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Das Brandopfer

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Das Brandopfer

73 pages, Paperback

First published January 1, 1955

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Albrecht Goes

59 books2 followers

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Displaying 1 - 15 of 15 reviews
Profile Image for Orsodimondo.
2,458 reviews2,431 followers
November 29, 2024
LA COLPA E IL SENSO DI COLPA



Ci sono ancora altri modi per raccontare la Shoah?
Non so rispondere.
Milioni di pagine, miliardi di parole… Eppure, io ne ho appena scoperto uno.

Ma è un’opera che risale al 1954, quindi, non mi pare la risposta alla domanda d’inizio.

L’ho scoperto grazie a un magnifico suggerimento di lettura: letto il commento di un’amica che lo aveva finito e ne era rimasta folgorata.


Esodo 3,1-6: Mosé guardò, ed ecco: il roveto ardeva nel fuoco, ma non si consumava.

Il fatto che Goes, non ebreo ma pastore protestante, per quanto più di sessant’anni fa, sapesse raccontare la shoah da una prospettiva insolita, diversa, è uno dei due aspetti che colpiscono di questo minuscolo libro (meno di cinquanta pagine).
L’altro, è proprio la sua brevità: in pochissime pagine imbastisce un racconto, articolato e concluso, che tocca profondità di pensiero ed emozione piuttosto rare.
E lo fa senza rinunciare a qualità letteraria e capacità di racconto.



Racconto che in un numero minimo di pagine, senza forzature e senza inceppi, si snoda su più piani temporali, con pluralità di voci narranti, usando strumenti diversi come le lettere.
Compostezza, misura, dignità.

Se succede questo nel mondo, le cose non possono migliorare. L’equilibrio non si ristabilirà più.

Mai più?

Profile Image for Patrizia.
536 reviews164 followers
January 2, 2019
Folgorante nella sua prosa scarna, il Sacrificio del fuoco, è uno dei libri più belli che abbia letto sull’Olocausto.
In un sovrapporsi di piani temporali, di discorso diretto e indiretto, di voci narranti, di pause e di silenzi, emerge una storia narrata, anzi “rievocata” perché non si perda la memoria degli orrori di cui l’essere umano è capace. Lentamente, la donna che racconta e poi scrive, perché:

“voglio continuare il mio racconto, scriverne è per me un po' più semplice che parlarne. Perché quando sto seduta così, davanti al foglio, ho il tempo di aspettare che tornino, indugino e poi riprendano il cammino - le persone di quegli anni, intendo - e penso: finché scrivo di loro e finché lei legge di loro, domani o dopodomani, per tutto questo tempo saranno davvero qui, di nuovo”.

Lentamente, perché è così che si è fatta strada in lei la consapevolezza di quello che le stava accadendo intorno, del clima di odio e delle sparizioni di tante persone del quartiere e della città.
Come un fuoco brucia l’orrore che ancora a distanza di anni domina la sua mente, soprattutto al ricordo di una carrozzina regalatale da una cliente ebrea incinta.

“se una donna che aspetta un figlio è costretta a dare via la carrozzina perché contro di lei e contro suo figlio non ancora nato è stata pronunciata senza ragione una condanna a morte, se succede questo nel mondo, le cose non possono migliorare. L'equilibrio non si ristabilirà più. E allora non resta che una possibilità: riportare l'ordine... col fuoco”.

Espiare offrendosi in sacrificio al fuoco diventa per la donna un imperativo morale. Ma sopravvive per raccontare perché

“Un memoriale, scritto - dove e per chi? Ah, scrive nell'aria chi si ricorda di loro, loro, la cui parte terrena è svanita, polvere e cenere nella terra e nel vento. Abbiamo dimenticato. E si deve anche dimenticare, perché come potrebbe vivere chi non può dimenticare? Ma talvolta deve pur esserci qualcuno che ricorda. Perché qui non c'è solo cenere nel vento. C'è una fiamma. Il mondo morirebbe assiderato se non ci fosse questa fiamma”.

