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Nostalgia

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Felice Lasco torna a Napoli, nel rione Sanità, dopo quarantacinque anni trascorsi fra Medio Oriente e Africa. La madre sta morendo e lui la accudisce fino all’ultimo con tardiva ma amorosa pazienza. Poi, invece di tornare al Cairo dove lo aspetta l’amata compagna, Felice sembra obbedire al richiamo delle radici e di un destino, e resta. Resta perché in attesa dell’incontro fatale con Oreste, noto ormai come delinquente incallito. Felice racconta a un medico dell’ospedale San Gennaro dei Poveri e a don Luigi Rega, prete combattivo e maieuta, la sua storia. Ha diciassette anni, fiero della sua Gilera e della sua amicizia con Oreste Spasiano, detto Malommo, compagno di sortite per i vicoli e di piccoli scippi. Poi, imprevedibile, il delitto di un usuraio. Oreste gli sfonda la testa. Felice è agghiacciato, non tradisce l’amico ma si chiude in un silenzio pieno di angoscia finché uno zio non lo porta con sé a Beirut, dove comincia una nuova vita. Ora, dopo tanto tempo, Felice si espone alla sofferta bellezza della sua città, alla disperazione e anche al formicolare di speranze che agitano il Rione Sanità, illuminato dal testardo operare di don Rega. Come da copione, però, Oreste attende Felice perché in realtà alla Sanità il Male lavora anche contro la Storia. E non c’è riscatto veramente possibile.
Un’opera magistrale nella quale Ermanno Rea intreccia la lucidità del reale e la sensibilità drammatica della tragedia sociale. Un omaggio alla Napoli malavitosa e ribelle del Rione Sanità, ai suoi eroi, alle sue vittime.

238 pages, Kindle Edition

Published October 13, 2016

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Ermanno Rea

19 books13 followers

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8 (6%)
1 star
4 (3%)
Displaying 1 - 14 of 14 reviews
Profile Image for piperitapitta.
1,050 reviews465 followers
July 13, 2024
Nel ventre di Napoli



Mi appresto a finire questo che è un romanzo denso, magmatico, di quelli in cui si entra con facilità ma si resta dentro ad aggirarsi con fatica, storditi e travolti dalla bellezza, e altrettanto con difficoltà si pensa di riuscire a trovarne l’uscita: non si desidera trovarne l’uscita, persi, forse, in quel sottosuolo ricco di storie, di fascino, di vite passate sopra il quale pulsa una realtà disordinata, incomprensibile, inafferabile, o travolti dagli ori e dagli stucchi del barocco delle chiese che contrastano le abitazioni di tufo e i vicoli che si arrampicano verso Capodimonte.




Posso già trarre le mie conclusioni, dunque, perché la storia inizia dalla fine - fine della quale non sapevo nulla quando ho visto il film, magnifico, di Mario Martone con le interpretazioni superlative di Pierfrancesco Favino, Tommaso Ragno e Francesco Di Leva (senza dimenticare gli intensi occhi che non vedono di Aurora Quattrocchi) - perché il film il finale non te lo svela subito, e in questo gioco di ribaltamenti tra romanzo e film, fra disvelamenti e rivelazioni, ritorni e nostalgia a un vissuto che è stato diverso da quello che poteva essere, di tentativo di imprimere a una vita vissuta per quarantacinque anni altrove il marchio delle origini, e la pace che, finalmente, Rea mi regala con Napoli, per me città verso cui nutro odio e amore, ma origine di parte della mia famiglia, posso dire di aver finalmente incontrato un autore che non immaginavo potesse essere quello che si è rivelato: imperdibile, dal respiro lento e dai contenuti ricchi di storia (anche dell’arte) e di impegno civile e sociale in cui il fluire dei pensieri e delle cose sono più importanti di quelle azioni che li determinano, ma anche colui che mi ha preso per mano e portata alla Sanità, nelle viscere di Napoli, nel ventre di Napoli, regalato il desiderio di tornare a Napoli, anche io.
Quattro stelle e mezza.






Tanta fretta perché ho trovato alcune notizie importanti che desidero condividere e appuntare prima di perdere:


Don Loffredo, il vero Don Luigi Rega

Rashid-Papà-Kemali, figura storica del PCI, considerato una sorta di missionario laico, che non immaginavo fosse realmente esistito, è invece una figura reale.

