«L'ambiente è la provincia francese del Berry. Gina è figlia di fruttivendoli di origine italiana, i Palestri; lui, Jonas Milk, il libraio, è l'ultimo rappresentante di una famiglia di ebrei russi emigrati in Francia al tempo della Rivoluzione. Gina, una ragazza libera, avvenente, gli viene messa in casa come domestica. Dopo pochi mesi, Jonas la sposa. È un'unione di convenienza: la rispettabilità borghese del matrimonio copre le continue avventure di Gina; la presenza di una donna nella casa riempie in qualche modo la desolata esistenza del piccolo libraio che, oltre tutto, di queste avventure consumate esplicitamente davanti ai suoi occhi, non è geloso. Poi, un giorno, Gina va via come sempre, solo che, invece di tornare a casa e nella bottega, scompare ... Come finirà? Non lo anticipiamo al lettore, per non togliergli il piacere di arrivare fino in fondo. Diciamo piuttosto che, come sempre, Simenon è maestro di psicologie e atmosfere: stavolta si coniugano a creare, in maniera infallibile, il senso della colpa e a trasferirlo, con drammatiche conseguenze, nel cuore di un innocente».
Georges Joseph Christian Simenon (1903 – 1989) was a Belgian writer. A prolific author who published nearly 500 novels and numerous short works, Simenon is best known as the creator of the fictional detective Jules Maigret. Although he never resided in Belgium after 1922, he remained a Belgian citizen throughout his life.
Simenon was one of the most prolific writers of the twentieth century, capable of writing 60 to 80 pages per day. His oeuvre includes nearly 200 novels, over 150 novellas, several autobiographical works, numerous articles, and scores of pulp novels written under more than two dozen pseudonyms. Altogether, about 550 million copies of his works have been printed.
He is best known, however, for his 75 novels and 28 short stories featuring Commissaire Maigret. The first novel in the series, Pietr-le-Letton, appeared in 1931; the last one, Maigret et M. Charles, was published in 1972. The Maigret novels were translated into all major languages and several of them were turned into films and radio plays. Two television series (1960-63 and 1992-93) have been made in Great Britain.
During his "American" period, Simenon reached the height of his creative powers, and several novels of those years were inspired by the context in which they were written (Trois chambres à Manhattan (1946), Maigret à New York (1947), Maigret se fâche (1947)).
Simenon also wrote a large number of "psychological novels", such as La neige était sale (1948) or Le fils (1957), as well as several autobiographical works, in particular Je me souviens (1945), Pedigree (1948), Mémoires intimes (1981).
In 1966, Simenon was given the MWA's highest honor, the Grand Master Award.
In 2005 he was nominated for the title of De Grootste Belg (The Greatest Belgian). In the Flemish version he ended 77th place. In the Walloon version he ended 10th place.
Erano diversi anni che non leggevo un Simenon. Ho preso una vacanza dai suoi romanzi: chissà se questo lungo digiuno mi ha portato ad apprezzare questo libro ancora di più – perché, in effetti, m’è sembrato molto bello. E, ho ritrovato Simenon intatto.
Un altro di quei suoi protagonisti che mi viene da definire anime rattrappite e anchilosate, costruite sulla negazione, sulla sottrazione, e sull’elusione: evitare l’incontro, il contatto umano, evitare probabilmente il disagio, il senso di inadeguatezza, la vergogna. Jonas Milk aveva vissuto così per tanti anni, da solo, e non ne aveva sofferto, non si era nemmeno accorto che gli mancava qualcosa.
Michel Blanc interpreta Mr Hire nel film omonimo di Patrice Lecomte del 1989.
Ma dopo che un’altra vita entra nella sua casa, e quindi, nella sua vita, la solitudine ha un altro sapore; dopo che un incontro c’è stato, il signor Jonas non può più tornare a stare solo, a stare apparentemente bene nella sua cuccia.
Non può più fare ricorso all'abitudine che ha sempre usato come scudo per nascondere prima di tutto a se stesso la sua infinita solitudine.
E non può neppure fermare il crollo: proprio come un personaggio da teatro elisabettiano, ogni suo gesto precipita gli eventi verso sofferenza e tragedia.
Verso una soluzione che questa volta Simenon sembrava voler diversa dalle aspettative: c’è un sotto finale che sembra andare in un’altra direzione.
Sandrine Bonnaire è la protagonista femminile de “L’insolito caso di Mr. Hire”.
Ma la fine è nota, è proprio quella che mi aspetto nell’universo di Simenon.
