Tre colori, tre favole piene di poesia e di emozioni. La prima storia, "Neve", è bianca e riposante, come la neve e l'Asia che la ispirano. Yuko è un giovane poeta giapponese. Nei suoi haiku sa cantare solo lo splendore e la bianchezza della neve. Soseki è un anziano pittore divenuto cieco che vive nel ricordo di un amore perduto. Neve è una ragazza bellissima. Il suo corpo giace per sempre tra i ghiacci. A legare i loro destini, un filo, disperatamente teso tra le cime di due montagne, come simbolo di un esercizio funambolico impossibile da eseguire. "Il violino nero" è la seconda storia, nera come le note del pentagramma, inquietante come l'atmosfera di una Venezia silenziosa ma percorsa da echi della coscienza e dei desideri. Un giovane genio coltiva l'ambizione di "mutare in musica la propria vita". Una donna misteriosa esprime in un canto dalle divine sonorità la profonda innocenza della sua anima. Un anziano liutaio ha creato uno splendido violino, nero come gli occhi e la chioma di quella donna. "L'apicoltore", la terza storia, ha il colore dell'oro come il sogno folle di un giovane che dal Sud della Francia parte per l'Africa. Aurélien cerca in ogni cosa l'oro della vita, ossia la bellezza, la magia, il colore caldo del sole, ed è incantato dalle api, "che possono morire d'amore per un fiore". Dopo infinite avventure farà ritorno a casa per scoprire dentro di sé il seme di un puro amore per l'unica donna che lo ha da sempre aspettato, piena di fiducia e speranza.
Ecrivain ayant vécu entre Paris et l'Afrique, Maxence Fermine est l'auteur de plusieurs romans et recueils de nouvelles. En 1999, il se lance en publiant 'Neige' qui est une agréable surprise. Fort de ce premier succès, l'auteur se consacre pleinement à l'écriture. Toujours en 1999, il dévoile son deuxième roman, 'Le Violon noir'. En 2000, il écrit 'L' Apiculteur' qui reçoit le Prix del Duca et le Prix Murat en 2001. La même année, il co-écrit 'Sagesses et malices de Confucius le roi sans royaume' avec Olivier Besson. Véritable bourreau de travail, il enchaîne avec 'Opium' en 2002, 'Billard blues', 'Jazz blanc' et 'Poker' en 2003. En 2004, il décroche le Prix Europe 1 grâce au roman 'Amazone'. S'en suit les romans 'Tango Massaï' en 2005 et 'Le labyrinthe du temps' en 2006. En 2007, Maxence Fermine publie 'Le Tombeau d'étoiles'.
Non conoscevo questo autore e mi ha davvero colpita. In particolare il racconto Neve. Per me è pura poesia, delicato, armonioso, soffice eppure intenso come un fiocco di neve che cade. Gli altri due racconti non raggiungono il lirismo del primo, ma sono comunque belli.
Il terzo libro è quello che mi è piaciuto di meno.. i primi due belli, Il violino nero sicuramente il mio preferito. Mi è piaciuta quest'atmosfera così poetica e irreale come se ci si trovasse perennemente dentro un sogno. Se avete altro da consigliare di quest'autore (che personalmente non conoscevo) sarei contenta di scoprirlo ancor di più ☺
La trilogia dei colori è la raccolta di tre testi che spiccano per la narrazione poetica con cui vengono narrati. Seriamente, sono rimasta impressionata a priori solo dallo stile dell’autore. Ognuno di loro si concentra su una forma d’arte riferita a un colore. Neve si basa sulla poesia, in particolare l’haiku e si concentra sulla crescita di un giovane poeta giapponese amante della neve. Questa passione viene espressa nei suoi componimenti a causa dell’assenza di colore in essi al punto che, per diventare un poeta completo, viaggerà dall’altro capo del paese per diventare allievo di un maestro cieco, capace invece d’imprimere nelle parole la vivacità dei colori. Aggiungiamo poi il ricordo della sua amata morta e abbiamo la giusta dose di angst. Il violino nero invece, è ambientato durate il periodo napoleonico e narra le avventure di un prodigio della musica e del liutaio che incontrerà durante la sua convalescenza a Venezia. Il colore nero la fa da padrone attraverso le atmosfere e gli oggetti dell’uomo, discepolo di Stradivari, e la sua intenzione di costruire il violino perfetto in grado di eguagliare la voce divina della sua amata morta. Sì, assomiglia a Neve su questo punto di vista, ma il finale ha un suo perché. L’ultimo racconto, L’apicoltore, si basa invece sull’oro del minerale, delle api e del miele e più che su un’arte in sé si focalizza sulla ricerca di se stessi e il compimento dei propri sogni. Ho adorato le atmosfere di questo racconto, così come il viaggio dalla Francia all’Africa del protagonista, ma ho avvertito la trama leggermente più deboluccia. In ogni caso, questi tre racconti si completano bene e leggerli è quasi una gioia per gli occhi più che dello spirito. Consigliato.