Le catacombe di San Gennaro
Profile Image for Albus Eugene Percival Wulfric Brian Dumbledore.
587 reviews96 followers
March 24, 2019
Nico’, me ne vado … non dimenticatevi di me
Ermanno Rea ci ha lasciati nel settembre del 2016 (era nato nel ’27). Sono sicuro che a quest’ora, a dispetto della sua militanza politica, starà chiacchierando e raccontando ‘fattarielle’ a San Pietro … santo napulitano e, ‘mparaviso, capo guardapurtone …
http://www.youtube.com/watch?v=WoeoWY... (non è completa, ma Vittorio è tanto, tanto bravo, bravo assai!).
«Se l’universo è un mistero, l’animo umano non è da meno.».
Felice Lasco, dopo quarantacinque anni passati a costruire ponti e dighe su e giù per l’Africa, torna a Napoli, nel suo rione Sanità, per accudire la madre ormai vecchia e malata. Laggiù ha temporaneamente lasciato Arlette, la sua compagna di una vita. Girando per il suo vecchio rione conoscerà e diventerà amico di don Luigi Rega, combattivo prete, come usa dire, ‘impegnato nel sociale’ (ma perché?, tutti gli altri non dovrebbero …) e Nicola, un vecchio medico dell’ospedale San Gennaro dei Poveri. Incontrerà il suo vecchio amico di un tempo, Oreste Spasiano, Malommo, oggi piccolo boss che domina il quartiere dal suo lussuoso appartamento di un bianco immacolato. No, niente, ma proprio niente a che vedere con il ‘Sindaco’ di Eduardo …
«’nu juorno me farrai chiagnere, ‘o ssaccio.»
Felice, attraverso il racconto del vecchio medico, ci condurrà alla scoperta della Sanità, dei suoi vicoli, delle sue chiese, della sua storia plurisecolare, delle catacombe, del culto dei teschi, ‘e “capuzzelle” («Ciascuno si sceglieva un cranio da adorare: lo puliva, lo lucidava, lo adagiava su un fazzoletto ricamato, lo circondava di fiori e di lumini accesi, esortandolo a ricambiare tutte quelle attenzioni intercedendo a proprio favore presso il Padre dei Padri.»). Scopriamo così miserie e nobiltà di questo quartiere sorto intorno al 470 avanti Cristo, e oggi collocato tra la collina di Capodimonte e le mura della città (via Foria).
«La fama della Santità di Gaudioso impresse negli animi dei Napolitani una gran divozione in modo che spesso frequentavano il sepolcro del Santo, e per intercessione di questo impetravan dal Signore grazie infinite, e particolarmente nelle loro infermità, in modo che chiamato venne questo luogo La Valle della Sanità, perché, come si disse, gli infermi che vi venivano, per intercessione del Santo, tornavano sani, e così ebbe questo nome.».
http://www.youtube.com/watch?v=u5E9h1...
Un piccolo atto d’amore alla ‘napoletanità’.
[Feb 2017]
Profile Image for Lee Foust.
Author 11 books213 followers
November 29, 2022
While not a great novel along the lines of my favorites--that is to say, the prose is only serviceable and there are no great formal innovations or experiments in fiction here--this is a fine socio-political novel, well worth reading. It explores the theme (see the title), which is simultaneously both heroic and rather tragic, through a protagonist's youthful journey very far away from, and then late return to, his native land, in this case the Sanita' neighborhood of Naples.

As in the other book of Rea's that I've read, Mistero Napoletano, he gives us the tragic ending first, and then weaves a kind of non-linear web around the central event, filling us in piece-by-piece, as in the way one fills in a jigsaw puzzle. This technique seems irreproachable, as I have no strong feelings against it or other solutions to offer, but as I said in my review of the other book, I also here felt occasionally like he was writing around rather than to the subject. This makes the books seem a bit belabored and perhaps a tad too long. Yet, in retrospect, I'm convinced (I guess) that he's written the story in the only way it could have been written.

