Direkt nach ihrer Geburt wird die kleine Emma von ihrer Mutter ausgesetzt. Sie kommt in ein Kinderheim, in dem strenge Nonnen ein hartes Regiment führen. Der Alltag der Mädchen, denen das Heim ein Zuhause sein soll, ist bestimmt durch strenge Regeln und körperliche Bestrafungen. Liebe und Zuneigung lernt Emma in den achtzehn Jahren, die sie im Heim verbringt, nie kennen. Auch nicht, als sie erfährt, dass ihre leibliche Schwester im selben Kinderheim lebt. Denn selbst die hat nur Verachtung für Emma übrig.
Eine bewegende Geschichte über ein junges Mädchen, das von seiner eigenen Familie verstoßen wird. Und sich einen Ausweg aus ihrer düsteren Kindheit erkämpft.
Questo libro è un colpo al cuore. Seguiamo la storia raccontata da Emma, autrice stessa del romanzo, ci racconta della sua infanzia vissuta tra orfanotrofi, istituti, sevizie e torture. Abbandonata dalla madre, decima di undici figli. Quindi ha vissuto e ci racconta come, in alcuni orfanotrofi italiani, negli anni sessanta. Una vita priva di amore, rispetto, vissuta tra le vessazioni fisiche e soprattutto psicologiche. Pensare che e' un memoir, quindi una storia vera, realmente vissuta fa accapponare la pelle. Si percepiscono, in ogni frase, in ogni capitolo, tutte le emozioni, il dolore, la sofferenza, vissute da Emma. Tanto di cappello e complimenti a lei che finalmente è riuscita a liberarsi di un grosso peso, di un grosso dolore, riuscendo a raccontare la sua storia, per la sua determinazione e il suo coraggio. Riuscendo così a dare voce anche a tutte le altre ragazze che hanno vissuto con lei tutto questo, ma "che ancora vivono nel profondo timore di parlare delle loro sofferenze, come se fossero le colpevoli e non le vittime." "Ma soprattutto, ho scritto tutto questo perché non sono mai riuscita a urlarlo prima. Sono una delle mille bambine in silenzio nelle grandi stanze di un istituto."
Il finale mi ha solo lasciata un po' con l'amaro in bocca perché avrei voluto sapere volentieri come è andata avanti la sua vita, se ha avuto una rinascita, una rivincita, una soddisfazione, perché se lo meriterebbe. In ogni caso lo consiglio assolutamente. La scrittura è semplice e molto scorrevole.
Incredibile e scioccante racconto dell'infanzia dell'autrice, vissuta in alcuni collegi italiani degli anni sessanta: un pugno nello stomaco, che fa star male e che fa riflettere sui maltrattamenti fisici e psicologici e sulle relative conseguenze. Non oso immaginare quanto sia costato alla scrittrice ritornare sul suo passato. Complimenti per il coraggio e la determinazione.
Scrittura che scorre velocemente. Rappresenta una realtà estremamente dura che rende difficile da credere che possa essere un racconto biografico ma allo stesso tempo non avrebbe senso inventarsi qualcosa di simile. Toccante senza stravolgere, lascia con l'amaro in bocca e la voglia di approfondire
Ho comprato questo libro per sbaglio. Ho confuso i nomi, Silvana con Emma, La Spina. E mi ritrovo in mano e ora nella testa questa testimonianza di un'infanzia e prima giovinezza per cui non si trovano aggettivi che la possano definire. A cui non é possibile dare nessun voto. Per pudore e rispetto. Emma La Spina ora ha 48 anni. Di cui 18 passati in orfanotrofi, in Sicilia. Istituti gestiti dalla suore. Inizia così: " La signora da cui sono nata aveva una strana abitudine: metteva al mondo figli, uno dopo l'altro, e li abbandonava subito dopo il parto. E' accaduto undici volte. Io sono la decima esperienza." Sono 198 pagine che si leggono soffrendo. Con scrittura asciutta, quasi una cronaca, Emma La Spina racconta una parte della sua vita e, qualche volta le emozioni che l'hanno abitata, senza giudicare, accusare, recriminare. Violenza, prevaricazioni, fame e sete perenne, deprivazione affettiva, abusi sessuali quando più grandicella (13 anni), moderna schiava, d'estate andava a "servizio" nelle ville di ricchi siciliani. Come sempre quando leggo o vedo (Magdalene sisters 2002) delle violenze e dei soprusi praticati da uomini o donne votati a Dio, non riesco a non provare una rabbia sorda nei confronti di persone che dovrebbero essere incarnazioni di quei valori e dogmi della religione cristianocattolica (amore, carità, altruismo, perdono etc. etc.) mentre invece sono o diventano esseri che di umano qualsiasi cosa voglia dire, non hanno più niente. Perché come si fa a picchiare brutalmente una bambina di 5, 6 o 10 anni che dalla paura stessa della punizione se la fa addosso? E poi per ulteriore punizione, farle mettere le mutande sporche in testa? Io veramente non riesco a trovare una risposta che legittimi un comportamento simile. E non riesco nemmeno a capire come si possa agirlo. Mi é impossibile. La Spina dopo l'ennesima violenza subita la formula così. " Mi chiedo cosa sia avvenuto nella coscienza di questa donna e di altre suore che ho conosciuto. E' come se un incantesimo avesse mutato la natura sensibile dell'anima in un blocco rigido, impenetrabile alla sofferenza altrui." Non sappiamo cosa ne é di lei dopo i 18 anni, quando il giorno dopo il suo compleanno, senza nessun preavviso, informazione o altro viene letteralmente sbattuta fuori dall'istituto. Son finiti i sussidi statali, erogati sino al diciottesimo anno. Sappiamo però che Emma ha dei figli, ne fa un accenno ad un certo punto del racconto. Mi immagino che il libro sia anche il frutto di un'elaborazione e digestione di tutto il dolore e la sofferenza vissuta nella prima parte della sua vita. Spero e mi auguro che, quantomeno nella nostra civilissima Europa, istituti gestiti in tal modo non esistano più. Ma non si può fare altro che vigilare continuamente affinché nessun bambino abbandonato viva un inferno come questo. Noi, fuori non possiamo fare niente altro.
