambino (ma non solo) non ha desiderato vestirsi da pirata con tanto di cappello indossato di sbieco e benda sull'occhio?
I pirati fanno ormai parte del nostro immaginario collettivo, ce li immaginiamo malvagi, senza paura, armati fino ai denti, sempre pronti a prendere d'assalto navi cariche d'oro e scialacquare i loro averi così duramente guadagnati in fiumi di rum. Questa descrizione di certo ha i suoi riscontri nella realtà, provate a chiederlo alla marina inglese e spagnola di inizio '700! Eppure i pirati sono delle figure affascinanti, simbolo di resistenza e della voglia di libertà. Ultimamente stiamo anche assistendo ad un revival del genere, oltre agli spiritosi film della saga de I Pirati dei Caraibi, l'emittente Starz con la serie Black Sails (la terza stagione è ora in onda in Italia su AXN, canale della piattaforma Sky) ha ben pensato di mescolare realtà e finzione, storia e letteratura e riportare in auge le avventure piratesche, rifacendosi e rimodellando il libro sui pirati per antonomasia: L'Isola del Tesoro di Robert Louis Stevenson. L'avventura del giovane Jim Hawkins è nota a tutti, così come già noti suonano al nostro orecchio i nomi del capitano Flint, di Billy Bones e soprattutto dell'antagonista principale della storia, Long John Silver, il pirata astuto e machiavellico con una gamba sola e un pappagallo sulla spalla. Divenuto una figura iconica, se si riflette meglio sul racconto di Stevenson è però possibile notare come il suo personaggio, come del resto l'intero equipaggio della nave Walrus, venga presentato dall'autore scozzese in medias res, quel poco che sappiamo sul tesoro, la nave, Flint e tutti gli altri marinai lo scopriamo a spizzichi e bocconi attraverso le battute degli altri personaggi o da quanto racconta lo stesso Silver, in generale comunque ne sappiamo molto poco.
Non risulta quindi difficile capire cosa abbia spinto Bjorn Larsson, professore di letteratura francese all'università di Lund e appassionato di navigazione, a scrivere l' autobiografia immaginaria di Long John Silver: dalla gioventù, passando per gli anni dedicati alla pirateria, fino ad arrivare alla tranquilla e malinconica vecchiaia vissuta sulle coste del Madagascar.
Partendo dal personaggio nato dalla penna di Stevenson, Larsson immagina una vita vissuta sprezzantemente, avendo per fedeli compagni d'avventura da un lato la Morte, sempre in agguato, sia che si presenti sotto forma di tempesta o di cappio intorno al collo, e dall'altro una voglia di vivere praticamente sconfinata. Fedele alla descrizione di Stevenson ritroviamo un Silver scaltro come una volpe, intelligente, capace di parlare come un libro stampato quando ne ha voglia e soprattutto un uomo che impara le dure lezioni che la vita gli impartisce e che non commette mai due volte lo stesso errore. Long John, a differenza degli altri pirati, non ha fatto affidamento esclusivamente sulla forza bruta ma ha saputo utilizzare la forza delle proprie parole e della capacità di piegarle e usarle per il proprio benessere e tornaconto. Il suo punto di forza è il suo instancabile ingegno, un Ulisse luciferino che sa volgere ogni situazione a proprio vantaggio, senza rinunciare però a quella vena di scelleratezza presente in ogni buon pirata che si rispetti.
Il Siver che ci presenta Larsson è quindi un pirata del tutto eccezionale, atipico, e difficile da inquadrare, ma proprio qui risiede tutto il fascino della sua figura che appena abbozzata ne L'Isola del Tesoro, nel testo dello scrittore svedese si fa prorompente e la sua caratteristica principale è la voglia e la volontà di mordere la vita finché possibile, finché ne resta, senza alcuna paura ma allo stesso tempo senza rischiare il collo inutilmente: se c'è una cosa che Silver cercherà di evitare per tutta la sua esistenza sarà proprio la forca e di conseguenza una morte inutile e in fin dei conti ingloriosa.
Seguendo gli stilemi del romanzo di formazione, sebbene di una formazione del tutto atipica, e prendendo a piene mani anche dal genere del mémoire, incontriamo un Silver ormai anziano che decide di mettere nero su bianco la sua vita e tirarne così le somme e cercare parziale consolazione e conforto nella speranza di aver vissuto al pieno la propria vita, senza sprecarne neppure un attimo. Ripercorrendo le tappe fondamentali della sua esistenza, ce le racconta con la sua stessa voce, dato che il romanzo è interamente narrato in prima persona e mirabilmente anche, poiché Larsson adopera un linguaggio che ben si adatta all'eloquio di un vecchio lupo di mare che ha studiato, è vero, ma che ha ad ogni modo trascorso gran parte della sua vita solcando gli oceani o comunque mai troppo lontano dalle loro acque, nei porti inglesi, americani e africani. Destinatari di questa raccolta di memorie del vecchio pirata sono dapprima Daniel Defoe, autore non solo del celebre Robinson Crusoe ma anche di diverse storie sui pirati, e successivamente Jim Hawkins, l'ultima persona con cui Silver abbia condiviso un'avventura. Vero e falso, personaggi reali e di fantasia si mescolano nascondendo ciò che è finzione sotto un velo di verosimiglianza che avvicina il lettore al racconto e lo rende partecipe di quanto narrato, in un intreccio tra la più cruda realtà e attimi di vera e propria poesia che ci restituiscono con rapide pennellate descrizioni di paesaggi marini solcati da onde cristalline e attraversati dai saettanti raggi del sole, per poi rituffarci a malincuore tra le difficoltà e il lerciume delle vite intorno ai porti. Un contrasto tra natura e civiltà che pende tutto a favore della prima.
“Ho visto il sole tramontare in un mare di fuoco liquido e sorgere come una sfera di rame incandescente. Ho visto la luna far risplendere i veli del cielo notturno come fuochi fatui e rispecchiarsi nel lento respiro delle onde. Ho visto il mare così liscio e l'aria così trasparente che la volta stellata sembrava sdoppiarsi al punto che non si capiva più qual era il sotto e quale il sopra, e pareva di veleggiare dentro a un globo splendente di luci. Ho visto cieli e nubi che un artista avrebbe impiegato un'esistenza intera a cercare di riprodurre.”

