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The Blue Flowers

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En el París de la década de 1960, Cidrolin, un insólito individuo que vive en un barco amarrado en el Sena, pasa las tardes durmiendo la siesta. Durante sus cabezadas, sueña con las aventuras del duque d'Auge, un caballero medieval que viaja en el tiempo a lomos de un caballo charlatán y filósofo. ¿O es el duque d'Auge el que sueña con Cidrolin y los avatares de un hombre del siglo XX?

Incapaces de descubrir quién sueña con quién, nos adentraremos en un mundo cómico y épico a la vez capaz de provocar carcajadas o de mover a la reflexión. Los juegos del lenguaje, el anacronismo o las citas permiten a Raymond Queneau crear un singular escenario sobre el que cuestiona el sentido de la historia, de las ideologías y de la propia escritura.

Queneau, uno de los autores más imaginativos y lúdicos de la literatura moderna integra varias lecturas en una: una novela de amor, un juego entre el sueño y la realidad o una parodia de la novela histórica. Pero Flores azules es, ante todo, una narración asombrosamente divertida y de una riqueza estilística y referencial desbordante. Una novela que invita a ser leída una y otra vez y a descubrir los secretos que esconde en cada una de sus páginas.

232 pages, Paperback

First published May 26, 1965

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About the author

Raymond Queneau

218 books593 followers
Novelist, poet, and critic Raymond Queneau, was born in Le Havre in 1903, and went to Paris when he was 17. For some time he joined André Breton's Surrealist group, but after only a brief stint he dissociated himself. Now, seeing Queneau's work in retrospect, it seems inevitable. The Surrealists tried to achieve a sort of pure expression from the unconscious, without mediation of the author's self-aware "persona." Queneau's texts, on the contrary, are quite deliberate products of the author's conscious mind, of his memory, and his intentionality.

Although Queneau's novels give an impression of enormous spontaneity, they were in fact painstakingly conceived in every small detail. He even once remarked that he simply could not leave to hazard the task of determining the number of chapters of a book. Talking about his first novel, Le Chiendent (usually translated as The Bark Tree), he pointed out that it had 91 sections, because 91 was the sum of the first 13 numbers, and also the product of two numbers he was particularly fond of: 7 and 13.

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Profile Image for Vit Babenco.
1,783 reviews5,780 followers
April 3, 2023
“Once upon a time, I, Chuang Chou, dreamt I was a butterfly, fluttering hither and thither, to all intents and purposes a butterfly. I was conscious only of my happiness as a butterfly, unaware that I was Chou. Soon I awaked, and there I was, veritably myself again. Now I do not know whether I was then a man dreaming I was a butterfly, or whether I am now a butterfly, dreaming I am a man,” – Zhuangzi.
The novel The Blue Flowers consists of extensive exercises on the theme of this dream…
‘I often dream that I’m on a barge, I’m sitting in a chaise-longue, I put a handkerchief over my face and I have a little siesta.’ ‘Siesta… handkerchief… barge… What sort of words are those? I cannot comprehend them.’ ‘They’re words I’ve invented to designate the things I see in my dreams…’ ‘We’ve come a long way from sapiential and christian oneirology. Your semantic science, my Lord stinks of heresy.’

Duke dreams that he is a man on a barge and a man on a barge dreams that he is duke… Or maybe they both are just a dream of a blue flower…
The water had receded to its usual beds and receptacles and the sun was already high in the horizon when the Duke woke up the next morning. He went over to the battlements to consider, be it ever so little, the historical situation. A layer of mud still covered the earth, but he could already see, blossoming here and there, some little blue flowers.

The best time travels are those we accomplish in our dreams.
Profile Image for Orsodimondo.
2,458 reviews2,430 followers
October 13, 2021
LA VITA È SOGNO



Incipit:
Il venticinque settembre milleduecentosessantaquattro, sul far del giorno, il Duca d’Auge salì in cima al torrione del suo castello per considerare un momentino la situazione storica. La trovò poco chiara. Resti del passato alla rinfusa si trascinavano ancora qua e là. Sulle rive del vicino rivo erano accampati un Unno o due; poco distante un Gallo, forse Edueno, immergeva audacemente i piedi nella fresca corrente. Si disegnavano all’orizzonte le sagome sfatte di qualche diritto Romano, gran Saraceno, vecchio Franco, ignoto Vandalo. I Normanni bevevan calvadòs.


Alfio Catania: Caino, Abele e Babele.

I fiori blu è uno dei capolavori di Raymond Queneau, scrittore francese da me molto amato e frequentato, che viene spesso imparentato col surrealismo, che invece Queneau amò solo per breve tempo.
E viene imparentato con la patafisica che avendo a che fare con la metafisica e l’assurdo, soggetti che tratta con ironia e nonsense, calza ben meglio al nostro Queneau che su ironia e nonsense ha basato il suo movimento letterario, quell’OuLiPo che si allargò più tardi anche all’Italia e che tanto attraeva Italo Calvino magistrale traduttore di questo splendido romanzo (la nota finale del traduttore è una chicca dopo la gemma).



Queneau è ironia e allegria, è nonsense e gioco di parole, è fuoco d’artificio e doppio salto mortale. È libertà, è innovazione, è sperimentazione, è ribellione.
Facile capire come potesse piacermi sin dai miei anni verdi.
Meno facile capire come il gioco e la presa in giro in Queneau si coniugassero con tenerezza e garbo, empatia e vena romantica: ha saputo divertirmi e struggermi come pochi altri.

Ovviamente dietro il gioco c’è calcolo, e amore per scienza e matematica: ma l’arte di Queneau è trasformare ogni studio in cose che hanno l’aria “d’essere buttate lì sbadatamente”. L’elaborazione diventa spontaneità.


Simone Martini: Guidoriccio da Fogliano.

I fiori blu sono un titolo abbastanza misterioso. Il valente traduttore Calvino ha dovuto chiederne spiegazione diretta allo scrittore francese. Che gli spiegò il significato francese dell’espressione, che indica ironicamente le persone romantiche, idealiste, nostalgiche d’una purezza perduta, e a me allora vien da pensare che sia una forma di blues.

C’è un personaggio medievale e uno contemporaneo, l’uno è un duca guerriero, l’altro un nullafacente sonnolento dedito al bere (essenza di finocchio, l’ottimo pastis). Uno sogna l’altro e viceversa, l’altro sogna l’uno.
Sette secoli di storia e tempo li separano. Alla fine però si incontrano e fanno amicizia.


Paolo Uccello: La battaglia di San Romano.

Un intervallo di 175 anni separa le apparizione del Duca d’Auge nella storia. Nel 1264 incontra San Luigi; nel 1439 compra cannoni; nel 1614 scopre un alchimista; nel 1789 si dedica a una strana attività pittorica nelle caverne del Périgord. E, finalmente nel 1964 avviene l’incontro con quel Cidrolin che egli aveva più volte visto in sogno immerso nella più assoluta indolenza su di un barcone ormeggiato stabilmente a riva.
Anche Cidrolin, dal canto suo, non fa che sognare. La sua sola occupazione sembra essere quella di riverniciare la staccionata lungo il suo tratto di banchina, imbrattata dalle scritte ingiuriose di uno sconosciuto (che scrive “assassino”, Cidrolin è da poco uscito di prigione)


Odilon Redon: Ofelia tra i fiori.

I cavalli del Duca parlano, uno è eloquente come Demostene, l’altro conciso e taciturno come Mallarmé, la chiatta di Cidrolin diventa Arca di Noè, si esce dal Tempo ma forse si incontra l’Eterno Ritorno, si incrocia Don Quijote e Calderón de la Barca, significati e significanti si sommano e assommano, si esce da un’allegoria e si entra in una parodia, c’è l’Es e anche l’Ego e non manca il SuperIo, il conscio vacilla, l’inconscio dilaga, si sogna e si interpreta, ma soprattutto si legge e ci si diverte.

