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Al giardino ancora non l'ho detto

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Per molti versi, avrei preferito non dover pubblicare questo libro, che non esisterebbe se una delle mie scrittrici preferite – non posso nemmeno incominciare a spiegare l’importanza che ha avuto nella mia vita, professionale ma soprattutto personale, il suo Orto di un perdigiorno – non si trovasse in condizioni di salute che non lasciano campo alla speranza. Eppure. L’orto di un perdigiorno si chiudeva con una frase che mi è sempre sembrata un modello di vita, un obiettivo da raggiungere: «Ho la dispensa piena». Oggi questa dispensa, forse proprio grazie alla sua malattia, Pia ha trovato modo di aprircela, anzi di spalancarcela. E la scopriamo davvero piena di bellezza, di serenità, di quelle che James Herriot ha chiamato cose sagge e meravigliose, di un’altra speranza. È davvero un dono meraviglioso quello che in primo luogo Pia Pera ha fatto a se stessa e che poi, per nostra fortuna, dopo lunga riflessione ha deciso di condividere con i suoi lettori. Non posso aggiungere molto, se non raccomandare con tutto il mio cuore la lettura di un libro che, come pochi altri, ci aiuta a comprendere la straordinaria avventura di stare al mondo.
Luigi Spagnol

224 pages, Paperback

First published January 1, 2016

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About the author

Pia Pera

45 books22 followers
Pia Pera was an Italian novelist and essayist. She was also a translator of Russian novels and a professor of Russian literature.

Pera died at 60 years old of motor neuron disease.

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Profile Image for Orsodimondo.
2,457 reviews2,431 followers
September 13, 2024
NAVIGARE VERSO LE CASCATE


”I haven’t told my garden yet” è una poesia di Emily Dickinson.

Sapere prossima la fine aiuta a pensare.

Accanto a quella che mi viene da definire letteratura del lutto – nella quale tra i libri che ho letto inserirei Livelli di vita di Julian Barnes, Diario di un dolore di C.S. Lewis, e quel capolavoro assoluto di Le temps d’un soupir -Breve come un sospiro di Anne Philipe - c’è la letteratura, come dire, del sapere di ‘navigare verso le cascate’: quei libri scritti da persone che sanno di essere in prossimità della morte. I morituri.
In questa seconda categoria inserirei per esempio Questo buio feroce di Harold Brodkey.
E ora aggiungo questo ultimo libro che Pia Pera ci ha lasciato. Il suo commiato, il suo addio al mondo, il suo testamento.
Forse, entrambi i gruppi si potrebbero considerare letteratura dell’outing.


Pierre Auguste Renoir: L’albero di castagno in fiore (1881).

Nel primo caso, chi rimane elabora il lutto per la persona che è morta, di solito il/la compagno/a di una vita. Racconta come è difficile fare senza, sopravvivere, andare avanti, ricominciare.
Nel secondo caso, questo, chi scrive sembra invece accompagnare il lettore verso la propria dipartita. Scomparsa. Quel percorso che arriva al presunto tunnel, alla fatidica luce, di solito molto bianca, che si vede morendo, al di là, oltrepassando il confine della vita.
Ammalarsi è stato un repentino passaggio da una sensazione di gioventù a una di vecchiaia.

Un tragitto non sempre lineare, anche per Pia: ci sono alti e bassi, avanti e indietro, momenti di maggior pena e dolore, e altri che la vita sembra tornare, riprendere, la malattia da l’impressione d’essersi arrestata.
Pia Pera racconta il suo percorso quasi come se lo specchiasse nell’alternarsi delle stagioni, anche quelle non lineari, anche quelle con ritorni e cadute.


Adesso che mi è stato tolto il farmaco che mi aveva permesso di smorzare lo sgomento di vivere, cosa resta?

Il rapporto tra tempo “vissuto” e tempo dedicato alla sopravvivenza è invertito. Lavoro e scrivo e vivo nei ritagli di tempo, il resto è manutenzione.

Col passare del tempo, e il crescere della malattia (SLA), Pia si sente sempre più tollerante, comprensiva, meno giudicante, si rammarica della sua rigidità di pensiero e giudizio di una volta. Sembra quasi pentirsi.
Cos’è che la rende più “aperta”, che le dona questa energia sprigionata dal cuore e non dalla ragione, meno astratta e più positiva: la paura della morte, l’incedere del dolore fisico, la crescente limitatezza del suo corpo - o è accettazione e disponibilità ad amare senza se e senza ma, un effettivo abbraccio del mondo e dell’umano, gratitudine, vera “saggezza”?
Da un lato il decadimento fisico, dall’altra un movimento in avanti dell’anima che si libera.


Hans Holbein il Giovane: Il corpo di Cristo morto nella tomba (1521), Kunstmuseum, Basilea.

Ovvio che io qui e ora sto solo cercando di razionalizzare l’onda d’emozioni e pensieri, riflessioni sorrisi e umori, che queste poco più di duecento splendide pagine mi hanno scatenato. Ovvio che non ci riesco, a spiegare questo finale di partita.
Ma sono in buona compagnia: anche Pia, neppure alla fine, era poi davvero così “saggia”, pur se si sentiva libera dalla zavorra terribile del futuro, indifferente al cruccio del passato.

Qui mi fermo. Quello che ho davanti è l’attimo per l’attimo. Uscire infine dallo svolgimento narrativo.


