Irlanda, fine Ottocento. Violenti scontri scuotono il Paese e annunciano la lotta per l'indipendenza dal Regno Unito. E Belfast, punto nevralgico dell'isola, è il luogo in cui la tensione politica è più forte. Ma in quello scorcio di secolo, sullo sfondo delle vicende nazionali, si desta anche nelle donne la consapevolezza di nuove possibilità, l'insoddisfazione per destini che si consumano interamente entro l'ambito famigliare. Sarà questa inquietudine a segnare le cinque ragazze protagoniste del romanzo: da un lato Hannah, May e Eleanor, tre sorelle di una famiglia agiata, soggetta a un improvviso rovescio di fortuna ma impegnata a mantenere il decoro nel rispetto delle convenzioni borghesi; dall'altro Mary e Cecilia, avviate fin da piccole al duro lavoro nelle filande e costrette a badare a se stesse. Attraverso una sapiente esplorazione dei loro punti di vista di bambine, adolescenti e donne, Catherine Dunne segue le sue eroine lungo trent'anni cruciali della loro vita e della storia irlandese. In comune hanno tutte l'intima aspirazione a un'esistenza più ricca e piena, l'insopprimibile desiderio di una vita diversa.
I became a fulltime writer in 1995, but I’ve been writing ever since I can remember. From short – very short – stories as a child to the usual excruciating poetry as a teenager: I’ve probably being putting words on paper for almost half a century now. What a thought.
As a child, it took me a few years to learn that there was a difference between reading and writing. For me, if you loved books, then of course you were going to try and write your own. But that was an almost impossible ambition in the Ireland where I grew up. I did the next best thing: the thing that kept me closest to books. I became a teacher, and I taught, very happily, for seventeen years. I loved teaching and still very much enjoy the Creative Writing workshops that I often facilitate.
But writing increasingly became a compulsion, almost an obsession. Nothing else satisfied in the way that writing satisfied, and so I continued to attempt poetry, short stories, non-fiction essays, honing my craft, serving my apprenticeship, until I finally finished my first novel, In the Beginning.
In the Beginning was published in 1997 and was very well-received, both critically and popularly. It was translated into several languages and went on to be shortlisted for the ‘Bancarella’ – the Italian booksellers’ prize.
A Name for Himself followed a year later, and was short listed for the Kerry Fiction Prize.
Between 2000 and 2014, I have published seven further novels: The Walled Garden, Another Kind of Life, Something Like Love, At a Time Like This, Set in Stone, Missing Julia and The Things We Know Now.
My non-fiction book, An Unconsidered People was published in 2003.
I’ve also written short stories and non-fiction pieces for various publications, among them Moments, Travelling Light, and Irish Girls about Town.
I receive a lot of requests to discuss various aspects of the creative process: the role played by inspiration, imagination, dedication and craft. I can’t answer all of these questions individually, so part of this website has been dedicated to a ‘Readers’ Forum’ in order to attempt to answer the most frequently-asked questions.
Storie di ragazze irlandesi Hannah, May, Eleonor, Mary, Cecilia. Cinque ragazze che vivono tra Dublino e Belfast nel periodo tra fine '800 e primi del '900, un periodo che in Irlanda è lacerato dai conflitti tra protestanti e cattolici; conflitti che, se Mary e Cecilia, appartenenti alla classe operaia, vivono sulla loro pelle, passano quasi inosservati davanti all'indifferenza della famiglia borghese di Sophia O'Connor e delle sue figlie, Hannah, May ed Eleonor. Tutte e tre le ragazze O'Connor vorrebbero emanciparsi, liberarsi dalle pastoie di quella che sembra essere l'unica soluzione per una donna all'epoca: il matrimonio; e ci provano. Hannah cerca di ottenere una borsa di studio per studiare il pianoforte, per cui possiede un autentico