Un tassello, però, continua a mancare anche dopo aver chiuso il libro, il lettore rimane senza sapere tutto, e mi sembra un bel colpo di scena.
Η ιστορία του ανθρωπάκου απο το Αρχάγγελσκ ξύπνησε μέσα μου μνήμες απο κάποιον λατρεμένο «ξένο», απο αντι-ήρωες με ευφυΐα, ευαισθησίες και τρυφερά αισθήματα, απο διαφορετικά, ιδιόρυθμα, ποιοτικά και εξαιρετικά ασήμαντα πλάσματα. Πλάσματα που δεν ταιριάζουν ποτέ στην κοινωνία του κόσμου όπου κατοικούν και γι’αυτόν ακριβώς τον λόγο,πάντα χρωστάνε, πάντα φταίνε, πάντα πληρώνουν το τόλμημα και το τίμημα της ποιότητας που δεν χωράει στην ποσότητα.
Αυτό το μικρούλι μα τόσο καλογραμμένο βιβλίο σκιαγραφεί με εξαιρετικά απλό τρόπο και σαφή σκέψη, αληθινά ψέματα που γεννούν ψεύτικες αλήθειες και οδηγούν μέσα απο την κατανόηση της υπαρξιακής φιλοσοφίας σε προσωπικά αδιέξοδα θανάτου.
Είναι απλώς η κοινότοπη ιστορία ζωής του μεσιέ Ζονάρ, ο οποίος καταδικάστηκε σε μόνιμη απομόνωση απο τα δικαστήρια της κοινωνικής καχυποψίας και απανθρωπιάς. Η ετυμηγορία προήλθε μετά απο μια βαριά και προσβλητική δήλωση του κατηγορουμένου προς την συνείδηση του κόσμου. Ο φερόμενος ως δράστης του εγκλήματος που φέρεται να είναι και διαταραγμένος ψυχικά ομολόγησε πως με τις πράξεις του ωθούσε καθημερινά τους συμπολίτες του να κάνουν τράκα λίγο περισσότερο ήθος. Η υπόθεση θα διερευνηθεί απο τη δικαιοσύνη.
Lorsqu'on demande à Jonas Milk, le petit bouquiniste et philatéliste du Vieux-Marché, où est passée sa jeune et jolie femme Gina, il répond évasivement qu'elle est allée à Bourges. Mais à mesure que les jours passent, cette réponse apparaît de plus en plus insuffisante ; et bientôt les ragots, les soupçons, l'hostilité de toute la ville se concentrent autour du petit homme d'Arkhangelsk, Russe naturalisé français, mais finalement resté aux yeux de tous l'étranger... Jonas est innocent, pourtant. Le créateur de Maigret, disparu en 1989, nous conte ici à petites touches, en observateur attentif des mœurs provinciales et de la nature humaine, un drame de la solitude. Sans lyrisme ni pathétique, il nous fait partager sa compassion.
Se egli non era nulla, se questo era tutto, allora, perché non poteva morire senza esitazione? (R. Wright)
È il Simenon più triste che abbia letto. C’è voluto un ebreo russo immigrato in Francia, un uomo solo e tollerante, strappato alla sua patria, abbandonato dalla sua famiglia, sono occorsi il suo bisogno di appartenenza e riconoscimento per lasciarmi in bocca un’amarezza della quale non erano stati capaci personaggi più complessi e malevoli. Dentro questo libro il pessimismo fa leva sulla condizione comune di esseri umani soli. Jonas Milk si trova ad esserlo dopo essere stato escluso dal consorzio umano di cui non era mai stato socio a pieno titolo, quello di place du Vieux-Marché, composto dai commercianti che come lui vi operano. Jonas viene escluso per pregiudizio, è straniero e rappresenta il responsabile ideale della scomparsa della moglie Gina, una ragazza avvenente e fin troppo disinibita. Additare il diverso rinsalda il consorzio, lo solleva dalla colpa. La storia ci ha insegnato che odiare tutti la stessa persona rende i vigliacchi più forti, consente di credere che il male sia fuori di noi, invece l’odio è il sintomo inequivocabile che il male ce lo portiamo dentro. L’abilità di Simenon in questo romanzo è saper interpretare la psicologia del diverso, dell’escluso, uno che alla fine si cala nel ruolo che gli è stato assegnato e mette in atto comportamenti che finiscono per legittimare i sospetti nei suoi confronti. Jonas Milk mi ha fatto pensare al memorabile Bigger Thomas di Richard Wright, agli esiti funesti dell’odio che entrambi finiranno per credere di meritare. Tutti i personaggi principali nei romanzi di Simenon vengono messi in qualche modo alla prova, nessuno di essi si sottrae e la storia che Georges racconta, di volta in volta, è quella del modo in cui vengono sopraffatti.
