Da wikipedia: Storia della Colonna Infame è un saggio di tipo storico scritto da Alessandro Manzoni in un arco di tempo piuttosto lungo. Radicalmente legata al romanzo I promessi sposi, la vicenda avrebbe dovuto far parte del V capitolo del IV tomo dell'opera nella sua prima edizione, resa pubblica con il nome di Fermo e Lucia. Manzoni tuttavia reputò che tale lunga digressione, che ne seguiva un'altra sui tragici eventi della peste, avrebbe "fuorviato i suoi lettori." Caratteristica inconfondibile dell'autore è stata la perenne insoddisfazione e la conseguente rivisitazione di tutte le sue opere, caratteristica che lo porterà a escludere la vicenda della Colonna Infame con l'intenzione di pubblicarla come appendice storica nella seconda edizione del romanzo. Il brano era infatti decisamente troppo lungo per essere inserito all'interno del romanzo. Manzoni lo pubblicherà in seguito, nel 1840, con il titolo noto. La vicenda narra dell'intentato processo a Milano, durante la terribile peste del 1630, contro due presunti untori, ritenuti responsabili del contagio pestilenziale tramite misteriose sostanze, in seguito ad un'accusa - infondata - da parte di una "donnicciola" del popolo, Caterina Rosa. Il processo, svoltosi storicamente nell'estate del 1630, decretò sia la condanna capitale di due innocenti, Guglielmo Piazza (commissario di sanità) e Gian Giacomo Mora (barbiere), sia la distruzione della casa-bottega di quest'ultimo. Come monito venne eretta sulle macerie dell'abitazione del Mora la "colonna infame", che dà il nome alla vicenda. Solo nel 1778, a seguito della pubblicazione delle "Osservazioni sulla tortura" di Pietro Verri, la Colonna Infame, ormai divenuta una testimonianza d’infamia non più a carico dei condannati, ma dei giudici che avevano commesso un'enorme ingiustizia, fu abbattuta. Nel Castello Sforzesco (Milano) se ne conserva la lapide, che reca una compiaciuta descrizione, in latino seicentesco, delle pene inflitte. Con questa tragica vicenda, Manzoni vuole affrontare il rapporto tra le responsabilità del singolo e le credenze e convinzioni personali o collettive del tempo. Tramite un'analisi storica, giuridica e psicologica, l'autore cerca di sottolineare l'errore commesso dai giudici e l'abuso del loro potere, che calpestò ogni forma di buonsenso e di pietà umana, spinti da una convinzione del tutto infondata e da una paura legata alla tremenda condizione del tempo provocata dall'epidemia di peste. Notevole è che gli untori furono una prerogativa di quei tempi: non se ne ha notizia nelle precedenti epidemie.
Alessandro Francesco Tommaso Antonio Manzoni, meglio noto semplicemente come Alessandro Manzoni (Milano, 7 marzo 1785 – Milano, 22 maggio 1873), è stato uno scrittore, poeta e drammaturgo italiano. Considerato uno dei maggiori romanzieri italiani di tutti i tempi per il suo celebre romanzo I promessi sposi, caposaldo della letteratura italiana, Manzoni ebbe il merito principale di aver gettato le basi per il romanzo moderno e di aver così patrocinato l'unità linguistica italiana, sulla scia di quella letteratura moralmente e civilmente impegnata propria dell'Illuminismo italiano.
Alessandro Manzoni was an Italian poet, novelist and philosopher. He is famous for the novel The Betrothed (orig. Italian: I promessi sposi) (1827), generally ranked among the masterpieces of world literature. The novel is also a symbol of the Italian Risorgimento, both for its patriotic message and because it was a fundamental milestone in the development of the modern, unified Italian language.
Documento quanto mai sconcertante a leggersi, in cui il Manzoni riporta dettagliatamente gli atti e lo svolgersi di alcuni processo intentato contro presunti "untori" della peste. Un triste documento dell'umanità del tempo, che, pur forse animata dalle migliori intenzioni e scontando il timore indotto da un morbo terribile, seguita a muoversi tra superstizioni, arbitri, profonda ingiustizia. Un documento di intensa condanna, che non può non indurre a riflettere sulle frequenti parzialità attuali e sull'importanza della storia quale maestra.