Ho comprato questo libro approfittando della promozione della Bompiani, a scatola chiusa, non conoscevo ne l’autore ne i racconti contenuti:
NEVE Il primo racconto della raccolta. Devo dire che sono rimasta un po’ interdetta in alcune parti, forse erano un po’ forzate per dare un po’ di brio alla storia, di per se delicata, non mi sono piaciute sarebbe stato meglio senza avrei apprezzato di più la leggerezza impalpabile di una leggenda giapponese. Ho adorato la storia di Soseki, il samurai e Neve, la funambola europea, molto molto carina, potrebbe benissimo risultare come leggenda contemporanea. Voto: ⭐️⭐️
IL VIOLINO NERO Secondo racconto, molto particolare. Ruota tutto attorno alla figura mistica e misteriosa di questo violino nero, il quale sembra richiamare a se il protagonista Johannes. Attorno a questo violino ruota la storia di Erasmus da Cremona, liutaio della scuola di Stradivari e la contessina Carla Ferenzi di Venezia. Una storia tormentata che parla di morte e amore perduto, ma soprattutto di ambizione sconsiderata. Mi è piaciuto più del primo. Voto:⭐️⭐️⭐️
L’APICOLTORE Terzo racconto, color dell’oro, della Provenza e dell’Africa. Africa, luogo dove il nostro protagonista Aurélien Rochefer va alla ricerca della donna dalla pelle dorata che sogna; se ne va lasciando in Provenza l’unica donna che lo ama in silenzio, Pauline....ma ritornerà sui suoi passi? Un racconto di sogni realizzati per metà, poi del tutto e poi infranti..un racconto di speranza e di colori brillanti come il colore della lavanda e del miele. Voto:⭐️⭐️⭐️e mezzo
Ho acquistato questo libro quasi per caso, approfittando della promozione Bompiani e senza avere quindi particolari aspettative. Ora posso dire di essere rimasta davvero sorpresa. Venendo da una lettura a dir poco disastrosa, questa breve trilogia è stata una boccata d’ossigeno, dalla scrittura scorrevole e delicata; se il primo racconto non mi ha convinto più di tanto, gli altri due mi hanno conquistata, in particolare il terzo che ricorda molto “L’Alchimista” di Paulo Coelho (altro libro che ho amato). Una lettura piacevole, leggera e al tempo stesso profonda che non posso che consigliare.
Three tales about young men finding inspiration. A Japanese poet, that composes verses only about snow and its candor, travels to a master to learn how to put color in his haiku. A violinist that struggles to compose his opus magna learns the story behind a beautiful and haunting black violin in a Venetian workshop. A beekeeper in Provence that dreams the color of gold, when the honey of his bees is no longer enough, embarks on a journey towards another continent in an attempt to find his vision.
The stories do not intersecate, but they mirror each other with their a similar fairy tale-esque structure. All three young men feel like their art is somehow lacking, they go looking for that something, find someone that helps them in their search - either actively or by sharing their story - and finally return home changed from their journey. Despite, or maybe because of, the simple plot the tales are beautiful, they have this dream-like feeling that is accentuated by the poetry-like language. The language is one the of the things that enjoyed the most, the other one is the way the author describes inspiration: it visits all characters in different, but also similar forms, almost vision like, and captures their souls in an almost obsessive way.
