Bruxelles, 29 ottobre 1927. Si è appena concluso il V Congresso Solvay della Fisica, che ha visto riuniti i fisici più illustri dell’epoca, gli stessi che ora si apprestano a partecipare a una cena di gala, ospiti dei reali del Belgio. C’è Albert Einstein, scherzoso come suo solito; Marie Curie, saggia e composta; Niels Bohr, che maschera bene la tensione sotto un’aria gioviale; e poi ancora Arthur Compton, William Bragg, Irving Langmuir… Menti eccelse e brillanti, ma anche uomini e donne con le loro debolezze e le loro piccole manie, che questo romanzo ci restituisce a pieno, mescolando abilmente Storia e storie, realtà e fantasia, fisica e pettegolezzi. Partendo da un fatto storico, Gabriella Greison conduce il lettore a quella tavola, tra porcellane finissime e luci sfavillanti, camerieri compassati e ottimo cibo, facendogli ascoltare le chiacchiere che si intrecciano da una sedia all’altra, e soprattutto l’acerrima discussione sulla fisica quantistica tra Einstein e Bohr, punto cruciale nella storia della disciplina. E così, tra una portata e l’altra, travolti dalla narrazione in presa diretta, ci troviamo come per magia a capire concetti complessi, ascoltandoli direttamente dalla voce di chi li ha ideati. E al termine di questa davvero incredibile cena, ci alziamo anche noi dal tavolo, divertiti e più colti di quando ci siamo seduti.
Gabriella Greison è una fisica, scrittrice, drammaturga e attrice teatrale italiana. Si laurea in fisica nucleare presso l'Università Statale di Milano con una tesi sullo studio sperimentale della propagazione di elettroni veloci in una camera a vuoto. In seguito ha lavorato per due anni presso il centro di ricerche École polytechnique di Palaiseau a Parigi. È direttrice del primo Festival della Fisica in Italia. Si occupa di divulgazione scientifica per diversi programmi radiofonici nazionali, ha condotto ed è ospite di programmi di approfondimento scientifico. Da marzo 2019 collabora con La Repubblica, scrivendo di fisica e scienza.
Ci sono libri che in poche pennellate sono capaci di trasportarti in altre epoche, di farti respirare l'aria di eventi lontani nel tempo. Questo non è uno di quei libri. Tra il pesante e il pedante, con la presenza dell'autrice all'inizio e alla fine che, parafrasando Nanni Loy con Moretti, ti viene da dire: "Gabriella, togliti da davanti alle pagine!". Salvo che quando si toglie da davanti alle pagine, quello che resta sono ambienti descritti con infiniti dettagli, dialoghi che claudicano, digressioni che mal si innestano sul racconto principale, e personaggi quasi caricaturalmente piatti. Insomma, non mi è piaciuto molto questo libro.
This book, set in 1927, wants to tell the fifth Solvay congress of Physics, one of those congresses periodically organized by the wealthy Belgian industrialist Solvay and which had the purpose of bringing together all the most important physicists in the world around the same table. Solvay organized these conferences with his closest friend, that Nobel who then created the prize we still know today. The most accredited physicists of the moment, such as Einstein, Bohr, Marie Curie, etc. are present in this congress of 1927. The book is a novel, in the sense that the dinner mentioned in the plot, while containing real parts, contains as many imagined by the author, who takes this congress as a pretext to talk about the birth of quantum physics, to talk about those who are her heroes (she is also a physicist) and to add those fictional parts that make this book a novel and not a boring essay. All in all, the book is a good excuse to learn a little more about how so many theories were born and how these superior brains "challenged" each other and if the reader likes Physics at least a little, then he will like this book, because he will find many excellent brains, very good in their subject as well as a little insufficient in real life, with their manias, their superstitions, their phobias and their tics. If, on the other hand, the reader is not at least a little attracted to Physics, then the other slightly heavy parts of the book will remain in his mind, those in which the author dwells (perhaps a little too much) on the details of the dinner, the descriptions of the cutlery, wines, centerpieces, roasts and other dishes, in addition to the reconstructions (certainly all invented) of the dialogues of that evening, sometimes banal and a little ridiculous if put in the mouth of scientists of that level. Here perhaps the author has let herself go a bit off and her love for these great physics has clouded her a bit. In short, if you are expecting a novel then ok, but if you are expecting to understand a little more about Quantum Mechanics, then forget it.