"Non cercavano una verità, ma volevano una confessione
Milano, 1630. Un processo a due untori, nella peggiore delle umane ricostruzioni. L'utilizzo disumano della tortura per raggiungere una confessione che mai altrimenti sarebbe arrivata. Due poveri malcapitati si ritrovano a pagare per il popolo che cerca un capro espiatorio, per una colpa che doveva esserci sicuramente. E poco importa se per salvare la pelle si fanno nomi di gente innocente, trascinata così al patibolo. Ho trovato molte similitudini con "il crogiuolo" di Miller, in una psicosi che si allarga a macchia d'olio e che coinvolgerà quasi tutto il paese di Salem. Una lettura doverosa, molto tecnica, ma attualissima. Per tutte le violenze e le vessazioni che esistono ancora, oggi.
Ne La Storia della Colonna Infame Manzoni riesce a trasformare un saggio in un'opera letteraria, analizzando il funzionamento delle istituzioni e degli uomini di potere e facendone un affresco della mentalità psicotica della giustizia del diciassettesimo secolo, delle sue ossessioni per la magia e la superstizione In un momento di crisi, quando le loro posizioni privilegiate sono minacciate e le maschere cadono, i potenti mostrano il loro vero volto e mettono da parte i principi su cui presumibilmente governano : giustizia, libertà, verità per esercitare la violenza che consente loro con le loro azioni di creare la paura necessaria per dominare le maggioranze. La giustizia, in una società senza garanzie. non ha importanza come concetto, ma è definita in base alle esigenze di potere e comando, richiede confessioni e dichiarazioni ottenute per esemplificare, mostrando il volto di uno stato duro con i deboli.
Letto provando ancora una volta tristezza e dolore per l'infelice sorte del Piazza, Mora, Migliavacca... Manzoni è un grande scrittore, pensatore arguto e profondo, ironico. Sempre grande.
Bellissimo, toccante e ottimamente narrato. Il Manzoni extra scolastico ha tutto un altro gusto.
Erano anni che mi riproponevo di leggere La colonna infame, soprattutto da quando passo davanti al monumento dedicatole mentre passeggio per Milano. La critica alla tortura è alla superstizione incornicia e supporta la storia di Guglielmo Piazza (commissario di sanità) e Gian Giacomo Mora (barbiere), diventati vittima di un pettegolezzo e della paura.
per citare un amico, è Manzoni che torna a casa, si sbottona il primo bottone dei pantaloni e dice tutto quello che si è ripromesso di non dire nel romanzo
C'è un filo, nemmeno troppo sottile, che collega questi fatti narrati da Manzoni fino al waterboarding fatto dagli americani a inizio anni zero. È un filo chiaro, preciso. C'è poi un altro filo che collega questo romanzo al fascismo (e lo spiega Sciascia nella nota) e poi fino al grillismo dei V-Day. La sete della massa per voler trovare il colpevole, anche dove non C'è. Libro veramente attuale, pur nella sua non facile lettura, una sorta di Report ante-litteram. Peccato non averne parlato alle superiori durante la trita e ritrita lettura piatta dei Promessi, fatta xon lo spunto di un grigio programma ministeriale.
...Quell'infame sentenza portava che, messi sur un carro, fossero condotti al luogo del supplizio; tanagliati con ferro rovente per la strada; tagliata loro la mano destra, davanti alla bottega del Mora; spezzate l'ossa con la rota, e in quella intrecciati vivi, e alzati da terra; dopo sei ore, scannati; bruciati i cadaveri, e le ceneri buttate nel fiume; demolita la casa del Mora; sullo spazio di quella, eretta una colonna che si chiamasse infame; proibito in perpetuo di rifabbricare in quel luogo..."
Si narra la vera storia del processo intentato, ingiustamente, a Milano nel 1630 contro Giuglielmo Piazza (commissario della sanità) e Giangiacomo Mora (barbiere), rei, a detta dell'accusa, di essere untori. Il procedimento si rivelerà una grande ed ingiusta farsa che vedrà condannare alla pena capitale due innocenti.