Pia Pera (Lucca, 12 marzo 1956 – Lucca, 26 luglio 2016) e il suo cane Macchia.
Profile Image for María Carpio.
396 reviews361 followers
August 7, 2022
Casi me he quedado sin palabras después de leer este libro. Me ha tocado hondo. Si de alguna forma se puede catalogar a qué género pertenece, sería al de la confesión. No llega a ser una biografía, pero es autobiográfico, sin tener un hilo narrativo basado en la acción. Pia Pera no te cuenta exactamente el transcurso de una parte terrible de su vida (la de padecer una enfermedad neurodegenerativa incurable), sino lo que va experimentando durante ese proceso de perder la vida lentamente. Sentimientos, percepciones, ideas, alumbramientos, suposiciones, dudas, inquietudes, pero, sobre todo, la voluntad férrea de no darle un sentido trágico a lo que está padeciendo, sino encontrar el sentido mínimo escondido en ese encuentro dilatado con la muerte. Prueba de todo, sobre todo muchos charlatanes que prometen curación, pero lo que más le ayuda es el budismo, y, por supuesto, todo ese mundo interior construido en años de nutrirse intelectual y culturalmente, aunque ello finalmente no le salve de su destino. Ella sabe que va a morir, pero este libro no es un lamento ni es nada lúgubre. Más bien es una celebración de la vida a través de las descripciones del cultivo y cuidado de su jardín. Luego, viene lo inevitable, el ánimo no se puede sostener arriba en semejante estado, pero la poesía nunca se va. Pia Pera falleció después de la publicación de este libro, que me parece maravilloso, aunque no tengo palabras para describirlo mejor.
Profile Image for metempsicoso.
436 reviews486 followers
February 1, 2022
La mia indagine letteraria sulla morte doveva passare da Pia Pera. Il suo nome mi era tornato tra le mani troppe volte per poterla evitare.
E se di "diari del finire" comincio ad averne letti diversi, questo è il primo che ho potuto apprezzare senza filtri, senza il tramite della traduzione che mai come in letture di questo genere è un sovrapprezzo fastidioso, un vetro trasparente tra chi queste pagine le ha scritte e chi si ritrova a leggerle. Perché se è vero sempre che l'atto di leggere è preservare la memoria, quando si ha per le mani un diario del finire questo aspetto si fa particolarmente rivelante: si eredita e si tramanda l'ultimo distillato, cosciente, di una vita.
Ho apprezzato lo stile di Pia Pera per la sua non banalità, per il suo essere così poco usuale da risultarmi ostico. Con un profumo antico e frasi costruite secondo un ritmo proprio solo di quest'autrice, aspetti questi che difficilmente si trovano negli autori italiani che spopolano le nostre classifiche e fanno incetta di premi e compongono proposizioni nauseanti e nauseate.
E poi ho amato il suo sguardo. Il suo accettare quietamente, con una rabbia sana e un rancore costruttivo, la rinuncia alla sua iperattività prima e alla sua mobilità poi. I suoi tentativi di andare in cerca di cure fuori dagli ospedali, per far contenti gli amici, senza mai irritarsi per la cialtroneria dei molti ciarlatani incontrati. Il suo saper trovare ristoro in quel giardino che aveva imbrigliato solo quel tanto da renderlo proprio senza snaturarlo, lasciandolo libero di apparire selvaggio.
Per poi stupirsene. Per poi ritrovare anche a distanza di anni la bellezza fragile e perfetta dei fiori che lei stessa aveva piantato, senza avere mai la possibilità di osservarli senza la fretta insita nel vivere.
Onesta, mentre fa i conti con la sua esistenza e con le sue mancanze (quelle costruite da sé e quelle ereditate), riflette con lucidità, fa esercizio intellettuale e alla fine lo smantella.
Quando la SLA le toglie anche la possibilità di cogliere una ciliegia, quando si ritrova a doverla strappare dal ramo direttamente con la bocca, anche il suo intelletto affilato decide di mettersi a riposo.
Restano frasi magnifiche sul suo giardino, che per mesi ha creduto d'ingannare quando invece questo doveva già sapere tutto, e un conclusivo restituire il dono da questo ricevuto: la pura bellezza disinteressata.
Profile Image for Francesco.
192 reviews32 followers
April 15, 2024
Non conoscevo Pia Pera prima di leggere questo suo libro, l'ultimo pubblicato in vita. Consigliatomi da un amico, di cui mi fido per affinità di gusti e sincerità di giudizio, mi ha trovato in un certo senso impreparato: non mi aspettavo di scoprire una penna così pulita e fragrante, dietro la quale c'è una moltitudine di pensieri e riflessioni profondi, spesso in dolce contrasto tra loro.
Ho sottolineato molto, in Al giardino ancora non l'ho detto: l'impressione all'ultima pagina è stata quella, anche soltanto visiva, di averlo studiato, più che averlo letto. Sarà un libro che terrò caro nei miei scaffali preferiti, perché voglio, in futuro, continuare a ritrovarne i passaggi preziosi, scoprendone magari anche di nuovi.

Una nota polemica: quanti scrittori - soprattutto scrittrici - sono finit* nel dimenticatoio letterario, o semplicemente non hanno ricevuto l'attenzione che meritavano, a beneficio di altri (spesso, ahimè) dalla discutibile qualità? Pia Pera credo sia una di quest*: dovevamo aspettare che qualcun altro (Emanuele Trevi) ce ne parlasse e vincesse un premio per averlo fatto per "ritrovarla".
Profile Image for Gabril.
1,041 reviews254 followers
March 2, 2021
Citazione iniziale:
“Dio disse a Mosé: ‘fammi un piacere, dillo tu ad Aronne della sua morte, perché io mi vergogno a dirglielo’.”

La morte è uno scandalo, poche storie. Altrimenti la vita non sarebbe così abbarbicata alla vita, sempre e in tutte le sue forme.
Pia Pera ha una malattia degenerativa che porterà alla progressiva perdita di funzionalità del corpo, a cui la mente, sveglia e consapevole, assiste. Su cui il cuore può dolersi, mentre l’anima cerca rifugio in quell’oasi profonda del sé che ci si augura immobile, equanime e inattaccabile.