As a writer myself obsessed with both place and nostalgia, I enjoyed this, another in a series of books I'm reading about my new city, Naples. I almost took an apartment on the edge of the Sanita' neighborhood and this novel almost made me regret not taking it--although the split level on the sixth floor was going to be way too many steps for this old man.
Profile Image for Roberto Dragone.
9 reviews2 followers
January 24, 2023
Ho iniziato a leggere Nostalgia di Ermanno Rea spinto dai sentimenti provocati dalla visione della trasposizione cinematografica omonima di Mario Martone. Quando ho visto il film al cinema pareva fatto apposta per me. In quel periodo stava incominciando la mia curiosità verso i film girati a Napoli, quei film che catturano l'essenza caotica e romantica della città. Nel film di Martone il protagonista ritorna nella sua città natale come un esploratore non richiesto; girovaga tra i vicoli e le viuzze, i budelli del Rione Sanità, ritrovando quell'affetto verso dei luoghi che parevano averlo rigettato via. Martone riprende Napoli con un'ammirazione che raramente ho visto al cinema: la città si appropria delle immagini, così i palazzi di tufo dalle facciate scrostate, come la luce che si imbuca tra le viuzze strette, oppure le vedute dei vicoli, quei vicoli suggestivi e sregolati, mi ammaliavano, e parlavano a me, a me soltanto, che mi sentivo solo e unico in una sala piena di gente. E poi la nostalgia è pure un mio vizio. Così la ricerca vagante del protagonista diventava la mia ricerca. La ricerca di cosa non si sa: si vaga e ci si perde per ritrovarsi.

Mesi dopo ho rivisto il film a casa e si è sviluppata in me una sensazione che avevo già avuto dopo la prima visione: il film è bellissimo, ma pareva che mancasse qualcosa. Un pezzo, un'attaccatura, qualche cosa. Con questi sentimenti ho letto il romanzo di Rea: sedotto dal film, certo, ma come un innamorato un poco titubante. Volevo risposte ai miei dubbi, volevo capire certe cose, non sapevo che nel romanzo avrei trovato un modo completamente inesplorato nel film. Più che mamma e figlio, libro e film paiono due gemelli eterozigoti, questo perché il film rimescola le carte del tempo e rivede alcune situazioni, oltre a dedurre diversi passaggi narrativi in modo intelligente. Ma poiché è un film e deve rispettare una certa durata, e poiché evita la voce fuori campo, molti dettagli si perdono, dettagli che però provocano delle conseguenze che, appunto, lasciano un senso di insoddisfazione. Comunque, per fortuna che manca la voce fuori campo: il cinema è un racconto di immagini, e infatti nonostante questa mancanza il film sa bene cosa vuole essere e grazie a questa sicurezza raggiunge comunque una propria compiutezza.

Il film però decide di incominciare più o meno al capitolo 24 del romanzo (su 35 capitoli), escludendo dal racconto quella costruzione minuziosa (direi rothiana, autore citato dallo stesso Rea) del contesto socio-culturale attorno alla storia raccontata. Felice Lasco, il protagonista, torna a Napoli e prova nostalgia: ma nostalgia per cosa? Rea racconta una storia a partire dalle fondamenta, non dalla storia di Lasco, ma ancora più giù, dalla storia del Rione Sanità. La storia di quelle battaglie sociali e politiche combattute negli anni Settanta tra i budelli del Rione, da abitanti del quartiere che hanno tentato di cambiare le cose o di reagire contro l'inevitabile degrado economico verso cui si stava dirigendo il Rione. Rea non può non far comprendere, e quindi giustificare, la nostalgia di Lasco senza dispiegare la storia dell'oggetto verso cui è rivolto questo sentimento: appunto il Rione Sanità - con tutto ciò che comporta, quindi i suoi vicoli e le loro storie, ma soprattutto ciò che significa attraversarli, con tutto il bagaglio di reminiscenze e ricordi.

Per questo motivo, per la capacità di Rea di costruire il contesto del Rione Sanità, e quindi di un pezzo di Napoli, quando Lasco torna nella sua città natale il lettore capisce ciò che prova: non soltanto perché Rea si perde (e lo dico con la massima ammirazione: per me la letteratura si dovrebbe perdere in divagazioni e parentesi, dovrebbe approfondire) nella descrizione dei sentimenti provati da Lasco, ma anche perché il lettore conosce perfettamente Lasco e sa esattamente in che luoghi sta andando e quali personaggi incontrerà. E quali storie avranno sia gli uni che gli altri. Quindi Rea giustifica la malinconia di Lasco, e in questo modo costruisce la malinconia anche nel lettore, e la costruisce minuziosamente. Per questa scrupolosa ricostruzione, nel romanzo di Rea ho trovato una complessità e un'intensità che non mi aspettavo dalla stessa storia che avevo visto nel film di Martone. Nel film la malinconia è principalmente visiva, nel romanzo viene descritto l'abisso dietro ciò che si osserva.