Leggere Simenon è il piacere di lasciarsi coinvolgere dalle atmosfere che ricrea. Come possa uno che ha scritto così tanto esser riuscito a farlo con una qualità così elevata è un mistero; avrà forse scritto sempre lo stesso romanzo che io continuo a rileggere ed apprezzare? Se all’inizio del millennio mi avessero detto che avrei letto venti romanzi di uno stesso autore, avrei riso come ad una profezia di Nostradamus. Sono a diciotto e so già che non mi fermerò neanche a venti, che proseguirò, perché se Georges racconta sempre la stessa storia, io che la leggo coltivo l’illusione di esser sempre lo stesso lettore.
Un errore da non fare mai leggendo Simenon è quello di prenderlo sottogamba. Mai pensare di star leggendo solo un giallo (e questo in fondo non lo è), letteratura di puro intrattenimento. Intanto, in ogni suo romanzo puoi trovare l’impronta sorprendente di un Maestro del raccontare e poi ci trovi quasi sempre un pezzo da aggiungere alla mappa di se stesso e del mondo che ogni buon lettore si va costruendo con quel che legge.
Qui il tocco che non t’aspetti di Simenon sta nel disegno della trama. E sta nell’inserire al centro un fattore anomalo: l’incongruenza, l’illogicità di certi comportamenti umani. Giochino tutt’altro che facile. Nella vita si dicono e si fanno cose, spesso in momenti importanti, che non corrispondono a nessuna logica congrua, razionale. Le facciamo e le diciamo, sapendo perfettamente non solo che sono false o sbagliate, ma essendo anche consapevoli che forse finiranno per ritorcersi a nostro danno. Che ne pagheremo le conseguenze. Eppure le facciamo. Inserire però in una trama gialla uno snodo di questo tipo è tecnicamente difficile. Perché tende a togliere credibilità e verosimiglianza: somiglia ad un trucco, sembra un tradimento del patto di lealtà tra scrittore e lettore. Qui invece l’incongruo è così ben incastonato nel carattere del protagonista, così ben messo sul tavolo da gioco da essere perfettamente accettabile, credibile. E la sfacciata genialità di Simenon sta nel farlo diventare l’elemento cardine della storia. Perché non è una scelta tecnica fine a se stessa. Dentro c’è una chiave di lettura fondamentale. Per chi fosse interessato, qui la trova https://scarabooks.blogspot.com/2018/...
Il signor Jonas Milk è un libraio, timido, riservato, semplice , “piccolo” , che vive con una giovane moglie, esuberante ed irrequieta. Una moglie che un giorno, durante una delle sue scappatelle, sparisce. Da questo momento il libraio comincia a mentire ai vicini , infilandosi così in una serie di contraddizioni che lo schiacceranno. È un romanzo rapido, veloce e perfetto nella sua costruzione, scritto magistralmente. Simenon non si perde in descrizioni , ma va a cogliere perfettamente le sfumature psicologiche del protagonista e del popolo . Un vero e proprio giallo nel quale non troveremo mai la soluzione, ma il geniale Simenon chiude la storia a modo suo , lasciando il lettore irritato , sorpreso , sconvolto, ma tutto è incredibilmente piacevole .
4,5/5 Δυνατή ιστορία καθαρή και με πολύ συναίσθημα . Η πορεία ενός ανθρώπου που μια μερα εξαφανίζεται η νεότερη άτακτη σύζυγος του και πέφτει πάνω του κοινωνική καχυποψία ...
Simenon nella sua copiosa bibliografia ha creato centinaia di personaggi e tutti a loro modo restano impressi, difficile cadano nell'oblio.
Anche quando colpevoli di un delitto, di una intenzione, di un tradimento raramente risultano odiosi, né lo fu il protagonista di Monsieur le juge né la bella Andree il personaggio femminile de La chambre bleue, nemmeno L'uomo che guardava scorrere i treni.
Simenon mette a fuoco in ognuna delle sue creature letterarie un aspetto oscuro che forse giace inconsapevole racchiuso dentro di noi e ci tira giù dallo scranno di giudici.