«Ci sono due specie di persone. Ci sono quelli che vivono, giocano e muoiono. E ci sono quelli che si tengono in equilibrio sul crinale della vita.
Ci sono gli attori. E ci sono i funamboli.»
La mia idea iniziale consisteva nel leggere i racconti con un certo intervallo ma i primi due li ho proprio divorati, solo l'ultimo l'ho letto con un po' più di calma.
Non conoscevo l'autore ma mi sono immediatamente innamorata della sua prosa delicata ed altamente evocativa. Il suo stile è davvero affascinante e... camaleontico. Infatti i tre racconti presentano ognuno una scelta di scrittura diversa e a mio dire azzeccatissima e se da un lato son tanto diversi tra loro, è sorprendente scoprire via via quello che invece li accomuna.
Il libro è composto da tre racconti ad ognuno di essi è associato un colore: il primo racconto dal titolo “neve”, a cui è associato il colore bianco, ha come protagonista un poeta giapponese che scrive solo quando c’è la neve, ma presto verrà accusato di scrivere in modo troppo anonimo e troppo bianco. Per riuscire a dar colore alla sua poesia il protagonista intraprenderà un lungo viaggio.
Il racconto ha la capacità con la sua scrittura di trasmettere il candore, la delicatezza della neve.
Il secondo racconto intitolato “il violino nero”, a cui è associato il colore nero, racconta la storia di un violinista e di un liutaio che ha progettato un violino con poteri sovra naturali che fanno rischiare la vita a chi lo suona. Il violinista rimane attratto da questo violino così tanto che vuole suonarlo a tutti i costi.
Al contrario del racconto precedente le tematiche affrontate sono più cupe e gotiche.
Il terzo racconto dal titolo “l’apicoltore”, a cui è associato il colore oro, racconta la storia dell’apicoltore e del viaggio intrapreso in Africa per trovare l’oro, attraversando deserti e montagne . Il racconto ha al centro le api e la passione che spinge una persona a tutto pur di inseguire i propri sogni.
Un libro con molto simbolismo al suo interno che meriterebbe altre riletture per comprendere a pieno tutti i racconti; giocano infatti un ruolo fondamentale i sogni che spesso sono premonitori di quello che accadrà.
Inoltre in ogni racconto è sempre presente una figura femminile che spingerà il protagonista a fare determinate scelte per l’amore incondizionato per questa donna che in tutti i racconti è presente ma solo un simbolo. La donna infatti viene paragonata alla neve nel primo racconto, all’ape regina nel terzo e al violino nel secondo di cui ne ricalca le forme e il suono della voce.
Un libro di cui mi ha colpito in particolare per lo stile di scrittura dell’autore che varia molto da racconto a racconto passando da delicato e onirico, simile alla narrativa giapponese, al gotico e duro. Approfondirò sicuramente altro dell’autore.
3,5* I primi due racconti sono bellissimi, poesia. L’ultimo, invece, è stato una noia mortale per me: troppo lungo e scontato. Non ha avuto la stessa magia dei primi purtroppo.
Tre racconti raccolti in un'unica edizioni. Tre emozioni diverse, per tre volte l'autore entra nell'animo del lettore segnandolo. La trilogia dei colori è da contemplare, non è un libro che suscita allegria, tristezza o emozioni, è un libro di riflessioni, un libro da sentire seguendone il flusso. Un'esperienza, un viaggio obbligato attraverso i flutti di una prosa estremamente evocativa.
NEVE Non capisco se sono limitata io o meno, ma non riesco a capire il senso di questo racconto. È poetico, ben scritto, piacevole nella forma, ma non fa che rafforzare la mia teoria per cui proporre delle storie filosofeggianti sullo stile del "Candido" voltaireiano non sia cosa sagga ed efficace da fare dopo il Settecento/Ottocento. E questo racconto è del 1999. ⭐/5
IL VIOLINO NERO Si rafforza una mia altra teoria per cui ogni storia che ruoti attorno a un pezzo d'arte sia una garanzia di piacevolezza. Se poi le vicende avvengono all'interno di una città d'arte ben descritta si accentua il senso del bello che riempie la storia. Fortunatamente l'autore ha abbandonato i tentativi filosofeggianti da XX secolo. ⭐⭐⭐/5
L'APICOLTORE Aaaand they are back! La recensione di questo ultimo racconto è uguale alla prima, ma si aggiungono i punti a sfavore dell'avere dialoghi troppo lirici e irreali, oltre che frasi tanto poetiche che mi fanno pensare che l'autore sia partito volendo scrivere un libro di poesie per poi accorgersi di non esserne in grado (riversando tutto in una prosa mielosa che va a nozze con il tema "apicoltore" ). Nota a favore: ho apprezzato che parte della vicenda verta sul labile confine tra stravaganza e pazzia e tra sognatore e incosciente. ⭐⭐/5
Un libro che è semplicemente a metà di un sospiro e un soffio di poesia; tre storie da assaporare una più bella dell'altra come fossero un balsamo per l'anima.
