Dos viejos amigos se reencuentran en la reunión de antiguos alumnos de una escuela judía.Ya en la cuarentena, Guido, fotógrafo, y Charlie, psicólogo, se interesan por la misma mujer casada, la seductora Aviva, una profesora de violonchelo.Diario de una mujer adúltera es una novela desbordante de amores perdidos, una historia sexy y misteriosamente cómica que se lee de forma compulsiva.
Curt Leviant (born 1932, Vienna) is a retired Jewish Studies professor, as well as a novelist and translator.
He came to the United States in 1938. His 1957 master's thesis was on Lamed Shapiro. 1966 doctoral thesis was a translation with commentary, published in 1969 as King Artur: A Hebrew Authurian Romance of 1279.
Leviant was also a book reviewer, usually of Jewish authors, with reviews appearing in The New York Times, The Nation, and other publications, especially Jewish media. In more recent years, he has been, co-authoring with his wife, a Jewish travel writer.
According to Lewis Fried, "his fiction is nuanced, surprising, and often arabesque, dealing with the demands of the present and the claims of the past."
His parents were Jacques and Fenia Leviant. They spoke Yiddish at home, and encouraged their son's interest in Yiddish literature and theater. He married Erika Leah Pfeifer, they had three daughters, Dalya, Dvora, Shulamit.
His degrees[6] are a BA from CUNY (Brooklyn), an MA from Columbia, and a PhD from Rutgers, where he taught Hebraic studies from 1960.
Uno dei romanzi d’amore più lunghi, complessi e circonvoluti che abbia mai avuto occasione di leggere.
L’ambiente è quello ebraico americano. Comincia come la più classica delle storie di Philip Roth o assimilati, una rimpatriata scolastica tra compagni di una scuola superiore ebraica. Tra gli altri si incontrano Charlie e Guido Veneziano-Tedesco, il primo ebreo americano che di mestiere fa lo psichiatra, il secondo ebreo di origine italiana che, dopo aver studiato il violoncello per alcuni anni, è diventato un fotoreporter piuttosto famoso e viaggia per tutto il mondo con la sua macchina fotorgrafica.
I due, con un passato di amici-rivali ai tempi della scuola, cominciano a raccontarsi le loro vite dopo il diploma, e poi prendono a vedersi anche dopo la rimpatriata; anzi, approfittando del lavoro e della disponibilità dell’amico, Guido visita Charlie nel suo studio e comincia a raccontargli di una sua amica ed amante di cui è innamorato perso, Aviva. Charlie, conoscendo la fantasia dell’amico, inizialmente pensa che anche questa - una donna bellissima, di 54 anni ma che ne dimostra al massimo 39, violoncellista professionista, sposata, come del resto anche lo stesso Guido - sia una sua invenzione.
Poco per volta la figura della donna prende forma: la storia viene raccontata da vari punti di vista, compreso quello della stessa Aviva; viene descritta la sua vicenda professionale e sentimentale - educazione rigidamente ebraica, sposata due volte, un passato sessuale quanto meno vivace, attualmente sposata con un ebreo di origine maghrebina maschilista, aggressivo e prevaricatore, da cui ha avuto due figli. In sostanza viene fuori un personaggio tipo Cameron Diaz in “Tutti pazzi per Mary”, una che basta vederla per innamorarsene follemente, ma che comunque ha avuto una storia psicologicamente molto difficile e piena di sofferenze. Spesso - proprio come la vita vera - la narrazione è contraddittoria (Aviva odia la musica e il violoncello, oppure li ama; è dotata per la musica, oppure non lo è affatto; le piace moltissimo fare sesso, oppure per lei non è così essenziale; eccetera); come in un flusso di coscienza si ritorna varie volte sulle stesse vicende, magari da punti di vista diversi, tanto che spesso diventa difficile capire quale sia la realtà oggettiva (Aviva racconta a Guido di aver avuto una storia col suo professore di violoncello ma poi dice a Charlie che non era vero, si era inventata la cosa perché Guido la assillava con la pretesa che lei “doveva” per forza, con la sua passionalità, aver avuto una storia con lui).
La narrazione è ulteriormente complicata dal fatto che molte storie ricevono “espansioni” in una lunga appendice, a cui si rinvia da note a piè di pagina nel racconto. Non solo: a volte le vicende dell’appendice rinviano a loro volta ad altre note, in un percorso che a volte si fa decisamente labirintico. Personalmente non amo gli sperimentalismi letterari né le strizzatine d’occhio all’ipertestualità, ma in questo caso la non linearità della narrazione non mi è dispiaciuta.