Il piccolo libraio di Archangelsk? Delicato, lento, placido, commovente, dall'ambientazione classica, quella douce France di provincia, con i suoi caffè, le Vieux-Marché, la fontana, la boulangerie, la piazza ombreggiata da platani.
Solo che stavolta la pena che la lettura ci infligge è ancora più pungente.
Jonas Milk, libraio, ultimo rappresentante di una famiglia di ebrei russi emigrati in Francia al tempo della Rivoluzione morirà due volte, ogni volta per un motivo diverso, straniero e tradito, sempre innocente, sempre solo.
Che cosa si può volere di più da una lettura ? Tanti gli spunti di riflessione che nascono dalla narrazione limpida e incalzante del dramma di Jonas Milk, emigrato in Francia dalla Russia in seguito alla rivoluzione bolscevica, ebreo, rimasto solo al mondo e ansiosamente desideroso di far parte di una comunità, di avere le radici che gli sono state violentemente strappate nella sua terra d’origine: il bisogno di integrarsi nella piccola comunità del mercato di place du Vieux-Marché nella quale si è creato una cuccia, il suo negozio di libraio attaccato con l’abitazione dove si svolge la sua vita più intima, fatta di ricordi dell’infanzia e della terra natale espressi nei francobolli rarissimi che colleziona. Per sentirsi “uno di loro”, uno dei tanti negozianti della piazza che conosce fin da bambino, Jonas diventa cattolico e sposa la più bella del mercato, Gina, giovane ed irrequieta, dall’incedere ancheggiante nel suo vestito rosso aderente che tutti gli uomini del mercato gli invidiano. L’improvvisa sparizione di Gina provoca un terremoto nell’esistenza abitudinaria di Jonas, le certezze che pareva aver raggiunto sulla sua appartenenza alla gente del mercato vengono meno, basta un saluto diverso, un semplice “buongiorno” anziché il solito “buongiorno signor Jonas” da parte dei negozianti vicini, basta un improvviso silenzio quando entra nel bar per il caffè o dal macellaio, perché il libraio si senta perduto agli occhi della piccola comunità del Vieux –Marché che improvvisamente lo guarda con diffidenza, come uno straniero che non si riesce a comprendere, che anzi si rifiuta ed emargina. L’epilogo giunge inaspettato ma incombe sul lettore come un peso opprimente già da prima, da quando il piccolo libraio Jonas Milk, mite, timido, silenzioso, abitudinario, si rende conto che “non solo si sentiva a disagio in casa sua, ma si sentiva a disagio nella sua pelle”. Decisamente Simenon rimane uno dei miei scrittori preferiti.
Gina è partita, “è andata a Bourges”. Jonas ha trascorso tutta una vita in punta di piedi, senza eccessi, senza stravaganze per farsi accettare dalla gente che popola la piazza di Vieux-Marché. Lui, un russo ebreo, ha proprio lì la sua piccola libreria e la sua piccola casa. Tutti lo conoscono e lo salutano con affetto, anche se continuano a dargli del lei. Questo è il suo mondo, la sua tana. In piazza Vieux-Marché ha aperto la sua attività, si è sposato con Gina e trscorre le sue giornate. In un attimo, con quatto semplici parole, la vita di Jonas cambia. Senza sapere come e perché, dalle labbra di Jonas, escono le parole “è andata a Bourges”. Una bugia piccola, senza significato, che porterà il libraio ad essere inghiottito da un vorrice, ad essere trascinato in un incubo senza che riesca a far nulla per impedirlo. Come sempre, Simenon, riesce a toccare le corde più nascoste dell’animo umano. Come sempre, riesce a scavare in profondità fino a portare alla luce ciò che nascondiamo anche a noi stessi. Come sempre riesce a far emergere le nostre contraddizioni. La trama è quasi un pretesto, è il mezzo ne essario a condurci in percorsi intimi e bui. Durante la lettura sono diversi i punti di vista sui quali Simenon ci spinge a soffermarci, a porci delle domande. È un libro che in fine lascia un senso di inquietudine. È un libro da leggere.