"Storia della colonna infame", saggio scritto da Alessandro Manzoni ed inserito inizialmente come capitolo ne "I promessi sposi" ma poi, data la lunghezza eccessiva, successivamente, nel 1840, trasformato in appendice dello stesso volume, si offre al lettore come un saggio giuridico-narrativo del processo, svoltosi nel 1630 durante la tragica peste che colpì Milano e che fa da sfondo proprio agli avvenimenti citati ne "I promessi sposi", contro due uomini innocenti ma comunque calunniati di essere untori. Il racconto, dalla sintassi arcaica e che richiede particolare attenzione per essere compreso appieno non solo nel linguaggio utilizzato ma anche per le leggi vigenti al tempo, ha l'intenzione di risultare come un vero e proprio attacco frontale, diretto e senza sconti verso i grossolani errori e abusi di potere dei giudici, ma anche alle metodologie utilizzate, un atto d'accusa proposto, seppur con sintassi e scelte narrative differenti, in maniera molto simile a "Contro la pena di morte" di Hugo. Manzoni porrà l'accento sulle assurde storture di una legge, quella Spagnola che governava al tempo Milano e che vedeva la tortura (spesso estrema, immotivata e sadica), al centro del percorso dell'interrogatorio, metodologia che spesso, per disperazione degli sventurati che vi incappavano, portava ad incolpare innocenti invocati per discolparsi. Una lettura non certo semplice e leggera ma molto interessante dal punto di vista storico, nello svolgersi della narrazione, infatti, si lasceranno da parte le emozioni dei protagonisti, menzionati solo in funzione del processo e niente più, per dare maggior spazio e "respiro" al lato giuridico, legale e morale dell'avvenimento. Un breve saggio utile per capire come veniva amministrata quella che veniva al tempo chiamata "giustizia" ma che se rapportata ai nostri tempi sembra solo una sequela di abusi, ingiustizie, errori grossolani e atti sadici senza un vero senso.
Come ogni (ex?)liceale non ho mai avuto buoni ricordi di Manzoni. I Promessi Sposi è un romanzo avvincente ma, come ogni lettura obbligata, non l'ho mai sentito una mia scoperta o un bisogno. Rileggendolo libero da interrogazioni o analisi testuali prolisse ho potuto scoprire un altro Manzoni, che adesso è tornato dal buio per uccidermi e vendicarsi delle mie beffe alla cultura umanistica.
No, ma ho trovato questo polveroso BUR tascabile a metà prezzo su una bancarella.
Non è compito mio raccontarvi la storia dei poveri Mora e Piazza, però vorrei consigliarvi questo libro per due ragioni :
- Se nell'assalto al forno Manzoni descrive egregiamente la psicologia della massa, in questa lunga narrazione storica riesce a rendere come una forma di follia riesca a permeare anche le cattedrali del potere. Non è semplicemente un libro contro la tortura, ma ci mostra come il crimine istituzionale più efferato nasce anche dalla volontà popolare. Detta così sembra una banalità, ma è bello ( 'poraccio! ) leggere come i giudici rifiutino più volte l'evidenza e la contraddizione per i due malcapitati, fino a portarli alla ruota, mentre sia più che ragionevoli con il Padilla, esponente del potere spagnolo. Qui non è semplicemente l'avversità del tuffatore in Arno per i dominatori spagnoli a parlare, come per Don Rodrigo, ma una vera e propria esigenza narrativa che mostra l'irrazionalità su cui è fondata un così forte struttura legislativa. Insomma qui vediamo un Manzoni che non da giudizi con un semplice atto di fede o in verso moraleggiante, ma anzi riesce a smascherare quelle che sono le credenze ideologiche dei suoi personaggi per motivare un'isteria collettiva contingente al contagio della peste.
- Nel descrivere l'uso della tortura nella procedura investigativa Manzoni non solo fa affidamento ad una mole impressionante di fonti storiche e tecniche ( curioso che l'opera del nonno è citata solo una volta, forse perché ritenuta troppo lontana dai fatti ). Oltretutto riesce egregiamente a svolgere un ragionamento lineare ma anche conciso che ricorda il Voltaire di 'Candido', ma sì questo ce lo aspettavamo.
Ho scritto troppo, se hai letto tutte ste cretinate sciacquati gli occhi con la colonna infame!