In questo titolo l'autrice cerca di romanzare la cena che si è svolta il 29 ottobre del 1927, al 5° congresso Solvay a Bruxelles. Questo evento è rimasto nella storia perché, durante questa cena, si gettato o le basi della fisica quantistica. Attorno al tavolo sono infatti seduti Albert Einstein, Marie Curie, Niels Bohr, Arthur Compton, William Bragg, ecc. Questo ritrovo di fisici, si svolge ancora oggi, una volta ogni 3 anni ed è noto come Congresso Solvay. Suddividendo il libro come le portate di pietanze che hanno mangiato durante la cena, Greison scrive una storia basata su eventi realmente accaduti, che tiene incollati alle pagine. Si rimane affascinati nello sfogliare queste pagine, si sorride per le peculiarità di ogni commensale e si impara come è nata la fisica quantistica. Se siete appassionati come me di Big Bang Theory troverete pane per i vostri denti, non vi dico altro. Ve lo consiglio!
Mi accodo anche io alle altre recensioni negative per questo libro. E' stato una vera delusione. Io e la fisica al liceo eravamo due mondi agli antipodi, come tutte le materie scientifiche (tranne geografia astronomica). Nonostante questo, mi è sempre piaciuto nel mio piccolo cercare di informarmi e di capirne la storia, ed è stato con questo intento che ho comprato L'incredibile cena dei fisici quantistici, complice anche un servizio sul V congresso Solvay visto pochi giorni prima. Mi aspettavo un libro chiaro e magari un po' divertente, mi sono ritrovata con una storia confusa e pasticciata, scritta male e a tratti ridicola. A livello di scrittura ci sono moltissime ripetizioni, grossolani errori tipo parole mancanti o 'ma' e 'però' che iniziano per due frasi di seguito (più che un errore questo lo ritengo un orrore, mi ha sempre dato i brividi). La trama è anch'essa ripetitiva, con loop temporali che alla fine hanno il solo risultato di confondere il lettore. Per non parlare di come sono stati trattati i fisici protagonisti. Passano il tempo a dialogare in modo assurdo alla cena, con frasi senza senso che si vorrebbero argute e divertenti ma che non fanno altro che ridicolizzarli, insieme ai loro tic sempre minuziosamente descritti. Come se non bastasse, l'autrice sembra prendere il suo lettore per scemo. Quando, prima di riportare il discorso tenuto da Niels Bohr a Como, dice che il testo è molto lungo e che quindi il lettore può anche saltarlo a piè pari, mi sono sentita come se mi avessero detto: 'Salta quindici pagine di libro, tanto sei troppo idiota per capirle'. Da lì, sono passata dalla noia all'antipatia. Sconsigliato.
#iorestoacasaeleggo, così posso andarmene a Bruxelles a cenare con la Curie, Einstein e la regina Elisabetta.
Sarò onesta: ho capito poco o nulla della parte relativa alla fisica, ma ho imparato che Sheldon di The Big Bang Theory è assolutamente normale se comparato agli scienziati presenti a questa cena. La Greison racconta ogni tic e fissazione di queste incredibili teste, mentre ci accompagna attraverso le loro scoperte e rivalità. Sì, mi è piaciuto davvero tanto.
Forse lo riprenderò, ma è molto pasticciato tra nozioni di fisica teorica- delle quali non ho capito nulla, essendo completamente digiuna della materia- e descrizioni di abbigliamento , disposizioni della tavola etc. L’unica cosa positiva sarà che mi riguarderò i dvd di Big Bang Theory : molto divertenti.
"Se ti metti a studiare la teoria quantistica per cercare di capirla, allora puoi ritenerti fortunato quando avrai colto anche soltanto uno dei suoi tanti concetti. La teoria quantistica va considerata come una delle grandi vittorie dell'uomo: fa sorridere per mesi e poi piangere per anni".