Čitao mi se detektivski roman da se sa njim prevrćem na suncu, te sam dohvatio Simenona. A ono, nit bilo nekog sunca, nit je ovo detektivski roman. „Čovečuljak iz Arhangelska” je žanrovski misterija i jedan od Simenonovih Les romans durs ili psiholoških romana, kojima je želeo da dokaže kritičarima da ume da piše i stvari van kruga knjiga o detektivu Megreu, u čemu je samo delom uspeo jer su kritičari tradicionalno nepoverljivi prema žanrovskim piscima, a i bili su sumnjičavi prema njegovoj hiperproduktivnosti (koliko je tačno napisao verovatno nikad nećemo znati, samo romana je napisao oko 200). Stoga je Žoržu preostalo da sa lulom među zubima mrmlja: „Kamiju ste dali Nobela, a ja nisam dobio ništa iako sam Stranca napisao pre njega a onda ga prekopirao u još trideset varijanti!”. Pa dobro Žorž, ne drami, zaradio si milione na svojim knjigama, a i tvrdiš da si spavao sa 10 000 žena. I to je nešto.
Pokretač zapleta je nestanak mlade supruge glavnog junaka Džonasa Milka, sredovečnog i povučenog knjižara. Ta misterija ostaje okvir za stvaranje psihološkog i socijalnog profila glavnog lika, profila introvertnog i servilnog čoveka (onog na koga pomislite kad kažete čovečuljak), čija naizgled staloženost u novim okolnostima razotkriva unutrašnju nelagodu, neadekvatnost i prikrivenu sramotu. Posebno je naglašeno kako koheretnost identiteta i doživljaj sebe zavisi od onog kako verujemo da nas drugi vide. U slučaju saznanja da nas drugi vide sasvim drugačije od onoga kako smo verovali da postojimo u tuđim očima, osnovni postulati našeg identiteta bivaju ugroženi.
Pored izvrsne psihologizacije i zanatskog umeća u, recimo, tretiranju detalja, Simenon je bio i dobar stilist, neka vrsta latentni Andre Žid stil. I ostajem uvek faciniran kako kod njega sve funkcioniše kao naštelovana mašina posebno ako je istina da, dok je pisao, nikada nije vršio redakciju tekstova. Sve u svemu, nije najbolji Simenon, ali je solidan.
I'm really not good at reading on electronic devices, but now I am beginning to be persuaded that in certain cases it might be an idea to try to accustom myself to the medium. For travelling, people tell me, so much less bulky than dead tree books. Well, I tend to travel to countries that have bookshops, I say. (And I love a bookshop). And, I never have to worry about recharging. My glasses are great, the light is usually good enough, so that as yet I do not need to adjust the font. I like the feel of paper. I like to see where I am in the reading process, I like to feel my way back into a story when I have put it down, which is all denied me when a clever device just pops open at the exact place I left off. However. On the recommendation of a friend, I decided to read this sad tale of the most inoffensive man in the world. It was only available to me in a far older edition than the illustrated one, second hand, pages yellowed and loose. Inexpensive. Ah, the wonders of the internet, that it can be sent to my door. But dusty. Or something worse than dust? I don't know, but it made me SNEEZE. Violently and persistently and protractedly. In the end I dug out a mask (remember masks?) that was still at the back of a kitchen drawer. That helped a bit.
I loved the story. (So sad!) I hated the reading experience.
Every time I read a Simenon romans-durs I think it’s the best yet. This no exception. And relevant even, racial harassment by society and the police. Longer review later.. away, in France of course, chance to read a few from the great man..
onas Milk, a Jewish immigrant from Russia who runs a second hand bookshop in an unnamed small French town goes to bed one night to find his wife has left him. There is a 16 year age gap between them and he was forced into the marriage by her mother against the will of her father and brother, who never come to terms with Milk. She walks out and rather than admit she is off cavorting with another man Milk when asked over his routine morning coffee lies about her travelling to see a friend in Bourges. There is a victim and a death but they are not the ones that you expect after the scene is set out. In a tale of discrimination, paranoia and the loneliness of being left completely alone this is on one level a story about trust and on another something a great deal more profound. All of the neighborhood, his past and his present, and the fear of being a suspect which drives him to lie, arraign themselves against Jonas in this most relevant of stories to our times.
Da sempre l'uomo ha bisogno di appartenere ad un gruppo. La famiglia, i compagni di classe a scuola, i tifosi di una squadra di calcio, i colleghi di lavoro, gli abitanti di un paese o di una nazione sono tutti casi di gruppi più o meno piccoli in cui i componenti si comportano in modo "simile". Difficile uscire dal gruppo, perché gli altri tentano di trattenerlo oppure di emarginarlo. Ma è difficile anche tentare di entrarci, perché il gruppo tenta di proteggere il proprio stile di vita per non doversi rimettere in gioco ogni volta.
