Meta' del saggio include un'appendice, la traduzione quasi integrale e non commentata di alcune normative statunitensi sulle cause penali e altro del genere, troppo tecnica per il pubblico a cui il libro e' rivolto. Il saggio in se' e' talvolta interessante come critica contro gli Stati Uniti e il trattamento dei prigionieri di guerra, ad uno stato che si ritiene la piu' grande democrazia ed e' invece spesso tutt'altro. Ma e' troppo breve, e ha il classico difetto che difficilmente un potenziale filo-statunitense lo prenda in mano e cambi la sua opinione.
In molti punti l'ho trovato troppo tecnico per poterlo apprezzare da profana. Interessante quando l'autore parla della sua visita alla base di Guantanamo e delle condizioni dei detenuti.