Ho trovato questo libro leggero, audace nel suo sarcasmo e giusto nel suo approccio divulgativo alla storia di quei fisici - più che alla fisica in generale - che crearono e svilupparono la teoria della quantistica. Non credo sia un libro che si prometta di spiegare davvero i concetti che sono alla base della "nuova" fisica: penso, più che altro, tenti di togliere - con un sorriso sulle labbra e sempre nel rispetto delle loro menti brillanti - quella sorta di patina dorata con cui spesso si imperla il ricordo di questi "fisici di serie A", come potremmo chiamare tutti i protagonisti di questo libro, e che spesso finisce per estraniarli dalla loro umanità. È un libro che si focalizza sui loro vezzi e sulla loro ironia, sui loro litigi e sulle loro piccole stranezze, e sinceramente come studentessa di Fisica (che quindi non si era avvicinata al libro a scopi didattici quanto ricreativi) ho apprezzato molto la sfumatura umana che questa opera ha voluto raccontare di tutti loro, in una cena che cambierà le sorti della Fisica ed in un ambiente che si scopre a poco a poco e che non annoia mai.
L'idea era davvero interessante, e mi ha spinto ad acquistare rapidamente il libro. Putroppo il suo sviluppo è molto carente.
La cena dovrebbe essere un pretesto per raccontare le vite e le opere dei grandi fisici che vi parteciparono (e non), ma al termine del libro non si ha minimamente l'impressione di aver appreso di più sui personaggi. Alcune abitudini dei protagonisti sono ripetute alla noia, preannunciate, raccontate e ribadite. I flashback e flashforward, cruciali in un testo di questo tipo, sono sempre macchinosi al punto che, anche quando sono inseriti al posto giusto, appaiano comunque forzati: "Torniamo alla cena" è l'incipit di innumerevoli paragrafi al termine di digressioni, che a mio avviso rende innaturali i salti temporali.
Dal punto di vista della fisica, non è senz'altro un testo adatto al mio livello di conoscenza (studiata al liceo, approfondita autonomamente e occasionalmente in seguito); senz'altro penso sarebbe poco interessante per chi è a digiuno della materia. Lascio ai più esperti la sentenza sull'adeguatezza al proprio livello, ma anche per loro mi sento di essere scettico.
Ho letto qui su goodreads alcune recensioni prima di accingermi a leggere questo libro, comprato anni fa insieme a mia moglie (anch'essa laureata in Fisica in via Celoria a Milano) all'uscita proprio dello spettacolo teatrale della Greison su questo stesso libro. Dopo aver letto il libro penso che molte recensioni negative siano ingiuste. Non è un libro da Nobel della letteratura, ma nemmeno così malvagio. Si lascia leggere molto piacevolmente, e ha il pregio di trattare un tema pesantissimo in una forma colloquiale e appassionante. Molti probabilmente si sono dimenticati che nelle narrazioni fantasiose, come questa, bisogna applicare un pò di "sospensione dell'incredulità" e accettare le parti inventate/romanzate di questo romanzo come tali.
Opera di difficile collocazione, questa della Greison, riuscita solo in parte. La cornice della "cena", che dovrebbe costituire il tessuto portante della narrazione, è veramente debole e priva di interesse. Il punto di forza del libro sono le continue digressioni biografiche sui fisici, che aiutano a cogliere gli aspetti più umani di questi "giganti" che hanno definito, per buona parte, la scienza dei giorni nostri. Si legge, tra le righe, la sconfinata passione della Greison per la materia, che però non è raccontata con sufficiente abilità affabulatoria.
Interessante perchè rende la fisica quantistica comprensibile a tutti, ricco di aneddoti veri, forse a volte troppo tecnico e a tratti noioso...bello nel conplesso
Mi aveva incuriosita e l'ho iniziato con le migliori intenzioni, ma sono arrivata in fondo solo perché non lascio quasi mai i libri a metà. Forse proprio le ultime tre pagine, in cui si dice che la fisica quantistica non può essere spiegata o capita sono le migliori. Speravo in qualcosa di più adatto a chi di fisica ha solo nozioni scolastiche e al tempo stesso di interessante sotto il profilo del romanza. Invece niente di questo e anzi i vari personaggi eccelsi attorno al tavolo mi sono parsi ridicoli e poco coinvolgenti. Ho avuto anche la sensazione di ripetizioni inutili come di pezzi aggiunti e doppi. In sostanza non lo consiglio, la seconda stella è solo per originalità dell'idea
Poteva essere un testo dalle grandi potenzialità ma così non è stato. Il suo essere a metà strada tra romanzo e divulgazione scientifica non è sufficiente a salvarlo: entrambi gli aspetti non funzionano. Non è per nulla coinvolgente, è un insieme di episodi mal assemblati che confondono il lettore. Inoltre per chi non è un addetto ai lavori, come me, molti passaggi sono totalmente incomprensibili. Emblematico, negativamente parlando, è il lunghissimo "discorso" di Bohr... un capitolo interminabile e senza senso, è stata una vera agonia leggerlo. Forse chi ha dato 4/5 stelle a questo libro è laureato in fisica? Altrimenti non me lo spiego.