Si può tentare di adeguarsi al gruppo, mimetizzandosi in esso cercando di utilizzarne gli stessi usi e consumi. E può anche funzionare, almeno fino a quando .... non succede "qualcosa" che improvvisamente identifica come "diversi": qualcosa di riprovevole, qualcosa per cui si viene rifiutati, esclusi, espulsi.
Jonas Milk ha cercato per anni di integrarsi in un paesino francese, dove tutti lo conoscono e dove è riuscito a prendere moglie. Ma quando questa scappa e per una strana combinazione di eventi nessuno sa più nulla di lei, il suo passato di emigrato russo ebreo emerge.
Mentre le persone attorno diventano improvvisamente ostili sconosciuti, le sue certezze crollano. Rimane solo una terribile solitudine, una nostalgia di un passato che non può tornare, il senso di colpa per non essere riuscito nonostante gli sforzi a integrarsi, la delusione per una vita gettata via senza avere costruito nulla.
Simenon è ineguagliabile nel lasciarci intendere situazioni che poi, pagina dopo pagina, sono lentamente ribaltate causando in noi un cambio di prospettiva. Quello che inizialmente sembra il soggetto in realtà è solo una comparsa, quella che sembra un effetto è invece una causa. E alla fine del libro ci accorgiamo che tutto è diverso da come ce lo immaginavamo. E soffriamo profondamente come se fossimo noi i protagonisti.
Molto molto bello questo libro. Ma accidenti, questo lo dico ogni volta che termino un romanzo di Simenon!
This was a sad story of a sad man. Jonah Milk is a used bookseller in France, a timid man. He was raised right there, but is not from there, not geographically, and not otherwise. Still he lives a polite existence. He had always done his best, discreetly and without fuss, to live like them, alongside them, and to be like them. He even had himself baptized, to marry in the church, even though the priest knew he was not a believer.
Then one day someone asks, in a group, where his wife is, and Monsieur Jonah reflexively lies: She's gone to Bourges. Soon, incrementally, his world changes. He becomes an object of suspicion. He becomes an outsider.
This is one of Simenon's psychological pieces, not one of his Maigret mysteries. It's deceptively simple, but Simenon can wrench so much out of one four-word lie.
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I was reading this near the end of a long plane ride. I closed it up for a moment, took a sip, and asked my son-in-law about his new plans for a beehive. He spent a good twenty minutes telling me all I'll ever need to know about beekeeping. Not that I was bored. I even interjected a few questions. But finally he ended the lesson, I took another sip, and re-opened this book. A boy walks into Jonah's shop . . . and asks for a book on beekeeping.
The promiscuous wife of a quiet bookseller and stamp collector goes missing.
It’s taken me five books, but I’ve eventually found a Georges Simenon that I like [thanks Bernard for the suggestion].
Set in a French marketplace where everybody knows each other, we learn of the characters and their routines as they go about their daily businesses in the small claustrophobic environment.
We see events (and emotions) through the main character himself (Jonas Milk). He still feels very much the outsider - being born in Russia, even though he has lived in France since a baby. He’s a fascinating character who is not easy to pin down – hence we are taken on a rollercoaster of thoughts and emotions that are not answered until late in the day.
A short and enjoyable novel that has character, story, mystery and atmosphere. I can’t ask for much more…
Poor Jonas. Perhaps it’s always what happens to nice guys. Completely innocent. Judged by his peers. Realization that nothing will change or get better with only one option.
Jonas a second hand bookseller marries Gina a promiscuous woman who suddenly disappears with his valuable stamps. To save face when he is asked where she is he says she is visiting a friend when the truth is she has runaway with a lover. The lie escalates with her family, his neighbors believing he has murdered her.
In the end he gets evidence from a chambermaid that she is with another man. Then the n the way to the police station he realizes that nothing will change or that he will be accepted by the community so he returns home and hangs himself.
Powerful story set in a provincial town in France.
This entire review has been hidden because of spoilers.
Una storia di emarginazione, diversità e piccole angherie. Un uomo che credeva che la sua vita fosse in un modo e che scopre nel peggiore dei modi come tutti lo avessero sempre considerato diverso e tenuto a distanza. Una magistrale rappresentazione della solitudine che spezza il cuore.
Jonas Milk ist ein Mann, der sich absolut nichts zu schulden hat kommen lassen. Inhaber einer kleinen Buchhandlung, geachtet von seinen Mitbürgern, bis zu dem Tag als seine sehr viel jüngere Frau Gina verschwindet. Mit psychologischem Feingefühl erzählt Georges Simenon, die Geschichte eines introvertierten Menschen, dessen Leben durch einen Verdacht aus dem Gleichgewicht gerät. Ein kurzer, dennoch tiefgründiger Non-Maigret-Roman aus der Feder des belgischen Vielschreibers.