Vengono messi così in luce tutti i punti che ne L'Isola del Tesoro erano rimasti nell'ombra, scopriamo come Silver abbia perso la sua gamba e contemporaneamente guadagnato il suo soprannome "barbecue", come abbia conosciuto la "negra" (il personaggio più bello e riuscito di tutto il romanzo dopo, ovviamente, il suo protagonista) a cui rimarrà fedele tutta la vita, e ovviamente i turbolenti anni a bordo della Walrus sotto il comando del capitano Flint...si, ci viene raccontato anche come Long John sia entrato in possesso del famoso pappagallo omonimo del terribile capitano.
I rimandi al romanzo di Stevenson sono forti, eppure sarebbe riduttivo vedere nel romanzo di Larsson il semplice ampliamento di un personaggio inventato da qualcun altro, un mero esercizio di stile bellissimo ma dopotutto vuoto e fine a se stesso, infatti La vera storia del pirata Long John Silver è molto di più: è avventura allo stato puro che però sa trasformarsi in mirabile riflessione sul tempo che scorre, su come noi tutti, pirati o gentiluomini, personaggi di carta o gente in carne e ossa, giungiamo prima o poi a dover fare i conti con noi stessi, con le nostre azioni, l'intera nostra esistenza.
Non manca nemmeno il racconto, centellinato nel corso di tutto il romanzo, su cosa volesse dire vivere il mare durante l'epoca d'oro della pirateria e il suo successivo crollo. Troppo abituati a dividere tra buoni (la marina militare e mercantile) e cattivi (i pirati) scopriamo come invece i contorni della faccenda siano molto più sfumati e labili di quanto si possa pensare: dopo aver letto di arruolamenti forzati, delle pessime condizioni di vita dei marinai e della superbia e cattiveria dei capitani eletti "per grazia di Dio", ossia i capitani regolari, e soprattutto dopo aver letto le terrificanti descrizioni del commercio degli schiavi, le nostre simpatie non possono che spostarsi tutte dalla parte dei pirati, marchiati come nemici dell'umanità ma che erano tuttavia coloro che non negavano un'occasione a nessuno, le cui ciurme potevano eleggere e destituire il proprio capitano e in cui i quartiermastri avevano il fondamentale ruolo, soprattutto se dotati come Silver del dono della parola, di pretendere e ottenere condizioni di vita a bordo e paghe migliori... non che questo rendesse i pirati capaci di mettere qualcosa da parte e dedicarsi a più oneste attività: se si è stati pirati e si è viaggiato per lungo tempo per mare e si è quindi assaporata la vera e più piena libertà; denaro, affetti e tutto ciò che può rendere allettante la vita sulla terraferma esercita ben poca attrattiva e il richiamo del mare e dell'avventura è sempre troppo forte per rimanere inascoltato, unica eccezione a questa vita vissuta sempre al limite è ancora una volta rappresentata da Silver, ma dopotutto è già stato detto quale figura atipica egli rappresenti nel panorama dei pirati, reali o di fantasia. Anche il lettore quindi è costretto a farsi un po' pirata e a lasciarsi trasportare della risacca e dai marosi, assaporando la salsedine, e affrontare il vasto mare, palcoscenico di ogni genere di avventura, da sorvolare con levità e con coraggio come i grandi uccelli marini delle vecchie ballate marinare, liberi come solo i gentiluomini di ventura hanno saputo vivere e come solo chi legge può ancora continuare a essere.

RECENSIONE: http://afoxamongthebooks.blogspot.it/...
Profile Image for Sandra.
964 reviews333 followers
April 27, 2015
“Né dolcezza di figlio, né la pieta del vecchio padre…vincer potero dentro a me l'ardore
ch'i' ebbi a divenir del mondo esperto
e de li vizi umani e del valore..”
Che cosa hanno in comune l’eroe omerico e il pirata John Silver, frutto della fantasia di Robert Stevenson rinato dalla penna di Bjorn Larsson?
Quando ho cominciato a leggere il libro avevo avanti agli occhi il prototipo del pirata quale ci è dipinto dall’iconografia e dalla letturatura classiche: un delinquente, un pendaglio da forca sfuggito alla giustizia che si dà alla vita di ruberie, assassini e violenze con continue scorribande nei mari frequentati dalla flotta della potente Compagnia delle Indie britannica nei secoli d’oro del commercio d’oltremanica, nei secoli XVII e XVIII, un personaggio astuto, mentitore, privo di scrupoli, rotto a tutte le avversità e segnato anche nel fisico dalle battaglie affrontate, che vive in mare in simbiosi con la sua ciurma e sulla terraferma, quando vi fa ritorno, solo con il suo pappagallo. Ebbene, Long John Silver è tutto questo. Ma è anche altro. E’ un gentiluomo di ventura, come si definivano i pirati, con solide convinzioni cui, nella sua lunga vita narrata da Larsson, sempre si è attenuto, fino all’ultimo: “il tesoro e John, per primi, la forca per ultima”; quartiermastro (cioè rappresentante e portavoce dei marinai nei confronti del capitano) alle dipendenze di diversi capitani per grazia di dio, mai capitano per scelta, perché il capitano può essere deposto; crudele verso i soprusi commessi dai violenti e generoso verso i deboli; amico e protettore degli schiavi africani prelevati con la forza per essere venduti sui mercati americani, perché “nessuno è superiore agli altri, né nella vita né in faccia alla morte”.
Ma soprattutto Long John è strenuo sostenitore della libertà: il primo articolo del suo regolamento personale è tenersi sempre le spalle libere. Perché, “se c’è qualcosa che dà un senso alla vita, è senz’altro il fatto di non essere soggetto ad alcuna legge, di non avere mani e piedi legati”. Non importa con quale tipo di fune, è la corda stessa il male.
Ecco, per finire, è stato questo inno alla libertà, libertà non solo fisica ma anche dell’intelletto, contro i vincoli che la società impone all’uomo, che mi ha fatto pensare ad Ulisse e ad un accostamento tra i due personaggi, seppur tanto diversi e lontani.
Profile Image for UraniaEXLibris.
343 reviews10 followers
May 27, 2025
Covi segreti, bende sull'occhio, pappagalli sulla spalla, gambe di legno, avventure entusiasmanti per tutti i sette mari, tesori inestimabili da conquistare, arrembaggi... ah no! Quello è "L'Isola del Tesoro" di Robert Louis Stevenson.