Réver et révéler, c’est à peu près le même mot.


Odilon Redon: Fiori di campo in un vaso.
Profile Image for Dagio_maya .
1,107 reviews350 followers
January 21, 2021
” - Starai tranquillo, laggiú.
- Piú o meno. A parte il fatto che, da un po', c'è un cretino che si diverte a scarabocchiare sulla staccionata del boulevard. Passo il tempo a ridipingerla.
- Ti fai del cattivo sangue per niente. Un po' di graffiti, cosa vuoi che sia? Letteratura, nient'altro.
- Sí, sì, ma io preferisco darci sopra una mano di vernice.”




Cambiamenti repentini di scena spazio-temporale.
Attenzione: la scrittura non detta più legge!
Gli schemi narrativi e la sintassi si piegano al volere della penna.
L’immaginazione dello scrittore è l’imperatrice che storpia e rigenera le parole.
Paradigmi, dogmi e canoni letterari: alle fiamme!!!

Questo non è un libro ma un’esperienza.
Un’esperienza letteraria dove l’autore depone la penna e prende il martello.
Qui si abbatte e si scardina ogni paradigmatica struttura narrativa.
Qui si spezza la sintassi mentre le parole si decompongono e ricompongono amalgamandosi in suoni che mischiano idiomi,
Cidrolin e il Duca D’Auge personaggi distanti nel tempo si ritrovano nel sogno ma chi sogna chi non ci è dato sapere perché probabilmente agiscono come vasi comunicanti.
Uno vive la storia l’altro vive attraverso la Storia…

Questa è una lettura che ti trascina alla deriva.
Bando i pusillanimi che fuggono dall’acqua alta!
Sciolà denigratori del bagno al largo!

Se sei fedele alla tua sponda il consiglio è di passare oltre perché qui naviga bene solo chi sa lasciarsi trasportare da ciò che appare senza senso eppure non lo è.

Attenzione la corrente è forte e l’approdo è dubbio!

Forza…questo è l’imbarco:


”Il venticinque settembre milleduecentosessantaquattro, sul far del giorno, il Duca d'Auge salí in cima al torrione del suo castello per considerare un momentino la situazione storica. La trovò poco chiara.
Resti del passato alla rinfusa si trascinavano ancora qua e là. Sulle rive del vicino rivo erano accampati un Unno o due; poco distante un Gallo, forse Edueno, immergeva audacemente i piedi nella fresca corrente. Si disegnavano all'orizzonte le sagome sfatte di qualche diritto Romano, gran Saraceno, vecchio Franco, ignoto Vandalo. I Normanni bevevan calvadòs.
Il Duca d'Auge sospirò pur senza interrompere l'attento esame di quei fenomeni consunti.
Gli Unni cucinavano bistecche alla tartara, i Gaulois fumavano gitanes, i Romani disegnavano greche, i Franchi suonavano lire, i Saracineschi chiudevano persiane. I Normanni bevevan calvadòs.
- Tutta questa storia, - disse il Duca d'Auge al Duca d'Auge, - tutta questa storia per un po' di giochi di parole, per un po' d'anacronismi: una miseria. Non si troverà mai via d'uscita?
Profile Image for Post Scriptum.
422 reviews120 followers
September 7, 2018
Buttate bussole e orologi, ché in questo viaggio non servono. Prendete invece una medaglia e osservatene le facce.

Il duca d’Auge sogna d’essere Cidrolin che sonnecchia nel barcone ormeggiato sulla Senna.
Cidrolin sogna d’essere il duca d’Auge.
Le vicende del duca si compiono con salti temporali di 175 anni, partendo dal 1264. Quelle di Cidrolin si svolgono nell’anno 1964.
Il duca e Cidrolin non potrebbero essere più diversi. L’uno feroce, senza scrupoli, sanguinario, l’altro sempre un po’ annebbiato, imbevuto di ”pernod” (essenza di finocchio); ridipinge lo steccato che qualcuno di notte riempie di scritte infamanti e poi si occupa della sua attività preferita: dormire. Sognare. Sulla sua chiatta, il suo barcone, la sua Arca.
Per conoscere le vicende del duca si deve attendere che Cidrolin s’addormenti, per seguire il sonnacchioso Cidrolin s’aspetterà che dorma il duca.
S’incontreranno. Nel 1964. Sull’Arca.
Il diluvio non è solo d’acqua.

I fiori blu è gioco fra sogno e realtà, fra vite che scorrono e cavalli che parlano. È viaggio in tondo al tempo e allo spazio, è succedersi di citazioni e metafore. È sfida, divertimento, baraonda entusiasmante. È fantasmagoria linguistica.
È faccenda contorta fin là, dove dal fango sbocciano piccoli fiori blu.


Anche le marce più oscure hanno una fine. Il Duca disse:
- Eccoci qua.
Si fermò. L’abate Riphinte l’imitò:
- Dove credete che siamo arriva-ti? - chiese il Duca.
- Nelle tenebre.
- E cosa vedremo?
- Poco o niente.



Salite sulla torre e poi lasciatevi andare. O cadere. Nel sogno, s’intende!
Profile Image for Ajeje Brazov.
950 reviews
January 26, 2019
"Sta' attento con le storie inventate. Rivelano cosa c'è sotto. Tal quale come i sogni".

Ecco, penso che in questa frase si racchiuda tutta l'opera ed il pensiero, che Queneau voleva esprimere scrivendo questo straordinario ed esilarante libro.
I sogni, i cavalli, un Duca, Cidrolin: un incurabile sognatore, la Contessa, i fiori blu...
Insomma, come si fa a commentare un libro uscito dalla mente di uno scrittore come Queneau e poi tradotto da un genio come Calvino (Calvino lo definiva, un libro intraducibile)?

Ci sono sogni che si snodano come incidenti senza importanza, cose che nella vita ad occhi aperti neppure se ne riterrebbe il ricordo, eppure ti occupano al mattino quando li afferri mentre si spingono in disordine contro la porta delle palpebre.

https://www.youtube.com/watch?v=YBEin...
Profile Image for LW.
357 reviews93 followers
February 8, 2019
Sta attento con le storie inventate.
Rivelano ciò che c'è sotto. Tal quale come i sogni


Significativa è la citazione di Platone ,all'inizio del libro " ὅναρ ἀντὶ ὀνείρατος" ("il sogno in cambio del sogno" )
Lo stesso Queneau scriveva sul risvolto di copertina della prima edizione ,Gallimard 1965,per presentare Les Fleurs Bleues
"secondo un celebre apologo cinese, Chuang-tzé sogna d'essere una farfalla; ma chi dice che non sia la farfalla a sognare d'essere Chuang-tzé? E in questo romanzo, è il Duca d'Auge che sogna d'essere Cidrolin o è Cidrolin che sogna d'essere il Duca d'Auge? "


Un romanzo fatto di sogni ,dunque ,con due protagonisti agli antipodi ,da un lato il viaggio nel tempo e nella storia del Duca D'Auge , impulsivo, aggressivo, impetuoso uomo d'azione e dall'altro il pigro e sfiduciato Cidrolin (la sua chiosa più ricorrente? anche questa l'ho in quel posto)che trascorre le giornate tra una lunga siesta e l'altra, bicchierini di essenza di finocchio , costretto a riverniciare ogni giorno la sua staccionata ,imbrattata da misteriosi insulti
Un romanzo fatto a suo modo di storia- si va dal 1264 ,al 1439, al 1614 ,al 1789,fino a giungere nel 1964- in una travolgente girandola di situazioni ,improbabili, folli, divertenti ,
sostenute da dialoghi spassosi, scoppiettanti calembours , ironici giochi di parole ,
a cui non sempre è facile star dietro (!)
Geniale la briosa traduzione "inventiva" di Calvino, il rischio che il ricco tessuto di ammicchi, allusioni e rimandi del testo originale si infeltrisse in italiano era alto, certo, ma
con Calvino ...neanche un pelucco !