Mi è piaciuto davvero tantissimo..il racconto di un uomo solo,sradicato e umile,che annega nella sua stessa disperazione e voglia di fare del bene per gente senza scrupoli che non si prende nemmeno la briga di conoscerlo sul serio. La scrittura di Simenon è sempre magistrale.. ti trasporta davvero nell' animo umano. Un piccolo gioiellino
Il bene? In cosa consiste il bene? Su quali basi si regge? A chi lo si fa? Che cos'è, dunque, il bene? Che cos'è, dunque, il male? Le petit home d'Arkahangelsk è il titolo originale. Indiscutibilmente un titolo vibrante che aggiungerà dei tasselli alla risoluzione del dramma. Chi è Le petit home? È l'ebreo Jonas Milk, protagonista maschile, uomo metamorfizzato a causa del provincialismo in cui ha deciso di viveree sostare. E di sicuro questo non è l'unico particolare che manderà avanti la storia. L'altra protagonista, sfacciata e libertina, è la ventenne moglie Gina. La differenza d'età, le scappatelle regolari di Gina, la provincia e la sua atmosfera nauseante, la gente che sparla continuamente, l'insistente rovistare nelle vite altrui non fanno altro che arricchire questo splendido microcòsmo. Più volte mi è sembrato di essere nella casa dei coniugi Milk, di assistere alle continue scappatelle di Gina, di pulire i fornelli unti, di toccare le copertine dei libri usurati dal tempo, di rubare e rivendere i francobolli del Sig. Milk. Ben presto però arriva la resa dei conti: Gina non si ripresenta più a casa. Scompare! Tra bisbigli e supposizioni, ex amanti e vicine di casa, famiglie invadenti e commercianti sospettosi, il destino del Sig. Milk è realmente fissato alla lama del rasoio. Può un uomo mite e giudizioso, come il libraio d'Arkahangelsk, uccidere e sbarazzarsi del cadavere di Gina? Che fine hanno fatto i suoi francobolli? Chi li ha sottratti? La scrittura di Simenon, è il primo romanzo breve che leggo, è lucidissima ed affronta alcuni dei temi che sono stati e continuano ad essere centrali nella nostra vita: il tradimento, i sospetti, l'accettazione, il dolore derivante dalla perdita, la convivenza in una comunità che non ci appartiene, lasciar andare e la cognizione del dolore. Ma particolarmente conturbanti, perché di un’attualità amara e desolante, sono le pagine che ci regala e consacra ai posteri.
P.s Quanto dolore può causare la mediocrità?! 4 stellette e 1/2
Timidezza, mancanza di disinvoltura, desiderio di essere compreso, di far parte di una comunità. Sono queste le colpe del signor Jonas, il piccolo libraio di place du Vieux-Marché, che verrà sempre considerato di Archangelsk, una Russia che di fatto non ha mai conosciuto. Figlio di emigrati, diviso dalla sua famiglia d’origine, Jonas sin da piccolo cerca solo di integrarsi, con molta umiltà. Anche se a qualcuno potrebbe sembrare, non è un ingenuo. Sa com’è la sua futura moglie prima di sposarla. Gina è una ventata d’aria fresca nella sua vita, è qualcuno da proteggere, è colore. Il mistero di questo romanzo non è quello della “storia” che viene raccontata ma è, come sempre negli ottimi libri di Simenon, il mistero che si cela nel profondo dell’animo umano. E Jonas, che nonostante i suoi sforzi verrà sempre chiamato signore dai vicini che si danno del tu, sarà costretto a scavare troppo a fondo nel suo intimo.
Un romanzo molto triste, scritto magistralmente.
A volte si era chiesto se la miopia non gli desse una visione diversa degli uomini e delle cose. L’argomento lo appassionava. Aveva letto, al riguardo, che le varie specie di animali vedono noi esseri umani non come siamo in realtà, ma come appariamo ai loro occhi, e che alcuni ci percepiscono dieci volte più alti, ed è per questo che si spaventano tanto quando ci avviciniamo. Non si verifica forse lo stesso fenomeno per un miope, anche se la sua vista è in parte corretta dalle lenti? Senza occhiali l’universo era per Jonas un’ombra più o meno luminosa, nella quale fluttuavano forme così inconsistenti che non era sicuro di poterle toccare.