Ma è una premessa doverosa, perché stavolta al centro dell'attenzione c'è lui: Long John Silver. Quel personaggio nato dalla penna di Stevenson che ha contribuito significativamente alla consacrazione dell'immaginario collettivo del pirata.

Se però l'opera di Stevenson nasceva in seno al 1800, epoca immediatamente successiva al secolo d'oro della pirateria fenomeno che comunque non si era del tutto assopito, anche se non era più ai suoi massimi splendori, quella di Larsson è un'opera del tutto contemporanea, più riflessiva, intima se vogliamo. Il Long John Silver che conosciamo attraverso queste pagine non è un pirata nel pieno della sua potenza distruttiva, ma un vecchio lupo di mare stanco che passa in rassegna la sua esistenza.

"Narrativa Nautica", così l'ho definita, per amore di completezza, anche se non è esattamente la Nautical Fiction tradizionale.

E noi che siamo abituati a considerare il pirata come un eroe sovraumano, dobbiamo temporaneamente deporre le avventure e i miti, perché in questo flusso di coscienza c'è soltanto un uomo.
Profile Image for ferrigno.
552 reviews110 followers
September 21, 2012
Questo non è Long John Silver. È un impostore, per di più goffo.

Scrivere il prequel di "L'isola del tesoro" di Robert Luis Stevenson comporta diversi rischi, tra i quali quello che una recensione su anobii cominci citando il nome di Stevenson prima di quello dell'autore del prequel.

Il problema è che L'isola del tesoro è un capolavoro destinato a brillare nei secoli, sebbene gli ignoranti, in Italia, parlino di narrativa per ragazzi.

(Attenti genitori: L'isola è crudo, cruento e potrebbe spiegare ai vostri ingenui bimbetti (a vostre spese) la sottile differenza tra i termini "bugiardo" e "dissimulatore").

L'opera originale è un romanzo perfettamente strutturato nella trama, cristallino e moderno nello stile (pur presentando gli stilemi dell'epoca di ambientazione), ricco di personaggi complessi dinamici e fottutamente interessanti.
Un romanzo in grado di incuriosire, spaventare, divertire, mettere in ansia e commuovere.

Capirete che il prequel rischia di deludere.

E delude tanto più se risulta scritto sciattamente, se i presonaggi sono statici, se è privo di sorprese e soprattutto se travisa TRAGICAMENTE il personaggio principale.

Il vero Long John è capolavoro di doppiezza e dissimulazione: un viscido piacione opportunista, capace di ispirare una gamma di sentimenti che spazia dalla simpatia all'odio passando per la paura e il rispetto. Larsson ne fa un coglione qualunque.
O perlomeno, il Silver di Larsson a parole dice di essere come l'originale, ma nei fatti non lo è. O per lo meno, il racconto non riesce mai a rendere la complessità e la vividezza del Silver di Stevenson.

Inoltre Larsson ha la tendenza ad eticizzare alcuni personaggi chiave. Ma rivestendoli di una patina di buonismo li depotenzia enormemente.

È una questione di qualità di scrittura. Alla fine de "L'isola del tesoro" Silver lo conosci come fosse un tuo parente stretto. L'ultimo tassello lo metti solo alla fine. Una parabola perfetta, una sorpresa continua. E senza che l'autore si sia dilungato più del necessario nella descrizione del carattere.

Preferisce lasciare al lettore il divertimento di scoprirlo tutto da solo.
La sorpresa di Jim nello scoprire la verità su Silver coincide con una genuina sorpresa del lettore.

Invece il prequel è un diario raccontato in prima persona. Di Silver si sa tutto dall'inizio: nessuna sorpresa, nessuno sviluppo, nessuna suspance.

L'autore stravolge anche Flint, che nel romanzo di Stevenson è una specie di Darth Fader dei mari, avvolto da un alone di mistero e terrore. Qua è un ubriacone che si scopa le schiave, con aspetti grottescamente NO-GLOBAL. Questa scelta di secolarizzare Flint sarà anche voluta, ma non è affatto divertente.

Per non parlare del pippone moralistico-filosofico finale. Una noia mortale e illeggibile.
Silver era capace di parlare come un libro stampato, se voleva. Ma di solito lo faceva solo per fregare la gente. Altrimenti stava zitto. Non avrebbe mai sprecato fiato per discorsi sul senso della vita.