Inaspettatamente, dopo varie centinaia di pagine su un tono brioso e scanzonato, nonostante tutti i dubbi e le sofferenze del caso, la vicenda finisce malissimo, in un avvitarsi di ripicche e vendette. Aviva vorrebbe che Guido lasciasse la moglie e si mettesse definitivamente con lei, lui, del suo, non ci pensa nemmeno; nonostante il suo innamoramento per Aviva le cose con la moglie non vanno così male, a differenza di Aviva col marito, e poi ha anche un’altra amante più giovane; inoltre è terrorizzato dall’idea dell’invecchiamento di Aviva, più anziana di lui di una quindicina d’anni. Guido invece soffre di una feroce “gelosia retrospettiva” per le decine di storie e di amanti, veri o presunti, che Aviva ha avuto nella sua vita, in merito ai quali le fa veri e propri interrogatori, non si sa se con finalità erotiche o giudicatrici-morali (avevo avuto molti anni fa un’amica che aveva subito la stessa sorte dal suo ragazzo che la processava quotidianamente per il suo passato - niente di che, peraltro -, e ci volle del bello e del buono per convincerla a lasciarlo). Lei lo lascia, lui per vendetta spedisce al marito delle foto erotiche che le aveva fatto e lui, semplicemente, la ammazza. Fine.
Devo dire che l’inattesa morte di Aviva mi ha destabilizzato non poco, ho finito il romanzo ieri sera e a tutt’ora sto abbastanza male; forse pure io come tutti gli altri mi ero un po’ innamorato di lei, e del resto un libro di oltre 600 pagine che parla di una sola persona, o te la fa detestare, o te ne fa innamorare. Il dubbio è se questo finale così spiazzante sia stato pensato fin dall’inizio, o deciso nel corso della narrazione dall’autore per venir fuori “col botto” da una storia che o sarebbe finita sospesa nel nulla, o avrebbe dovuto ricorrere alla banalità dell’”e vissero felici e contenti”. Potrebbe avere anche un significato morale; la punizione per il tradimento? Ne dubito. Chi si lascia sottomettere dalle proprie ossessioni (quelle di cui sopra) finisce per rimanerne vittima? Forse, ma non è così lineare.
Mi rimangono solo due pensieri.
Il primo, la classica sindrome dell’“avere molto, volere tutto e finire per buttare via quello che si ha”, di cui è affetta Aviva, come altre amanti di uomini sposati (tralasciando il particolare che anche lei è sposata). Ne ho parlato anche in altre recensioni (v. il romanzo australiano di Cameron R. Redfern “L’amore infedele” in cui l’amante dell’uomo sposato a un certo punto sparisce nel nulla abbandonando lui e la sua villetta piena di animali amati; la storia non dice se sia morta, sia partita alla scoperta del mondo o vaghi dopo aver perso il senno). Se il problema di Aviva era superare la relazione con un marito odioso e oppressivo, poteva cominciare con questo.
Il secondo, ne abbiamo già parlato, la “gelosia retrospettiva”.
Dall’appendice:
Doppio standard
“Doppio standard” disse lei. “Due pesi e due misure. Tu vorresti che io ti fossi stata fedele nel passato eppure vuoi che non faccia caso quando tu torni a caa e vai a letto con tua moglie. Non mi bevo la storia che non puoi smettere perché sembrerebbe sospetto. Ecco un altro caso di due pesi e due misure: tu hai avuto più donne di quanti uomini abbia avuto io. A me non dà fastidio”. “Ma a me sì. Una donna dovrebbe essere più selettiva”.
(Ma lo capisci, idiota, che l’idea delle donne più selettive fa a pugni con l’aspirazione naturale degli uomini nell’avere rapporti sessuali con più donne possibili? Gli uomini fissati col passato sentimental-sessuale delle loro donne non riesco a capirli. Sarò strano io, ma una donna che ha avuto molte “ore di volo” prima di conoscermi è solo da apprezzare ed ammirare. Per prima cosa sarà un’amante molto più esperta, per seconda è certamente una che ha saputo godersi la vita. Uomini giudicanti, possessivi e fallocratici, sparite, possibilmente dall’universo).
Ho letto questo libro la prima volta ad ottobre 2011, era un vero e proprio periodo di merda e mi serviva. Rileggendolo ho realizzato che, anche se è una storia d'amore che si intreccia, è anche una storia molto triste - di tradimenti e menzogne.
"Diario di un'adultera" parla di una donna che cerca affetto e amore attraverso il sesso e si innamora di un ego maniaco infantile e pure stronzo!!!! La prosa di questo libro è molto bella, i dialoghi altrettanto, il fattore sesso,amore e passione sono visti dal punto di vista di lei, di lui e dell'altro . Peccato però perché per me è stato un libro deludente, un po' prolisso e ripetitivo in certi passaggi e per essere il diario di un'adultera c'era a mio avviso poca passione di quella con la P maiuscola e 700 pagine di troppo!!! Inizialmente mi incantava la sua ironia, erotismo e cultura...poi mi ha lasciato solo amaro in bocca e un senso di distacco enorme verso l'universo maschile..... non scontato il finale ma purtroppo è il primo libro NÍ del 2024! Mi sento di dare un 3,5 per la scrittura .
Макар да е много встрани от стандартните за мен текстове, преводът на “Дневникът на Прелюбодейката” беше едновременно огромно предизвикателство и наслада и се чувствам поласкан, че издателство “Колибри” ми се довериха за толкова силна книга. Ако се чудите какво да четете по празниците, това е идеалното заглавие!
J'ai finit ce livre il a deux ou trois jours. Emma m'a demandé si j'ai aimé. Je l'avoue, je n'arrive pas à répondre à cette question. Est-ce que j'ai aimé ce livre?