Il giardino rappresenta tutto questo: è l’incanto della bellezza assaporata qui e ora, ma destinata a sfiorire. Il giardino è la necessità della cura e il presagio dell’abbandono; “...il luogo ideale per vivere questo ultimo lungo, lento commiato dal mondo “...“ accettando con calma di essere qualcosa di piccolo e indefinito, un puntino nel paesaggio.“

Pia Pera ci offre quanto di più umano pensiero, sentimento, speranza, dolore possiamo mai trovare in chi (come noi del resto, tutti, prima o poi) è destinato a morire. Rimpianto, nostalgia, separazione, ansia radicale. Paura. E poi respiro -ancora- bellezza, conforto, vita.

Il pensiero alle occasioni perdute con il loro bagaglio di tristezza e di rassegnazione; il ricordo di quando il movimento, la salute, la vita erano la normalità, così scontata e apparentemente inviolabile.

Puskin: “Si rincorrono uno dietro l’altro i giorni/ E ciascuna ora si porta via / Un frammento d’esistenza/ E mentre progettiamo di vivere/ Proprio allora si muore”.

E così:
“Insorge il rammarico di privarsi dell’unica finestra sul mondo, non importa quanto ridotta a pertugio, a buco della serratura. La fede in una continuazione o meno è irrilevante: è a questa vita che siamo attaccati, questo il mondo da cui ci stacchiamo a malincuore.”

Ma infine:
“Ringrazio, prima di addormentarmi, della vita che ho avuto, io che venivo dal nulla. Dal non essere, eppure ho potuto vedere e conoscere tutto questo.”

Profile Image for Enrique.
603 reviews389 followers
August 19, 2022
Una de las calificaciones más difíciles que he tenido, dudas continúas en cuanto al libro.
La edición es muy green, muy llamativa la misma portada, todo reciclado y biodegradable y muy en consonancia las tendencias actuales.
Lo que nos interesa, el contenido en sí por momentos es muy bello, digamos que el tono general del libro es uniforme: como afrontamos la muerte en general, y en concreto teniendo a las puertas una enfermedad terminal. Todo ello conjugado con el cuidado de un hermoso jardín al que atender, asumiendo la autora la condición de jardinera y garante de esos frutos y plantas, la extinción de la vida supone la desaparición del jardín, bonito símil, idea original.
Los peros: por momentos no me resultó creíble, ese tono, que calificaba como uniforme, pero que no me dio la impresión de que fuera sincero del todo, lo vi mas como una pose en pos del buen resultado final del libro.
Otro elemento que no me permitió conectar del todo fue el aire un poco distante y esnob de Pia Pera, imagino que fruto de una educación elevada, apenas habla de la relación con su familia, su posición económica solvente y todos los medios de que dispone para sobrellevar ese fin al que no todos tendríamos acceso (innumerables cuidadores, obras constantes de acondicionamiento en la casa a su situación, una casa señorial, tratamientos más o menos científicos alternativos de China, EEUU, un gran jardín poblado por un sinfín de especies, etc), todo ello sin una sola referencia al dinero, como si fuera un asunto de mal gusto, esto hizo que no acabara de disfrutarlo al 100%. La veía por momentos como una señorona consentida, culta y distante.
Aún a pesar de estos detalles, el conjunto me gustó.
Profile Image for Alex Pler.
Author 8 books274 followers
January 10, 2022
"A finales del invierno el almendro siempre es el primero en florecer; ahora le toca al ciruelo. Los manzanos aún no; los cerezos tampoco. No florece todo a la vez: así cada cual disfruta de su momento de gloria, pueden mostrar por turnos su máximo atractivo, conquistar toda la atención de abejas y abejorros. Me gustaría que los humanos también fueran así, que se conformasen con destacar en su momento de máximo esplendor y luego aceptaran quedarse discretamente a un lado, como actores secundarios, sin ensañarse con tintes de pelo, cosméticos, cirugías plásticas, bótox, siliconas y miserias por el estilo".

El diario de los últimos días de vida de una jardinera que, debido a una enfermedad degenerativa, tiene que aceptar que ya no podrá cuidar de su jardín como acostumbraba a hacerlo. Por encima de la tristeza se imponen apuntes luminosos, amor por la Naturaleza y reflexiones profundas, como si al perder el control de sus miembros la autora adquiriera una intuición mayor. Un libro al que regresar.
Profile Image for Paola.
761 reviews157 followers
June 3, 2016
Forse il giardino lo sa già. Colei che se ne prendeva cura ora non può più farlo. Non può, la malattia glielo impedisce.
Il librino é smilzo ma ha un peso specifico simile al piombo, in molti appunti/riflessioni sul vivere, sul morire, sulla malattia mi son sentita a casa, in famiglia.
Non che io abbia una malattia grave, almeno per il momento, ma la mia professione mi ha portato a convivere per un certo numero di anni con la sofferenza psicofisica altrui.
Ciò necessariamente comporta che a certi interrogativi non puoi sfuggire.
Nel corso degli anni una cosa sono certa di averla appresa: quando il mondo esterno si fa più piccolo, per malattia, o per semplice e fisiologico invecchiamento, il tuo mondo interiore ha da espandersi, quando non ci si può più occupare del proprio "giardino esteriore", si é chiamati, volenti o nolenti, a prendersi cura di quello interiore. Si può anche non farlo, ma i costi sono alti, per sé e per chi ti sta attorno.
L'autrice di questo libro lo ha fatto, ed é un grande dono a noi lettori.
E' un libro-lanterna, ci guida e ci accompagna per i sentieri dei nostri giardini interiori.
Molto intenso e vero.
Profile Image for Federica Rampi.
701 reviews229 followers
March 31, 2019
Il giardino, simbolo della natura che nasce e ha bisogno di cure, è per Pia Pera, una creatura a cui dare attenzioni,amore e cure. La malattia, all’inizio silente ma inesorabilmente progressiva, segna il distacco, l’impossibilità di continuare, la lotta quotidiana contro le forze che mancano, le mani e le gambe che non rispondono più. Ma il giardino, reagisce, a suo modo, regalandole colori e gemme
Lettura commovente, dolorosa. Pia Pera ha un’incredibile lucidità nel rapportarsi con la malattia
Profile Image for Come Musica.
2,058 reviews627 followers
September 18, 2016
Un libro infinitamente triste perché narra la storia della malattia dell'autrice.
Si racchiude tutto in questa frase:
"Ne ponimaju è scelta di un altro capire, sete di un non sapere che è mantenere il cuore vuoto, sgombro dalle cianfrusaglie, colmo di solo amore."
Profile Image for GONZA.
7,428 reviews124 followers
February 16, 2018
Bello e triste, ma quasi in modo riposante, quasi come la morte che tanto lo sai che non puoi evitare e quindi con lo stesso spirito arrivi alla fine del libro sapendo che non ci sarà perché c'è stata. Peccato averla conosciuta troppo tardi.
Profile Image for icaro.
502 reviews46 followers
October 4, 2019
qui il capolavoro non è tanto il libro quanto la scrittrice che ci accompagna verso la sua morte con una generosità immensa e una struggente dolcezza
Profile Image for Ermocolle.
472 reviews44 followers
July 8, 2021
"Sicuramente non sono più attraente agli occhi altrui, tuttavia: mi sento adesso più che mai connessa interiormente a una sorta di bellezza e armonia impalpabili. Una bellezza che va rivelandosi mano a mano che, con lo spegnersi, si estingue la sicumera dell'io, l'attaccamento al mondo. Mi sento riassorbire in qualcosa più vasto di me.
Estasi: uscire da sé."