Orsù, lettori impavidi :)
Rompete gli indugi, sellate il vostro migliore destriero , sarà una bella avventura
... vedrete sbocciare nel fango della realtà dei piccoli (bellissimi) fiori blu !
4/5 stelle
Profile Image for Drilli.
384 reviews33 followers
July 27, 2022
Alla rilettura di questo colpo di genio assoluto non posso che riconfermare quanto già scritto ai tempi della prima lettura. Credo di essermi divertita ancor più della prima volta e ancor più della prima volta rimpiango di non conoscere il francese per poter leggere Queneau in originale. La traduzione di Calvino è comunque fenomenale e mi sono goduta dalla prima all'ultima riga di giochi lessicali e neologismi improbabili.

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Recensione scritta il: 20/08/2009.

Geniale, semplicemente.
Del resto, non mi aspettavo niente di diverso da Queneau, per di più con traduzione di Italo Calvino. Voglio dire.
Peccato veramente non poterlo apprezzare in lingua originale: è pieno di giochi di parole ed accenni vari che, come Calvino ben spiega nella nota di traduzione, ha dovuto modificare in parte o del tutto per poter ottenere gli stessi effetti - o comunque simili - anche per il lettore italiano.
La trama? E' divertente, piuttosto imprevedibile e si presta a moltissime interpretazioni, per cui stuzzica il cervello in maniera veramente molto molto piacevole. Nella nota finale, poi, Calvino fornisce le principali interpretazioni date all'opera fino a quel momento, il che personalmente mi ha stimolato ancora di più.
E' un libro che comunque si lascia leggere anche solo così, senza impegno: per chi apprezza quel genere di humor è un ottimo passatempo per farsi due risate, se non si ha voglia di lambiccarsi il cervello alla ricerca dei significati.
Ottima lettura. La quarta [quinta, ormai] stellina manca semplicemente perché non posso - almeno io, e almeno per ora - apprezzarlo appieno in lingua originale.
Profile Image for Amaranta.
588 reviews261 followers
January 14, 2019
“ D’abitudine sono il solo a pensare quello che penso.”
Che libro curioso. Non ero davvero preparata a quello che ho letto e soprattutto come l’ho letto!
Sulle prime devo dire che mi ha scioccato poi pian piano mi sono un po’ affezionata a questo novello Don Chischiotte che viaggia nel tempo e al suo gemello Cidrolin.
Si perché nell’idea che mi sono fatta io il duca d’Auge e Cidrolin sono la stessa persona, che viaggiano attraverso il tempo in momenti paralleli e che si ritrovano insieme in un momento specifico della storia. Ma la fine è nota ed insieme non possono certo rimanere. L’idea dell’Arca come base stanziale che poi prende il largo mi piace molto, un richiamo alla antica Arca e al suo Noè, in un duca senza macchia e senza paura. Geniale il trascorso attraverso il tempo segnato dalle pitture rupestri. E quell’essenza di finocchio che disseta tutti nei secoli è forse l’unico punto saldo della storia. E questi fiori? Inizio e fine del romanzo, sono l’innocenza dell’uomo che rinasce nel fango, sempre e comunque. Alla fine l’ho apprezzato.


Profile Image for MJ Nicholls.
2,274 reviews4,845 followers
May 22, 2012
Queneau’s novels and poetry have found their way into English and have been kept in print by a Reich of mostly American, and several British presses, among them Dalkey Archive, Atlas Press, NYRB Classics, Oneworld Classics, New Directions, Carcanet, Sun and Moon Press, University of Illinois Press, University of Nebraska Press, and Penguin Classics. There are (at last count) twenty books of Queneau’s work in English—a couple out-of-print or expensive—but largely all readily available for your reading delectation. This is both a pleasure and a curse. Twelve of Queneau’s eighteen novels are available, along with six collections of his poetry and two miscellaneous story and curio collections. This begs the question: is there too much Queneau in print?

For a largely unknown (to English readers) “avant-garde” writer, twenty seems like an undue surfeit. There are some writers whose best works are only translated while the duds remain in the original language, meaning we only read the best of their work and clamour for more, unaware the other material doesn’t bear translating as it will only allow us to cast critical light on our beloved hero(es). This is certainly true of Raymond. For The Blue Flowers is a turkey, no doubt about it. (Except so it seems for an absolutely rapturous Italian readership—the Italian translation was done by their national bard Italo Calvino). I wanted this tiresome absurdist rubbish to end more than I wanted Patch Adams to end and my slow Robin Williams-induced death to follow.
Profile Image for Gauss74.
464 reviews93 followers
November 22, 2013
L'irochese ironizzata si fa irosa od irritata. Eccomi dunque a dover scrivere un commento sul romanzo più onirico, pirotecnico, psicologico, folle, scoppiettante che io abbia letto negli ultimi anni:frutto inevitabile della traduzione di un genio (Calvino) sull'opera di un altro genio (Queneau).

La storia può essere letta su di un'infinità di l ... (continua)

Eccomi dunque a dover scrivere un commento sul romanzo più onirico, pirotecnico, psicologico, folle, scoppiettante che io abbia letto negli ultimi anni:frutto inevitabile della traduzione di un genio (Calvino) sull'opera di un altro genio (Queneau).

La storia può essere letta su di un'infinità di livelli diversi; la base da cui partire è lo snodarsi parallelo delle incredibili avventure del Duca D'Auge, spaccone e donchisciottesco nobiluomo della Francia feudale, con quelle del passivo e depresso Cidrolin, ridotto al piatto e squallido ripetersi degli stessi gesti su di una chiatta ormeggiata tra i miasmi di un fiume inquinato.

I due sono agli antipodi nell'affrontare la vita ed allo stesso modo sono speculari nel loro rapporto: quando uno s'addormenta sogna delle peripezie incredibili dell' altro che quando a sua volta cade tra le braccia d'Orfeo torna a sognare del primo e cosi via. Il romanzo raggiunge il suo climax quando l'aggressivo Nobilotto, in grado di viaggiare nel tempo, invade con il suo sgangherato seguito la chiatta del depresso bevitore di essenza di finocchio. Ed il risultato non può che essere esplosivo.

Ciò che rende veramente grande questo romanzo oltre alle spassosissime avventure di Cidrolin e del Duca D'Auge è la maniera in cui il linguaggio e lo stile corrono dietro alla storia, in una mitragliata di citazioni letterarie, cambi di registro, strampalate metafore rese dal talento di Italo Calvino con una vividezza tale da far dimenticare che la lingua originaria del romanzo non è l'italiano. Oltre all' estro dello scrittore e del traduttore ha sicuramente contribuito la amicizia tra i due e la comunanza di idee riguardo al ruolo che il linguaggio deve avere sull'esito di un'opera.

I piani di interpretazione di questo romanzo sono davvero tanti e forse non c'è neppure bisogno di scovarli tutti. Appare evidente quella che secondo Calvino stesso è la principale, cioè quella psicanalitica ( il che non sorprende in un racconto che si sforza con successo di riprodurre le impressioni di un sogno). Al momento del loro incontro Auge e Cidrolin scoprono non solo di sapere tutto l'uno dell'altro ma anche di avere lo stesso nome. Evidente suggerimento che essi rappresentano le diverse personalità presenti nell'uomo freudiano. Un ES aggressivo egoista istintivo e godereccio contrapposto ad un IO depresso, autorepressivo e passivo quanto mai.

