Manager, diplomatici, militari, accademici, studenti che vivono a cavallo tra varie lingue e culture spesso si illudono che basti saper parlare inglese per poter comunicare. Ma anche se le parole sono comuni, i significati e i valori di riferimento sono assai diversi. La globalizzazione ha portato tutti a usare una lingua franca, l'inglese, dimenticando che un cinese, un indiano, un arabo, un italiano, un americano conservano i loro occhiali culturali. Il volume affronta i problemi comunicativi dovuti sia ai "software mentali" di cui non siamo consapevoli e che crediamo naturali, ovvi, scontati, sia a linguaggi altrettanto significativi quali i gesti, il vestiario, gli status symbol, gli oggetti; linguaggi cui non prestiamo attenzione, convinti che basti usare le parole giuste per capirsi.
Lettura illuminante, oltre che piacevole, che aiuta a comprendere i rischi che si insinuano nella comunicazione interculturale e insegna un modello di osservazione, capace di promuovere l'ascolto e la co-costruzione dei significati. Straordinaria la sezione finale sulle Life Skills per padroneggiare sul serio questa complessa competenza. Lo straordinario Balboni ancora una volta regala un libricino essenziale, ma ricco di esempi e riflessioni da interiorizzare, molto più utile di qualsiasi manuale accademico.
"La comunicazione interculturale" è un libricino di rapida lettura, che condensa in modo semplice ed efficace una spiegazione di tutti i problemi comunicativi, su tutti i possibili piani comunicativi (linguistici ed extra-linguistici) che si possono verificare nel momento in cui due culture diverse si incontrano e si parlano.
Libro letto in preparazione all'esame CEDILS e sicuramente il più apprezzato, nonché il più apprezzabile da un lettore qualsiasi, non necessariamente del settore.
Da linguista, trovo questo manuale una risorsa preziosa per migliorare le proprie competenze nell'approccio con persone e contesti di culture diverse dalla propria. Utile per soddisfare le curiosità, meglio affiancarlo ad altri volumi se ci si vuole formare come docenti di lingua L2 o mediatori culturali.
"Riconoscere l'altro significa accettare di relativizzare il proprio sistema di idee e di valori, per opporsi al rischio, sempre incombente, di voler spiegare, interpretare, e "piegare" i sistemi di vita e di valori degli altri attraverso le nostre categorie concettuali e interpretative."
Troppo ripetitivo e molte cose descritte mi sembrano avere una visione un po’ vecchiotta. Claro che i modelli culturali cambiano super veloci, ma molti di questi descritti non sono così veri.
Ps la puntualità tedesca è molto meno reale di quanto si possa pensare.