Quando si apprende di esserci incamminati verso l'ultimo approdo immagino che si attraversino varie fasi.

In questo bellissimo libro di Pia le conosciamo tramite la sua bella e colta scrittura, i suoi pensieri riguardo la fine fisica e metafisica sono struggenti e vividi come la sua contemplazione dell'amato giardino.

"Nella solitudine del giardino, all'ombra di una quercia, senza imporre nulla a nessuno, è piacevole abbandonarsi a una deliziosa spensieratezza, lasciare che idee e immagini si formino e disfino con la stessa inconsequenzialità delle nuvole in cielo."

Siamo umani, siamo mortali dal nostro esordio e per quanto il vivere ci coinvolga purtroppo il destino è lì che ci attende, inesorabile e paziente.

La malattia che corrompe il corpo e la morte. Una lettura intensa, che ho vissuto spesso coi brividi, un grande regalo di condivisa umanità.

Lo scorso anno, il 4 luglio, è mancata una cara amica di 44 anni dopo sei anni dalla diagnosi infausta. Mi sarebbe tanto piaciuto che avesse incontrato la testimonianza di Pia, perché anche lei era felice di vivere, e ha voluto affrontare la sua ultima vacanza in Puglia dieci giorni prima di morire, seppur con sedia a rotelle e ossigeno.
Un coraggio enorme.

Ringrazio Orso che mi ha avvicinato al mondo di Pia Pera, al suo ritorno al casale e al contatto con la natura nel suo "L'orto di un perdigiorno", fino a questo saluto alla vita profondo e commovente.
Profile Image for Maria.
216 reviews49 followers
May 4, 2022
Aún no se lo he dicho a mi jardín me ha sumido en una tristeza difícil de describir esta semana. Comencé pensando que quizá era un error leerlo, que podría ser pronto para enfrentarme a determinados recuerdos. Sin embargo ahora, una vez terminado, tengo la sensación de que ha sido un buen ejercicio sumergirme en la belleza con la que Pia es capaz de envolver el camino hacia la muerte.

Leyendo este libro me han venido muchas imágenes a la cabeza: nosotras hincando las rodillas en el suelo para arrancar las malas hierbas, nosotras escogiendo el lugar adecuado para plantar el jazmín, nosotras no rindiéndonos con el limonero... un nosotras que ya no es posible pero que no solo no impide que pueda seguir disfrutando del jardín sino que creo ha contribuido a que no haya nada que me produzca tanta paz y consuelo que cuidar de este. Y es que hay algo terapéutico en ello y me ha alegrado sentir que es así también en la persona de Pia.

Ser partícipe de las observaciones de Pia sobre su jardín, teclear en Google los nombres de aquellas plantas que no conocía y quererlas todas ha sido lo que ha puesto color a esta lectura que es tremendamente triste. Porque la muerte lo es, a pesar de que Pia la acepte como un camino más a recorrer con sus luces y sus sombras. Y qué bien sabe exponer estas, con qué honestidad y libertad. Pia no tiene miedo a las contradicciones y así sus memorias pueden provocarte ahora rabia, después tristeza y al dar la vuelta a la página alegría.