A metà tra la narrativa e il saggio, riesce a essere solo una terribile fanfiction. Scritto senza alcuna idea delle tecniche di scrittura di base, confuso, con ripetizioni a non finire di concetti e paragrafi. Illeggibile.
Forse il primo libro di cui interrompo la lettura. Dopo essermi forzata ad andare avanti, ma finendo per preferire ogni volta qualunque altra distrazione per avere l'alibi di non leggere una riga in più 😱🤦♀️
Libro a metà strada tra romanzo e divulgazione, ma fallisce in entrambi: la cena a Bruxelles del 1927, che dovrebbe essere centrale, è solo una cornice narrativa che appare pochissimo ed è, fondamentalmente, descrizioni dell'ambiente, dei comportamenti stereotipati dei fisici (perché i fisici devono per forza essere strani) e di conversazioni futili, tranne due o tre. Il resto del libro sono un accozzaglia di eventi biografici, incontri tra scienziati e fatti scientifici senza particolare filo logico, che chiaramente rende il tutto poco apprezzabile nonostante siano intrinsecamente interessanti. Lo stile di scrittura poi è inesistente, bassissimo (le subordinate inesistenti) e apparentemente rivolto a ragazzini, altrimenti non si spiega. Ultime note negative, i forti interventi dell'autrice che impediscono qualsiasi continuità nella (poca) narrazione, come se dovesse per forza dire qualcosa, anche di superficiale... e poi l'aver riportato L'INTERO intervento di Bohr a Como nel '27 senza alcun particolare fine, e infatti la stessa autrice consiglia di "saltarla a piè pari" se non interessati... il senso??? Non 1 stella giusto per i fatti scientifici e biografici che sono interessanti di per sé, non di certo grazie all'autrice.
Si vede sin dal principio la passione per la fisica dell'autrice, la voglia di renderla comprensibile al grande pubblico in modo che sappia come ha sconvolto le vite di tutti noi e come, grazie alle grandi menti che ci si applicano, può continuare a sconvolgere il nostro mondo.
Uno scopo nobile, ma, anche se risulta essere decisamente affascinante addentrarsi nel quinto congresso Solvay dove i rivoluzionari della fisica stavano riscrivendo attraverso le loro teorie la realtà, l'obiettivo risulta non essere raggiunto.
L'autrice è evidentemente dalla parte di Einstein nel compito di divulgare e affascinare anche i non esperti del tema, ma a seguito di questo romanzo mi sento più dalla parte di Bohr, sono concetti decisamente difficili quelli di cui si parla e se risultano molto spesso incomprensibili a chi ci lavora anima e corpo, per i non addetti ai lavori non può essere più semplice.
A proposito della definizione di romanzo, l'autrice lo definisce spesso così nelle pagine del libro, però soffermandosi a lungo su concetti che reputa chiave per l'evoluzione della Fisica sembra molto di più un saggio che cerca di contenere e contestualizzare il momento e il movimento della materia in quegli anni.
Far conoscere chi ha reso, molto in positivo e alle volte in negativo, il mondo quello che è oggi è però un oggettivo punto di forza del testo.
Non so bene come sia venuto in possesso di questo libro. Probabilmente una offerta a tempo su amazon. Io adoro leggere libri e storie divulgative di quel periodo della fisica. E fin da bambino amavo la cosmologia, quindi probabilmente una volta che mi è stato suggerito non ho resistito e l'ho preso.
Ma detta in breve: No, proprio no.
