Per la prima volta una storia della letteratura dell'Italia unita arriva fino ai giorni nostri, fino ai romanzi di Camilleri, di Ammaniti, di Melania Mazzucco, di Aldo Nove e di Simona Vinci. In questo volume, infatti, Asor Rosa non si limita a ripercorrere le ultime fasi di quella modernità iniziata ed esplosa nei due volumi precedenti, ma analizza ugualmente «il declino del moderno», o postmoderno che dir si voglia, caratterizzato dalla crisi dei «disegni generali», delle ideologie, della persuasione di scrivere per cambiare l'uomo e la storia. Un Novecento lungo in cui vengono ridefiniti gli statuti letterari che avevano contraddistinto l'operare degli scrittori nelle epoche precedenti. La letteratura come presa di posizione elitaria puntava tutto sulla distinzione e sull'originalità, viceversa nella società di massa il valore viene ricollocato dove ci sia il gradimento di molti se non di tutti. Questa è una delle cesure piú rilevanti raccontate in questo libro. Ma se la storia letteraria del Novecento (e Duemila) è un momento di grandi trasformazioni e radicali cambiamenti, è anche un percorso di permanenze forti. Come per la poesia, che con Montale e altri autori ha rappresentato il vertice qualitativo del secolo scorso, e che ancora oggi, secondo Asor Rosa, rappresenta il piú forte segnale di continuità con la tradizione.
Alberto Asor Rosa è stato un critico letterario, storico della letteratura, saggista, accademico e politico italiano. Di formazione marxista, vicino alle posizioni operaiste di Mario Tronti, ha collaborato alle riviste Quaderni rossi, Classe operaia, Laboratorio politico e Mondo Nuovo. È stato direttore della rivista Contropiano (1968) e, dal 1990, del settimanale del PCI Rinascita. Ha progettato e diretto la collana Letteratura Italiana Einaudi. Dal 1972 è professore ordinario di Letteratura italiana all'Università La Sapienza di Roma, dopo aver insegnato in altre università, come quella di Cagliari, e nei licei. Dal 1979 al 1980 è deputato per il Partito Comunista Italiano. Abbandona l'attività didattica nel 2003, una volta raggiunti i limiti d'età per la pensione, e inizia a dedicarsi alla narrativa, pubblicando i romanzi L'alba di un mondo nuovo (Einaudi, 2002), Storie di animali e altri viventi (Einaudi, 2005) e Assunta e Alessandro (Einaudi, 2010). Nel 2004 rianima la rivista Bollettino di italianistica, semestrale di critica, storia letteraria, filologia e linguistica, prendendone la direzione[3].
Riprende anche l'attività didattica nel 2006, come professore a contratto a titolo gratuito, presso la Sapienza.
Perché qualcuno dovrebbe leggere un manuale se non a fini scolastici? Perché, per comprendere meglio i testi, a volte è necessario conoscere la storia che ha prodotto quei testi. In più, bisogna capire che le opere letterarie dialogano con le opere di tutte le altre epoche e il confronto il più delle volte contribuisce a rendere più individuabile il valore di un testo.
A parer mio, questa storia della letteratura italiana è molto godibile. Prima di tutto perché va dritta al punto, fornendo le parole chiave per capire un determinato autore. A volte, per forza di cose, così si semplifica, ma l'obiettivo di una storia è incuriosire il lettore affinché poi, da solo, vada ad approfondire. E infatti questo è il secondo punto: una storia letteraria serve ad incuriosire il lettore, affinché possa leggere i testi che lo hanno attratto di più.
Nel marasma cartaceo presente nel mondo contemporaneo, credo che sia necessaria la lezione di un maestro (o di un saggio) per potersi orientare meglio in questo vasto mondo. Perché, secondo me, non c'è abbastanza tempo per poterlo perdere dietro testi di scarso valore. E il mio non vuole essere un atteggiamento snob o accademico, ma non si può ignorare che molto spesso la tradizione ci aiuta a capire anche cosa c'è di buono nel nuovo e ad affinare il nostro gusto per poter fare le nostre scelte di lettura.