Questo libro non è un semplice romanzo, ma è un'autobiografia di una donna che ha trascorso la sua intera infanzia e adolescenza in un istituto. Più che una storia si tratta di una testimonianza drammaticissima e vera, di quelle che superano la fantasia. Leggendolo si è infatti portati molte volte a chiedersi com'è possibile che sia tutto vero, com'è possibile che sia esistito un luogo di disperazione estrema e senza speranza come quello che viene raccontato qui. Ma ciò che mi ha resa incredula più di tutto (ciò che mi ha realmente turbata) è la totale indifferenza che alberga in tutte le persone (interne all'istituto o esterne) che la protagonista incontra. Mi chiedo se sia mai possibile che nessuno (nessuno?) abbia mai mostrato un minimo di generosità o umanità nei suoi confronti? L'indifferenza regna sovrana, e il non accorgersi, o meglio, il far finta di non accorgersi... è la regola che tutti seguono scrupolosamente e che fa innervosire enormemente di più di violenze e cattiverie esplicite. La narrazione è semplice, senza fronzoli, scorrevole ma asettica come una cronaca giornalistica. Inizialmente appare strano che una biografia sia scritta in modo così freddo, ma poi continuando la lettura si capisce che è perfettamente in sintonia rispetto a come è cresciuta la protagonista, ovvero senza la possibilità di esprimere sentimenti. Tramite le sue parole crude e taglienti si viene a conoscenza di tantissimi aspetti della sua vita, e di altre malcapitate come lei. Non vengono risparmiati dettagli e il risultato è quello di venire totalmente assorbiti da tutto ciò che le accade e di divorare le 165 pagine nel giro di un giorno o due al massimo. E' un libro che consiglio assolutamente di leggere, di certo non è una storia allegra e piacevole, ma merita di essere conosciuta e divulgata.
E' un libro terribile e come altri prima di me, per rispetto a Emma non me la sento di dare un voto in stelline.. E' un libro terribile perché fa male, ferisce e lascia con la sensazione di amaro in bocca che non se ne va via una volta finito il libro.. Mi ha mostrato con un'agghiacciante efficacia, quanto la mia vita sia stata (ed è) splendida e mi ha fatto dire 'grazie' per ogni sciocchezza che ho avuto la fortuna di possedere. Emma La Spina ha passato i suoi primi 18 anni di vita in orfanotrofi gestiti da suore e ne racconta gli orrori: privazioni, violenze fisiche, verbali e non di rado sessuali; il lavoro duro, la mancanza di ogni minima forma di affetto, la vergogna e le umiliazioni quotidiane.. Non ho parole per descrivere ciò che ho letto e non riesco nemmeno ad immaginare quanto tutto ciò possa traumatizzare i bambini..
La cosa che forse mi ha fatto più SCHIFO e RABBIA è il fatto che a gestire questi orfanotrofi erano suore. Cioè, ma non avete la vocazione di amare il prossimo come se fosse un fratello? Tutta questa cattiveria, crudeltà.. Non ho davvero parole!! Tra l'altro queste.. queste bestie inculcano nelle bambine un'idea di religione che è drammatica: il demonio, le punizioni, l'inferno.. Bambine che crescono traumatizzate (oltre a tutto ciò che devono subire, ovviamente) con il pensiero di avere il demonio alle spalle.. Ma vergogna!!!!
Romanzo autobiografico in cui l'Autrice siciliana narra tutta la drammaticità della sua infanzia e adolescenza vissuta in un istituto tra a abusi e fisici e psicologici indicibili. Ciò che ho trovato davvero particolare di tale libro è il fatto che, mentre per l'Autrice, la pagina bianca è un mezzo attraverso cui dar voce alle sue sofferenze in modo terapetico, per il lettore è un filtro protettivo attraverso cui guardare una realtà drammatica, cogliendone appieno la portata, senza per questo fuggire da pagine molto crude.
Un romanzo autobiografico forte, duro. Crudo. Chi si appresta a leggere questo libro non lo faccia per la raffinatezza della scrittura o per immergersi candidamente nelle pagine di un libro. Chi appresta a leggere queste pagine si aspetti di trovare una storia tremenda, senza fronzoli e velleità narrative, che scorre lenta e intransigente come la vita di una bambina abbandonata in un orfanotrofio. Tutto il mio rispetto alla donna che ha deciso di mettere nero su bianco le atrocità che ha dovuto vivere.
Romanzo molto duro, reso ancora più efficace dal fatto che si tratta di fatti realmente accaduti e vissuti dall'attrice in prima persona. Possibile che una donna nata nel 1961 (!!!!, non nel 1700, avete capito bene) abbia passato una simile esperienza? Sicilia o Ciad orientale? A volte stento ancora a crederlo. Riprova che sotto sotto siamo stati fino a pochissimo tempo fa un popolo di spietati barbari...