Bene. L'unico merito di questo romanzo è quello di invogliare a riprendere in mano L'isola del tesoro.
Profile Image for Luca Masera.
295 reviews76 followers
October 4, 2021
Forse ho sbagliato io approccio a questo libro perché mi aspettavo una storia che fosse il seguito ideale de L’isola del tesoro. Invece ho scoperto un libro che con L’isola del tesoro non ha niente a che fare, al massimo può esserne considerato un “tributo”, e che parla di un pirata anziano che tira le somme della sua vita: lo fa in una sorta di autoanalisi, il più delle volte molto critica nei confronti del proprio operato, con una vena di malinconia che lascia l’amaro in bocca.

Non mi ha entusiasmato, anzi spesso ero annoiato, ma ripeto che probabilmente l’ho approcciato io dal versante sbagliato aspettandomi un'avventura scanzonata e piratesca.
Profile Image for Giuseppe.
238 reviews
February 11, 2013
Della storia, dell'avventura e della finzione

E' sempre una sfida improba cimentarsi con i mostri sacri. Soprattutto se ci si vuole inserire nella stessa linea tracciata dal mostro sacro in questione. In questo caso stiamo parlando di quel genio di Stevenson e del suo indimenticato romanzo Treasure Island, sin dal 1883 sinonimo di avventura (ed erroneamente di letteratura per ragazzi). Larsson ne estrapola il suo personaggio più interessante, Long John Silver (al cui il titolo originale, The sea cook, dell'opera di Stevenson era dedicato), e ci rende un'autobiografia testimonianza dell'epoca della pirateria e dei primordi di quello che sarà poi il cosiddetto mondo globalizzato.

Il successo del romanzo in questione penso che sia dovuto al carattere avventuroso dello stesso. Molti sono stati estremamente contenti di poter avere (finalmente!) tra le mani un bel romanzo d'avventura come non se ne fanno da un po', con pirati, amori, tradimenti ed un jolly roger in bella vista. Altri invece hanno storto un po' il naso (come succede sempre quando si tocca un classico) con Larsson "reo" di aver deturpato uno dei personaggi migliori di Stevenson. Trovo entrambe le analisi, leggiucchiate qua e là (il mio spirito guardone et saccente ahimé, nda), un po' superficiali.

Penso sia riduttivo parlare di questo romanzo come uno (solamente) di avventura. Così come lo è intenderlo un mero prequel de L'isola del tesoro. Da una parte, sarebbe più corretto parlare di romanzo storico. Anche se sappiamo trattarsi di un protagonista fittizio, Larsson si diverte a collocarlo in un contesto storico preciso e a contorniarlo di altrettanti personaggi realmente esistiti. Ed il più importante di tutti, a mio avviso, è lo scrittore Defoe. D'altra parte se vogliamo infilarci nell'idea di comparare il Silver di Larsson e quello di Stevenson, non possiamo che uscirne con una sonora bocciatura. Ma sarebbe ingiusto secondo me, perché il fine dell'autore in questo caso esula da voler riscrivere il celebre pirata. Se di riscrittura si tratta, non è tanto quella di un personaggio o di una storia, bensì di un genere: quello del romanzo picaresco inglese. Del resto di tale genere vi sono tutti i canoni: il tono autobiografico dell'opera, la natura canaglia del protagonista, le sue alterne fortune e le sue plurime vite. Se non fosse per la presenza di Defoe stesso, potrebbe benissimo essere lo scrittore inglese l'autore del romanzo (se non fosse per il tono moderno dell'opera). Che differenza c'è in fondo tra una Moll Flanders ed un Long John Silver? Ma Defoe nel romanzo di Larsson c'è e la sua presenza non è casuale. Infatti, a mio avviso, è in questo passo che l'opera di Larsson supera la semplice riscrittura o il diretto omaggio e si pone su un gradino più alto. In un gioco di specchi letterari e rimandi geografici (che vedono al centro la città in cui risiedo, Bristol), Larsson fa uscire da un romanzo il Silver di Stevenson, lo fa entrare nella Storia e da essa lo fa rientrare in un altro romanzo (che ad occhio dev'essere The Pirate Gow di Defoe). Un gioco a spirale nel quale la finzione prende corpo nella testimonianza storica e che diventa base per altra finzione letteraria ex post. Insomma dall'interpolazione tra fittizio e reale, Larsson dimostra quanto il romanzo picaresco (o forse dovremmo parlare di romanzo e basta) possa essere ben più di un semplice divertissement e ambisca ad essere inteso anche come una ricostruzione storica dettagliata (basti ripercorrere i dialoghi tra Silver e Defoe sul vero ed il verosimile). Il tutto usando il protagonista di un romanzo che non a caso è stato riconsiderato alla luce di una ricostruzione storica ben più affidabile di quella a cui l'etichetta di avventura lo aveva relegato. Chapeau.

Lunga vita a John Silver, a Daniel Defoe ed a Bjorn Larsson!
Profile Image for zumurruddu.
139 reviews151 followers
August 12, 2017
E' indubbiamente un farabutto crudele e spietato, questo John Silver, eppure non si può fare a meno di prenderlo in simpatia per la sua inesauribile carica vitale e per lo spirito autenticamente libertario che lo anima. E di prendere in simpatia l'intera categoria dei pirati, in verità, con questi capitani eletti e deposti a furor di popolo che mandan obedeciendo rispettando il volere dell'equipaggio:

""[...] ho notato che voi pirati avete molte buone qualità [...]. Non vi piegate di fronte alle autorità, bevete la coppa della libertà fino all'ultima goccia, vi rivoltate contro tutte le ingiustizie verso i più deboli - per voi la giustizia viene prima della pietà - mettete ai voti tutte le vostre decisioni e lasciate che ciascuno dica la sua. A bordo non fate distinzioni tra la gente, né di razza né di religione. Sì, potrebbero trarne un bel po' di lezioni i nostri governanti, se ne avessero il coraggio, perché è proprio il potere quel che più che tutto fa ribollire i vostri sentimenti [...].""