Ma nonostante la sua bellezza, Nostalgia sa essere anche un romanzo difficile: racconta una storia densa in una struttura apparentemente irregolare. La narrazione avanza intervallata da capitoli che approfondiscono la storia di un evento o un luogo del Rione Sanità. Inoltre, è un romanzo scritto come se fosse un resoconto, in uno stile a tratti saggistico che non ho potuto non apprezzare (da amante dello stile similare di Philip Roth) anche se forse compromette il coinvolgimento, almeno a tratti, e che diventa dispersivo arrivati in prossimità della fine, senza però compromettere l'interesse del lettore. Sì perché il racconto di Rea mi ha conquistato come pochi altri racconti che ho letto di recente. La vicenda raccontata è dolorosa, inserita in un Rione che racchiude un organismo ingarbugliato e contraddittorio; eppure, davanti a questa sfida, la penna di Rea riesce a divincolarsi dalle difficoltà espositive e costruire una narrazione che dispiega brillantemente la storia.

Una storia che inizia dalla sua conclusione; quindi la lettura non lascia scampo (un espediente su cui si può speculare a lungo), ma nonostante ciò, anzi, forse proprio per questo, riesce a scatenare una reazione emotiva ancora più intima che fa venire voglia di perdersi tra le strade del Rione Sanità e trovare dei vicoli e delle viuzze nelle quali sembra di essere cresciuti.
Profile Image for Frabe.
1,196 reviews56 followers
August 12, 2017
“Questa storia comincia dalla fine; comincia con la morte del protagonista, Felice Lasco, ucciso con due colpi di pistola da colui che, in giovinezza, era stato il suo amico del cuore.”
Questo l'incipit. E così accade che il romanzo, lettura piacevole per un buon tratto, con la sua storia napoletana di colore e malavita disseminata di interessanti note storico-artistiche sulla città, sfoci poi in un'attesa lunga e piuttosto monotona dell'esito preannunciato: due colpi di pistola, ormai senza fremito alcuno.
215 reviews2 followers
June 22, 2022
Il titolo si impone come un manifesto di intenti: tema indiscusso sarà il ritorno, con tutti i suoi corollari.
Il trauma del distacco e il perché si è costretti a partire, non si può evitare, risparmiarsi questa ferita. Per lo più per questioni di vita indifferibili.
E poi la sensazione di estraneità silente che rimane anche quando ci si inserisce egregiamente nella nuova dimensione. Da questa sensazione deriva anche il dolore del ritorno, di non poter tornare e di ciò che si è lasciato: la nostalgia.
Queste grandi domande dell'essere umano nomade per natura ed evoluzione quindi per DNA potremmo dire sono affrontare da Ermanno Rea con sapienza e spirito critico sullo sfondo di una città o meglio di rione della sua città che di partenze traumatiche ne ha viste tante e di ritorni forse meno ma di nostalgie ne ha suscitate moltissime.
L'archetipo del ritorno e le sue ambivalenze anche tragiche si dipana in un racconto che è personale e unico per le scelte del tutto particolari a cui sono sottoposti i personaggi e nel contempo e generale e classico per i dilemmi di appartenenza, riconoscimento e ricerca che ci pone.
Il tutto su uno sfondo che è l'altro protagonista del romanzo un rione, una città contraddittoria e irriducibile per la quale traspare un amore incondizionato e allo stesso tempo rigoroso che ne accetta le contraddizioni ma non smette di richiedere e attendere pazientemente dei cambiamenti.
2 reviews
February 27, 2024
La trama mi aveva convinta con il tema del nostos (ritorno) come assoluto protagonista, il tutto però è stato un lento ripetersi pagina dopo pagina.
Profile Image for Densi.
3 reviews
June 15, 2021
Una storia che fa venir voglia di scoprire il cuore di Napoli. I meandri del rione Sanità vengono attraversati con minuzia e curiosità al pari dei pensieri che rincorrono il personaggio principale, Felice Lasco, "straniero" che dopo 45 anni ritorna nella tanto amata quanto temuta terra. Il tema del ritorno è presente in ogni parte della storia e fa riflettere su quanto allontanandosi dal posto che ci ha partorito non ci si stacchi mai totalmente.
Profile Image for Martina.
17 reviews42 followers
March 9, 2023
Molto felice che questo racconto ambientato alla Sanità, storico quartiere napoletano, abbia avuto la visibilità che si merita grazie alla trasposizione cinematografica di Martone.
Il vero protagonista del libro non è Felice Lasco, seppure sia un carattere interessante e sfaccettato, ma è proprio la Sanità, coi suoi vicoli scavati nel tufo, il bene e il male amalgamati, un quartiere affascinante e misterioso, di cui Rea traccia la storia: ci racconta delle piccole produzioni casalinghe di guanti di pelle del secolo scorso, soppresse dal venire della globalizzazione e dei prodotti a basso costo provenienti dall’altra parte del mondo, un quartiere in cui si impara ad arrangiarsi, e quando non lo si riesce a fare, basta una brutta compagnia, un solo amico marcio, per ritrovarsi invischiati in fatti criminosi, come succede a Felice Lasco. Per le strade della Sanità pero non ci sono solo “malommi”, anzi: abbiamo ad esempio il parroco Luigi Rega, alla guida di Santa Maria della Sanità, che è un ottimista incallito, convinto che esista la buona imprenditoria che può investire nelle tante bellezze nascoste della Sanità, a partire dalle oggi famosissime catacombe, o Rashid Kemali, comunista musulmano a capo della sezione locale del partito, che dedica la sua vita ai più poveri e spinge i guantai a farsi valere con i padroni.