Rimane sospesa, insieme a un versetto della Bibbia, la domanda sul rifiuto del sacrificio di uno per tutti da parte di Dio.

Bibbia, Esodo 3, 2: “Mosè guardò, ed ecco: il roveto ardeva nel fuoco, ma non si consumava”.
Profile Image for piperitapitta.
1,050 reviews465 followers
January 27, 2019
Angelus Novus



Qui una interessante recensione di Fiamma Nirenstein

In periodo di Giorno della Memoria torno a fare le mie letture intorno alla Shoah: testimonianze dei sopravvissuti, dalla parte dei vinti, brevi opere narrative, come questa. Non che non sia possibile farle in altri momenti, ma in quest’epoca, in questo periodo e nell’approssimarsi di questo anniversario, per me è diventato un dovere civico, la mia piccola forma di resistenza.
Ed è incredibile come la lettura di questo breve racconto, solo una cinquantina di pagine scritte nel 1954, sia capace di evocarne alcuni altri per affinità, non solo di tematica, ma anche di punto di vista; meno percorso, più difficile da esprimere in letteratura, quello di chi oppose resistenza all’abominio.
La vicenda della macellaia tedesca Grete, rievocata alla fine della guerra e portata alla luce grazie all’interessamento del suo interlocutore, il bibliotecario, che aiutò i suoi clienti ebrei senza aver immaginato mai di farlo prima, o di essersene interessata, mi riconduce agli interrogativi sui sensi di colpa e sull’elaborazione di un lutto mai espiato pubblicamente come nazione - si era già sconfitti, si era già stati puniti dai bombardamenti degli alleati, si era già perdenti e smembrati come nazione, cos’altro bisognava espiare? - affrontato in romanzi come A voce alta di Bernard Schlink, che descrive molto bene lo scollamento e la frattura esistente fra la generazione dei padri, quelli che distrussero la Germania, e quella dei figli, inorriditi dal silenzio che li circondava, che crebbero fra le macerie di una nazione che era stata mossa da una ideologia folle, aberrante, incomprensibile: come avete potuto accettare tutto questo, si chiedeva questa nuova generazione, come avete potuto accettare senza ribellarvi?
E il “non abbiamo saputo”, il “non abbiamo visto”, è spiegato altrettanto bene da Uwe Timm in Come mio fratello, in cui l’autore, che è nato nel 1940, ripercorre la storia del fratello Karl-Heinz, di sedici anni più grande, arruolato volontario nelle Waffen-SS e morto in Russia quando ne aveva diciannove.
“Non abbiamo saputo”, e “non abbiamo visto” perché abbiamo distolto lo sguardo, “non abbiamo saputo” e “non abbiamo visto” perché non ci interessava, arriva a concludere Timm - che poi è molto simile a quanto sta accadendo oggi: purché il nostro sguardo non veda, purché la nostra tranquillità non venga toccata.
Ci si poteva rifiutare di sparare agli ebrei, ma solo pochissimi lo fecero.

E poi, inevitabilmente, perché quello che il pastore luterano Albrecht Goes, autore di questo racconto, fa è un racconto di resistenza, di piccola, invisibile, preziosa resistenza, che si verificò nonostante il clima del terrore - perché l’eroismo è istintivo, non si soppesano sui piatti della bilancia i pro e i contro, i rischi personali o i vantaggi che se ne possono ottenere - ho pensato anche alla storia incredibile dei coniugi Otto e Elise Hampel raccontata da Hans Fallada in Ognuno muore solo: resistenza ci fu, ci poteva essere.

