Morgens ein Café au lait, ein Croissant und dazu die aufgeschlagene Le Monde, abends angeregte Diskussionen über Gott und die Welt bei einem Pastis: Wenn der Eiffelturm das architektonische Aushängeschild der Seine-Metropole ist, dann stehen die Pariser Bistros für ihre Lebensart. In seiner persönlichen Annäherung an die Eckcafés seiner Heimatstadt ergründet der große Anthropologe Marc Augé den magischen Reiz der Bistros und beobachtet das bunte Treiben um den Tresen. Dabei lässt er seine eigenen Erlebnisse während der Studienzeit in den 50 er Jahren im Quartier Latin Revue passieren, wo er Simone de Beauvoir und Jean-Paul Sartre traf, beschreibt den Wandel der Beziehungen der Gäste parallel zum Wandel der Stadt und erzählt mit liebevollem, aber immer ungetrübten Blick von seinem jahrelangen Stammbistro mit dem Wirt François, der Aushilfe Julie und den täglichen Besuchern, die mit dem Bistro älter werden. Eine leichtfüßige Untersuchung und gleichzeitig eine ganz und gar unsentimentale Liebeserklärung – nicht nur an die Bistros, sondern an eine ganze Lebensart.
Marc Augé is a French anthropologist. His career can be divided into three stages, reflecting shifts in both his geographical focus and theoretical development: early (African), middle (European) and late (Global). These successive stages do not involve a broadening of interest or focus as such, but rather the development of a theoretical apparatus able to meet the demands of the growing conviction that the local can no longer be understood except as a part of the complicated global whole.
Libri indecifrabili e deliziosi: in effetti nin riesco ad immaginare Parigi senza i suoi bistrot. Augè è acutissimo: ridendo e scherzando racconta tutta una città ed una convivialità dal punto di vista di locali che esistono solo lì.
Elegía del bistrot parisino, desde el punto de vista no tanto de un etnólogo como de un frecuentador, un flâneur que entiende que son lugares limítrofes entre el espacio privado y el público donde se frecuenta el ritual y la nostalgia del pasado pero sobre todo la aventura. El libro termina lamentando su probable final, en el curso de los cambios que sufre la cuidad vendida a la exploración turística, pero aun así intercala un llamamiento a los escritores para que vuelvan a ellos y duda si deberían declararse Patrimonio de la Humanidad.
Bajo la apariencia minúscula e inofensiva de este ensayo se encuentra una reflexión detenida de una forma de mirar y sentir la vida. Marc Augé hace un retrato generacional estupendo, sin florituras, sincero.
Podría parecer que habla de algo muy superficial, cuando en realidad se adentra en distintas maneras de relacionarse, de encarar el día a día, de afrontar el tiempo que tenemos a nuestra disposición. Un gusto de lectura.
Conosciuto così, improvvisamente, grazie al corso universitario di antropologia. Una piccola chicca, carino, scorrevole. Un'etnografia particolare, mentre leggevo mi sentivo proprio in un viale parigino, in autunno, con le foglie che cadono dagli alberi. Mi sono immaginata ad ascoltare musica Jazz dentro un bistrot, mentre bevo un calice di prosecco.
Augé, lo classifico come nuova bella scoperta del 2025.
Lieve saggio, che si legge piacevolmente sul bistrot (e non bistrò con l'accento come ho recentemente visto sulla copertina di un libro italiano.....arg!!!! ignoranza). Chi lo frequenta, perché, che luogo è.... Interessante lettura per chi vuole saperne di più su questo tipico e unico luogo parigino e per chi vuole prepararsi ad un viaggio nella Ville lumière (turisti astenersi, prego).
"UN ETNOLOGO AL BISTROT" di Marc Augè "Le parole che ci scambiamo nel conversare sono spesso più importanti per il fatto di essere scambiate che non per il loro contenuto."
Abbastanza scontato, scritto senz'altro bene,interessante il capitolo dedicato ad Aragon.
" A voler essere precisi, parte della clientela è assimilabile ai solitari tra i quali Aragon vantava di annoverarsi: coloro che, per l'appunto hanno bisogno dello spettacolo degli altri per essere certi di esistere""