Ho amato le descrizioni e i personaggi che affrescano questo racconto, di sicuro influenzata dal fatto che sia ambientato nella mia città natale, ma quel che ho amato di più è stata proprio la riflessione sull’importanza dell’agire collettivo, che può portare alla trasformazione di un intero quartiere; difatti molti personaggi sono ispirati a persone vere che vivono o hanno abitato la Sanità, quartiere che negli ultimi 15 anni circa ha visto un grossa trasformazione, con la valorizzazione di alcuni beni nascosti, che oggi attraggono chi visita la città (proprio come si augurava il Don Luigi Rega del libro). Una riflessione che in tempi come i nostri di individualismo sfrenato, e competizione con l’altro che porta ad isolamento e depressione, non può che essere necessaria.
Profile Image for Andrea Simonetti.
1 review
June 17, 2023
Il mio preferito di questo 2023, letto tutto d'un fiato. L'amicizia viscerale tra Felice e Oreste Spasiano si sviluppa non senza incappare in sentieri tortuosi, come i viottoli della Sanità, uno spaccato straordinario di una città straordinaria come Napoli. È forse il rione il vero protagonista del Romanzo, con le sue contraddizioni, come l'arte e l'operosità dei guantai napoletani, i migliori d'Europa nella lavorazione dei pellami, contrapposte alla neghittosità dei mariuoli. E poi le lotte per i diritti dei lavoratori che si consumano nelle notti di fatica nei bassi, non semplici abitazioni ma luoghi di aggregazione sociale, grande umanità per piccolo, piccolissimo ceto sociale. La devozione a San Vincenzo Ferrer e la preghiera recitata a gran voce nella Liturgia di Padre Rega in piazza contro la criminalità. Un piccolo mondo a sé stante, staccato dal resto dell'area metropolitana fisicamente da un ponte e idealmente nell'immaginario mio di lettore, un mondo tutto da scoprire lasciandosi guidare dalla Gilera di Felice, il quale lascerà Sanità per tanti anni senza che essa abbia mai davvero abbandonato lui.
Profile Image for dv.
1,398 reviews60 followers
June 30, 2022
Un nostos - ritorno - che diventa nostalgia, cioè suo dolore. Una vicenda in cui l'ineluttabilità delle radici e dell'emozione vince sulla razionalità, con il protagonista che va inesorabilmente incontro al suo destino. Ma il tutto è raccontato in maniera atipica, laterale, perché il destino del personaggio è noto fin dalla prima pagina e a raccontarlo è un altra voce, alter-ego dell'autore. E personaggio forse ancor più di spicco è Padre Rega (peraltro antico nome dei Rea) che è in realtà il vero don Antonio Loffredo, parroco della Basilica di Santa Maria alla Sanità, anima positiva del riscatto sociale del rione cui Rea dedica molto spazio. Ecco un'intervista a Loffredo che chiarisce ulteriormente le intenzioni di Rea in questo ultimo suo romanzo: https://napoli.repubblica.it/cronaca/...
Profile Image for Claudio Di Leva.
96 reviews1 follower
June 26, 2022
ho letto il libro dopo aver visto l'omonimo film diretto da Martone, avendo maturato l'impressione che lo stesso fosse uno stringato riassunto del racconto.
Nel libro infatti Felice Lasco non è protagonista assoluto ma la sua vita si intreccia indissolubilmente al suo antagonista, al narratore al parroco, alla Basilica di Santa Maria della Sanità a tutto il rione Sanità stesso Catacombe e San Vincenzo Ferrer detto il Monacone compresi.
Nonostante l'amara conclusione, anticipata nella prima pagina questo libro è un inno alla fratellanza, all'impegno sociale, al riscatto
282 reviews
July 2, 2022
Storia di due ragazzi e del quartiere della Sanità a Napoli.
Uniti sin da bambini uno Oreste sceglie il mondo della malavita e coinvolge l'altro Felice in piccoli furti fino a implicarlo in un furto che finisce con l'uccisione del derubato e la fuga di Felice in Africa.
Qui vive per 45 anni sino al ritorno a Napoli per accudire la madre morente e riscoprire le sue radici, decidere di rimanere a vivere nel suo vecchio quartiere e scontrarsi con il vecchio amico.
Profile Image for Gerardo.
489 reviews33 followers
January 15, 2017
Testo struggente, che riflette sul grande tema della Migrazione avendo come sottotesto il tema del Ritorno greco, di omerica memoria. Non è, però, la migrazione contemporanea, cioè quella dell'altro: qui, al contrario, è la migrazione nostrana, quella del Sud, quella di Napoli.