Ecco allora che questa piccola storia di resistenza civile che ha quasi il sapore di una parabola, così com’è pervasa da riferimenti biblici, diventa esemplare nell’evoluzione del personaggio di Margarete Walker, che era cieca, perché non guardava, ma poi ha guardato, ha saputo guardare con compassione il suo prossimo, e la sua vita si è illuminata.
«Se voi foste ciechi, non avreste colpa», rispose Gesù. «Ma la vostra colpa resta, perché dite di vedere e siete responsabili di ciò che state facendo».
Non servono a Dio i nostri sacrifici - «Che m’importa dei molti vostri sacrifici?, dice il Signore. Io li odio» (Isaia 1,11) - ci dice il profeta Isaia, lui, ci ricorda Albrecht Goes, lui cerca solo il nostro amore e la nostra compassione per gli altri, la carità, la pietas: quella di Margarete Walker.
E non è strano, allora, che l’immagine evocata nella breve prefazione, dei personaggi protagonisti “come inginocchiati a rovistare nel passato appena trascorso, dando le spalle al futuro” mi abbia ricondotta immediatamente a quella dell’Angelus Novus di Walter Benjamin e alle sue parole: «C’è un quadro di Klee che s’intitola Angelus Novus. Vi si trova un angelo che sembra in atto di allontanarsi da qualcosa su cui fissa lo sguardo. Ha gli occhi spalancati, la bocca aperta, le ali distese. L’angelo della storia deve avere questo aspetto. Ha il viso rivolto al passato. Dove ci appare una catena di eventi, egli vede una sola catastrofe, che accumula senza tregua rovine su rovine e le rovescia ai suoi piedi. Egli vorrebbe ben trattenersi, destare i morti e ricomporre l’infranto. Ma una tempesta spira dal paradio, che si è impigliata nelle sue ali, ed è così forte che gli non può chiuderle. Questa tempesta lo spinge irresistibilmente nel futuro, a cui volge le spalle, mentre il cumulo delle rovine sale davanti a lui al cielo. Ciò che chiamiamo il progresso, è questa tempesta.» Parole che mi viene spontaneo unire a quelle alle iniziali di Goes: «Rievocare l’accaduto: ma a quale scopo? Non perché l’odio perduri. Solo un segnale si deve erigere in obbedienza al segnale dell’Eterno, ed è: “Fin qui e non oltre”. Un memoriale, scritto - dove è per chi? Ah, scrive nell’aria chi si ricorda di loro, loro, la cui parte terrena è svanita, polvere e cenere nella terra e nel vento.
Abbiamo dimenticato. E si deve dimenticare, perché come potrebbe vivere chi non può dimenticare? Ma talvolta deve pur esserci qualcuno che ricorda. Perché qui non c’è solo cenere nel vento. C’è una fiamma. Il mondo morirebbe assiderato se non ci fosse una fiamma.»

L’unica redenzione possibile per Benjamin è quella della memoria.

Nessuno mi ha nominata guardiana, ma qualcuno dovrà pur proteggere questa gente in fuga che prega.
Profile Image for Dagio_maya .
1,107 reviews350 followers
January 26, 2019
“Non una bella storia... questo è sicuro. Ma chi l'ha detto che in una storia buia non possa anche nascondersi una luce, come si fa divampare un fuoco chiaro da una pietra scura?”


Albrecht Goes, scrittore e pastore protestante, pubblicò il racconto “Il sacrificio del fuoco” nel 1954.
Siamo nel primo decennio del dopoguerra e se, da una parte, la memoria collettiva ha sotterrato le "macchie", dall’altra esiste una parte di popolazione che sente la necessità di espiare le colpe collettive che hanno insudiciato tutti indistintamente.

Il racconto, pur nella sua brevità, riesce a soddisfare con esauriente densità il tema e sorprende, poi, proprio per la struttura stessa che inanella racconti orali e scritti:

- prima la conversazione tra la signora Walker e il bibliotecario C.;
- poi il dialogo tra quest’ultimo e Sabine;
- in seguito il racconto diventa testimonianza scritta attraverso una lettera che la signora Walker scrive a C.;
- infine -sempre attraverso una lettera (da parte del padre di Sabine) - si avranno ulteriori spiegazioni.

Un’incredibile matrioska intagliata alla perfezione incastrando i diversi procedimenti narrativi.

Il soggetto di queste conversazioni s’intuisce meglio dal titolo originale del racconto: “Das Brandopfer”, ossia “L’olocausto”.