Maxence Fermine, con La trilogia dei colori, compone un’opera che è al tempo stesso poesia, filosofia e alchimia narrativa. In un trittico di romanzi brevi — Neve, Il violino nero, L’apicoltore — l’autore scolpisce parole con la precisione di un artigiano, scegliendole non per riempire pagine, ma per stratificare significati. Ogni frase è un gesto deliberato, ogni oggetto un simbolo, ogni numero un codice. La brevità non è economia, ma essenzialità: come un haiku, ogni parola è necessaria e nulla è superfluo. Il cuore pulsante dell’opera è la ricerca dell’assoluto. In Neve, Yuko — giovane poeta giapponese — deve imparare che la poesia non è solo tecnica, ma la summa di tutte le arti: danza, pittura, calligrafia, musica. Come il bianco, che non è assenza ma somma di tutti i colori, la poesia è totalità. Il maestro Soseki, pittore cieco e figura quasi zen, lo guida in questo percorso, insegnandogli che il colore non è fuori, ma dentro. La neve diventa metafora di purezza, ma anche di invisibilità — perché l’arte, se non incarnata, rimane muta. Il numero sette, ricorrente, scandisce il tempo e la crescita, come un mantra iniziatico. Il violino nero è una variazione musicale sul tema: Johannes, violinista prodigio, desidera comporre un’opera perfetta, un capolavoro assoluto. Incontra Erasmus, un liutaio. Anch’egli con un desiderio assoluto (costruire il violino migliore) e come Johannes col costante sogno di una donna, che trova in Carla Ferenzi, soprano dalla voce divina, di cui si innamora perdutamente. Per lei costruisce il violino nero, uno strumento mitico, fabbricato a sua immagine, convinto che solo il violino possa riprodurre la voce di una donna e mettendo in quello strumento l’intenzione di farlo diventare Carla. Il violino diventa corpo, ossessione, creazione e distruzione. La bellezza assoluta non può coesistere in due forme. La simbologia numerica si intensifica: il tre, il sette, il trentuno, il dieci; ogni cifra è una chiave, un passaggio, una soglia. La figura di Erasmus è quella del demiurgo, del creatore. Johannes impara da lui, tocca l’assoluto, lo incarna a sua volta nella sua opera, ma comprende il suo umano limite e consegna al nulla quell’opera e se stesso: l’uomo quando tocca l’assoluto non ha più scopo o ragione per vivere i limiti della vita. Infine, L’apicoltore è il viaggio dell’anima. Aurelien Rochefer cerca l’oro della vita, non per cupidigia, ma per bellezza. L’ape, il miele, la luce: tutto è simbolo di ciò che brilla e nutre. L’Africa diventa terra di iniziazione, di perdita e di rivelazione. La donna Galla, regina e amante, è l’assoluto incarnato, che si dona e poi scompare. Il ritorno è rinascita, ma non replica: “non si può sognare due volte lo stesso sogno”. Eppure, nell’amore per Pauline, Aurelien trova il suo frammento di assoluto, non più ideale, ma umano, tangibile, condivisibile. Dietro ogni colore — il bianco, il nero, il giallo — si cela una filosofia. Dietro ogni nome — Yuko, Soseki, Erasmus, Johannes, Aurelien — una funzione narrativa e simbolica. Dietro ogni oggetto — una scacchiera, un violino, un’ape — un mondo. Fermine non scrive: scolpisce. E in questa scultura, il lettore trova specchi, sogni, ferite, intuizioni. Questa trilogia non si legge una sola volta, perché ogni lettura è una stratificazione nuova, un affondo più profondo. È un’opera che cambia la vita, che va letta a piccoli sorsi, cercando in ogni parola i mille strati che nasconde.