Il racconto è narrato da un medico in pensione, Nicola, che raccoglie la testimonianza di Felice Lasco, poco prima di morire. Infatti, il testo si apre con il delitto di Lasco: viene ucciso da Oreste Spasiano, boss di camorra del quartiere Sanità, nonché vecchio amico di Lasco. Inizia come un giallo, ma in realtà non lo è: sappiamo tutto, ma davvero tutto, di questo delitto. Per questo, il testo diventa una discesa nell'intimo di Lasco, il quale diventa solo una scusa per penetrare nei meandri dello spirito di un quartiere, la Sanità, che diventa simbolo di una certa Italia, di un certo modo di vivere nostrano.

Il si concentra, principalmente, sull'ultima fase della vita di Lasco, cioè dal suo ritorno a Napoli dopo quarantacinque anni di autoesilio. In questo periodo, conosce il medico che poi diverrà il suo biografo e il sacerdote Rega, figura chiave del quartiere Sanità. Il testo diventa, quindi, rappresentazione di due lotte per la salvezza: da una parte Lasco, che cerca di rifarsi una vita dopo una gioventù criminale, culminata in un delitto, insieme al suo amico Spasiano; dall'altra la storia di un quartiere, raccontata attraverso anche fonti storiche, che cerca di risvegliarsi grazie all'operato di don Rega e dei giovani che lo seguono.

Sono due racconti di lotta e resistenza, uno più intimo e l'altro più politico, che sono entrambi venati di malinconia, di rabbia e profondo senso di meraviglia nei confronti del bello e della vita. Ciononostante, il testo non diventa mai patetico, anzi: mantiene sempre un certo stile medio, una prosa scorrevole che si concede, ogni tanto, qualche punta di colore attraverso l'uso del napoletano (prontamente tradotto, soprattutto nelle sue espressioni più strette).

E' il grande racconto di una fuga da una terra che sembra portare con sé un destino maledetto e, allo stesso tempo, un magnetico senso di bellezza che rende difficile qualsiasi rapporto con essa. La contraddittorietà diventa un altro tema cardine del testo, poiché Lasco sarà sempre in lotta con se stesso, per via del suo rapporto con il passato. Purtroppo, una riconciliazione non è possibile: solo la morte può, in maniera definitiva, recidere ogni nodo gordiano, impedendo a questa nostalgia del titolo di trovare il proprio riscatto, dovendosi accontentare soltanto di una fine. Rea ci vuole dire che il Ritorno, anche quando fosse possibile, non è nient'altro che questo: un modo per mettere fine a una storia, senza però la possibilità di trovare una pace o un rinnovato senso a quanto è successo. Una fine che, tra le altre cose, non ci appartiene: infatti, l'intera storia non è raccontata in prima persona, ma da un estraneo che ha raccolto la testimonianza di Lasco (senza però rinunciare a qualche aggiunta personale, a qualche vicenda della propria storia).
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