Ma John silver non è un pirata qualunque. E' un uomo che ha il coraggio di essere se stesso fino in fondo, che vuole essere vivo e vivere una vita degna di essere vissuta - e forse una cosa del genere è possibile solo all'ombra della forca.

""Ero sempre dalla parte dell'equipaggio, quale che fosse, e sostenevo la loro causa. Non perché fossi uno di loro, ma per essere me stesso.""

""[...] avrei fatto approvare una legge che rendesse tollerabile la vita dei marinai [...] su ogni nave, con severe punizioni per i capitani che non l'avessero rispettata. [...] Avrei abolito la tratta degli schiavi, la servitù a contratto, l'arruolamento forzato, il gatto a nove code, avrei impiccato tutti gli arruolatori e graziato tutti i pirati. Avrei abolito il monopolio del commercio marittimo, compreso il Navigation Act, e sciolto le compagnie commerciali.""

Proprio bravo questo Bjorn Larsson, che restando fedele al personaggio creato da Stevenson, lo amplia e lo caratterizza ulteriormente, regalandoci un romanzo che è puro piacere della lettura.

Un brindisi allora per questo scrittore svedese amante del mare e della libertà; con un buon rumfustian, naturalmente (il cocktail preferito dai peggiori pirati: ne ho trovate diverse ricette in rete, ma non mancate di aggiungere un pizzico di povere da sparo!)
Profile Image for Mad.
285 reviews24 followers
November 6, 2021
Un viaggio piratesco di tutto rispetto! L'autore tratteggia un'epoca con estrema abilità, precisione dei dettagli e sguardo disincantato.

(A breve recensione)
Profile Image for Dvd (#).
512 reviews93 followers
February 9, 2025
09/02/2025 (**** 1/2)

Romanzo che ha avuto, giustamente, un grande successo, anche solo per il fatto di essere riuscito in maniera impeccabile a creare una sorta di spin-off di uno dei più famosi romanzi d'avventura della storia della letteratura occidentale, L'isola del tesoro di Stevenson.

Ho fatto benissimo, e lo consiglio caldamente a chiunque voglia cimentarsi con quest'opera di Larsson, a leggere immediatamente prima L'isola del tesoro: oltre che per avere freshi in mente la trama e i vari protagonisti, anche per focalizzarsi a dovere sulla figura indimenticabile che lì si staglia come antagonista e qui come protagonista assoluto.

Long John Silver è una figura ambigua, essenzialmente negativa ma non del tutto, che si allontana di molto dallo stereotipo del bieco antagonista monodimensionale. Già nel Silver di Stevenson viene mostrato come la classica dicotomia bene-male sia nella realtà, come a tutti dovrebbe essere noto, assai più sfumata e intelleggibile rispetto a quanto mostri una certa letteratura di semplice, banale ma rapida comprensione e che non è possibile applicare nessun principio manicheo nella realtà fattuale - come in maniera memorabile Bulgakov aveva fatto dire al suo Woland ne di fronte a uno stupefatto Levi Matteo: Hai pronunciato le tue parole come se tu non riconoscessi l'esistenza delle ombre, e neppure del male. Non vorresti avere la bontà di riflettere sulla questione: che cosa farebbe il tuo bene, se non esistesse il male? E come apparirebbe la terra, se ne sparissero le ombre? Le ombre provengono dagli uomini e dalle cose. Ecco l'ombra della mia spada. Ma ci sono le ombre degli alberi e degli esseri viventi. Vuoi forse scorticare tutto il globo terrestre, portandogli via tutti gli alberi e tutto quanto c'è di vivo per il tuo capriccio di goderti la luce nuda?.

Silver è esattamente questo e avrebbe molto apprezzato questa citazione. Un cinico e a volte spietato malfattore, un razionale calcolatore, un bieco opportunista eppure anche un affrancatore di schiavi, un uomo di cuore e di parola, un brillante osservatore di uomini, un uomo affabile, fiero e coraggioso. Una figura, insomma, in cui convivono luci e ombre, che già Stevenson aveva dipinto in maniera mirabile nel suo romanzo e a cui ora Larsson concede ulteriore spazio e dignità, attraverso le parole stesse del pirata, ormai vecchio e ritiratosi, ricchissimo, in uno sperduto angolo di Madagascar, che in quattrocento e rotti pagine di memorie - che scorrono via assai rapide - ripercorre la propria esistenza, i propri fallimenti e i propri successi, senza pietà per nessuno finanche per sé stesso.

E' un formidibile compendio anche sull'età d'oro della pirateria, che ha sempre affascinato - misteriosamente - legioni di lettori, in quella strana commistione fra affari pubblici e privati che furono i decenni dei corsari nell'Atlantico fra Seicento e Settecento. Collegato a essa, anche il tema della tratta (atlantica) degli schiavi (africani), forse uno dei passaggi storici più spaventosi e agghiaccianti dell'evoluzione occidentale che ha portato al mondo moderno.

Il romanzo è come detto gradevolissimo. Il fatto di essere una biografia fittizia di un personaggio immaginario non lo rende meno credibile di tante biografie romanzate di personaggi storici realmente esistiti da me lette negli anni. C'è stato evidentemente un grande lavoro storico da parte dell'autore.
Uniche pecche, lievi, alcuni passaggi della storia di Silver che mi hanno convinto poco da un punto di vista narrativo e logico (soprattutto, il racconto dei mesi da contrabbandiere vissuti in Irlanda e la fine troppo rapida e mal costruita di tale frangente).
La figura di Silver tratteggiata in maniera splendida. In fondo, si finisce il libro volendogli bene.
Profile Image for Rafael.
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March 15, 2020
Non un romanzo d’avventura sui pirati come forse si è abituati, bensì il racconto della vita di un pirata divenuto leggenda, a partire dalla fuga da scuola fino alla sua morte.
La penna di Larsson rivela un uomo che ha nell’essere libero la sua unica ragione d’essere, ma, a dispetto di quanto sia teoricamente nobile la ricerca della libertà, non aspettatevi una specie di eroe senza macchia, anzi! Silver è un personaggio ambiguo: è vile, crudele, furbo, bugiardo, ma al tempo stesso finisce per compiere anche buone azioni, sebbene sempre compiute per ottenere un vantaggio personale. Queste caratteristiche danno vita ad un personaggio estremamente interessante.
4 stelle e forse anche qualcosina in più.