Ma chi sono questi personaggi e di cosa parlano?
Rimasta sola dopo il richiamo al fronte del marito, Margarete Walker, si trova a gestire il negozio di macelleria del marito.
La sua è una vita semplice come molte. Una semplicità che la porta ad ignorare ciò che le accade attorno.
Così quando, all’improvviso, le autorità le ordinano di modificare gli orari della sua bottega diventando, per un giorno a settimana, una macelleria ebraica si trova impreparata a comprendere la portata degli eventi.
Secondo le nuove disposizioni il venerdì il suo negozio aprirà i battenti dalle cinque alle sette esclusivamente per la popolazione non ariana.
Inizia così per la signora Walker un percorso di presa di coscienza che si fa via via sempre più intenso con l’aggravarsi della situazione.
La testimonianza di chi osserva da dietro un bancone (dunque da una posizione di privilegio) un popolo disumanizzato è frutto della fantasia dell’autore ma rappresenta appieno il processo di ammenda del popolo tedesco secondo un percorso di consapevolezza della colpa collettiva e di custodia di un bene prezioso della collettività: la memoria.
Ed e proprio partendo dal ricordo che inizia questa storia.
Il ricordo ed una carrozzina non a caso simbolo della nuova vita:


[Incipit]

”Rievocare l'accaduto: ma a quale scopo? Non perché l'odio perduri. Solo un segnale si deve erigere in obbedienza al segnale dell'Eterno, ed è: "Fin qui e non oltre". Un memoriale, scritto - dove e per chi? Ah, scrive nell'aria chi si ricorda di loro, loro, la cui parte terrena è svanita, polvere e cenere nella terra e nel vento. Abbiamo dimenticato. E si deve anche dimenticare, perché come potrebbe vivere chi non può dimenticare? Ma talvolta deve pur esserci qualcuno che ricorda. Perché qui non c'è solo cenere nel vento. C'è una fiamma. Il mondo morirebbe assiderato se non ci fosse questa fiamma.
"Se non fosse stato per quella faccenda della carrozzina, probabilmente non l'avrei fatto. Caro signore, l'uomo è indifferente, più indifferente delle bestie.”
Profile Image for Amaranta.
588 reviews261 followers
January 26, 2019
Rievocare l'accaduto: ma a quale scopo? Non perché l'odio perduri. Solo un segnale si deve erigere in obbedienza al segnale dell'Eterno, ed è: "Fin qui e non oltre".
Un racconto sull’orrore delle atrocità contro gli ebrei durante la seconda guerra mondiale senza descrivere nulla di tutto questo. Solo sensazioni, mezze parole, insulti, senza che un campo si veda, un urlo si senta, una lacrima scorra. Una tragedia misurata, come se fosse dovuta, senza avere la forza e la possibilità di ribellarsi. E’ un racconto che nasce dall’esperienza di una macellaia destinata a servire gli ebrei una volta la settimana. La rassegnazione, lo sconforto che la donna vede in quegli occhi di settimana in settimana, le assenze che conta, i suicidi che percepisce dietro di esse, creano il puzzle della situazione globale agli occhi della donna, di una realtà nascosta ai tanti, o che tanti non vogliono vedere perché più conveniente, e che invece in quelle quattro mura risuona come una bomba. Che cosa può una donna contro tutto questo? “ Solo una cosa sapevo: hanno bisogno di qualcuno che li ascolti. Anche se questo qualcuno non può aiutarli”. E la donna racconta ad un bibliotecario la sua esperienza, prima in una lunga conversazione, riporta alla luce fatti, nomi, visi, poi in una lettera perché questi ricordi hanno bisogno di tempo per riemergere. E una bandiera emerge nella sua memoria: una carrozzina a lei abbandonata da una donna ebrea incinta, che probabilmente non partorirà mai.
Due non ebrei, lo scrittore e la donna del racconto in una crociata a favore degli ebrei, in una ammissione di colpa, che chiede perdono ed espiazione della colpa.
Un sacrificio da lavare con il fuoco, il fuoco dei bombardamenti sulla città, il fuoco dei forni crematori, un richiamo al fuoco delle Sacre Scritture e alle sue lingue che una volta espiata la colpa bruceranno ma non consumeranno il sacro cespuglio simbolo della legge e della parola di Dio a Mosè.
Una lettura breve, ma molto intensa nel giorno della Memoria.
“Abbiamo dimenticato. E si deve anche dimenticare, perché come potrebbe
vivere chi non può dimenticare?”