Cuatro días después de terminar Aún no se lo he dicho a mi jardín sigo teniendo en mi cabeza una imagen clara de ese jardín de la Toscana y sigo saboreando algunas de las reflexiones de la autora. No puedo decir que su lectura haya sido fácil, tampoco que no hubiera momentos en que haya deseado poder avanzar más rápido, pero una vez terminado me quedo con su belleza.
Profile Image for Novella Semplici.
427 reviews9 followers
February 16, 2019
Ho ascoltato l'audiolibro e mi ci è voluto tempo. Non è un libro per tutti e non lo è a seconda dei momenti che viviamo. Se lo avessi letto o ascoltato in giorni difficili, avrei trovato difficoltà a non farmi cogliere dal velo di tristezza che appare qua è là. Ma la tristezza non è il cardine del libro. C'è la malattia, c'è la riflessione sulla morte, ma c'è anche tanta riflessione sull'uomo e il suo ruolo, sulla natura, sull'amore, il rimpianto, il giardino. Proprio così ho letterariamente conosciuto questa scrittrice: tramite la comune passione per il giardinaggio, in cui lei eccelleva e io arranco ma con un piacere tutto mio personale anche nell'arrancare. La malattia, il dolore, la morte diventano pretesto per parlare anche di altro, per ricordare, per rimpiangere un istante e nello stesso tempo riaffermare con coraggio le proprie scelte, e tutto con una attenta osservazione di quello che succede attorno, anche le più piccole cose, che è poi una delle caratteristiche principali di chi ama "giardinare". Perché questo testo è prezioso? Potrei dire per la immensa cultura di chi l'ha scritto, una donna come poche, scrittrice, saggista, traduttrice, oltre che giardiniera. Ma no, a parte la cultura, che pure emerge e che per me ha un valore enorme, è il tipo di sguardo con cui l'autrice spazia intorno e dentro di sé che rende tutto questo degno di lettura, e di una lettura attenta, quasi religiosa. L'osservazione del piccolo mondo naturale, e delle persone che ne fanno parte, visto e curato con un affetto tangibile, diviene un modo di interpretare la vita, e quel mondo è una delle poche oasi di pace. Pace che non è sempre data, che necessita, proprio come la cura delle piante, di una certa dose di ostinazione nella ricerca, pace che si trova dentro e poi si trasmette anche fuori, serenità che può essere data dalla natura solo per quanto siamo disposti a cercarla. E la tristezza è tristezza di chi ( e in questo provo una strana comunanza di sentire) ha messo radici profonde nella terra che ama e sa quanto sforzo e dolore comporti il doversene separare, la malinconia di chi ama la vita e se ne accomiata in modo allo stesso tempo straziante e razionale, senza mai negare se stessa e la propria dignità. Perché lo sguardo di Pia Pera è sempre estremamente lucido, mai cade nel sentimentalismo fine a se stesso, mai nel comune piagnisteo,a volte con ironia tagliente,a volte con un leggero sorriso. Ci sono persone eteree che paiono creature fatte d'aria, ci sono persone fatte di terra e che alla terra appartengono e forse queste ultime fanno più fatica ad accettare di perdere le radici e tutto quello che ci è attaccato. Io credo di far parte del secondo gruppo. Non oso certo giudicare a quale categoria di persone appartenesse l'autrice, che conosco solo a mezzo stampa, ma in quel descrivere l'ineluttabile con leggerezza e malinconia, ho sentito fremere quella stessa paura di perdermi. Ed è per questo che questa ultima fatica è un gioiello: perché fa quello che fanno i libri, quelli importanti, quelli che si chiamano classici: danno una chiave di lettura del mondo. La riflessione e il diario intimo sono un inno potente alla vita, alla bellezza, alla forza della natura, da parte di una persona che sa di dover partire presto. E non perché lo vuole. In questo sta l'universalità del messaggio, la lezione che ci viene data e la necessità di darla, che se ne parli, che si abbia a cuore anche la diffusione della cultura emotiva, oltre che di quella tecnicistica, che pare aver trasformato noi uomini in macchine produttive senza slanci. Non è forse questo il ruolo della letteratura, come ne parlano Umberto Eco e il filosofo Galimberti e più di recente, Recalcati? L'educazione emotiva che dovrebbe insegnare ad avere proprio quello sguardo, a capire e com-patire (sumpatein, soffrire insieme): "rifiuto di un’intelligenza che presume di prescindere dalla bontà, dall’affetto".
In questo riflettere sul fine vita, sull'immobilità forzata che la rende simile a una pianta, emerge tutto il bello e la voglia di fermarlo, e di vederlo bello ancora un altro po'. Come dice la poesia di Stevenson alla fine:
Bed in Summer (A letto d’estate)
In Winter I get up at night
And dress by yellow candle-light.
In summer quite the other way,
I have to go to bed by day.
D’inverno mi alzo la notte,
E mi vesto alla luce gialla della candela.
D’estate è tutto il contrario,
Mi tocca andare a letto di giorno.
I have to go to bed and see
The birds still hopping on the tree,
Or hear the grown-up people’s feet
Still going past me in the street.
Mi tocca andare a letto e vedere
Gli uccellini saltellare ancora sull’albero,
Oppure sentire i passi dei grandi
Che se ne vanno ancora per la strada.
And does it not seem hard to you,
When all the sky is clear and blue,
And I should like so much to play,
To have to go to bed by day?
Ma non vi pare brutto,
Col cielo così chiaro e azzurro,
Quando si vorrebbe tanto giocare,
Dovere andare a letto di giorno?
Profile Image for Andrea Samorini.
882 reviews34 followers
October 24, 2021

Ho sempre vissuto, anche quando non pareva, tra scopi, progetti, o forse sarebbe più veritiero dire che subivo l'aspettativa di chi da me ne pretendeva. Perché in cuor mio sono sempre stata così, priva di scopi degni di nota.



Il dubbio tuttavia resta. Dopotutto, una elettromiografia può vantare la stessa oggettività di un'analisi del sangue o delle urine? Non ci si trova piuttosto, infilzati dagli aghi, in condizione affini alla particella di Heisenberg, che influenzata dall'osservazione devia? La particella sono io.



Non mi piace la morte che coglie troppo di sorpresa. Non perché condivida la retorica del vivere la morte. Ma perché sono convinta sia qui, su questa terra, la nostra unica occasione di sperimentare quella che un tantino pomposamente viene definita eternità, mentre forse è solo un andare controcorrente nella fiumana del tempo. Sapere prossima la fine aiuta a pensare.


