Anatolia, 260 d.C. L'assedio dei Persiani ha stremato la resistenza della città romana di Edessa, l'imperatore Valeriano è stato catturato insieme al capo della sua guardia personale, Marco Metello Aquila, eroe dell'impero e leggenda vivente, e ad altri dieci dei suoi uomini più valorosi. Marciranno ai lavori forzati, in una miniera da cui nessuno è mai riuscito a evadere. Ma c'è chi conosce quei cunicoli bui: Metello e i suoi fuggono e trovano rifugio in un'oasi dove è atteso un misterioso personaggio braccato dai Persiani. I Romani ne diventano la milizia privata con il compito di scortarlo nel mitico regno della seta, la Cina. Ha inizio così un'epopea straordinaria attraverso le foreste dell'India, le montagne dell'Himalaya, i deserti dell'Asia centrale: un viaggio favoloso al termine del quale Marco Metello scoprirà di non essere il primo Romano ad aver raggiunto quel mondo remoto...
Valerio Massimo Manfredi is an Italian historian, writer, archaeologist and journalist. He was born in Piumazzo di Castelfranco Emilia, province of Modena and is married to Christine Fedderson Manfredi, who translates his published works from Italian to English. They have two children and live in a small town near Bologna. Valerio Massimo Manfredi defines himself as an "Ancient World Topographer". Since 1978 he spends his time teaching in several European universities, digging ruins in the Mediterranean and in the Middle East, and writing novels. The Professor of Classical Archaeology in the "Luigi Bocconi" University of Milan and a familiar face on European television, he has led scientific expeditions, excavations and explorations in Italy and overseas. In addition to this, he has published a number of scientific articles and essays as well as thirteen novels, including the Alexander trilogy and The Last Legion. Alexander was published in thirty-six languages in fifty-five countries and The Last Legion was sold for a major film production in the USA. The Last Legion film was released in 2007.
Aventuras de un grupo de romanos que después de traiciones e infortunios acaban marchando hasta llegar a la China Imperial del Siglo III D.C donde se encuentra la nación dividida en 3 y deberán ayudar a un importante personaje a reclamar su posición
The book was enjoyable at the beginning, where the author is in his element. The Roman characters are believeable and you feel like you're part of the story. It's when they arrive in China that things start to go down hill.
Others have already mentioned the use of 'Eastern mysticism'. It is cliched and doesn't give the characters any depth. In fact, it does the opposite, turning them into stereotypical 'kung fu warriors'.
Clearly the author has no idea of the history of the Three Kingdoms. China was not a united 'Middle Kingdom' during this period; the name 'Three Kingdoms' should've tipped the author off, so I don't know why he would throw 'Middle Kingdom' into the book. Hell, there's even a map of the different kingdoms at the beginning of the book!
Dan Qing is not a historical Chinese prince. The Three Kingdoms were Shu, Wu, and Wei. They were ruled by the Liu, Sun, and Cao families respectively. The dynasty preceding this period was the Han Dynasty, ruled by the Liu family. The name 'Dan' does not even appear in historical records.
I'm well aware that this is fiction, but if it's going to be historical fiction, the author should've at least tried to research the era he chose to set his book in, not ignore it completely. It's almost false advertising - I pick up a book purportedly set in the Three Kingdoms, get all excited about it, and end up disappointed when the author used it just because he needed some random Chinese setting.
And a tiny little nitpick: The Chinese name for the Roman Empire has a mixed spelling of pinyin and Wade-Giles. It should either be Tachin or Daqin, and since the rest of the book uses pinyin, Daqin is correct. I do not know where the 'Guo' comes from, but maybe someone else can enlighten me.
Edit: Guo in fact means 'state' e.g. Zhongguo (literally Middle State). While Daqin is more commonly used, I have seen one example of Daqinguo being used on an ancient world map. So there you have it!