Ho comprato questo libro per curiosità. Speravo mi piacesse, che fosse interessante, l'ho trovato stupendo. Mi sono piaciute tutte e tre le storie, permeate di magia e di mistero. Ognuna aveva un profumo oltre al colore diverso. Lo consiglio!
Neve La passione di Yuko per gli haiku, poesie composte di 17 sillabe con a tema il colore bianco puro della neve. Io ne ho sentito perfino il profumo. La leggenda della donna amata da Soseki, grande artista a tutto tondo che avendo perduto la vista aveva acquisito uno straordinario uso dei colori nei suoi dipinti. Riuscirà ad insegnarlo a Yuko che gli farà ritrovare Neve, l'unico amore di Soseki, bellissima funambola che aveva perso la vita tra le montagne.
Il violino nero Johannes ama la musica e quando suona il suo violino, affascina chiunque. La sua idea costante é riuscire a comporre una splendida sonata. Purtroppo verrà chiamato a combattere e sarà ferito molto gravemente. In ospedale riuscirà ad alleggerire le ferite dell'anima dei suoi compagni con il suo violino. Finita la guerra gli offrirà alloggio Erasmus liutaio a Venezia che un giorno gli parla del violino nero che si trova in casa sua. È una storia dolorosa che parla di una soprano affascinante che aveva una voce così melodiosa che ammaliava chiunque la udisse. Johannes non riuscirà a comporre l'opera che sente dentro di lui.
L'apicoltore Aurélien vive in Provenza, tra i campi di lavanda coltivati dal padre. Sogna di diventare apicoltore, ammaliato dal colore oro del miele. Dapprima riesce nel suo intento ma una tempesta gli distruggerà tutte le arnie. Andrà in Africa in seguito ad un sogno che lo tormenta da tempo. Li, tra tante peripezie, conoscerà un capo che gli indicherà una montagna misteriosa dove vivono solo le api. Riuscirà a trovarla, contento di aver visto l'oro che cercava. Pauline, la ragazza che aveva amato, lo starà aspettando?
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Probabilmente se non fosse stato il libro del mese del GDL Chiave di lettura non lo avrei mai letto e forse non ne avrei sentito la mancanza. Si tratta di tre romanzi brevi o tre racconti lunghi, Neve – Il violino nero – L’apicoltore, che rappresentano tre diversi colori: il bianco, il nero e l’oro. Oltre all’ovvio collegamento cromatico, i tre romanzi hanno diversi punti in comune. I tre protagonisti sono dei ragazzi che perseguono un sogno con ogni mezzo, fin quasi a trasformarlo in ossessione. In Neve, ambientato in Giappone, Yuko Akita vuole diventare un poeta di haiku. Nel Violino nero, ambientato a Venezia, Johannes Karelsky, violinista talentuoso, vuole creare l’opera della vita. Nell’Apicoltore, Aurelian Rochefer vuole andare alla ricerca dell’oro, inteso come miele, ma anche come ricerca di se stesso, del senso della propria vita, dell’amore. Si tratta, in effetti, di tre variazioni sullo stesso tema; tre romanzi di formazione in cui i protagonisti si trovano ad affrontare un percorso di crescita. La scrittura è molto poetica, ma l’ho apprezzata solo nel secondo e nel terzo romanzo. Ho trovato Neve noioso, banale e scontato, con un protagonista profondamente antipatico. Il violino nero è più nelle mie corde; si tratta di un racconto gotico, in cui la ricerca di sé e il perseguire il proprio sogno si trasforma in ossessione. Dell’apicoltore, invece, ho amato le descrizioni dell’Africa e del deserto, mi sembrava quasi di trovarmi lì insieme a Aurelian e di condividere la sua fatica. Se devo essere sincera, però, non credo che questo libro lascerà in me un ricordo duraturo e non mi sento di consigliarlo.
