La prima generazione di figlie di immigrati, nata o cresciuta in Italia, racconta la propria identità divisa, a cavallo tra il nuovo e la tradizione, una identità obliqua, preziosa, su misura. Quattro voci, otto storie, molte culture. Lincrocio dei mondi e delle esperienze, tra integrazione e diversità, accoglienza e rifiuto. Tra noi e loro. La raccolta è stata curata da Flavia Capitani e Emanuele Coen.
Pecore nere è una piccola raccolta di racconti, 8 in tutto, scritti da autrici che hanno in comune l'essere italiane figlie di immigrati e che come tali vivono l'appartenenza ad una molteplicità di identità. I racconti sono ovviamente diversi tra loro, alcuni più drammatici, altri più allegri e ironici, ma tutti ci offrono, forse per la prima volta nel nostro panorama letterario, la voce di persone che sono senza rappresentanza, e non parlo solo della rappresentanza politica. Le autrici danno voce infatti a sensazioni, emozioni, vite che scappano dai radar della narrazione della nostra società, ma che invece fanno parte, per fortuna, di noi e di questo paese.
Che palle questi italiani di colore che si appropriano di un senso di essere "pecore nere" e di un vittimismo che non c'entra niente con la loro condizione
Tutti i figli di immigrati in Italia che conosco, ricchi o poveri, non si sono mai sentiti pecore nere, o vittime, e non si sono mai sentiti o sentite in dovere di scrivere un libro con un titolo cosí patetico.
8 racconti per 4 autrici da 4 differenti background etnici, ma accomunati dalla loro vita in Italia. Alcuni sono più aderenti alla realtà e al loro vissuto, altri frutto della fantasia. Per questo ho deciso di dare 4 stelle su 5: i racconti di Igiaba e Ingy mi sono piaciuti tantissimo, quelli di Gabriella e Laila un po' meno, anche se ottimi. Consigliatissimo a chi vuole ampliare la propria libreria con scritti di migranti di prima e seconda generazione.
Trovo difficile scrivere una recensione che abbia senso perché i racconti sono ovviamente (essendo di autrici diverse) molto diversi fra loro per stile e per l'interesse che hanno suscitato in me. Alcuni, come Pollo al curry o Ruben, mi hanno molto colpita e fatta riflettere su tematiche che sono lontane dal mio quotidiano ma che vorrei approfondire, mentre ho trovato altri racconti più piatti e meno coinvolgenti. La mia valutazione è una sorta di media, dunque, che senz'altro va rivista approfondendo la conoscenza letteraria delle autrici presenti nella raccolta.
Un raccolto di racconti di emigrati i Italia. Esplorano le vicissitudine, stati d’animo di una popolazione emigrata da paese extra-comunitari: africa, india. Tutti in racconti sono scritti da donne di colore che si considerano Italiane dato che sono cresciute in Italia, ma non sempre riconosciute. Molto interessante.
Storie di donne nate in Italia da genitori stranieri che raccontano episodi delle proprie vite e le difficoltà nell'inserimento nella società moderna. Alcuni racconti mi hanno appassionato di più.
Con libri del genere tendo ad essere più buona del solito, giusto o sbagliato che sia quattro autrici, semisconosciute, che parlano di integrazione e del loro essere in bilico tra due due culture mi suscitano immediatamente sentimenti di tenerezza e solidarietà. In realtà, oggettivamente, questo libro non è proprio niente di che. Sono otto racconti, alcuni estremamente superficiali e giovanilistici, altri invece altisonanti e pretenziosi, secondo me l'unica a salvarsi (e anche bene!) è Igiaba Scego, che scrive due piccoli gioiellini, in particolare "Salsicce", che alla fin fine salvano il libro. Però è apprezzabile il tentativo, iniziative del genere andrebbero premiate in ogni caso.