Jump to ratings and reviews
Rate this book

Elogio dell'occidente

Rate this book
Molti ritengono, dentro e fuori i suoi confini, che l'Occidente sia la fonte di tutti i mali, e l'accusa appare fondata se si considera il devastante impatto planetario di invenzioni tutte occidentali come il capitalismo, il colonialismo o il neoliberismo (per citarne solo alcune). Ma allora come spiegare questo «desiderio di Occidente» che alimenta imponenti flussi migratori? Opportunità economiche a parte, qui c'è anche la volontà di accedere a una specifica geografia culturale e umana che si è costituita nei secoli come una «eccezione». Eccezione imperfetta, certo, eppure capace di garantire, attraverso rotture rivoluzionarie intrinseche al paradigma occidentale, conquiste come il riconoscimento dell'individuo, la separazione tra religione e politica, il diritto al dissenso individuale e collettivo, l'idea che si possa e si debba lottare contro un potere iniquo… Anche questo è Occidente, e oggi il suo stato di eccezione viene paradossalmente colto più da uno sguardo esterno che da uno interno. E invece è proprio per mantenere e ampliare questa costellazione imperfetta che dobbiamo batterci. A meno che non si voglia far prevalere un senso masochistico della propria collocazione nel mondo e un esotismo oggi del tutto fuori luogo.

173 pages, Paperback

First published October 1, 2016

1 person is currently reading
17 people want to read

About the author

Franco La Cecla

74 books15 followers
Franco La Cecla (Palermo, 1950), antropologo e architetto, insegna Antropologia visuale alla NABA e Arte e Antropologia allo IULM di Milano. Ha insegnato Antropologia culturale presso l’Università Vita e Salute San Raffaele di Milano, allo IUAV di Venezia e al DAMS di Bologna. Ha insegnato inoltre all’Università di Berkeley, all’EHESS di Parigi e all’UPC di Barcellona. Il suo documentario In altro mare ha vinto il “San Francisco International Film Festival” nel 2011. Autore di numerosi saggi sulla contemporaneità, ha intrecciato la riflessione antropologica con temi quali lo spazio, l’architettura, l’urbanistica, il genere maschile, i media. Tra i suoi libri ricordiamo: Contro l’urbanistica (Einaudi, 2015) e Ivan Illich e l’arte di vivere (Elèuthera, 2018). Con Stefano Savona ha curato l’installazione Praytime e, con Lucetta Scaraffia, la mostra Pregare, un’esperienza umana, alla Reggia di Venaria (2016). Sempre per Einaudi ha pubblicato Essere amici (2019), il suo ultimo libro è Mente locale (Elèuthera, 2021). Per Einaudi è in uscita il suo Tradire i sentimenti.

Ratings & Reviews

What do you think?
Rate this book

Friends & Following

Create a free account to discover what your friends think of this book!

Community Reviews

5 stars
1 (11%)
4 stars
0 (0%)
3 stars
7 (77%)
2 stars
0 (0%)
1 star
1 (11%)
Displaying 1 - 3 of 3 reviews
Profile Image for Verdiana Calvetti.
23 reviews6 followers
Read
March 12, 2025
È un libro che nel 2025 non mi sarei mai procurata, ma che ho avuto l'occasione di acquistare, diversi anni fa, per un paio di euro al Salone del Libro dato che figurava tra i volumi "fallati" dell'editore Eléuthera.
Non me lo sarei procurata, non mi avrebbe granché interessata, perché già solo il tema dell'identità, anzi meglio dell'identificabilità di un'entità come l'"Occidente" non sarebbe possibile comprimerlo in una specie di pamphlet come questo, in cui di "analisi" c'è poco e ci sono tante tesi un po' apodittiche. (As usual, decido di leggere libri piccini per "staccare" dal peso di lettute più lunghe ed impegnative e poi critico il format, dovrei anche decidermi...). Una difesa dell'Occidente, ancora di più.

La tesi è anche troppo semplice, però è giusto che sia così (tutte le tesi forti sono semplici): l'Occidente (peraltro l'autore ogni tanto slitta e non si sa bene quando parli di Occidente e quando parli di Europa) è tale perché ha conquistato e depredato il resto del mondo e gli altri mondi, ma è anche l'universo concettuale che ha sviluppato capisaldi di un pensiero della liberazione che contempla l'individualità libera dal condizionamento e dalla prigionia dei comunitarismi, delle religioni che vogliono coincidere con la statualità, dei settarismi, delle "ideologie" (odio quando si usa questo termine in senso blandamente marxiano senza essere marxisti), e soprattutto l'universalismo umanista. L'eccezionalismo occidentale sarebbe così indubbiamente negativo, ma anche indubbiamente positivo.