talento. Le sue ali, però, vengono tarpate quando ai genitori viene proposta un'irripetibile offerta da un'amica di famiglia più benestante di loro, e così Hannah viene costretta a sposarsi. Poi è la volta di May, che sogna di viaggiare all'estero dopo aver trascorso la gioventù a consultare gli atlanti nelle biblioteca del nonno Delaney, il nonno materno. Anche lei verrà demotivata e preferirà rinunciare al proprio sogno quando si imbatterà in un amore impossibile, menzognero, unilaterale. Eleonor è l'unica che sembra raggiungere la realizzazione che si era prefissa, e in modo piuttosto rivoluzionario. Mary e Cecilia sono invece costrette a lavorare fin da piccole. Nessuno insegna loro a leggere e scrivere, e anche se Cecilia è molto intelligente, le circostanze della vita le portano a intraprendere il ciclo ripetitivo di tutte le persone che abitano nel loro quartiere: andare a lavorare in fabbrica fin dai dieci anni, sposarsi con altri operai della fabbrica, mettere al mondo altri bambini che a dieci anni andranno a lavorare in fabbrica, e così via. Mary vorrebbe uscire da questo circolo vizioso, ma il motivo per cui arriverà a farlo sarà dolorosissimo per lei. In un certo senso, però, anche Mary riesce a realizzarsi, a spezzare la catena e migliorare le sue condizioni di vita. [E, paradossalmente, le più realizzate saranno proprio le donne che hanno preferito non sposarsi, come se la Dunne avesse voluto premiarle per la loro scelta.] Il romanzo alterna le storie delle tre sorelle di Dublino (che saranno anche le tre sorelle di Belfast, a un certo punto) con quelle delle due sorelle della classe operaia a Belfast, fino a quando le loro vite non si incroceranno. A questo si aggiungono le pagine del diario di Eleonor. A volte le narrazioni si accavallano, e la stessa storia si ripete due o anche tre volte, presentata dai diversi punti di vista delle tre sorelle O'Connor, forse in modo inutilmente ripetitivo.
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Questo libro non ha avuto un compito facile. Lenire le sofferenze di un lutto è complicato, ma le storie delle cinque protagoniste hanno saputo distrarmi da questo momento difficile. Mi sono immersa nelle loro vicissitudini e mi sono affezionata a ognuna di loro. Sono bambine e ragazze forti, donne che cercano la propria strada in un momento storico non proprio roseo nei confronti del genere femminile. Diciamo che i libri che contengono tracce di storia mi piacciono sempre, imparo cose nuove, e questo non è stato da meno. Sono soddisfatta di questa prima lettura del 2023; posso dire che, almeno da questo punto di vista, l'ho cominciato bene.
Le storie delle protagoniste sono intense e toccanti, reso molto bene il desiderio comune di un'emancipazione femminile ancora lontana. Lo spaccato storico è ben ricostruito e in grado di trasmettere l'angoscia della vita quotidiana a Belfast e Dublino, città lacerate dalle lotte religiose e per l'indipendenza. La trama coinvolge ed emoziona, deludente il finale frettoloso.
The only way I can think to describe this book is to say that it is wonderfully Irish. It is the story of five women - three sisters from Dublin and two from Belfast - and how their lives differ based on where they grew up, their social standing, and truly, just their luck of birth.
The thing I found most enjoyable about this story was the way in which it rolled - there were no major peaks or valleys in the way the story unfolded. It just rolled like a comfortable breeze. I had a hard time putting it down. The ending left a lot to one's imagnation, as this was a story that really didn't have a climax. But the perspective that it gives on how one person can see their life as difficult when it really isn't, and another can see their life as good when, again, it really isn't was fascinating and so well written.
Molto carino, scorre bene. Alcune scelte delle protagoniste mi hanno fatto andare su tutte le furie. Un finale assolutamente inaspettato e quasi alle lacrime. Consigliato!