In parallelo mi balzano agli occhi due modi di condurre la vita. Quello di chi ha una personalità cosi forte da non riuscire a contenerla, e vive aggredendo il mondo esterno per adattarlo a se stesso senza lasciare spazio a condiscendenze. Costui è incapace di accettare l'idea di fallimento fino a reazioni esagerate (distruttivo ed omicida Auge con chi gli dà torto!), e si oppone a coloro che mancando di forza di carattere cercano la sicurezza in un perpetuo adeguarsi e subire dal mondo che li circonda.
L'occupazione principale di Cidrolin consiste nel riverniciare col perdono gli insulti che vengono scritti sulla sua staccionata; cerca sicurezza nel ripetere costantemente gli stessi gesti, non reagisce alle mancanze di rispetto dei generi, si lascia alla fine rubare la sua stessa chiatta/casa dal duca d'Auge.

Ma personalmente credo che dedicare troppe forze alla interpretazione profonda di questo capolavoro tolga almeno in parte il piacere estetico di godere delle trovate sia sceniche che lessicali di questa coppia di virtuosi della letteratura; per certi versi leggere "I fiori blu" da profani forse è persino più divertente che farlo con tutti i mezzi necessari ad una piena comprensione.

Per tanto, avventurieri di periferia in cerca dei vostri mulini a vento, fantozziani impiegati che sostengono il PIL curvi sulle scrivanie magari alla ricerca di un segreto riscatto, mettetevi comodi e leggetevi questo libro: piacerà ad entrambi, magari mentre sorseggiate un bicchiere di essenza di finocchio.

A proposito, ma quanto deve fare schifo l'essenza di finocchio?

Profile Image for Denise Cosentino.
87 reviews8 followers
December 19, 2023
Finalmente, dopo alcune letture sottotono, un romanzo degno di questo nome! Una lettura impegnativa (Quéneau non affatto facile da digerire), ma molto coinvolgente. Magistrale la traduzione di Italo Calvino
Profile Image for Davide.
508 reviews140 followers
December 5, 2018
Quante volte, negli anni, mi sono fermato anche io un istante a contemplare la situazione storica!
Continua sempre a sembrare confusa: un unno o due, persiane che aprono saracinesche, romani che disegnano greche, gaulois che fumano gitanes.
E i normanni? Bevevano calvadòs.
Profile Image for Dvd (#).
512 reviews93 followers
May 24, 2021
12/10/2020 (****)
Romanzo sorprendente, quasi stupefacente per ironia e godibilità in larghe parti.

L'inizio, sfolgorante quanto nebuloso per la comprensione del lettore, ci presenta il Duca d'Auge che osserva dall'alto del suo castello le terre che gli si parano di fronte: vede i lacerti in disfacimento dei popoli che hanno vissuto in Francia nei secoli precedenti (galli, romani, visigoti, saraceni, normanni).
E' il 1264 e il collerico Duca si reca a Parigi, dal suo re Luigi (IX, il Santo) che lo vuole convincere a partire per la Crociata contro Cartagine (l'Ottava): il nostro gagliardamente rifiuta, che già s'è fatto la Settima in Egitto e non ha nessuna voglia di rischiare ancora la pellaccia contro i maomettani, e mentre se ne fugge da Parigi viene assaltato dai villani, che lo accusano di stregoneria a causa del suo cavallo (parlante).

Il racconto sfuma, e ci si trova nei panni di un certo Cidrolin, nostro (quasi) contemporaneo: egli vive su una chiatta, passa il tempo a passeggiare e ridipingere una staccionata, su cui qualcuno continua a lasciare messaggi ingiuriosi nei suoi confronti (solo due lettere vengono rese note nel corso del racconto, A-S, sufficienti per capire che l'insulto continuamente scritto da mano ignota e continuamente cancellato da Cidrolin è ASSASSINO). Ha tre figlie, di cui due sposate e una ancora accasata da lui. Non lavora, e la sua principale passione è sognare: lì, nel mondo dei sogni, vede e vive le storia del Duca d'Auge, così come il Duca nel sonno vive la vita di Cidrolin.

Chi sogna chi non lo sappiamo, e non lo sapremo mai. Resta il fatto che le avventure dell'iperattivo e reazionario Duca proseguono con balzi in avanti di 175 anni esatti: dalle crociate del re santo (1264) al processo a Barbablu durante la guerra dei cent'anni (1439), dal regno di Caterina de Medici, durante il quale si appassiona di alchimia (1614), all'anno della Rivoluzione, quando si appassiona invece di pitture rupestri dell'età preistorica (1789).

Intanto, fra una dormita e l'altra del Duca, anche la vita di Cidrolin prosegue, immobile e monotona, con poche soddisfazioni e molti oscuri sensi di colpa: l'ultima figlia si sposa; l'alcolismo peggiora; l'ignoto accusatore continua la sua opera. Ma al povero Cidrolin, a cui non gliene va bene una, alla fine, nel fatidico 1964 succedono due cose fondamentali: conosce una giovane ragazza, di cui si innamora, e conosce di persona il Duca tante volte sognato, con tutto il suo seguito, capitato nell'ultimo balzo nel suo presente. Questi lo aiuta a braccare l'ignoto accusatore (che si rivela essere Cidrolin stesso) e a tagliare i ponti col passato e coi sensi di colpa che gli stanno rovinando la vita: nel finale, il Duca e la sua comica banda salpano con la chiatta di Cidrolin (che si chiama l'Arca, non a caso), risalendo il fiume nella nebbia più assoluta mentre Cidrolin e la fidanzata salgono sul gommone, lasciano la chiatta e attraccano sulla riva.

Il senso mi pare evidente: Cidrolin decide di lasciare il mondo dei sogni, rifugio del senso di colpa che lo rode, e attraccare definitivamente nella realtà; il Duca prosegue nel suo viaggio, conforme al suo instancabile viaggiare, e ricomincia dall'alto di una nuova torre dove s'è incagliato, a fendere con lo sguardo il nebbione che gli si para davanti, riconsiderando la complessa situazione storica: vede una piana di fango, non si sa in che epoca sia finito se non che tutto è ricominciato, in un eterno loop, reso evidente anche dalla similitudine, anche lessicale, fra l'incipit e l'explicit (non a caso, è solo in questi due momenti che si parla dei fiori blu del titolo).

La traduzione di Calvino (quasi una riscrittura) è formidabile, considerando la complessità dei calembour, dei giochi di parole, dei rimandi culturali di cui il libro è intriso, così come notevole è la postfazione, in cui lo scrittore italiano cerca di esplorare e spiegare il significato recondito del libro. Propone tre ipotesi, che non citerò (anche perché molto intellettuali e molto complesse) e che forse rovinano un pò la magia del libro, che fra ironia e leggerezza riesce a rappresentare in maniera superba il senso del fluire tortuoso e inesorabile della Storia.