L'aldilà, dunque. Non mi pare di essere tanto diversa dall'albicocco che se ne sta andando, dal giardino che si trasforma e un giorno, quando non ci sarà più nessuno a prendersene cura, si confonderà con tutto il resto, conservando più a lungo gli alberi capaci di affermarsi nei secoli. Se mi avessero educata a credere seriamente nell' aldilà; nel giudizio finale, mi sarebbe più difficile vivere quanto sta accadendo. Indifferente alle sorti del corpo, distratta rispetto al giardino, avrei la mente occupata dall'ansia, dal calcolo retrospettivo, da speranza e paura. E non proverei probabilmente molta empatia per le altre creature contingenti e caduche tra cui vivo. Come chi sta per emigrare in un altro paese comincia a guardare con estraneità il mondo in cui ha sino a quel momento vissuto.

Dio com'è bello il vento svelato dall'agitarsi frenetico delle foglioline del tremolo, ora un grande albero, ma quando lo trovai un fusticino nato per caso dentro un vaso di Cistus ladanifer. Era l'inizio della trasformazione di un podere abbandonato in giardino, un ettaro e mezzo di tabula rasa dove permettersi il lusso di sistemare qualsiasi trovatello. Ora è tutto cambiato: finita l'epoca della clemenza, chiunque abbia l'ardire di spuntare va estirpato senza pietà. Non ci sono più posti liberi, la popolazione ha raggiunto il climax. Non resta che la strage degli innocenti. Non più nascite accolte, ormai. Solo la maturità, splendida, dei fusticini di un tempo.

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FROM BOOK: Due vite (Emanuele Trevi)
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WANT TO READ BOOK:
- Modern Nature: Diario 1989 1990 (Derek Jarman)
- Kandinskij e io (Nina Kandinskij)
Profile Image for ⭐️.
141 reviews3 followers
September 12, 2021
Escogí este libro porque tiene la portada más bonita que he visto en toda mi vida. Ante esta decisión, todavía no comprendo por qué me encuentro aquí, aprendiendo a morir con 21 años, pero me parece que quizá sea lo más adecuado que hacer en verano (el momento más triste del año).
La autora toma prestado el título del poema de Dickinson y yo, siguiendo su estela, me tomo la libertad de pensar en su obra bajo el término de Beauvoir: “la ceremonia del adiós”. Pia Pera se prepara para morir mientras decide no hacerlo. Sus memorias se marcan por las contradicciones, un ejemplo sería que mientras decide deshacerse de todos sus libros deja uno más en el mundo (el suyo, el último).
Es un libro hermosamente triste: para vivir, para morir, para recordar, para amar; siempre con la vista puesta en el jardín, la extensión de todo ello.
Me resulta difícil intentar escribir cosas bonitas de algo tan triste (un problema que, por suerte, está claro que la autora no comparte). Queda el regusto en la boca (siento que, si me concentro, podré escuchar los sonidos de ese jardín en la Toscana que tanto añoro y que quizá todos busquemos de una u otra manera).
Profile Image for  marcela.
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March 19, 2023
Recuerdo siempre lo que leo en viajes. Leí la mayor parte de este libro en un balcón de una casita con un río pasando a pocos metros bajo mis pies, en un silencio total, a cachos durante tres días.

*

Muchos fragmentos son como poemas largos. Pia Pera toma un verso de Emily Dickinson y lo convierte en el título de su libro. Su intención con él es hablar de «el jardinero y la muerte». Explora las dudas sobre la propia existencia al tiempo que esta se agota: ¿cómo pensar la enfermedad, una vez nos reconocemos como enfermos?, ¿cómo aceptar nuestro propio final, lo aceptemos o no, cuando es inminente, cuando no decidimos si lo aceptamos o no?, ¿cómo sigue la vida a nuestro alrededor, cuando ya no lo habitemos? Sobre todo esto último, muchos conceptos que menciona: botánica de las ruinas / abandono / experiencia del mundo / cuidados / desaparecer / plenitud de la belleza / debilitarse / engaño de la presencia / vulnerabilidad.

*

La reflexión sobre el jardín se basa en el cuidado. Hay un fragmento muy bonito donde piensa cómo el arte de cuidar de un jardín se diferencia de otras artes en lo efímero: muerto el pintor, quedan los cuadros tal como los pintó, quedan los textos del escritor, etc., pero, al morir el jardinero, ¿qué pasa con su jardín? Como el amor, es algo a lo que uno se entrega desde la abnegación y la pureza.

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Por una parte: Pia dedica su vida al cuidado del jardín. Su vida, en función de él, termina. Por otra parte: Pia es el jardín, necesita los mismos cuidados que el jardín y, como él, puede enfermar y desaparecer.

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Guardé en la solapa trasera del libro unas flores que me encontré, como si fuera un gesto romántico.

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Llevaba más de un año esperando para leer este libro. Lo estuve buscando en la feria del libro hace un año y medio y no lo encontré, y finalmente lo compré en febrero, en una cita. Tampoco me sentía con la voluntad de apreciarlo estos meses, y quería sentir verdaderamente todo su valor porque obras como esta son las que con antelación sé que van a acompañarme mucho tiempo. La vinculación entre la vida y la naturaleza no es nada nuevo ni nada poco común en literatura, pero me interesan especialmente las voces que ligan su propia experiencia vital con la naturaleza que tienen presente, y no una naturaleza idealizada: cuando somos niños no tenemos miedo a mancharnos las uñas con la tierra. Me recuerda a muchos poemas de Mary Oliver, al «Iris silvestre» de Louise Glück y, sobre todo, a Clara Obligado en «Todo lo que crece». Ojalá poder retener en mi memoria para siempre todas las palabras que Pia Pera dejó en estas memorias. Por lo menos, copio una cita:

yo no he sido la única que cuidaba: el jardín también cuidaba de mí cuando, en apariencia, me daba trabajo [...]. El jardinero y la muerte se configuran así, pues: refugiarse en un lugar donde morir no sea áspero; donde morir asuste un poco menos.
Profile Image for Elena.
246 reviews132 followers
June 1, 2024
Me ha crujido el alma durante esta semana que lo he tenido entre mis manos. Me adentré en su lectura pensando en que era un libro sobre naturaleza pero Pia Pera construye una suerte de diario de duelo de sí misma. Son sus percepciones, dudas, inquietudes e ideas, la necesidad de encontrarle un sentido a la vida mientras una enfermedad neurodegenerativa marchita sus capacidades físicas. Por encima de la pena prevalece su huerto y la belleza del mundo. Dolor y luz. Sin palabras. Ojalá no saber nunca de qué habla. "Aún no se lo he dicho a mi jardín". Nunca había sonado tan triste y bello el verso de Emily Dickinson.