Purtroppo questo libro ha 2 problemi enormi: il racconto non è nient'altro che una mera giustapposizione di aneddoti e dialoghi che si affiancano in modo piatto e noioso. Si passa da un aneddoto vero a un'azione verosimile a un comportamento inventato che però serve a spiegare una delle stranezze note dei fisici al tavolo il tutto intrecciato con battibecchi sulle diverse visioni della fisica dei quanti che non si capiscono se già un po' non ne sai e che soprattutto sono poste in modo che non creare in noi nessun entusiasmo.
Ma tutto ciò è il meno. Perché il libro purtroppo è scritto davvero male, la prosa è povera, schematica e spesso semanticamente incerta. Non solo non è interessante ciò che viene raccontato ma non è interessante nemmeno come è raccontato.
Peccato perché quel V Congresso Solvay del 1927 a cui hanno partecipato i più grandi fisici della storia (17 premi nobel su una trentina di invitati) è stato davvero un evento incredibile.
Un libro che non ha motivo di essere scritto. Non è un romanzo, non è un testo scientifico. Il capitolo iniziale e quello finale riguardante la scrittrice stessa non ha nessun senso. Quando dice che si può saltare il discorso perché lungo e andare alla fine poi... lasciamo certi lussi a scrittori come Manzoni. L'uso della punteggiatura mi ha anche infastidito. Rigido e forzato. Il personaggio alla tavola inventato da lei che non serve a nulla... Un libro in cui non trovo nulla di positivo. A questo punto meglio guardare The Big Bang theory. Peccato perché le premesse per una chicca c'erano tutte.
Che ci fanno Albert Einstein, Wolfgang Pauli, Niels Bohr, Werner Heisenberg, Marie Curie ed Erwin Schrödinger seduti a uno stesso tavolo? La cosa più banale di tutte: cenano insieme, smettendo i panni dei geni per tornare a essere persone normali. È l’incredibile evento messo su dai regnanti del Belgio la sera del 29 ottobre 1927 a margine del V Congresso Solvay, evento che riunisce i maggiori luminari al mondo in fatto di fisica e chimica – attualmente svolto a cadenza triennale: l’ultimo risale al 2017. I nomi di cui sopra, insieme a molti altri, compongono insieme la tavolata forse più importante nella storia della scienza. La curiosità è d’obbligo: come sarà andata quella serata di gala? Che cosa si saranno detti questi cervelloni?
In fondo è il voyeurismo, a render attraente il libro di Gabriella Greison. Ex-insegnante di fisica datasi (con ottimi risultati) al giornalismo e alla divulgazione scientifica, scrive l’ennesimo libro teso a rendere a tutti i costi simpatica una delle materie più odiate al tempo della scuola. Strutturata come un amalgama tra ricostruzione storica e immaginazione dichiaratamente letteraria, ‘L’incredibile cena dei fisici quantistici‘ ricostruisce più le vite che le opere dei personaggi in esame. L’aneddoto prevale sulla trattazione scientifica per un racconto dedicato agli amanti della serie TV Big Bang Theory (frequenti, le citazioni); quegli insigni uomini di studi sono abbassati al rango di nerds contemporanei, secchioni e infantili, e così dati in pasto al pubblico.
Intendiamoci: il libro si lascia leggere con leggerezza e tutto sommato può divertire. Anche se per essere pienamente compreso necessita di un’infarinatura sulla materia. Il dilemma che pone è d’altro canto l’opportunità di sfruttare un argomento tanto interessante per ricavarne un prodotto all’altezza di un qualsiasi romanzetto. Far di meglio sarebbe stato senz’altro possibile.
“Tutte le paturnie di cui sono affetti i fisici sono vere. A maggior ragione se sono fisici quantistici”
Libro che ho letto molto rapidamente, meno di due giorni, nonostante non mi abbia entusiasmato. Che la penna dell'autrice sia molto scorrevole e arguta non c'è dubbio. Anche la scelta dell'episodio da raccontare (la cena di uno dei famosi congressi Solvay, quello del 1927, in cui erano presenti diversi grandissimi fisici) mi è parsa azzeccata. Assolutamente brillanti i "ritratti" dei vari scienziati che compaiono qua e là.
