What do you think?
Rate this book


352 pages, Pocket Book
First published January 1, 2014
El mundo es como una boca, las personas se parecen a los dientes y, como ellos, están sanas o enfermas. Mientras están sanas, son útiles y todos las defienden; en otras palabras, se las necesita. Cuando enferman se les da un tratamiento y mejoran un poco, o bien se les abandona, se agrava aún más su enfermedad, su cura es imposible y tienen que extraerlos». Se les extrae porque no están en buen estado, no pueden darlo todo al mundo, ¿no es así, Surcia
Cuando pronuncio la palabra «vida», tengo la sensación de hallarme ante cierto poder, cierta enormidad. Pero ¿de qué sirven las palabras humanas? Expresan poquísimo.
Tengo frío, y no solo porque es invierno, me falta calor interior. Tengo hambre, y no solo porque como poco y no me lleno la barriga, también estoy hambrienta y sedienta, porque siento como un gran vacío,
Pero la felicidad es otras muchas cosas, por ejemplo, paz interior, alivio, etcétera. Sin embargo, la gran felicidad llega cuando uno toma conciencia de ella, cuando la valora.
El sufrimiento… es vida. Si quieres vivir debes sufrir. O en otras palabras: la vida es un premio a tu sufrimiento.
Esperaba que se la llevaran a ella…, lo ha dicho con una sonrisa. Es curioso, pero ella es así. Qué horrible. Se está acercando un grupo de hombres que salen de los baños. Me aparto…
Últimamente no ha habido nada, nada. Estamos ocupadas analizando nuestros estómagos (no me gusta), nos hemos convertido en animales, tenemos más de animales que de seres humanos. Qué espanto…Parezco un árbol solitario que se yergue en mitad del campo. Alrededor de él hay tormentas y vientos recios. Poco a poco pierde fuerzas, pero está aguantando más que otros árboles que crecen en mejores condiciones, porque su organismo es fuerteCuando me doy cuenta de que se nos priva de todo, de que no somos más que esclavos, intento apartar este pensamiento de mi mente para no echar a perder este pequeño instante de alegría. ¡Es tan difícil! ¿Hasta cuándo, Señor?
Había otra cita, que he perdido en el libro. En la que Rywca decía que en uno de sus sueños había imaginado algo bonito, donde leía su diario a niños y ellos compartían con ella lo que habían sido sus experiencias. Sus miedos. Sus esperanzas. Me gustó bastante pues cuando leí ese fragmento pensé que quizás Rywca no pudo compartir todo eso con esos niños, pero sí lo había con nosotros a décadas después, qué parte de ese sueño se había cumplido. Y eso, por un instante me hizo feliz.
Era oltre un anno che aspettavo l'occasione giusta per leggere questo diario. Anche se non sono una fan dei diari penso che si debbano invece portare alla luce, soprattutto quando raccontano le storie di quelli che sono sopravvissuti all'Olocausto. Dopo il Diario di Anna Frank e dopo Avevano spento anche la luna mi è sembrato giusto dare il giusto valore anche a Rywka. Non vi parlerò della sua storia, simile a molte altre. Vi parlerò di quello che è stato per me leggere le sue parole.
Questo diario è rimasto nascosto per circa sessant'anni prima di venire alla luce e di essere finalmente pubblicato. Ritrovato per caso da una dottoressa in un forno crematorio si è tramandato senza volerlo per due generazioni finchè Anastasia, nipote della dottoressa, non lo ha trovato e non si è messa in movimento affinchè le parole e la vita di Rykwa non venissero mai dimenticati. Perchè oggi si tende a farlo con troppa facilità. Ci dimentichiamo spesso che i nostri nonni sono stati prigionieri nei campi di lavoro e nei campi di concentramento. La loro colpa? Essere ebrei, essere stranieri, essere impuri di fronte alla razza ariana. Chi si è salvato da quegli scempi ha provato a far sentire la propria voce e troppo spesso l'ignoranza ha messo tutto a tacere. Ma di fronte alle parole di Rykwa, nero su bianco, non si può restare indifferenti. Orfana di entrambi i genitori e con quattro fratelli da accudire in un ghetto polacco. E ad un certo punto la casa e la vita di sempre sembra non essere mai esistita. Al loro posto c'è solo la paura, la fame, la sporcizia. La voglia di sopravvivere e un sogno. Quello di diventare scrittrice. Ad un certo punto però Rywka smette di scrivere e qualche tempo dopo viene ritrovato il diario.
E' inutile prendersi in giro. Queste testimonianze a me fanno stringere lo stomaco. Ogni volta che ripenso alla mia visita a Mauthausen mi salgono le lacrime agli occhi. Non si può, non si può dimenticare le vite perse. Le vite disonorate. Le vite che sarebbero potute essere. Non ci restano che i sogni, a volte. Ma non sempre sono sufficienti. Davanti a tanto orrore io non ce la faccio. Non riesco ad essere comprensiva, non riesco a perdonare, non riesco a capire. Perchè?
Gli studi fatti sul diario e anche sugli archivi del ghetto sostengono che la nostra giovane scrittrice sia morta poco prima che venisse ritrovato il diario. A me piace pensare che invece sia sopravvissuta e che abbia avuto una vita felice, nonostante tutto. La memoria dei fiori è un viaggio in compagnia di Rykwa in una terribile realtà. Non dimentichiamola, diamole una voce, diamole il valore che è giusto che meriti.