Se volete fare una passeggiata inusuale a Milano, cercate un luogo dove c'era una colonna, costruita dopo aver abbattuto la casa di un uomo. La storia, che Manzoni avrebbe inserito in una prima stesura de 'I Promessi Sposi', seppur breve non è leggibilissima. Questo perché l'intento del Manzoni non sta nel racconto, ma nell'analisi di come la giustizia può essere prevaricata dal sonno della ragione.
Solo per chi vuole approfondire tematiche relative alla giustizia, alla dottrina giuridica e intorno alla tortura. Non semplice, è necessario del tempo per decantare queste pagine manzoniane!!!
Di un'attualità sconvolgente se lo si legge oltre la semplice vicenda narrata. Processi mediatici...presunzione di colpevolezza...magistrati milanesi...accuse (e condanne) formulate in base al "sentito dire" e/o alle rivelazioni estorte da "pentiti" dietro promessa di impunità...deliri di onnipotenza dei magistrati incaricati...impossibilità per gli imputati di difendersi adeguatamente...chiacchiere assurte a prove...ripetute violazioni delle norme giuridiche procedurali...interpretazioni acrobatiche delle leggi...c'è tutto. "[...]que' giudici condannaron degl'innocenti[...]e anzi, per trovarli colpevoli, per respingere il vero che ricompariva ogni momento, in mille forme e da mille parti, con caratteri chiari allora com'ora, come sempre dovettero fare continui sforzi d'ingegno, e ricorrere a espedienti, de' quali non potevano ignorar l'ingiustizia[...]" (Introduzione, pg 3) Penso che questa frase, la quale racchiude il senso dell'intera opera e dell'intero episodio trattato, possa essere ben applicata alle vicende dei nostri giorni. Ah Manzoni, Manzoni...ingenuamente credevi che simili episodi potessero accadere solo nel XVII secolo e non nella civilissima epoca moderna, purtroppo ti sbagliavi. Chissà, magari tra 100-200 anni qualcuno troverà il coraggio di scrivere un altro libretto simile...
MARAVILLA (5/5) • 🗯Milán. 1630. Con la peste, pues. Una mujer de Milán ve en la calle a un hombre junto a la muralla, haciendo gestos raros con un papel, como restregándolo, y decide informar de ello a las autoridades. Corrían por aquel entonces bulos de «untadores» pestíferos. Y así empieza esta historia. Con un poco de colaboración ciudadana… • Lectura demoledora.
1630. Milán. Historia real de todo el proceso de un juicio (previa «investigación» judicial), durante la epidemia de peste, en el que torturaron y declararon y sentenciaron (algunos a muerte) como culpables, sin ningún tipo de pruebas, a varias personas inocentes.
Injusticia. Sinrazón. • Manzoni fue uno de los grandes escritores italianos del S. XIX. Solía reflexionar sobre la condición humana y la sociedad ante ciertos hechos históricos. Como el de este libro. • En este caso se usó la tortura como método legal en una investigación. Provocando así falsas confesiones y una cadena de atroces detenciones y sentencias condenatorias.