4 stelle e mezza, un piccolo capolavoro.
Profile Image for Paola.
761 reviews157 followers
December 14, 2010
Unico.
Irripetibile.
Alla fine della sua lettura ho provato la stessa sensazione di quando mi sveglio, o credo che mi sveglio, e ho sognato, o credo di aver sognato, di dormire e di sognare.
Va da sé che lo prenderò anche il lingua originale, la traduzione di Calvino é splendida e son curiosa di scoprire tutti gli escamotages messi in atto per rendere il senso della prosa di Queneau.
Da leggere e rileggere, ed é una di quelle opere che mi é entrata nella testa e nel cuore.
Profile Image for Emanuele.
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June 22, 2015
A tradurre un'opera del genere bisogna avere pazienza ed essere dei mostri. Dopotutto, Calvino sapeva il fatto suo.
Profile Image for Paul Dembina.
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April 23, 2022
Another very entertaining book from Monsieur Queneau. Time travelling (sort of) intertwining of dreamer and dreamed where nothing is quite what it seems. I really like the light humerous touch he always manages.
Profile Image for Savasandir .
273 reviews
January 19, 2022
Queneau + Calvino = Tilt letterario

Il venticinque settembre milleduecentosessantaquattro, sul far del giorno, il Duca d’Auge salì in cima al torrione del suo castello per considerare un momentino la situazione storica. La trovò poco chiara.
Resti del passato alla rinfusa si trascinavano ancora qua e là. Sulle rive del vicino rivo erano accampati un Unno o due; poco distante un Gallo, forse Edueno, immergeva audacemente i piedi nella fresca corrente. Si disegnavano all’orizzonte le sagome sfatte di qualche diritto Romano, gran Saraceno, vecchio Franco, ignoto Vandalo. I Normanni bevevan calvadòs.
Il Duca d’Auge sospirò pur senza interrompere l’attento esame di quei fenomeni consunti.
Gli Unni cucinavano bistecche alla tartara, i Gaulois fumavano gitanes, i Romani disegnavano greche, i Franchi suonavano lire, i Saracineschi chiudevano persiane. I Normanni bevevan calvadòs.
"Tutta questa storia", disse il Duca d’Auge al Duca d’Auge, "tutta questa storia per un po’ di giochi di parole, per un po’ d’anacronismi: una miseria. Non si troverà mai una via d’uscita?"


C’è poco da fare, anche a distanza di anni quello de I fiori blu rimane uno dei più folgoranti incipit in cui mi sia capitato d'imbattermi.
Bastano le prime righe del libro per capire che ci si sta avventurando lungo un percorso assai poco convenzionale e ancor meno prevedibile; una spiazzante cavalcata fra paradossi, calembour, distorsioni spazio-temporal-linguistiche, sogni veri e rimpianti immaginati, che innescano nel lettore le più ardite speculazioni, dando libero sfogo alla fantasia per immergersi ognuno nella propria visione.

A me, per esempio, il romanzo è parso soprattutto una splendida presa in giro della Storia di Francia, della filosofia, della Chiesa e della ricerca scientifica.
E poi mi sono fatto tutto un personalissimo film su Cidrolin ed il suo senso di colpa: dai pochi accenni che vi sono nel libro è forse impossibile determinare con certezza perché Cidrolin si senta tanto in colpa, ma

Troppo campato in aria? Decisamente sì, ma un libro del genere porta a spingere lo sguardo oltre il comune campo visivo ;-)
Profile Image for Sandra Deaconu.
796 reviews128 followers
October 18, 2024
Povestea nu mi-a plăcut deloc, dar sarcasmul autorului a fost savuros!

,,Mânia este rău sfătuitor."

,,Păzește-te de cele inventate. Ele dezvăluie ceea ce ești în realitate."

,,Ah, domnule, dacă ați ști cât de greu e să gândești. După cum văd că trăiți, trebuie că nu suferiți de acest chin..."
Profile Image for La.Silbia.
78 reviews20 followers
February 12, 2012
"In Queneau anche le cose più calcolate hanno l'aria di essere buttate lì sbadatamente" (Calvino)

Non è un libro semplice, I fiori blu. La lettura scorre che è un piacere, tra piccole e grandi assurdità sparpagliate qua e là, e giochi con la lingua che dimostrano la grandiosità sia dell'autore che del traduttore. Sì, perché questo è un libro che meriterebbe di essere letto anche solo per come è scritto, perché stordisce e rapisce già solo per un criterio "estetico" della lettura. Il fascino delle parole, insomma, puro e semplice. 
Non è un libro semplice, questo. La storia, pure, coinvolge e sconvolge, la si vorrebbe e si potrebbe  divorare, invece ogni tanto bisogna fermarsi, per ricostruire, per cercare di agganciare l'uno all'altro i vari pezzi della narrazione smembrati, per farsi qualche domanda dunque. La complessità sta proprio in questo punto, secondo me: è una storia che si può leggere e di cui si può godere già così com'è, basta lasciarsi trasportare dalle parole del duo Queneau/Calvino; eppure, vi si possono ritrovare talmente tanti livelli di lettura diversi che dare le risposte diventa una questione del tutto personale, quindi opinabile, quindi sempre continua e imperfetta. Questa complessità è anche il punto di forza, l'espressione della rarità di tale bravura narrativa.
Non è un libro semplice, ma è bellissimo.
Profile Image for Nate D.
1,653 reviews1,251 followers
April 24, 2012
I've been meaning to read more Queneau, but this mess of silly accents and bad puns (and single line asides in which a character kills 200 people) proves nearly unreadable to me. One of the back blurbs calls this "wacky", which should have been a warning sign right off. Set aside, not necessarily to resume.

...

Later: felt humorless and undermotivated, read a bunch more, found myself still unable to work up the proper level of caring required to continue. Queneau seems to have some interesting formal devices guiding this, for sure, but the central conceit -- 20th century layabout on a barge dreams about a rebellious middle ages duke, who dreams about a 20th-century layabout -- seems kind of slapdash in its execution. Seriously, these guys are just dropping to sleep mid page with no transition left and right. Which, okay, jumping to another century without warning is a pretty unique narrative device, and it has a lot to recommend it, but it seems like it should have far more implications for the story. Neither of these guys care that much about their weird recurring dreams? There's probably some kind of existential question underlying it all but I suspect I won't be finding out what it is any time in the immediate future. (next: mail it to england).
Profile Image for Vittorio Ducoli.
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December 11, 2015
Il significato oltre il significante

