Este libro, el más famoso de Savinio y para muchos su obra maestra, fue publicado por primera vez en 1942 y, sin embargo, su esencia permanece inalterada a pesar de los años. El artista italiano se propone resucitar el arte extinguido de un gran pintor como Holbein, cuya grandeza consiste en captar la impura materia de la que está hecha la vida y la esencia del personaje retratado de un modo tan vívido que perdure eternamente. Contad, hombres, vuestra historia es la personal galería de retratos con que Savinio quiere inmortalizar, sirviéndose de la prosa, a una serie de variopintos personajes—desde Isadora Duncan o el torero Antonio Bienvenida, hasta Nostradamus o Julio Verne—a los que insufla vida su mirada imaginativa, auténticamente penetrante, piadosa y despiadada a un tiempo.
Alberto Savinio, nome d'arte di Andrea Francesco Alberto de Chirico (Atene, 25 agosto 1891 – Roma, 5 maggio 1952), è stato uno scrittore, pittore e compositore italiano. Nato in Grecia, terzo figlio dell'ingegnere ferroviario Evaristo de Chirico e Gemma Cervetto, fratello del pittore Giorgio de Chirico e di Adele, primogenita, morta nel 1891, studiò pianoforte e composizione al conservatorio della sua città natale, dove si diplomò a pieni voti nel 1903.
Potrei dilungarmi a considerare l'acume senza pari della prosa saviniana, la sua lievissima impeccabilità, l'erudizione dilettantesca, la cornucopia del vocabolario... Oppure potrei più dignitosamente riassumere (ed è quel che farò): mai come leggendo Savinio i miei neuroni fanno la ola. In questo libro specialmente, un tripudio! Gioia pura della mente. Che goduria.
è strano: nell'epoca di internet dove per un personaggio storico di cui vogliamo sapere di più ci affidiamo alle informazioni di google, è difficile riuscire ad immaginare una narrazione che riempia il personaggio per farlo vivere (cantare, direbbe forse Savinio). ho letto altri racconti di vite, ma questi sono unici. come ci è riuscito Savinio? un costante dialogo con le storie di questi individui lo ha condotto ad una irrilevata amicizia con loro? mi sconvolge. non riesco ad immaginare il processo di costruzione di un tale libro se non presupponendo la presenza in Savinio di una mente superiore. non mi sta dicendo esplicitamente "Felice Cavallotti nacque il...", ma l'informazione è implicita e superata, ne esce fuori un racconto vivo, complesso, strambo pure. Savinio parla con la Storia. forse è riuscito a parlare con l'Assoluto.
"Narrate, uomini, la vostra storia", Alberto Savinio, 1942.
CLA-MO-RO-SO.
Questo libro è clamoroso, nel senso più originario del termine: "rumoroso". E quale rumore? Quello dei miei applausi mentre lo leggevo.
Quindici biografie, quindici "ritratti pietosi e terribili" su carta. Da Isadora Duncan al torero Bienvenida, da Nostradamus a Jules Verne, fino a Paracelso; quindici personaggi tra loro diversi ma sospinti verso di noi "dalla risacca del tempo." Lampi di esistenza che non ritroveremo più in nessun altro luogo "fuori che nelle pagine di questo libro."
"I quali personaggi noi li abbiamo trattati come libretti d'opera, e la nostra fatica è consistita più che altro a metterli in musica." Così lo stesso Savinio nella introduzione. Ed è esattamente così. Alberto non scrive, ma scolpisce nella carta. Ogni rigo è capolavoro di scelta semantica. Ogni capitolo come se fosse Musica. Savinio dirige come maestro d'orchesta.
Capolavoro da un milione di stelle.
"(...) e gli uomini si tengono stretti tuttora il significato delle parole, senza pensare che le parole sono stati loro stessi a inventarle."
"La prospettiva del desiderio falsa la direzione, mostra nel futuro ciò che invece è nel passato. [...] L'illusione c'illude che avanziamo verso i nostri desideri, mentre in verità questo nostro avanzare è un ritorno. La nostra aspirazione più grande, il nostro desiderio più profondo è di ritornare alla condizione che ha preceduto la nostra nascita; e poiché non ci è consentito rientrare nel grembo di nostra madre, ci contentiamo di una metafora, e rientriamo nel grembo della terra." (Arnoldo Böcklin, p. 44)
"Il male è insopprimibile nel mondo. Perché non nasconderlo dunque sotto una faccia uniformemente angelica? Inutile cercare altro significato alla parola ipocrisia, di quello contenuto nella parola civiltà." (Isadora Duncan, p. 255)