Ignorato, cacciato o attaccato dai maggiori mass media del nostro paese, Marco Travaglio si è ugualmente guadagnato la fama di ottimo giornalista, libero e indipendente. Nei suoi articoli e nei suoi libri tiene viva la memoria di un passato che i nostri potenti rimuovono e dimenticano con facilità sospetta, cambiando opinione e posizione con assoluta disinvoltura, nascondendo montagne di scheletri negli armadi, impermeabili al senso del ridicolo. È tenacemente fedele ad alcuni principi elementari del vivere civile - a cominciare dalla difesa della legalità e delle istituzioni e delle forme democratiche. E in Italia questo è già sufficiente per essere bollati come pericolosi estremisti. Di più, Marco Travaglio esibisce il talento di un grande scrittore satirico: la sua rubrica Bananas, apparsa sull'«Unità», è uno scintillante esercizio di invenzioni e di intelligenza, dove la parola - plasmata fino al limite del virtuosismo - diventa un'arma infallibile, ma anche il trampolino per una implacabile critica della realtà. Sulla scia del suo maestro Indro Montanelli e di un altro modello come Fortebraccio, Travaglio è anche un autentico scrittore, un maestro in una delle arti più difficili: far ridere, anche se con una punta di feroce amarezza.
Nasce il 13 ottobre 1964 a Torino, dove tuttora vive. Dopo la maturità classica, ha conseguito la laurea in Storia Contemporanea presso la facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Torino. E’ giornalista professionista dal 1992.
Ha iniziato la sua carriera di giornalista al settimanale torinese Il Nostro Tempo. Ha lavorato a Il Giornale diretto da Indro Montanelli dal 1987 al 1994, quando è passato alla Voce, diretta sempre da Montanelli. Nel 1995, alla chiusura della Voce, ha collaborato come free-lance con diversi quotidiani e settimanali, fra i quali Il Giorno, L’Indipendente, Cuore, Il Messaggero, Il Borghese, Sette-Corriere della Sera; nonché con Il Fatto di Enzo Biagi su Rai1.
Nel 1998 è stato assunto a La Repubblica, dove tuttora lavora come collaboratore (sul sito repubblica.it cura la rubrica Carta Canta). Collabora anche con L’Espresso (rubrica Signornò), con Micromega, con L’Unità (dove tiene la rubrica Zorro), con Linus, con A e con Giudizio Universale. I suoi settori di specializzazione sono la cronaca giudiziaria e l’attualità politica.
Ha pubblicato molti libri. Gli ultimi sono La Scomparsa dei fatti (il Saggiatore, Milano 2006), Uliwood Party (Garzanti, 2007), Mani sporche, insieme a Gianni Barbacetto e Peter Gomez (Chiarelettere, 2007), Se li conosci li eviti, con Peter Gomez (Chiarelettere, 2008), Bavaglio, con Marco Lillo e Peter Gomez (Chiarelettere, 2008), Per chi suona la banana (Garzanti, 2008) e Italia Anno Zero, con Vauro e Beatrice Borromeo (Chiarelettere 2009).
Berluscomiche non è un libro di barzellette SU Berlusconi e nemmeno raccontate DA Berlusconi (anche se qualcuna se ne trova). Il noto (involontario) barzellettiere e (sedicente) latin lover di Arcore non ha bisogno di barzellette sul suo conto. E' sufficiente guardare alla sua vita, soprattutto politica, per trovare ogni giorno episodi che scatenano risate, più o meno fragorose, ma tutte amare. Quelli che vanno dal 2003 al 2005 sono stati raccolti in questo volume, raccontati satiricamente da Marco Travaglio all'interno della rubrica Bananas pubblicata sull'Unità.
Il lettore troverà, scorrendo le agili pagine del libro, episodio dopo episodio, le perle politiche, interne e internazionali, di Berlusconi e della sua corte. Dalle gaffe, mascherate o occultate da giornali e televisioni (suoi), alle indegne leggi ad personam; dai quotidiani attacchi del partito dell'amore a magistratura, avversari politici e giornalisti, alle quasi mai riportate sentenze della giustizia, definitive e non, sui processi suoi e dei suoi compari.
Tra un caso di corruzione e le avance a qualche primo ministro donna, questo libro si può considerare un'enciclopedia del berlusconismo in Italia. In quanto tale il libro ha solo due problemi: uno è che si sente la mancanza di (almeno) un indice dei nomi (ricercare un episodio specifico in 500 pagine non è facile); l'altro è che risulta controindicato ai deboli di vescica, o, a scelta, a chi soffre di frequenti travasi di bile.