L'opera letteraria di Raymond Queneau, che pure si sviluppa prevalentemente dopo il secondo conflitto mondiale, affonda prepotentemente le sue radici nel periodo precedente, ed in particolare nella Parigi surrealista degli anni '20 e '30 del novecento. Infatti Queneau, se non fu uno dei principali protagonisti di quella stagione, non rivestì neppure il ruolo di mera comparsa, e la sua amicizia con Breton prima e con Bataille poi segna profondamente i tratti della sua poetica.
Queste radici sono evidenti anche ne I fiori blu, opera tarda dello scrittore (fu pubblicato nel 1965) che però mantiene la freschezza e l'originalità che caratterizza tutta la scrittura di Queneau, e che ne fanno a mio avviso uno dei grandi autori del secondo novecento europeo, in grado di regalarci opere da un lato godibilissime e dall'altro caratterizzate da una complessità strutturale e compositiva che permettono a chi vuole andare sotto la superficie del testo di trovarvi la pluralità di elementi di riflessione e di piani di interpretazione che solo la grande letteratura sa dare.
Prima di cercare di addentrarsi nella gioiosa (ma anche drammatica) sarabanda de I fiori blu, credo sia utile spendere qualche parola sulla sua traduzione. I fiori blu è infatti il classico libro intraducibile, in cui il linguaggio non è lo strumento neutro attraverso il quale l'autore descrive le situazioni, ma è esso stesso creatore delle situazioni, latore assoluto del senso delle cose che l'autore vuole consegnarci. I fiori blu è a mio avviso il classico esempio in cui il significante (la parola) non descrive il significato (il fatto, la situazione), ma lo determina. In altri termini (ed in questo si vede tra l'altro tutto il debito dell'opera con la grande letteratura del primo novecento) il linguaggio usato non determina solamente il tono dell'opera, ma è l'opera stessa, che non potrebbe essere ciò che è se fosse stato usato un altro linguaggio. Questo problema, comune tra l'altro a gran parte delle opere poetiche, determina l'intraducibilità pratica di quest'opera in una lingua diversa dal francese usato da Queneau, che è un francese ricco di giochi di parole, arcaismi, neologismi, parole inventate, lessico popolare e quant'altro. La nostra fortuna è che questo libro è stato tradotto da un grande, da Italo Calvino.
In altri casi mi è capitato di scagliarmi contro le traduzioni effettuate da scrittori, che in genere tendono a soffocare lo spirito originale dell'opera sovrapponendovi il proprio ego letterario. Il caso de I fiori blu tradotto da Calvino è invece completamente diverso. Due fattori concomitanti, la grandezza letteraria del traduttore e la sua vicinanza culturale (nonché la sua amicizia) con l'autore, hanno fatto sì che l'intraducibile opera venisse tradotta e (per quanto ne posso capire non avendo letto l'originale) tradotta conservandone l'essenza comunicativa originaria. Certo, Calvino ha dovuto in alcuni casi italianizzare ambiti, frasi e detti, ha dovuto modificare giochi di parole, attributi e neologismi per renderli comprensibili al pubblico italiano, ma lo ha fatto a mio avviso avendo in mente con precisione quale era il ruolo che il linguaggio svolgeva nell'opera originale, e non tradendo mai questo ruolo. A questo proposito la Nota del traduttore posta alla fine del libro (a proposito, quanta finezza e modestia da parte del più grande intellettuale italiano degli ultimi decenni in quel titolo di servizio) è veramente illuminante, oltre che a tratti quasi commovente per come Calvino quasi si scusa per le inevitabili manipolazioni del testo originario e per come, inevitabilmente, non gli sia stato possibile rendere appieno i calembour linguistici di cui è infarcito. Tra l'altro in questa nota Calvino non si limita agli aspetti tecnici della traduzione, ma fornisce diversi approcci all'interpretazione del testo. Credo che solo un grande letterato come lui fosse in grado di rendere in italiano un'opera così prettamente francese come I fiori blu.
Il linguaggio di Queneau (mediato da Calvino) rappresenta quindi il primo strato interpretativo in cui si imbatte il lettore de I fiori Blu, strato che come detto determina in gran parte l'essenza stessa dell'opera. Ci si diverte molto, sin dalle prime righe, sin da quell'elenco di resti del passato che il duca d'Auge osserva dalla sua torre, da quei normanni che bevevan calvadòs.
Se il linguaggio in Queneau è un elemento essenziale della costruzione del testo, non si deve però credere che la scrittura sia fine a sé stessa: I fiori blu non è un esercizio di stile, è linguaggio che determina una storia (meglio, due storie; meglio ancora due storie che rappresentano la Storia) la quale interagisce a sua volta con il linguaggio per formare una miscela potenzialmente esplosiva. La storia narrata, o meglio determinata dal linguaggio di Queneau, finisce così per affrancarsi dalla lingua che la esprime, e ad emergere per sé stessa: così, se pure è il significante a determinare il significato, alla fine è come se ci abituassimo al primo e ci concentrassimo sul secondo. E' questo che mi fa dire che I fiori blu è grande letteratura: Queneau non vuole rappresentare, vuole esprimere, servendosi di un significante che però esprime pur sempre, determinandolo, un significato.
Le storie sono due: quella del Duca d'Auge, sorta di personaggio immortale che attraversa la storia francese dal 1264 al 1964 in 5 tappe separate ciascuna da 175 anni, e quella di Cidrolin, apatico ed anzianotto signore che vive su una chiatta sulla Senna alla periferia di Parigi appunto nel 1964. I due si sognano a vicenda, nel senso che quando uno si addormenta proseguono le vicende dell'altro: finiranno per incontrarsi nella parte finale del libro.
Auge, come detto, attraversa la storia francese toccandone alcuni momenti topici (tra l'altro i salti di 175 anni lo portano anche nel 1789). E' un feudatario, e come tale si trova spesso in contrasto con il re per difendere i suoi privilegi. E' amico e difende alcuni dei personaggi più irregolari e controversi della storia di Francia, come Gilles de Rais (di cui si occupò anche Bataille) e D.A.F. De Sade. E' violento, crapulone e opportunista, si affida ad un alchimista e maltratta ed umilia i rappresentanti della chiesa. Viaggia in compagnia di un paggio (che spesso picchia) e di due cavalli parlanti (Demostene e Stèphan). Quando scoppia la rivoluzione, fiuta la mala parata e invece di partecipare agli stati generali ripara in Spagna andando a dipingere le grotte di Altamira. Rappresenta secondo me l'uomo di potere francese, con i tratti che gli sono innati e quelli che accumula ed affina dalle vicende storiche che si susseguono: le vicende di Auge ci narrano anche per certi versi, attraverso episodi spassosi ma puntuali, l'evoluzione storica dell'intera società d'oltralpe nel corso del tempo.
L'indolente Cidrolin, che è il suo opposto (ma è anche il suo alter-ego: entrambi si chiamano Joachim), esemplifica il possibile risultato umano di tutto il grandioso movimento della Storia attraverso la quale è passato il Duca: l'emarginazione culturale ed umana di Cidrolin, il suo essere succube delle circostanze, il suo triste adattamento ai rovesci della vita tramite il bere e l'inattività sono paradigmatici dell'esclusione, in un tempo in cui le energie della storia sembrano esaurirsi, ed in cui l'unica preoccupazione sembra essere quella se avere o no la televisione. La sua drammatica emarginazione è evidenziata plasticamente dalla soluzione della vicenda delle misteriose scritte ingiuriose che appaiono nottetempo sulla sua staccionata e che egli puntualmente ogni giorno ridipinge.
Quando il duca d'Auge, con scudiero e cavalli parlanti al seguito, e Cidrolin si incontreranno, sarà il duca a disincagliare l'arca (la chiatta in cui Cidrolin vive) e a farla navigare verso un nuovo inizio della storia: sarà ancora lui, con la sua capacità di adattamento e di gestione del potere e dettare le regole. Per Cidrolin, e per tutti i Cidrolin del mondo, non ci sarà posto in questo nuovo inizio, e dovranno abbandonare l'arca e sparire. La Storia quindi si rimette in moto, apparentemente uguale a sé stessa, escludendo chi essa stessa espelle, ed il libro si chiude in modo circolare, con il duca che considera la situazione storica. L'unica differenza, che Queneau sottolinea, è che stavolta dal fango i fiori blu iniziano a germogliare: forse in questo passaggio si può scorgere l'intuizione (o la speranza) che qualcosa in realtà stesse cambiando (siamo negli anni dell'inizio della contestazione giovanile ad un modello sociale che sembrava sonnecchiare appagato del benessere che si stava diffondendo).
Molti altri personaggi si incontrano ne I fiori blu, e ciascuno meriterebbe una piccola descrizione, perché ciascuno gioca un preciso ruolo in questo affresco storico ironico e dissacrante. Lascio al lettore la loro scoperta, invitandolo ad entrare nel mondo fantasmagorico di Queneau, dove troverà, come nelle altre sue opere, modo di divertirsi e di riflettere.
Profile Image for ⚔️Kelanth⚔️.
1,117 reviews165 followers
December 18, 2019
Ed è solo l'Inconscio che ha preso coscienza di se stesso attraverso i sogni che può sbloccare la barca e guidarla attraverso il recupero dell'innocenza... questa tra le tante è l'intepretazione finale al libro che più ho trovato appropriata tra le molteplici che sono state date a questo scritto surreale che vanta la traduzione di Italo Calvino, un lavoro impervio ma appassionante, come da lui stesso dichiarato, che è riuscito a trasporre non solo tutti i giochi di parole e i molteplici sottintesi presenti, ma a dargli quell'esatta malinconia, comicità e surrealismo voluto dall'autore.

Anche il titolo che compare solo un paio di volte all'interno del libro, ma che riesce a spiegare così propriamente ciò che racchiude ossia il romanticismo, l'idealismo e la purezza perduta è una chicca da gustare a lettura finita.