"Soy planta entre las plantas, también hay que cuidar de mí."
Profile Image for Daria.
175 reviews42 followers
January 26, 2017
Mi è molto difficile dare un giudizio ad un'opera dal carattere così intimo come questa specie di diario della malattia, incurabile, dell'autrice. Nonostante il motivo portante del libro, o forse proprio grazie ad esso, mi sono sentita più viva che mai leggendo queste pagine che contengono riflessioni su così tante cose, tra cui quelle che ho sentito più vicine sono il rapporto con la natura, la spiritualità, le scelte prese e soprattutto quelle non prese nella vita.

A questo libro sono infinitamente grata per le domande che pone sul senso dell'esistenza e sulla fugacità dei nostri giorni.

Che peccato! Questa espressione è un modo comune di esprimere rammarico. Suggerisce l'intuizione che il peccato non sia soltanto essersi macchiati di una qualche indiscutibile gravissima colpa, ma più semplicemente avere mancato il bersaglio, non essere riusciti a realizzare quanto avremmo voluto


Profile Image for Elena Tamborrino.
201 reviews13 followers
August 10, 2016
Il diario di una malattia difficile, accompagnato dalle riflessioni sull'evoluzione di una situazione invalidante che è solo fisica, perché intanto la volontà di reagire e di cercare conforto nel giardino, luogo che ha raccolto il lavoro e la passione di Pia Pera, resiste. Struggente e faticoso, perché vero.
Profile Image for Rebecca.
129 reviews49 followers
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February 6, 2017
non posso riuscire a dire, con chiarezza, cosa e quanto libro mi abbia dato.
posso dire però che pia pera aveva un'anima limpida, bellissima. in questo lungo libro di memorie, di vita che se ne sta andando, ci ha raccontato l'esistenza, con i suoi chiaroscuri, la bellezza, la paura e la morte. mi ha accarezzato l'anima. grazie pia. ti porteremo nel cuore
Profile Image for Gabriella P.
279 reviews11 followers
June 9, 2022
Un diario struggente, dolcemente elegante, mai banale.
Pia Pera ci ha lasciato in eredità le sue riflessioni sulla vita, la malattia, il rapporto con gli altri (c'è chi resta e chi scappa, ad esempio: "e così non posso non capire una grande amica di un tempo, sparita quando è diventato chiaro dove andavo a parare. Capisco: il terrore istintivo del contagio, la speranza, folle, di trarsi in salvo stando il più lontano possibile da quello che non si vorrebbe mai sapere." - cfr. pag. 173) l'egoismo di chi sta bene e vede i malati come un limite, e quello di chi è malato è comincia a sentirsi escluso.
È poi c'è il giardino, vero compagno dell'autrice, che diventa metafora della sua vita e della sua malattia ("non sono più il giardiniere. Sono pianta tra le piante, anche di me bisogna prendersi cura" - cfr. pag. 160) , specchio del declino fisico e dell'arricchimento dell'anima. ("capita che il corpo venga piegato dal corso della malattia, ma che, durante la malattia, l'anima e le emozioni arrivino a una guarigione spirituale." - cfr. p. 153).

In questo libro c'è così tanto, che mi è quasi impossibile riuscire a riassumerlo in poche righe; complice il fatto che sono in un periodo della mia vita in cui ho attraversato la malattia, il pensiero della morte e il lungo percorso verso la guarigione, queste pagine mi hanno toccato l'anima profondamente.
Una carezza delicata, da tenere sempre pronto per una rilettura.
Profile Image for Delfi.
131 reviews23 followers
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July 25, 2021
Non assegnerò stelle con le quali esprimere un mio giudizio sulla lettura, perché mi è difficile separare la scrittrice dalla donna che si sta congedando dalla vita, e come è possibile giudicare un essere umano che sta vivendo l’esperienza dell’abbandono del e dal proprio corpo?
Da questo diario viene fuori una personalità che per certi versi definirei austera, amante della propria libertà, orgogliosa e forse anche un po’ snob. Ma quel che è ed è stato, viene reinterpretato, riletto con altri occhi, esattamente come accade con il giardino, che ci si immagina pieno di quelle meravigliose sorprese che solo la natura riesce a regalarci, che alla scrittrice offre diversi spunti di riflessione, altri da quelli che un tempo l’avevano ispirata.
“Il tempo cambia molte cose nella vita: il senso, le amicizie, le opinioni…” recita la canzone di Battiato “Segnali di vita”. A ben pensarci, è la vita stessa che cambia, è la vita stessa che ci cambia; quando diciamo “il tempo passa”, stiamo solo riferendoci in altro modo alla vita che trascorre.
Profile Image for yomara naomi.
154 reviews8 followers
December 17, 2025
Me dio una ternura muy particular... De pronto ganas de llorar y de pronto ganas de reírme, como una manera de enfrentar al final y hablar de la muerte: entre risas y conmoción.
Profile Image for Z ~ MalasLectoras.
131 reviews5 followers
March 10, 2025
4,5. Qué hermoso tener ese nivel de conexión con lo absoluto y ser capaz de abordar la muerte desde ahí. Una escritora se enfrenta a una enfermedad tan cruel como la ELA desde la intimidad de su jardín. Desde ahí, Pia Pera invita al lector a replantearse su relación con el tiempo, con el cuerpo y con la naturaleza, dejando entrever que quizás la verdadera libertad reside en aceptar lo que no podemos cambiar y, a pesar de todo, seguir cultivando la belleza.