La narazione è però frammentata: per forza di cose l'autrice ricorre a numerosi salti temporali avanti e indietro per raccontare fatti, vicende e idee. Il più grosso limite, secondo me, è che non si capisce bene a chi si rivolge l'opera. Solitamente, i libri scientifici si dividono in divulgativi (quelli senza formule) e non divulgativi (quelli con le formule). Questo rientra dichiaratamente nella prima categoria, tuttavia vi sono davvero troppe troppe idee e troppi troppi personaggi per poter essere accessibile ad un profano della materia.
Tale doppia natura si esemplifica bene quando, nel riportare il discorso di Bohr al congresso di Como del 1927 (nascita "ufficiale" della meccanica quantistica), l'autrice ci informa che chi vuole può anche saltare il discorso (non così inaccessibile, in fondo) a piè pari (!). In sostanza, è come se si volesse presentare una fisica curiosa e, ahimé, macchiettistica per il lettore comune; sensazione acuita dall'insistere con i tic dei vari fisici e un continuo "i fisici fanno così" ecc.
In definitiva, dunque, penso che il libro possa essere apprezzato più da un pubblico di esperti della materia (come il sottoscritto) che non da un pubblico comune. L'autrice ha infatti fatto un ottimo lavoro di ricerca storica e alcune cose presenti sono chicche molto interessanti.
Commovente. Soprattutto l'ultimo paragrafo. La Greison è una divulgatrice nata, non c'è che dire. Intendiamoci bene. Non è che se non avete fondamenti scientifici ci capirete qualcosa di ciò di cui parla, anche se lo fa in forma decisamente semplice e molto accessibile... Ma, proprio come dice nell'ultimo capitolo, facendo famose citazioni come quella di Feynman, pensare di capire la fisica quantistica e, soprattutto, DIRLO di averlo fatto, equivale a non aver capito e non capirci niente. Per quanto riguarda il tema centrale del libro, la famosa cena alla conclusione del V Congresso Solvay a Bruxelles, prima della quale fu scattata la famosa foto più importante della (e per) la scienza, essa è l'occasione per parlare di fisica quantistica a 360°, raccontarne l'inizio, la storia, come ci si sia arrivati, le difficoltà e le battaglie dei vari scienziati tra di loro, dei loro vizi e delle loro virtù, dei loro molteplici, innumerevoli e strani tic, e di molto altro. Imperdibile, assolutamente, per qualunque "scientist-to-be", sia esso un fisico o meno. Ed anche per lo "scienziato stagionato", che avrà l'occasione di riflettere su uno dei lati più affascinanti, misconosciuti, incomprensibili e determinanti della scienza.
Orribile. Una delle pochissime volte in vita mia in cui io abbia lasciato un libro a metá. Un argomento e uno spunto che avrebbero potuto essere fantastici se sviluppati correttamente ma che nelle mani dell'autrice vengono massacrati e ridotti ad un' accozzaglia di pensieri, aneddoti, flashbacks e flashforwards accostati l'uno all'altro senza capo ne' coda. Avevo precedentemente letto "Einstein e io", sempre della stessa autrice, e avevo giá notato uno stile quasi infantile (che in questo libro ricompare all'ennesima potenza), ma tutto sommato il libro era riuscito ad intrattenermi. Peró con questo non ce l'ho fatta: pur essendo faticosamente arrivato al 60%, ieri sera ho preso la sofferta e triste decisione di abbandonarlo e dedicare il mio tempo a letture migliori. Metto una stella perché in questo caso la stella è il "quanto" e non posso andare sotto.... ma la veritá è che se potessi gli darei una costante di Planck. Vivamente sconsigliato.
"L'incredibile cena dei fisici quantistici" non mi ha particolarmente entusiasmata. Il titolo del libro, pagina dopo pagina, si rivela fuorviante, trattandosi alla fine di un mero collage di aneddoti che riguardano la vita dei partecipanti - e non solo - alla famosa ed esclusiva cena conclusiva del V Congresso Solvay della Fisica. La cena, quindi, si configura come l'escamotage adottato dall'autrice per descrivere in maniera sommaria le biografie di alcune delle menti più brillanti della fisica del 1900. La scrittura, dunque, scorre lenta, infarcita di tanti dettagli - alcuni dei quali, a mio avviso, superflui - e troppe divagazioni, e a tratti appare anche ripetitiva. Il lavoro di ricerca e stesura, sebbene imponente e meticoloso - come più volte sottolineato dalla stessa autrice -, alla fine risulta vanificato da uno stile non particolarmente efficace e coinvolgente. Un gran peccato, trattandosi di un argomento molto affascinante.