“Ma cosa potevo fare, in quell’inferno? John Silver, ve lo posso assicurare, in quel momento di faccia tosta non ne aveva più molta. Mi sentii sollevare sempre più in alto dall’ultima, altissima onda, sulla cui cresta restai qualche istante, quasi sospeso tra il cielo e l’inferno, prima che si rovesciasse su se stessa, rompendosi in vorticose cascate, trascinandomi con sé sul mio pezzo di legno. E feci in tempo, lo ricordo più chiaramente di qualsiasi altra cosa, a provare una pungente e nauseante amarezza all’idea di dover morire, proprio io, che desideravo vivere più di chiunque altro avessi mai incontrato.”
Profile Image for Giovanni84.
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January 8, 2018
Abbandono la lettura di questo romanzo, arrivato al 31%.
Non è mia consuetudine scrivere commenti sui romanzi che non finisco; è possibile che il restante 70% sia una pura meraviglia, e non escludo un altro tentativo in futuro.
Ma mi sono rotto le scatole di QUESTO Long John Silver.
Come si sa, LJS è il memorabile pirata de “L’isola del tesoro”; Larsson decide di affrontare l’arduo compito di raccontarcene la vita. E decide che a raccontarla, in prima persona, è proprio Long John Silver. Una scelta narrativa decisamente azzardata e rischiosa, perché uno dei principali elementi di fascino di Silver, nel romanzo di Stevenson, era il suo essere un bugiardo, uno che cerca sempre di ammaliare e trascinare dalla propria parte l’interlocutore.
Poteva però essere un’idea interessante, un Silver narratore che cerca di farsi amico il lettore, di apparire una certa immagine di sé, ma con l’abile autore in grado di far emergere, dalle pieghe del racconto, la vera natura diabolica del personaggio. Difficile da scrivere una roba del genere, ma insomma i scrittori sono pagati per questo.
Larsson invece sceglie la via facile, e ci propina un Silver disposto a raccontare sinceramente la propria vita ed emozioni, senza nessun timore di apparire antipatico, anzi quasi provocando il lettore.
Una scelta che mi lascia perplesso, ma che è solo un primo aspetto di quello che è il vero problema del romanzo.
Quest’opera è una fan-fiction. Io ne ho lette, in passato, di ff, su internet… ne ho anche scritte (piuttosto deliranti). Uno dei tratti comuni delle ff, è questo: se l’autore ama particolarmente il personaggio, esplicita più volte la propria idea dello stesso, a volte con pipponi.
E’ quello che fa Larsson (senza pipponi, fortunatamente, almeno per questo primo 31%): la filosofia di Silver viene esplicitata più e più volte. Ma non viene MOSTRATA.
Non sono un fanatico della regola dello “show don’t tell”, ma nemmeno puoi esagerare nello “tell” senza “show”. Stevenson era un maestro in questo.
Qui abbiamo uno Silver che ribadisce, numerose volte, di essere uno che pensa a sé stesso, che vive solo per sé stesso. Lo dice una, due, tre, quattro, cinque volte; e ancora, ancora, ancora, ancora. Praticamente non c’è capitolo in cui non lo afferma. Magari nel prosieguo del romanzo arriva ad una morale diversa, ma non ha importanza: è il modo ossessivo in cui la esprime, ad essere noioso.
E ancora: si vanta, in più occasioni, della sua abilità nell’intortare gli altri con le parole. Peccato che in diverse occasioni, si cacci nei guai proprio URTANDO gli altri con le parole, e senza nemmeno reali motivi! In pratica, qui abbiamo un Long John Silver che è l’esatto opposto di quello del romanzo di Stevenson; un Silver che si fa dei nemici (inutilmente, ed in un caso in maniera clamorosamente stupida), per la sua assurda incapacità di nascondere i propri sentimenti. Se ne “L’isola del tesoro” era un maestro nel mostrarsi agli altri come più gli conviene, qui sembra a tratti privo della più elementare capacità di adattamento sociale.
In questo 31% succedono molte cose, e sono sicuro che mi stia perdendo avvenimenti esaltanti. Ma questo Long John Silver è un pessimo narratore, ed un personaggio fondamentalmente noioso; ed è questo il vero, grande, problema di questo romanzo.
Profile Image for patrizia.
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January 15, 2023
Non riuscivo più a metterlo giù. Un romanzo ricco di avventura e riflessioni sulla vita, la libertà e la posterità.
Profile Image for Marco Beneventi.
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September 18, 2023
Marinaio, contrabbandiere, ammutinato, schiavo, fuggiasco e poi pirata, questa è la storia dell’incredibile vita di Long John Silver narrata da lui stesso al tramonto della sua esistenza.