Il filo conduttore di questi tre racconti è senza ombra di dubbio l’amore per una donna. I tre protagonisti sono sognatori e tentano in tutti i modi di raggiungere l’impossibile. Un pittore che vuole catturare l’essenza della neve; un musicista che vuole assorbire il suono del canto in un violino e un apicoltore in cerca dell’oro della vita. Tutti questi progetti alla fine sfociano in una figura femminile di riferimento, inafferrabile che però permette a questi “viaggiatori” di conoscere sé stessi e di raggiungere i propri obiettivi. Neve è sicuramente il racconto più bello dei tre, a mio parere, forse perché adoro il freddo, la neve e i paesaggi invernali. Al secondo posto metterei l’apicoltore, l’oro è uno dei miei colori preferiti ed è il racconto con l’ambientazione di più bella. Il violino nero forse è un po’ troppo cupo per i miei gusti, ma lo sfondo di Venezia e delle feste in maschera mi hanno ricordato l’antico splendore di questa città. Cinque stelle meritatissime!
Tre favole caratterizzate da protagonisti irrequieti, a caccia del senso della propria vita e del proprio oro personale. Si parla di arricchirsi e lo si fa in tre modi molto simili in realtà: l'arte della parola, la poesia, lo studio e il viaggio per la conoscenza in "Neve"; l'arte del suono, la musica, anche in "Il violino nero" un viaggio anche se non desiderato ma capitato; l'esplorazione per trovare se stessi, la ricerca lontano da casa dello stupefacente e della ricchezza accompagnata da un ciclico fallimento e dalla redenzione ne "L'apicoltore". Altra costante: una donna. Figura quasi onirica, capace di popolare i sogni e di ammaliare, ma anche silenziosa e paziente pronta a dare ispirazione per un nuovo inizio. Tre favole dal sapore dolceamaro, semplici, lineari ma pur sempre colorate di magia.
Sono rimasto senza parole: un capolavoro assoluto. Uno dei libri più belli che abbia letto. Ogni parola contenuta in questa meravigliosa trilogia è una perla luminosa, perfettamente incastonata e cesellata: Fermine è riuscito infatti a bilanciare ottimamente contenuto e stile, creando una sinfonia di rara bellezza e riuscendo tra l'altro a collegare, attraverso un impalpabile e sottilissimo fil rouge, tre racconti diversissimi, ognuno dei quali porta con sé un colore: il bianco, il nero e l'oro. Chapeau
Tre favole o tre poesie? Tre favole poetiche. La prima, Neve, ci avvolge nel candore e ci scalda come un dolce abbraccio, quello di Yuko con i suoi haiku. La seconda, Il violino nero, ha il sapore di una favola noir mitigata dal sottofondo musicale che ci fa immergere nell'atmosfera di una Venezia settecentesca. La terza, L'apicoltore, ci abbaglia con lo splendore dorato del miele facendocene assaporare il profumo ed il sapore.
Acquistato in promozione 1+1 bompiani, il libro è costituito di 3 racconti brevi incentrati sul tema del sogno e del colore. Forse il racconto migliore è l'apicoltore, anche se non mi hanno fatto impazzire. Il sogno, la necessità di raggiungere un obiettivo, di migliorarsi, caratterizzano i racconti nei quali si viene trasportati in altre realtà, in atmosfere lontane, forse anche dalla mia sensibilità.
Ho appena finito di leggere l'ultima riga di questo libro. Acquistato per puro caso, è stata una piacevole scoperta. 3 racconti, completamente diversi ma con principi comuni:il sogno, il viaggio, l'amore, la pazzia. Racconti nel classico stile giapponese, ma con concretezza. Lettura molto scorrevole, la definirei gentile. Non saprei scegliere quale racconto è il mio preferito, perché ognuno mi ha donato un visione diversa. Consigliato come lettura di "passaggio"
Davvero un bel libro! Tre racconti avvincenti, poetici ed evocativi. Il primo, Neve, è davvero poesia. Delicato e lieve. Il secondo, Il violino nero, è come un sogno oscuro. L'ultimo, L'apicoltore, è un lungo viaggio nel cuore di un uomo, fatto di sogni e illusioni. Questo libro mi ha emozionato e coinvolto fino all'ultima pagina. Consigliato!