Un reportage sulle stravaganze, ricerche, manie dei fisici più importanti del Ventesimo secolo. Personaggi al limite della scala dell’intellighenzia umana, che si dimostrano ossessivi e stralunati tanto più si avvicinano alla somma conoscenza.
La Greison ne tratteggia i contorni caratteriali e fisici, tra una portata e l’altra di una fantomatica cena realmente esistita, che funge da palcoscenico per le teorie dei luminari della fisica quantistica.
Un tripudio di nozioni, tic e particolari biografici veri o presunti che hanno reso questi personaggi più o meno leggendari nel loro campo di studio e sulla scena storico-politica della loro epoca.
Consigliato a chi ama la fisica, gli scienziati pazzi e le cene dove si gozzoviglia parecchio.
Questo libro è perfetto per chi vuole avvicinarsi alla fisica, ma senza avere a che fare con concetti troppo complicati.
Infatti qui i concetti di fisica sono pochi, infatti si tratta di un romanzo, in cui viene ricostruita questa cena. Quindi si sofferma soprattutto sui rapporti tra gli scienziati, e ci sono anche scene divertenti.
Mostra come anche menti geniali, come Einstein o Marie Curie, in realtà siano uomini e donne normali, con i loro dubbi, sentimenti e incertezze.
Questo romanzo mi è piaciuto molto, infatti ho comprato anche altri due libri dell'autrice e non vedo l'ora di leggerli.
Se vorreste avvicinarvi al mondo della fisica e della scienza, o solo leggere un romanzo che faccia luce sulle personalità di questi scienziati, questo è il libro giusto
Due scopi dichiarati 1) divulgare la conoscenza della fisica quantistica 2) narrare in forma romanzata l'interazione dei fisici che hanno reso possibile questa grande evoluzione della fisica Raggiunto il primo obiettivo con una profondità che denuncia la competenza tecnica dell'autore e che non ho mai trovato in questo complesso tema. Fallito il secondo per l' inconsistenza del racconto, la difficoltà di fare un ritratto dei personaggi, i continui flashback e flash forward che fanno chiedere perchè non si è scelta una narrazione più lineare e cronologica. Il giudizio globale è una media fra le 5 stelle del primo scopo la singola stella del secondo
Lettura particolarmente piacevole per chi si desideri nutrirsi a cena partendo con un ottimo antipasto di fisica quantistica. Mette al centro i colossi che hanno fondato questa disciplina descrivendoceli dal loro punto di vista umano e soprattutto come commensali ad una cena di una certa rilevanza. Ovviamente un velo, non di più, di conoscenza della fisica può essere utile ma non necessario: sentire e studiare per anni formule intitolate a fisici e poi vederli nel loro lato umano, mi è risultato molto simpatico. La Greison riesce a farlo con particolare naturalezza, senza mai appesantire la lettura. Lo consiglio a chi vuole vedere le persone oltre gli scienziati: non ne rimarrà deluso.
L'autrice narra in dettaglio la cena avvenuta in seguito ad un convegno sulla fisica che si tenne nel 1927 a Bruxelles, arricchita da molti flashback per darci un quadro più preciso di ciò che stava avvenendo davvero. A quella cena ci fu un famosissimo scambio di opinioni sulla fisica teorica tra gli invitati ed in particolare tra Einstein e Bohr, che portò a gettare le basi della oggi nota fisica quantistica. E' stato interessante vedere come questi geni della matematica e della fisica siano stati in parte persone normalissime, con le loro manie e paure, e dall'altra quanto erano invece persone eccentriche, con i loro modi di fare un po' particolari. Interessanti i botta e risposta, ma solo dopo aver saputo i precedenti, narrati dall'autrice poco prima del dialogo, interrompendo quindi lo scorrere della storia, raccontando tutto un po' a pezzi. E devo anche dire che se non si è ferrati almeno un po' sulla fisica non dico quantistica ma perlomeno teorica, non si capisce un tubo e nemmeno si colgono le battute. Se fosse stato meno tecnico me lo sarei sicuramente goduto di più.