“La vera storia del pirata Long John Silver”, romanzo d’avventura di Björn Larssen pubblicato nel 1995 narra, quasi fosse un moderno spin-off di televisiva memoria, della vita del Long John Silver narrato nel meraviglioso romanzo di Stevenson “L’isola del tesoro”.
Con una scrittura accattivante e capace di rievocare la stessa di Stevenson, Larssen riesce a immergere il lettore in un racconto estremamente ritmato e denso di avvenimenti; ammutinamenti, scontri navali, regolamenti di conti, abbordaggi, tesori, tradimenti e gesti di fratellanza, tutto questo si potrà trovare in un romanzo che sarà capace anche di far meditare grazie alla fine vena psicologia che lo scrittore ha saputo infondere al protagonista, non un semplice personaggio stereotipizzato fine a se stesso bensì una “persona” che talvolta si interrogherà sul senso della (propria) vita.
Un romanzo avventuroso che man mano che si avvicina alla conclusione lascia spazio ad un lato incredibilmente malinconico capace di gettare una luce diversa sull’immaginario collettivo piratesco.
Storia assolutamente da leggere per coloro che hanno affrontato il meraviglioso “L’isola del tesoro” ma consigliatissimo anche per chi ama semplicemente le storie di pirati e mari lontani.
Profile Image for Marco.
26 reviews
August 22, 2023
Quando lessi per la prima volta "L'isola del tesoro" di Stevenson, il personaggio di Silver fu uno di quelli che mi impressionò di più. Ricordo che ero un ragazzino affascinato dai pirati, ma quest'uomo e l'alone di mistero che lo circondava mi spaventavano. Ci volle un po' per apprezzarlo a pieno, ma già alla seconda rilettura il fascino del personaggio iniziò a venire fuori. Perché L'isola del tesoro è uno di quei romanzi di cui bisogna chiedere "quante volte lo hai letto", invece di "lo conosci?".
Immagino che Larsson l'abbia vissuta così, quando ha deciso di sviluppare un vero e proprio prequel/sequel di questo personaggio. È il risultato è stato qualcosa di magistrale. L'autore gli ha donato profondità e complessità, senza celare nessuna delle sue sfumature. Un personaggio egoista, che pensa in primo luogo a se stesso, ma che non si riesce a sprezzare per via della sua coerenza e del suo modo di pensare e di vivere.

L'intreccio con i richiami all'Isola del Tesoro è gestito perfettamente, ma quello che fa la differenza secondo me è l'abilità con cui l'autore ha inserito temi come la tratta degli schiavi, le dure condizioni di lavoro per i marinai dell'epoca e tutto il marcio dietro all'immagine romanzata che si ha della navigazione di quel secolo.
"La Vera Storia del Pirata Long John Silver" è quindi un viaggio coinvolgente nell'universo dei pirati e un omaggio appassionante a un classico della letteratura, ma anche un saggio con riflessioni profonde e attuali sulla società dell'epoca.
Consiglio caldamente questo romanzo a chiunque sia in cerca di avventura ed emozioni, ma anche che voglia vedere le cose da una prospettiva diversa da quella a cui il cinema e i romanzi di avventura ci hanno abituati.
Profile Image for Patryx.
459 reviews150 followers
July 4, 2013
Tre stelle abbondanti perché arrivare alla fine di questo libro non è stato facile: prolisso e lento, ma alla fine mi sono affezionata a Long John Silver e quindi gli ho regalato mezza stelletta.
L'unico modo per apprezzare questo libro è di non aspettarsi somiglianze tra il personaggio di Stevenson (creatore dell'originale Long John Silver ne L'isola del tesoro by Robert Louis Stevenson )e il suo alter ego resuscitato da Larsson, che, a queste condizioni, non è neanche così male.
Profile Image for Claudia.
328 reviews115 followers
November 16, 2021
DNF 66%

Credo che mi abbia dato tutto ciò che poteva, quindi il resto di 130 pagine lo lascio a chi lo vuole finire.
Profile Image for Adriana Moretti.
697 reviews7 followers
August 25, 2023
Una bella storia di pirati alla Jack Sparrow.
Divertente, dal ritmo incalzante con storie incredibili e avvincenti. Ma sopratutto un punto di vista originale e unico. Decisamente politically "scorrect". Ma credo che vada letto...
La lettura a volte risulta lunga ma un buon libro
⭐️⭐️⭐️1/2
Profile Image for Sovi.
7 reviews
June 8, 2024
John Silver mi sta lievemente antipatico
Profile Image for La mia.
360 reviews33 followers
September 4, 2014
Ben scritto, ben congegnato, avvincente, interessante, originale. Potrei anche proseguire a trovare aggettivi elogiativi per questo libro, perché mi ha veramente sorpreso. Lo avevo visto mille volte in libreria e lo avevo snobbato ritenendolo una banale avventura, forse più adatta ad un ragazzino a caccia di emozioni. E’ invece un libro colto, intenso, con diversi livelli di lettura. Da un lato ha la capacità di raccontarci un’epopea che oltre la leggenda e le storie per ragazzi ha rappresentato un momento storico di rottura, con istanze di carattere politico mai veramente indagate a fondo. Un momento storico relativamente breve, stroncato dalla forza dell’Impero britannico non tanto per l’entità irrisoria del danno economico, quanto piuttosto per la pericolosità di un modello che metteva in discussione il modello della Marina di Sua Maestà. Dall’altra parte c’è il piano della vicenda umana, il disagio di chi non vuole adattarsi a non avere un obiettivo per cui vivere, ma che al tempo stesso non riesce a ingannare sé stesso e adattarsi ad una vita “normale”. Infine un piano squisitamente letterario, dove il continuo rimando a Stevenson e Dafoe si intreccia per creare un contesto molto articolato, per nulla lineare, con una narrazione che non segue alcun ordine cronologico ma piuttosto l’umore balzano del nostro vecchio pirata che si racconta. Divertente, piaciuto molto, di quei libri che lasciano un po’ di vuoto quando li concludi.
Profile Image for Carloesse.
229 reviews92 followers
November 27, 2017
E' legittimo appropriarsi di un personaggio altrui, trovandoselo già bell'e fatto (e famoso per giunta)e farne il protagonista di un'altra storia?
Sì, senza ombra di dubbio se il risultato è questo.