A uno de los sentenciados le derribaron su barbería. Y allí, en el solar, mandaron poner una «columna infame». En memoria de aquella sentencia y como escarnio público. • Pero no hace tanto de una sinrazón igual. Aquí mismo, en España, tenemos el caso Almería (wikipedia para quienes quieran saber más). Corría el año 1981. Antes de ayer. ⤵️ Como #Sciascia dice en su nota: «Decir que el pasado ya no existe […] es de un historicismo de profunda mala fe, cuando no de profunda estupidez. La tortura sigue existiendo. Y el fascismo sigue vivo». • UN PLUS: El libro incluye una copia digital («e-book»). PORTADA: Médico con traje preventivo de la peste. S. XVII. • ¿Qué encontraréis en este libro? Una historia real precursora de la novela de investigación judicial. • Erratas encontradas: 28 {🤦🏻♀️ ¡psicoanalista ven a mí!} • FRASES SUBRAYADAS: ➰«Era regla común, y casi universal de los legisladores, que la mentira del acusado al responder ante el juez fuese uno de los indicios legítimos, como decían, para torturarlo». ➰«¿Se dirá acaso que para la jurisprudencia, y no digamos para la conciencia, todo lo justificaba la máxima detestable, aunque entonces aceptada, de que en los delitos más atroces era lícito saltarse el derecho?». ➰«[…] ”se llega a la tortura aunque los indicios no sean del todo suficientes ('in totum sufficientia'), ni probados por testigos por encima de toda censura, y muy a menudo también sin haber entregado al Teo copia del proceso informativo”». ➰«[…] querían que se confesase mentiroso una vez para adquirir el derecho de no creerlo cuando dijese “soy inocente”». ➰«La violencia es un hecho (con distintas formas) de todos los tiempos, pero no una doctrina en ninguno de ellos». ➰«[…] en este caso existía una circunstancia que hacía que la acusación fuese radical e irremediablemente nula: se hizo después de una promesa de inmunidad». ➰«Es sometido a tortura para purgar la infamia y para validar su testimonio contra aquel infeliz». ➰«[…] lo sometieron a tormento para validar una acusación que no podía validarse de ninguna manera porque se había conseguido prometiendo la inmunidad». ➰«Apagar la luz es un medio eficacísimo para no ver aquello que no gusta, pero no para ver lo que se desea». ➰«[…] pretendéis que os aclare un hecho; ¿cómo es posible, si el hecho no existe?». ➰«Es posible que no hubieran previsto que acusando a un inocente creaban un acusador». ➰«Así, prometiendo inmunidad y aplicando la tortura, aquellos jueces conseguían, no solo dar una muerte atroz a unos inocentes, sino también hacerlos morir culpables». ➰«[…] al día siguiente, sometido a tortura con el pretexto habitual de contradicciones e incoherencias, confesó, es decir, se inventó una historia alterando […] un hecho verdadero». • Lectura para 1 de los #24retosdelectura: 2.- Un libro escrito (el original al menos) antes de que yo naciera • #LeoYComparto #bookish #DimeUnLibro #bookaholic #booklover #instalibros #bookworm #bookstagram #jusediciones #StoriaDellaColonnaInfame #HechosReales #NovelaHistórica • #Libros / para #blogloqueleo / #HistoriaDeLaColumnaInfame @jus_ediciones #AlessandroManzoni / Traducción: #ElenaDeGrau / Nota de #LeonardoSciascia / #ColecciónFicciones • #HastaElTotoDelCoronavirus
Bello, non ne sapevo nulla! E sì che sono stato a Milano tantissime volte! Non si finisce mai di imparare! Adesso mi è venuta voglia di rileggere I promessi sposi...
Saggio storico di Alessandro Manzoni pubblicato nel 1840, viene scritto originariamente come lungo capitolo aggiuntivo dei Promessi sposi e tratta delle accuse e delle torture a carico di Guglielmo Piazza (commissario di sanità) e Gian Giacomo Mora (barbiere), che vennero costretti a confessare sotto tortura di aver propagato la peste a Milano nel 1630. I due vennero giustiziati e la casa di Mora fu rasa al suolo e al suo posto fu eretta la cosiddetta colonna infame, a dimostrazione della pena esemplare inflitta ai due, che nel secolo successivo divenne simbolo dell'infamia dei giudici che li condannarono, dal momento che Piazza e Mora erano innocenti. Nella prima parte Manzoni si schiera contro la tortura, citando ripetutamente Pietro Verri e il suo Osservazioni sulla tortura. Poi ci racconta la ricostruzione del processo, che non è certo imparziale, ma tutta dalla parte dei poveri innocenti accusati ingiustamente (e per questo motivo pare che Croce abbia criticato Manzoni). La confessione fatta nella tortura non valeva, se non era ratificata senza tortura, e in un altro luogo, di dove non si potesse vedere l'orribile strumento, e non nello stesso giorno. Eran ritrovati della scienza, per rendere, se fosse stato possibile, spontanea una confessione forzata, e soddisfare insieme al buon senso, il quale diceva troppo chiaro che la parola estorta dal dolore non può meritar fede, e alla legge romana che consacrava la tortura. Anzi la ragione di quelle precauzioni, la ricavavano gl'interpreti dalla legge medesima, cioè da quelle strane parole: "La tortura è cosa fragile e pericolosa e soggetta a ingannare; giacché molti, per forza d'animo o di corpo, curan così poco i tormenti, che non si può, con un tal mezzo, aver da loro la verità; altri sono così intolleranti del dolore, che dicon qualunque falsità, piuttosto che sopportare i tormenti.