"Ricordo ancora la curva cupa del viso di mia sorella la sera in cui i nostri genitori la riportarono a casa dal collegio. I suoi occhi avevano lo sguardo spaventato di una persona smarrita, catapultata di colpo da un paese familiare in un altro universo. Su tutta la casa era scesa quell'atmosfera di quieta, ammutolita attesa che ormai da tempo avevo imparato ad associare al pallido sorriso a denti stretti della mammma, e al silenzioso lisciarsi i baffi del papà." (5)
"Detestavo essere "troppo piccola" per tutte le cose interessanti della vita: immagino avessi fretta di crescere. Comunque, dovevo accontentarmi della loro compagnia nei fine settimana, e di vederle casualmente di sfuggita durante le ore di scuola. Ammetto che mi mancavano in modo straziante entrambe: Hannah e le sue chiacchiere vivaci e le sue canzoni allegre, May e il suo grave garbo. Proprio a quell'epoca risale la mia passione per la lettura. In quale altro modo avrei potuto trovare consolazione nelle lunghe, tediose ore delle sere d'inverno? Leggere, studiare, qualunque occupazione avesse a che fare con i libri divenne per me più di un diletto. Visitavo di nascosto gli scaffali dei libri della mamma, e scoprii per la prima volta le gioie del romanzo: Oliver Twist, David Copperfield ed Emma Woodhouse divennero i miei inseparabili compagni di ogni giorno." (48)
"Quel pomeriggio fu la prima volta in assoluto nella mia giovane vita che provai un autentico moto di empatia. E ne sono riconoscente a Lily: è una dote, questa, che ho avuto la fortuna di tenere in gran conto, e di coltivare, per tutta la mia vita adulta. Fino a quel momento, la sofferenza per me significava solo avere male ai piedi, o le mani fredde, o dover mangiare le verdure che detestavo. Le lacrime di Lily parlavano di una sofferenza diversa, a me del tutto estranea. Parlavano di un mondo più vasto di quello che conoscevo, di separazioni e solitudini che non avevo nemmeno mai immaginato. Credo anche d'esserne rimasta sconvolta: considero quella circostanza la prima occasione in cui divenni consapevole della coscienza personale, della capacità di riconoscere la giustizia e l'ingiustizia, le ragioni e i torti di un mondo iniquo che, fino a quel pomeriggio, sembrava aver funzionato alla perfezione tutt'intorno a me. Quella fu la prima volta che io ricordi in cui misi in dubbio l'assetto della mia vita, e di quella degli altri." (51)
"Il mondo è diviso in modo sbagliato e crudele.". Questo romanzo ci porta nell'Irlanda di fine 800 e inizi del 900, grandi cambiamenti ci sono in atto: rivolte prima sommesse e poi eclatanti per le strade e all'interno delle case, la morte della regina Vittoria, lotte religiose i cattolici da una parte e gli anglicani dall'altra, povertà dilagante e ricche famiglie in decadenza che non vogliono vedere che tanta gente intorno a loro soffre e pate la fame. La Catherine Dunne ci racconta la vita di cinque donne, cinque donne che vivranno la loro vita in maniera totalmente diversa una dall'altra in un mondo che sta cambiando radicamente. Tre sorelle Hannah, May e Eleonor, provenienti da una famiglia benestante, decaduta dopo lo scandalo provocato dal padre, e due sorelle Mary e Cecilia che vivono nei bassifondi di Dublino, presto orfane e costrette a lavorare fin da piccolissime, ognuna a loro modo cercherà di cambiare il loro destino, chi con successo chi senza risultato, chi con felicità, chi con profondo dolore e scoprendo troppo presto la morte, chi approfittando dei cambiamenti del mondo cercando indipendenza e coraggio e chi rimarrà impigliata nella rete di un'esistenza piatta e uguale a quella che le circostanze della società richiede. Un bel libro per chi ama leggere storie di donne che soffrano, amano, odiano, gioiscono, lottano per cambiare il loro destino che sembra scritto già alla loro nascita. "Quant'era facile, pensò, e imprudente, suggellare la propria vita con un'unica parola, un solo istante che avrebbe potuto decretare il successo o la disfatta."
Nulla di speciale: Storie di donne nell'Irlanda a cavallo tra '800 e '900,si legge volentieri e tutto d'un fiato, lo consiglio per i pomeriggi passati a prendere il sole, io l'ho affrontato così. La Dunne è un'autrice sobria non eccede mai, ha la classe di quei salottini dell'alta borghesia che ci racconta, avrei voluto che si sporcasse un po' di più le mani, avrei voluto che il dramma dei conflitti tra cattolici e protestanti non restasse sul fondo, penso che un attenzione in più a questi aspetti avrebbe reso il libro un po' più significativo e un po' meno superficiale.
I had high expectations going into the book (my mother seems to love it) and the setting in Irland during the protestant-catholic surges seemed interesting.
Unfortunately the book remains superficial through until the very end, and the only event that would justify the title of the book happens too late to have any real impact. I wish it dealt more with the political unrest of the time, but the focus slowly moves to the "richer" characters leaving only few words here and there to remind the reader that the unrest was really happening.
I mean, it was alright? It had a beginning and an end, sort of, but where was the rest of it? Is there a second book? Was she lining these up for a series? I'm so confused. People did things that never went anywhere, sad things happened without a view to driving the plot, and I couldn't get my brain to learn the sisters' names. They all just merged into one greyish sistery mass. And this may be a spoiler, but why put a character's name in the blurb when you don't intend to, ahem, keep them? So many questions...
This book was recommended to me by a family friend. I found the lack of good characterization awful. I kept reading to see if something would happen, but it never really did. The author had the potential to make this book interesting because it was all there - women versus society, class, religion, the human struggle within a society that marginalizes.