“…uno straniero, un ebreo, un solitario, un uomo venuto dall’altro capo del mondo”
Romanzo di sconfinata tristezza, “Il piccolo libraio di Archangelsk” comincia senza preamboli con una frase nel bel mezzo di una conversazione che ci catapulta d’improvviso in una imprecisata località della regione del Berry dove, nell’ambito di una collettività in apparenza serena ed affiatata, vive da anni il personaggio che dà il titolo al racconto.
E il titolo indica subito, come un marchio, la peculiarità di Jonas (non il “libraio”, termine assente nel titolo originale, bensì la provenienza “di Archangelsk”), il fatto di essere un emigrato, per di più russo ed ebreo che, sebbene da decenni si adoperi per integrarsi fra gli altri commercianti della piazza del Vecchio Mercato, non riesce a liberarsi dalla percezione di vivere in una condizione di estraneo.
Tale condizione, ancora latente all’inizio del romanzo, si manifesta nella sua interezza quando un evento traumatico quale l’abbandono da parte della giovane moglie, rivela il distacco che separa il libraio dalla comunità circostante che non solo evita di manifestargli un briciolo di solidarietà, ma anzi comincia ad alimentare un crescente clima di ingiustificato sospetto che avvolgerà il piccolo libraio in una cappa di progressiva disperazione.
Simenon mette tutta la sua maestria di entomologo del carattere e artista delle sfumature al servizio di una dolorosa vicenda che trasmette disagio, poi angoscia e infine perdita della speranza, allorché la vittima vede riflessa negli sguardi poco prima cordiali, l’immagine ingiustificata di una colpevolezza che brucia come un peccato originale.
Continuo ad ostinarmi a leggere romanzi di Simenon che non facciano parte della serie Maigret. Probabilmente perché temo che si spezzi l'incanto. Amo i personaggi che fa vivere nei suoi libri. Anche questa volta il protagonista, Jonas, è un uomo timido, quasi invisibile, che tenta di farsi accettare dagli abitanti di una cittadina, vivendo in punta di piedi. Scritto magistralmente, descrive benissimo la psicologia del protagonista e dei compaesani. La curiosità morbosa dei vicini di Jonas e la conseguente angoscia del piccolo libraio.
Un climax sempre crescente, un personaggio credibile e costruito a regola d'arte che suscita prima curiosità, poi pena e infine rabbia. È ricostruito perfettamente il meccanismo per cui la massa non simpatizza ma anzi si accanisce contro un perdente. Io lettrice mi sono sentita carnefice. Un gran libro davvero.
Il buon vecchio Simenon non mi delude (quasi) mai. E anche questa volta mi sorprende piacevolmente con un breve romanzo che credo non dimenticherò presto.
Un gioiellino per come la narrazione di questa storia, semplice e apparentemente banale ( una moglie giovane e molto esuberante - in tutti sensi - che un bel giorno sparisce abbandonando il marito) si dipana in uno studio psicologico e sociologico descrivendo il lento montare di una comunità contro chi si credeva un suo membro, e che mai si era reso conto di non farne pienamente parte. Il libraio è infatti figlio di profughi russi e per di più ebrei, porta un cognome straniero e la sua vita si è sempre svolta in modo molto appartato. E' un timido commerciante di libri usati e appassionato filatelico, più anziano di lei, timido e privo di qualsiasi ambizione, e soprattutto avvezzo a sopportare qualsiasi scappatella della moglie e pronto a riaccoglierla senza rinfacciarle mai alcunchè, pur di non perderla. Tuttavia la fuggitiva non la incontreremo mai nel libro, se non nei ricordi e nelle ricostruzioni del marito.
Dipingendo un affresco di ambiente e personaggi nel consueto modo in cui Simenon è maestro indiscutibile, nel romanzo viene lentamente descritta la lenta presa di coscienza del protagonista , fino a portarlo ad un tragico e non del tutto inatteso finale, ma il tutto viene narrato con la lieve e melanconica pacatezza ed una logica consequenziale degna delle migliori prove di questo prolificissimo autore. E tra queste lo voglio annoverare.
Il giudizio della gente pesa anche su chi finge di esserne indifferente, è incredibile come insinui dubbi sulla vittima stessa che si etichetta come colpevole e meritevole delle angherie altrui. Simenon senza tanti giri di parole ci catapulta in una spirale di ansia sociale e resa, dolore e turbamento. Una lettura, come si suol dire, breve ma intensa.