Consiglio vivamente di leggere innanzitutto la prima redazione, assai piacevole e scritta in maniera più scorrevole e leggibile, e solo dopo quella definitiva, più ricca di dettagli e maggiormente accurata.
Entrambe valgono la pena di essere lette, ma se vi annoiate facilmente allora puntate senz'altro sulla prima e lasciate perdere la definitiva. Sarò una zotica, ma pur apprezzando moltissimo la profondità delle osservazioni manzoniane, ho trovato la seconda e definitiva stesura di questo libro veramente lenta, verbosa, ripetitiva e divagante. Del resto se non sbaglio la genesi stessa di questo testo è stata alquanto travagliata, e mio avviso si sente.
In ogni caso si tratta di un testo da leggere assolutamente, vero "cibo per il pensiero".
Giustizia e ingiustizia nella storia umana: un problema chiave per Manzoni
In questo breve libro Manzoni racconta e riflette su come in una condizione di pericolo (un'epidemia) la giustizia possa lasciarsi consdizionare dalla paura e dai pregiudizi... probabilmente il problema della giustizia nella storia interessava Manzoni perché lo affronta diverse volte da angolature diverse nelle sue opere: da Ermengarda abbandonata dal marito per ragioni politiche a don Rodrigo che per la sua posizione sociale pensa di poter soddisfare tutti i propri desideri anche disponendo della vita altrui...
Stile a parte, ovviamente obsoleto, splendido esempio di giornalismo d'inchiesta ante litteram. Manzoni fa le pulci a un processo farsa, dove i giudici si accaniscono contro gli imputati, usando la tortura sistematicamente e anche in chiara violazione delle leggi di allora, al solo scopo di ottenere conferme alle tesi accusatorie basate su una diceria senza fondamento. Una lettura istruttiva su come non si deve amministrare la giustizia, ma anche una condanna senza appello contro l'uso della tortura.
Troppo logorroico e ripetitivo; i fatti sono noiosi e per nulla interessanti, e si attende sempre una riflessione che non arriva mai, delle conclusioni che giustifichino tanto spreco di carta. Sarà perché ormai certe cose sono scontate. Comunque Manzoni sembra troppo possibilista sulla tortura, e non sembra aver compreso i principi su cui poggia il suo rifiuto.
"se non seppero quello che facevano, fu per non volerlo sapere, fu per quell' ignoranza che l'uomo assume e perde a suo piacere, e non é una scusa ma una colpa."
Lo prendo come un saggio basato sulla spiegazione giudiziaria dell'accusa a due persone accusate da una donna di aver iniziato la peste in Lombardia attraverso un unguento. L'intera vicenda ha i tratti folcloristici della superstizione, il far credere la colpa sia di due uomini che di scienza avevano poco a che fare. Affronta il rapporto tra le responsabilità del singolo e le credenze e convinzioni personali o collettive del tempo. Cerca di sottolineare l'errore commesso dai giudici e l'abuso del loro potere, che calpestò ogni buonsenso e pietà umana, spinti da una convinzione del tutto infondata e da una paura legata alla tremenda condizione del tempo provocata dall'epidemia di peste.
Ne fa una lezione universale, indagandone gli errori, i terribili abusi e soprusi, realmente accaduti a dei poveri cittadini innocenti. Manzoni mostra come le persone possano esser traviate da credenze fallaci essendo lui stesso cattolico ma dalla parte dell'illuminista ragione che cerca di portare a galla parlando al lettore.
Non ho trovato la copertina giusta e devo dire la storia sia bella e interessante attraverso le sue riflessioni ma la scrittura e la narrazione le ho trovate difficili da seguire, ho capito in generale l'accaduto nonostante sia breve in sé
Composta in quasi vent'anni, tra il 1821, quando comparve nel "Fermo e Lucia" e il 1840 come appendice de "I promessi sposi", la "Storia della colonna infame" racconta di un processo svolto nel 1630/31 contro due uomini accusati di essere degli untori della peste che imperversava allora a Milano e della loro ingiusta condanna a morte, e a cui fece seguito, come monito alla popolazione milanese, l'erezione di una colonna sulle ceneri della casa abbattuta di uno dei due imputati.