Con questo prequel e sequel dell'Isola stevensoniana, Larsson disegna un pirata ricco di sfaccettature, approfondendo il ritratto che già il suo originale creatore aveva suggerito oltre un secolo fa. Riuscendo a calarci pienamente nell'epoca della filibusta, del commercio di schiavi, di tesori e razzie, ma anche di lotta per poter raggiungere una propria individuale libertà.

Vi compaiono di sfuggita anche Jim Hawkins e il Dottore (a tributo di chi di quel personaggio rimane il creatore. E vi compare anche Daniel Defoe, che con Stevenson rimane il più grande scrittore di storie di quell'ambientazione) e l'avventura dell'Isola del Tesoro rimane sullo sfondo, costantemente, legata ad un filo di melanconica nostalgia.
Ma il ritratto del pirata più famoso della letteratura, di cui qui si narra l'intera vita, è del tutto originale, nuovo e completo.

Un libro appassionante e convincente, come raramente si riesce ad incontrare.
Profile Image for Clyon87.
105 reviews5 followers
August 22, 2023
Long John Silver è uno dei "cattivi" più interessanti di sempre. Cattivi tra virgolette, perché Stevenson non è caduto nel cliché del cattivo e basta, ma ha creato un personaggio ricco di sfumature, tutto d'un pezzo nella suo oscillare tra il bene e il male (d'altronde il suo tentativo di separare le due nature dell'anima lo farà più tardi, con JekyllHyde). E così Björn Larsson è riuscito a mantenerlo: a dilatarlo e collocarlo in un contesto storico ben strutturato: quello dei marinai e dei velieri; il mondo di Defoe e dell'Irlanda occupata dagli inglesi; il mondo del commercio degli schiavi; il mondo dei pirati, dei gentiluomini di ventura, della loro libertà e del loro destino sulla forca.
La vera storia del pirata Long John Silver costruisce la storia del personaggio restando fedele al suo spirito duale e incastrando il tutto magistralmente fino a collocarvi perfettamente anche l'opera originale, L'isola del tesoro, così com'era stata scritta da Jim Hawkins.
Insomma...consigliato!
Profile Image for Alessia.
125 reviews20 followers
October 20, 2024
4.5

Questo libro è una BOMBA.
Non solo perché racchiude perfettamente quel senso oscuro e affascinante della pirateria.
Non solo perché John Silver è un personaggio incredibilmente affascinante e complesso.
Non solo per l'urlo di libertà che mi ha lasciata cucita addosso, talmente tanto forte che mi è sembrato, anche solo per poco, di avere le spalle libere e solo l'oceano davanti agli occhi.
Non solo perché riprende la storia di uno dei miei classici preferiti ( se non IL mio preferito ).
Non solo per la cura che ci ha messo l'autore.
O forse per tutte queste cose assieme.

Sinceramente non lo so.
So solo che è stato il libro giusto al momento giusto.
E tanto mi basta.


( non prende le 5 stelle piene causa alcune scene poco credibili che mi hanno fatto storcere il naso, però sti cazzi.
Nel cuore questa storia è da punteggio pieno, per quel che possano valere delle stelline davanti a una storia di questo calibro )
Profile Image for Susanna.
62 reviews33 followers
July 12, 2017
Il libro é bello, ben scritto. Non ho letto L'isola del tesoro e non so se il personaggio descritto dall' autore corrisponda a quello di
Stevenson, di sicuro ha voluto raccontare la storia e la vita di uno dei personaggi che lo ha colpito di più. Il romanzo fa immergere subito il lettore nel mondo dei pirati, bucanieri e dei commerci leciti e non, e sopratutto restituisce quell'idea di libertá che solo il mare e i viaggi su di esso sanno dare.
Io consiglio di leggerlo d'estate su qualche scoglio sul mare per poter sentirne il suono e vivere appieno l'ambientazione del romanzo.
Profile Image for charta.
306 reviews5 followers
August 30, 2017
Dell'Isola del tesoro di Stevenson non ricordo assolutamente nulla tranne l'esistenza di un pirata, un terrrrrrrribile pirata di nome Long John Silver, sentina di vizi, ricetto di nequizie. Quando si è bambini è tutto bianco e nero. Questo Barbecue, invece, che qui non viene nobilitato affatto, mi ha stregato sotto duplice aspetto: è Uomo spietato, pragmatico, sicuro di sé, cinico ma corretto e amante della bellezza autentica: quella inutile, che non dà lustro né agiatezza ma nutre l'animo. (Long John ha anche un animo, profondo ed esigente). La sua vera storia mi ha fatto sognare sogni da adulta, quelli fatti di capovolgimento, contrappassi e trasformazioni. Carnevale per persone cresciute. La muscalità dei nomi malgasci un ricordo in più, di tempi e luoghi e persone ormai lontani eppure vivi.
Profile Image for Laura Noizez_Reads.
185 reviews86 followers
January 29, 2020
Tornare bambini leggendo un bellissimo libro.
Levate le ancore e preparatevi a intraprendere un viaggio alla scoperta di uno dei personaggi più affascinanti della letteratura.
Impossibile non amare Long John Silver.
Profile Image for Sibil.
1,743 reviews76 followers
April 20, 2018
3.5 stars
I was expecting something a little bit different and I was expecting something more, to be honest, but I enjoyed the reading nonetheless! I had some difficulties to find my way between the present and the past, because Long John Silver does not tell a tale from the start to the end, he goes here and there, without an order, if not his own. But I liked the story and I liked his voice, and I loved that the author tells us the story using the protagonist himself as a narrator.
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