Profile Image for Gabril.
1,043 reviews255 followers
January 27, 2019
“Eravamo tutti custoditi nel suo sguardo “.
Profile Image for Andrea Samorini.
882 reviews34 followers
January 27, 2019
Poche pagine per una soggettiva su quegli eventi terribili, sull’espiazione. Denso di significati.
Dal libro:

Diaspora
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Rievocare l’accaduto: ma a quale scopo? Non perché l’odio perduri. Solo un segnale si deve erigere in obbedienza al segnale dell’Eterno, ed è: «Fin qui e non oltre». Un memoriale, scritto – dove e per chi? Ah, scrive nell’aria chi si ricorda di loro, loro, la cui parte terrena è svanita, polvere e cenere nella terra e nel vento. Abbiamo dimenticato. E si deve anche dimenticare, perché come potrebbe vivere chi non può dimenticare? Ma talvolta deve pur esserci qualcuno che ricorda. Perché qui non c’è solo cenere nel vento. C’è una fiamma. Il mondo morirebbe assiderato se non ci fosse questa fiamma. «Se non fosse stato per quella faccenda della carrozzina, probabilmente non l’avrei fatto. Caro signore, l’uomo è indifferente, più indifferente delle bestie. Una bestia… so bene com’è il suo sguardo quando il compagno di stalla va al macello, ci sono dovuta andare spesso al mattatoio allora, quando mio marito era al fronte. Sì, la creatura capisce con lo sguardo. Ma noi, noi diciamo: “Non può essere”. E diciamo: “Ma è davvero spaventoso”. E poi ci abituiamo.
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Non una bella storia… questo è sicuro. Ma chi l’ha detto che in una storia buia non possa anche nascondersi una luce, come si fa divampare un fuoco chiaro da una pietra scura?
Profile Image for Chequers.
597 reviews35 followers
March 8, 2021
Cosi' corto ma cosi' completo, cosi' potente.
Cinque stelle non bastano.
Profile Image for Adam.
664 reviews
October 25, 2020
A post-WWII German novella translated and published in the USA by Pantheon in 1956. Can be read in a single sitting.

Goes tells the moving story of Frau Walker who becomes the designated "Butcher to the Jews," after her meat cutter husband disappears as a POW. Every Friday evening, Frau Walker's butcher shop for 2 hours becomes the only place in the city where Jews can obtain meat for that week. Deft prose illumines this small tale of an ordinary German caught between a merciless government and its human effects.

"And I understood where a decent person belongs, and discovered what a decent person must do. Or rather I soon knew what one ought to have done, what was the proper thing to have done. But, then, we all failed to do this proper thing. At the very most, if all went well, we threw a little drop of water into a roaring fire."
Profile Image for Roxana.
46 reviews2 followers
April 11, 2022
Sehr kurzes Büchlein mit einigen sprachlich schönen und "wahren" Stellen. Aber auch nicht viel Tiefgang. Ich habe das schale Gefühl, solche Geschichten von "den Guten" sind mit daran schuld, dass der schiefe Eindruck entsteht, dass eigentlich nur "die anderen" und niemand aus der eigenen Familie und den eigenen Kreisen wirklich am Nationalsozialismus beteiligt war...
Profile Image for Fabiano Parmesan.
154 reviews1 follower
March 30, 2021
Scritto da un pastore protestante narra la via crucis di una donna ebrea al tempo di Hitler.
La guerra, la quotidianità il martirio e la morte, con il filtro della fede e la realtà del divino.
34 reviews
March 18, 2025
Sehr heftige Wucht
Regt zum Nachdenken an
Profile Image for Nienke.
50 reviews
July 12, 2025
Es ist eine Geschenk aufs Himmel das dieses Buch 72 Seiten war.
Displaying 1 - 15 of 15 reviews

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