Un piccolo grande capolavoro, che si legge in poco tempo ma che consente al lettore attento di rileggere intere frasi o capoversi per entrare meglio nei mille significati ed interpretazioni che si possono dare alle vicende narrate. Bellissimi tutti i personaggi a partire dai due cavalli parlanti, per finire con lo stesso Duca d'Auge. Qualsiasi interpretazione gli si voglia dare, rimangono indubbiamente dei capolavori di scrittura sperimentale.

Per citare solo un paio, ma ce ne sarebbero tantissime, due passaggi geniali di scrittura: quelli dei giocatori del Totip (gioco che consiste nel puntare sulle corse dei cavalli, una variante del Totocalcio, ndr), che il Duca vede come moderni alchimisti, per il fatto di cercare di trasformare i cavalli in oro; oppure quella della figura del Passante, che si sente interpellato e in dovere di rispondere ad ogni qualsiasi discussione fatta fra sè e sè dal protagonista.

Insomma un libro che contiene molti spazi di lettura e molte interpretazioni, ma che diverte, stupisce e conquista ad ogni pagina.

Consigliatissimo.
Profile Image for Andrea Samorini.
882 reviews34 followers
January 8, 2019
Delizioso.
Mi ha divertito, sin dall’inizio, prime righe, letteralmente primo paragrafo.

Non leggere fino a libro concluso:
Profile Image for Astrid.
83 reviews18 followers
May 22, 2013
La repetición no es más que la flor más aromática de la retórica, nos dice uno de los personajes de Queneau, y por supuesto, esto es algo que el autor, miembro de la Sociedad Matemática de Francia, dominó muy bien, dando una vuelta de tuerca tras otra, para mostrarnos todas las facetas de un mismo diamante como resultdo de la transposición de normas aritméticas a la literatura.

Las flores azules es una novela muy divertida, porque es muy original. Me hizo reír un montón y no dejaba de sorprenderme con ciertas situaciones tan brillantemente expuestas. Quizás es una gran parodia al lenguaje farragoso y a la repetición cansina en la que caen algunos autores, que en el caso de esta historia se magnifica de una manera tan bien hecha que resulta genial.

Queneau se permite contar dos historias de una forma más o menos novedosa, que finalmente confluyen por un mismo cauce. En este libro no faltan juegos de palabras realmente ingeniosos y unas cuantas "elipsis oníricas" repentinas a manera de transición. Queneau lleva la redundancia a otro nivel, un nivel en el que son un recurso literario perfectamente válido, y no tiene reparos en utilizar exageradamente los adjetivos más pintorescos. Y al final, le resulta muy bien: Tanta historia para unos cuantos retruécanos, para unos cuantos anacronismos.

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INCISO: Es menester contar el momento serendípico que vivo ahora, pues mientras escribo esto suena "Cosas que no hay que contar" (http://www.youtube.com/watch?v=_9aTyK...) de mi omnipresente Nacho Vegas, que nos dice que "hay mil maneras de contar la misma historia, y sólo un puñado de ellas se aproximará algo a la verdad... Tiene razón Javier Maseda, mi profesor de Derecho Internacional Público, al decirnos un día que al final todo forma parte del puzzle sideral. (La frase es genial, no dejo de pensar en ella, y me enfada que no se me haya ocurrido a mí).

Esta es una muestra de las joyas que esconde este libro. Pero hay muchas más, cientos de ellas...

"Si usted cree, señor, que usted logrará cumplir sus fines cogedores y lúbricos desembuchando esos piropos galantes para atraerme a su perverso antro, a mí, una pobre canarita, una mohicanarita incluso, no sabe cuánto yerra, señor, no sabe cuánto yerra."

"Identifica, sin sombra de duda pero con sombras de árboles, el camino adecuado y camina durante una hora más o menos. Pero de pronto se da cuenta que el camino era heideggeriano."

"Desconfíe de los inventados. Esos son los que revelan lo que uno es verdaderamente en el fondo. Igual que los sueños."

"Nota: El abate no suelta la cuerda y sigue al duque pisándole las huellas. Aquél lleva la linterna en la mano. Avanzan, en silencio. En el silencio oscuro, avanzan. En la oscuridad silenciosa, continúan avanzando. En el avance silencioso, continúa oscureciendo. En la oscuridada avanzada, continúan silenciosos. El silencio avanza y la oscuridad continúa. En el avance de la oscuridad y en la continuación del silencio, se escucha el ruido de os pasos y se percibe la silueta de la linterna en el extremo del brazo del conductor. La oscuridad se detiene, el silencio sigue de largo, luego retrocede cuando se ve que va solo. El silencio se detiene a su vez."