La storia affronta il tema del rapporto tra giustizia e opinione pubblica, della differenza di trattamento tra potenti e umili e dello svolgimento del processo. Temi attuali ed eterni, degni di una grande opera.
Tuttavia queste premesse sono pienamente disattese a causa del tono troppo moralistico, imbevuto di retorica cristiana e le lunghe e in gran parte inutili digressioni sulle leggi, come l'intero secondo capitolo, dedicato all'analisi delle leggi, alle opinioni degli scrittori-giuristi di quel periodo e all'applicazione della tortura nel XVII secolo.
Secondo Manzoni il processo al Piazza è costellato di errori procedurali che portano a un uso spropositato della tortura. La ragione di questi errori è fondamentalmente psicologica: la paura della peste, la pressione dell’opinione pubblica alla ricerca di capri espiatori etc. Sicuramente questo è un fattore importante e molto attuale (queste tendenze psicologiche si sono ripresentate identiche durante la pandemia di covid-19) ma Manzoni non accenna a quello più importante: il fattore culturale. Il processo al Piazza è del 1630, quello a Galileo Galilei per eresia è del 1633: dal secolo precedente vi è la caccia alle streghe e confrontando la procedura di quei processi (per esempio sul “Martello delle streghe”) ci si accorge che il processo al Piazza ha moltissime analogie con essi. In pratica gli “untori” subiscono un processo come se fossero stregoni.
In altre parole in questo processo si abusò della tortura perché questo era il modo in cui la Chiesa conduceva i processi per eresia/stregoneria. Ma stranamente il Manzoni non ne accenna minimamente…
Manzoni è sempre Manzoni: stile chiaro, ironico, scorrevole, accessibile. Interessante è vedere l'altra faccia della medaglia riguardo al problema del male, già trattato nei Promessi Sposi. Analisi lucida, con tantissime fonti di un fatto storico realmente accaduto, arricchendo e criticando anche una voce autorevolissima come quella del Verri. Nonostante sia di stampo molto scientifico ciò non preclude l'attenta discesa nell'animo umano, andando ad individuare come causa scatenante le passioni umane e come unica soluzione la giustizia divina e lo scorrere della Storia.
Una pagina triste della nostra storia in cui la paura per la diffusione della peste scatenò, negli organi competenti, l'ossessione per la ricerca di un colpevole (a tutti i costi) e che diede il via ad atroci torture per l'ottenimento di una confessione. Epoche lontane, ma dalle quali dovremmo trarre insegnamento per evitare che certi meccanismi sociali possano perpetrarsi anche nella nostra cosiddetta società "evoluta".
Il saggio parte un po' lento fra premesse e analisi dei giuristi/scrittori e del loro rapporto con la tortura. Guadagna poi ritmo con la descrizione degli atti processuali. Un po' troppo lontano come argomento l'ultimo capitolo sugli storici. Il linguaggio datato non ostacola la lettura. Interessante l'argomento, senza che l'autore ricorra a toni avventurosi.
Un ensayo de gran importancia histórica. Expone los puntos clave contra el uso desmedido de la tortura durante el siglo XVII y todas las atrocidades orquestadas por un gobierno corrupto. Un texto del cual se puede aprender bastante y tal vez deberíamos aplicar varias de sus técnicas de denuncia en la actualidad.
Recensione completa su: https://www.instagram.com/p/CYbr-a4I9... 👇🏼 (...) In un tempo in cui ancora la medicina non aveva fatto i progressi odierni e in cui si credeva puramente alle superstizioni, Manzoni ci parla di un processo terribile, di torture, e anche di sacrifici. Un libro, che non può che farci riflettere oggi, durante una pandemia simile a quella.
Anche se trovo il lessico di questo libro abbastanza complesso, credo che la vicenda sia molto interessante. Ci fa capire come nel seicento venivano accusati come “untori” delle persone innocenti e come venivano torturate e uccise in maniera crudele dalla scorretta giustizia dell’epoca.