L'autore ritiene che sia questo Occidente eccezionale positivamente che in particolare i migranti vedono e sognano quando lasciano i loro luoghi. Serve appellarsi a questo sguardo speranzoso esterno per evitare i nichilismi e le forme di risentimento che animano sia le sinistre anti-europeiste e anti-occidentaliste sia tutte le potenze anti-Occidentali che vorrebbero semplicemente eliminarlo.

Alla fine l'unica tesi interessante è quella che non viene esplorata, cioè: non spaliamo solo catrame sull'Occidente, ma impariamo a riconoscerne le virtù, e soprattutto "prendiamoci la responsabilità" del suo essere eccezionale, delle sue prerogative imperialiste senza però cadere nel vittimismo (noi Occidentali vittime del nostro stesso essere Occidentali) oppure in un'autoflagellazione per cui vorremmo tutti suicidarci e tutti disconoscerci (nonostante, dice La Cecla, la Cina rischia di essere veramente peggio di "noi" in quanto ad imperialismo economico), così ingenuamente facendo la tanto nota appropriazione culturale di elementi non-occidentali per "pulirci" da ciò che l'Occidente è.
Di per sé è un approccio che ritengo condivisibile, parlare di responsabilità - ma né io né l'autore evidentemente sappiamo bene come questo si declini. Anzi, suggerisce La Cecla che questo si debba fare a livello di interazioni umane, vis a vis, non tanto a livello di istituzioni. L'unico contesto in ha vagamente delineato l'idea di una responsabilità da istituzionalizzare è quello della gestione della "crisi" migratoria, che secondo La Cecla di sicuro non è causata dall'Occidente stesso. Al di là della necessità, sì, di non avere uno sguardo semplicistico su questo mega-fenomeno, La Cecla parla di "integrazione" in un modo un po' vago - e va benissimo, però come ho detto è l'unico frangente in cui avrei potuto capire in che senso ci dobbiamo prendere questa benedetta responsabilità (a livello personale e a livello istituzionale) senza mettere la testa sotto la sabbia.
125 reviews1 follower
January 20, 2017
“Elogio dell’occidente”, di Franco La Cecla, edizioni Elèuthera, ISBN 978-88-98860-19-7.

Un breve saggio, non sempre agevole, che ha lo scopo di cercare di chiarire una serie di contraddizioni che caratterizzano il concetto di “Occidente”.

Occidente, contemporaneamente origine di ogni male ma anche laboratorio abile a trovarne le cure, vero proprio elaboratore di anticorpi capaci di smantellare le storture endogene ed esogene; agente di sopraffazione, generatore di violenza ma anche musa ispiratrice della libertà e del diritto; terra di sfruttamento, ma anche di libere opportunità; società e collettività, ma anche rifugio sicuro dell’individuo.

Per definizione un enigma, un Giano bifronte.

Tale luogo geografico non è esattamente definibile, anche in virtù di vicissitudini storiche che lo hanno dilatato oppure contratto nel corso del tempo o che hanno contribuito a creare isole esterne che si riferiscono e si ispirano ad esso o enclaves interne ai suoi confini geografici che, al contrario, in qualche modo lo rifuggono. In ogni caso, più o meno istintivamente si è coscienti dell’”Occidente”, dell’essere occidentali, e, soprattutto, si sa quando si è ricompresi o si è esclusi da esso.

Occidente, mai tanto odiato, invidiato e desiderato come dai suoi detrattori.

I maggiori esperti di occidente, quasi dotati per natura del radar e dell’istinto percettivo, quasi rabdomantico, che li guida verso di esso, sono comunque i migranti. Proprio loro, spesso a nostro specchio, colgono in pieno e anelano quanto c’è di positivo dello spirito occidentale, contribuendo, tra l’altro a ri-radicare questo sentimento anche in noi, che siamo spesso ignari di quanto questo spirito ed influenza si irradi oltre i suoi confini.

L’Occidente è importante quindi, ed è necessario che tutti recuperiamo la consapevolezza di ciò, che lavoriamo per attenuarne gli impatti negativi e per salvaguardare il buono e il bello che da esso emana e per promuoverlo attivamente, senza vergogne e senza ipocrisie verso l’”altrove”.
Profile Image for Enzo.
44 reviews2 followers
July 16, 2017
Libro interessante per avere spunti da approfondire riguardo l'Occidente.
Purtroppo spesso gli argomenti non sono trattati come meriterebbero e appaiono vaghi.
Inoltre l'autore dá un'impronta molto personale riguardo le politiche di oggi, non sempre supportandole a dovere.
Displaying 1 - 3 of 3 reviews

Can't find what you're looking for?

Get help and learn more about the design.