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Profile Image for Davide.
11 reviews2 followers
January 4, 2023
Il susseguirsi di due intrecci contrastanti, che si alternano vicendevolmente, delimita - come i punti di sutura di uno “strappo nel cielo di carta” - la progressione temporale degli eventi, rappresentando, di fronte alla dissolversi della Storia, una congiuntura salvifica concretizzata nei settecento anni che intercorrono fra le vicende dei due protagonisti.
Attraverso un esercizio linguistico madido di contrasti, si manifesta l'inganno dissimulato nel personaggio "contemporaneo" e, allo stesso tempo, adamitico di Cidrolin, nei suoi tratti primitivi e stravaganti; l’alter ego, Duca d’Auge, incarna altresì l'ideale di uomo connaturato in quel divenire che rivela le infinite possibilità, dissolute ai margini di una paradossale ed enigmatica visione della Storia.
"Ci sono sogni che si snodano come incidenti senza importanza, cose che nella vita ad occhi aperti neppure se ne riterrebbe il ricordo, eppure ti occupano al mattino quando li afferri mentre si spingono in disordine contro la porta delle palpebre."
Un itinerario disteso fra l'onirico e l'eidetico, scandito da due momenti storici sfalsati.
Profile Image for Roberta.
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June 17, 2015
Il Duca d'Auge si sveglia una mattina e decide di partire per un viaggio, disgustato da ciò che vede dal suo castello. Nel suo viaggio il Duca attraversa diversi periodi storici ed incappa in numerose avventure. Queste avventure vengono intervallate da intermezzi dedicati a Cidrolin, che si dedica a bere essenza di finocchio, a fare la siesta nel suo barcone e a cancellare le scritte infamanti che continuano ad apparire sulla sua staccionata. Non si capisce se è il Duca a sognare Cidrolin, se è Cidrolin a sognare il Duca, o se c'è qualcun altro che sogna entrambi.
La storia viene raccontata con una prosa infarcita di invenzioni linguistiche e situazioni surreali, una prosa sempre leggera e divertente (la traduzione è di Italo Calvino).
Le possibili interpretazioni di questo romanzo sono parecchie: c'è chi pensa alla volontà di trascendere la storia, chi offre un'interpretazione freudiana, chi vi basa il disfacimento della storia. A dire il vero io mi sono divertita tantissimo a leggerlo, senza preoccuparmi di interpretarlo: il Duca, Cidrolin e tutti gli altri personaggi che affollano queste pagine creano un mondo (anzi, più di un mondo) incredibile, picaresco e pirotecnico, che vi farà desiderare che questo libro non finisca mai.
Profile Image for Pippicalzelunghe.
225 reviews70 followers
August 27, 2020
Fin dalla prima pagina si capisce che questo romanzo è decisamente particolare, pieno di battute, giochi di parole e proverbi modificati e reinterpretati all’occorrenza. In questa storia si alternano due protagonisti: il Duca d’Auge nel 1264, nobile signore francese possessore di due cavalli parlanti, e Cidrolin che nel 1964 passa il suo tempo a riverniciare la staccionata della chiatta su cui vive nella periferia di Parigi. Come si chiede spesso Calvino, il traduttore, non si capisce se sia il Duca a sognare di essere Cidrolin o se il contrario sia quest’ultimo a sognare di essere il Duca. Infatti ogni volta che Cidrolin si addormenta, dopo aver bevuto la sua essenza di finocchio, sogna di essere il Duca con il potere di viaggiare nel tempo, attraversando periodi storici come il Medioevo, la Rivoluzione francese, le Crociate fino a quando non incontra proprio Cidrolin nelle vicinanza della chiatta. Un libro per molti aspetti geniale, ma io non mi sento di dargli un voto alto, perchè probabilmente non è nelle mie corde.
Profile Image for Marmott79.
136 reviews36 followers
October 14, 2018
Seconda lettura
Se I fiori blu è un libro intraducibile per Calvino è anche indescrivibile per chiunque.
Il solo modo per leggerlo e parlarne attraverso con la sospensione del giudizio critico, e la sospensione di ogni tipo di unità narrativa e temporale: il lettore deve solo salire sull'arca di Cidrolin, mollare le cime e lasciarsi trasportare dalla corrente soffermandosi sui giochi linguistici, le assonanze, le pedanterie, le astrusità dei discorsi, osservando gli esperimenti alchemici, i disegni rupestri, sorseggiando essenza di finocchio.
Il romanzo è un continuo di salti temporali, salti di pasto e salti di palo in frasca, aggrapparsi alla ragione non aiuta anzi, il filo della ragione ti tira giù sul fondo, tende a ricondurre a una bidimensionalità che tutto appiattisce, annebbia e confonde mentre sulla chiatta, mossi dalla corrente, sulle due sponde del fiume osserviamo a destra il duca d'Auge nei suoi viaggi e a manca Cidrolin nella sua noia, tra Don Chisciotte e Folantin, tra Cervantes e Huysmans se ne sta il lettore. Il racconto si fa sogno, il sogno si fa avventura, l'avventura codardia. Il racconto si fa anche parola e tra le righe affiora, come piuma e come ferro, la mano di Calvino che ha preso il testo di Queneau e lo ha tra-dotto, intro-dotto, trasportato in italiano e in Italia, una sfida che sarebbe stata impossibile per chiunque ma non per il giocoliere della prosa italiana che con maestria ed equilibrismo tiene in aria storia, parole e ironia.
Decine sono le interpretazioni per questa opera e decine ancora potrebbero essercene. Tutte valide e tutte sbagliate: psicanalitica, linguistica, storica, il sogno, la colpa, il cibo.
La sensazione costante di prenderla in quel posto.
Personalmente trovo curiosa l'ossessione per il cibo. Anzi, non proprio il cibo ma il pasto, il pasto dignitoso, possibilmente in compagnia. Cidrolin, sposata la figlia, paga una donna per tenergli pulta l'Arca e poi le chiede di condividere il pasto con lui. Cidrolin è un decadente che tra le pagine di Huysmans si troverebbe a suo agio meglio di Folantin: è annoiato, "paresseux", tormentato dall'idea di un pasto volgare e quando crede di raggiungere la soddisfazione nel desco... la prende in quel posto.
Cos'è dunque che distingue le sorti di Folantin e Cidrolin? La fantasia forse. Il surrealismo di un uomo che viaggia nella Francia e nel tempo e stravolge l'esistenza di chi gli si fa incontro, una furia di uomo che non ammette no in risposta circondato da un seguito brancaleonesco di soggetti sgangherati.
Fosse stato per me avrei lasciato il duca nel milleduecentosessantaquattro e avrei fatto retrocedere Cidrolin perché... perché a volte per andare avanti bisogna andare indietro, tornare, ricominciare, prendere strade diverse, rallentare. Non è mica male il milleduecentosessantaquattro, sono successe un sacco di belle cose, non ricordo quali ma sicuramente ci sono state.
https://marmott79.blogspot.com/

Prima Lettura:
Un opera illeggibile, intraducibile, inriassumibile. L'unica persona al mondo che probabilmente lo ha letto e capito è Calvino, sarebbe stato cortese da parte sua se oltre a tradurlo ne avesse ance redatto una versione for Dummies.
Ho preso l'edizione italiana sperando di capirci qualcosa di più ma niente.

Ok, è una sfida. Lo ho già piazzato tra i libri da rileggere :P
Profile Image for Hervé.
36 reviews3 followers
November 9, 2012
Uno di quei romanzi, come Il Giovane Holden e Arancia Meccanica, che andrebbero letti in lingua originale.
Passi una sacco di tempo a chiederti quanto ci abbia messo di suo il traduttore e come abbia fatto a riportare certi giochi di parole, di per sé intraducibili. Ma tanto si sa che in ogni traduzione c'è una violenza al testo originale, ché le lingue non sono mica tutte uguali e le espressioni non tutte traducibili alla lettera, tanto che gli inuit, si dice abbiano più di 20 modi diversi per dire "neve". Perciò andrebbe letto TUTTO in lingua originale.
Vabbè, smetti di farti le pippe mentali e leggi.
Anche perché la traduzione è di Calvino, mica il primo che passava di lì, quindi.

La storia è l'intreccio di due sogni, che diventano uno solo, ed è tutto un continuo di citazioni, rimandi e corrispondenze (tanto intratestuali che extra). Senza supponenza però. Queneau non è il tipo da fare spiegoni o dirti che lì sta citando il filosofo tale o il poeta talaltro. Lo fa e basta, lasciandoti il sospetto (che per me è quasi certezza), di perdere qualcosa per strada.

E quindi leggerezza, tantissima, giochi di parole, situazioni surreali.
Come in un sogno, appunto. Ma al mattino dopo, ce ne ricorderemo?

La citazione.
Ci sono sogni che si snodano come incidenti senza importanza, cose che nella vita ad occhi aperti neppure se ne riterrebbe il ricordo, eppure ti occupano al mattino quando li afferri mentre si spingono in disordine contro la porta delle palpebre. Avrò sognato?
Profile Image for Nati Korn.
253 reviews34 followers
May 1, 2016
רומן, אם ניתן לכנותו רומן, המבוסס על תפיסת ההיסטוריה כסיפור והסיפור כמחולל של היסטוריה, ועל היחסים שביניהם, של קנו.
שני גיבורים חולמים איש את פעולותיו של האחר - דוכס בן המאה ב-12, שחייו נפרשים על פני כ-700 שנה, בדילוגים של 175 שנה, ובטלן, החי בשנות ששישים של המאה ה-20, על דוברה חסרת מנוע, חיים המנסים (כמו דמות ברומן אחר של קנו, "היום השביעי של החיים") לעצור ככל הניתן את הזמן - עד שלא ברור אם מדובר בדוכס בחלומו של בטלן או בטלן בחלומו של דוכס.

לכאורה אין כאן עלילה של ממש, אלא התקדמות אסוציאטיבית, בין שעשועים מילוליים ותמונות לשון. בעצם חבוי כאן מבנה פסיכולוגי ופילוסופי מורכב. באשר לסיפור, הדמויות בו למרות שטחיותן מאפשרות לקסם האופייני לכתיבתו של קנו להתגלות ואף לעורר הזדהות. כמובן שכל העסק סוריאליסטי לחלוטין. הוסיפו לזאת שלל דמויות משנה מטורפות כולל שני סוסים מדברים (אחד דברן והשני ממעט במילים) ותקבלו יצירה הומוריסטית (המחביאה כמובן גם קונפליקטים מלאנכוליים) המבטאת את דמיונו יוצא שופן של המחבר.

אם לא הבנתם דבר, האשמה במורכבותה של היצירה ולא בכותב חוות דעת קצרה זו.

אני נהנתי. גם אם הקריאה בתרגום האנגלי היתה איטית. מן הסתם לא תהה פשוטה גם למי שאנגלית היא שפת אם בעבורו, בשל השילוב יוצא הדופן בין שפה גבוהה, ארכאית ומקצועית לבין סלנג יומיומי.

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