Su mirada lúcida, tierna y cargada de melancolía no elude el dolor y la frustración de su situación, pero lo reubica. El sufrimiento no es un enemigo que hay que vencer, sino una parte de la existencia que merece ser observada desde la calma, con mimo. Parece preguntarse en cada nueva entrada de esta especie de “diario de muerte” si es posible enfrentarse a la eternidad con la misma calma con la que se riega un jardín al atardecer. A veces la respuesta es que sí, y otras muchas que no.


Pese a ello, Pera convierte lo cotidiano de su existencia final en una meditación sobre la vida, la muerte y lo que trasciende lo humano. Y la pregunta del millón: ¿Es posible encontrar belleza en el final? Desde la sabiduría y calma de un hermoso jardín toscano, sí.
Profile Image for Marina.
69 reviews3 followers
September 5, 2025
“Leo en el libro de Irvin D. Yalom “Algunos tienen tanto miedo a la deuda de la muerte que rechazan el préstamo de la vida”. Aj, ¡me recuerda un poco a mi! “

Creo en la literatura como una de las artes que más agitan el alma. Por ello, en tiempos convulsos puedo sentir que los libros están ahí para apoyarme o, por el contrario, no sentirme preparada para darles la mano y que me conmuevan en direcciones que me es imposible anticipar.

Este libro ha conseguido sacarme de un parón lector motivado, precisamente, por la despedida de un familiar. Se lo pedí a unos amigos y lo comencé esperando que fuese el cobijo que necesitaba. Al fin puedo decir que lo ha sido.

Pia Pera escribió un diario durante su enfermedad, consiguiendo, a partir de un enorme crecimiento espiritual, que este no fuese un relato trágico sobre su inevitable fin o la enfermedad incurable que padeció. Construyó unas memorias sinceras y por tanto contradictorias, donde caben el agradecimiento, el miedo, la esperanza y la aceptación. Se negó a dejar de ver vida en su enfermedad, cuando se estaba marchitando fijó la vista en las flores y las hortalizas de su huerto. He aprendido mucho leyendo este libro y aunque ella al final dude de ello, creo que allá donde esté debe sentirse orgullosa de la mujer que fue y la vida que vivió.
Profile Image for Julio Just.
51 reviews1 follower
September 17, 2023
“Aún no se lo he dicho a mí jardín” me ha conmovido, emocionado y alegrado a partes iguales. Ha sido una lectura reposada, de esas que quieres saborear, paladear y cuyas palabras se impregnan en la mente y en el corazón mientras levantas la vista del libro y haces una pausa para mirar fuera de casa y reflexionar sobre lo leído. Te detienes para entender qué tiene que ver contigo. Un diario que es un dialogo de la escritora consigo misma a medida que avanza su deterioro físico por causa de una enfermedad degenerativa. Donde refleja sus episodios cotidianos y repasa su vida intentando ser extremadamente sincera consigo misma. Una sinceridad que nace desde ese lugar que es el momento en el que cada día que pasa sabes que estás más próxima a la muerte. Y que el camino de morir es similar al de marchitarse. El jardín, su jardín, que con tanto amor y esmero ha construido, es causa, contrapunto y espejo. Es bello, pero en él reconoce la circularidad de la vida. Y de la muerte. Creo que es un bello regalo: el fruto perfecto de una vida vivida.
Profile Image for Francyy.
677 reviews72 followers
September 20, 2021
Il primo rammarico è aver scoperto Pia Pera solo pochi mesi fa, prima leggendo il libro di Trevi e poi trovandomi a trascorrere casualmente periodi nei posti da lei frequentati e con sue amiche, in Garfagnana a Tereglio e alla libreria di Alba Donati. Ho iniziato da questo libro, l'ultimo, quello più doloroso e forse credo più vero perchè chi si avvicina ad una morte certa, e tale era quella di Pia Pera, non può che scrivere quello che pensa, come lo pensa e perchè lo pensa, altrimenti sta zitto e non si apre al mondo. La scrittura è incisiva, talvolta una frase ti colpisce come un macigno, talvolta ti porta a vagare fra i suoi pensieri quasi come se non ci fosse un filo conduttore, che invece riappare qualche pagina dopo. Il rapporto di Pia con la more è mediato dal giardino, che la sostiene e che assieme a Macchia la lega e la fa riflettere sul se e come dare fine alla propria esistenza. Un libro potente, dolente, davvero bello
Profile Image for Cristina.
866 reviews38 followers
May 31, 2021
Non so, l'ho trovato freddo e distaccato. In un certo senso inibito, o troppo cerebrale. L'autrice racconta, in maniera per me clinica, il decorso della sua malattia, una di quelle che non solo non lasciano scampo, ma ti imprigionano lentamente all'interno del tuo stesso corpo, fino alla purtroppo inevitabile fine che è arrivata nel 2016, pochi mesi dopo la pubblicazione del libro. Tra medici e cure varie (tutte inutili, alcune strampalate) il mondo dell'autrice si riduce prograssivamente, fino a costringerla a rinunciare alla cura del giardino cui si era dedicata quasi completamente per molti anni. Di quello che deve essere stato un calvario straziante mi è arrivato poco, secondo me per una scelta precisa dell'autrice, che censura o comunque lima molto quanto scrive. Purtoppo così ha limato anche la portata emotiva e il senso profondo che avrebbe potuto avere questo libro che, invece, almeno in me, non ha smosso quasi nulla.
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