Di Manfredi avevo già letto molti romanzi: fra i miglioro L'ultima legione, Il tiranno, la serie Alexander, ma anche altri un po' meno riusciti (penso a Palladion, L'armata perduta, Le idi di marzo). Manfredi lo seguivo quando aveva il suo programma su La7. Confesso che come divulgatore lo preferivo agli Angela. Mi ha sempre ispirato simpatia con quella sua aria molto “greca” e “mediterranea”, da persona che sembra venire dalle epoche di cui racconta, e mai troppo piaciona.
Romani in Cina, dunque. Questo è il genere di parole che fa accendere la lampadina sopra la mia testa. Manfredi avrà scritto un romanzo che possiede sense of wonder come fu per L'ultima legione? La risposta è sì. Mi spiego. Manfredi ha un grande pregio. Sa raccontare una storia (le avventure di un personaggio) ben inserita nella Storia (l'ambientazione e gli eventi in cui si trova calato il personaggio). E' un equilibrio molto difficile, ci vuole un niente perché uno dei due aspetti prevalga oscurando l'altro. Se la Storia prevale, allora la sensazione sarà di leggere un saggio storico (capita a molte biografie romanzate); se la storia prevale, allora si perderà la particolarità di ogni epoca (l'antica Roma non è la Parigi di d'Artagnan) e non si avrà la sensazione di immersione in una certa epoca storica. Manfredi riesce solitamente a bilanciare i due aspetti e, cosa ancora più importante, a trasmettere sempre un minimo di sense of wonder. Romani in Cina. Basta dirlo per evocare una miriade di suggestioni.
Analizziamo la trama. Il nostro protagonista è un ufficiale romano, dotato di forte senso dell'onore, virtuoso. Una caratterizzazione tutto sommato standard per il genere storico; quello che ho apprezzato è la coerenza con cui Manfredi descrive e fa agire il nostro: all'inizio, Aquila deve assistere impotente al tradimento, alla sconfitta e all'umiliazione del suo imperatore, Valeriano; in seguito, quando incontra il principe cinese (non aggiungo altro) decide di sostenerlo e di aiutarlo. Il protagonista, insomma, è coerente con i suoi ideali, che non sono messi là “tanto per”. Il rapporto tra Aquila e il principe cinese è molto interessante, perché è tra loro due che avviene il principale confronto tra le due culture (lingue, sistemi di governo, lotta per il potere eccetera). Interessante anche la figura del mercante Daruma, che fa da contraltare ai “grandi ideali” degli altri due. In Cina, Aquila svilupperà anche una storia d'amore, onestamente un po' scontata, che però ha dei risvolti interessanti sul nostro principe cinese…
Non ho le competenze per dire se la rappresentazione della Cina che fa Manfredi sia esatta storicamente. Ho l'impressione che Manfredi abbia anche fatto riferimento alla letteratura (e al cinema) wuxia, il famoso genere narrativo cinese che mescoli arti marziali e...qualsiasi cosa. Sì, abbiamo quindi scontri tra legionari e pseudo-ninja e donne toste che combattono. A me è piaciuto, magari qualcuno storcerà il naso ritenendo "legionari vs ninja" trash. La parte di descrizione del viaggio e della diversità (dal punto di vista romano) della Cina è una delle qualità del romanzo. Paesaggi, geografia, monumenti, usi e costumi, commercio, nel romanzo c'è tutto. La parte finale, forse, è un po' troppo veloce e “tirata”. Si poteva dedicare più spazio ad alcune vicende. Sempre in questa parte abbiamo qualche scivolamento nel fantasy. Niente di tragico, intendiamoci, però appunto è questione di gusti. Il finale è soddisfacente: tutto viene risolto e ha una risposta.
Passiamo allo stile. Manfredi ha una scrittura semplice, lineare senza bassi ma anche senza alti. La telecamere è saldamente dietro le spalle di un personaggio, e non vi sono errori gravi come salti di punto di vista improvviso o interventi pesanti del narratore onnisciente. La descrizione delle battaglie non è ai livelli di un Simon Scarrow, ma è più che buona. Punto di forza, secondo me, sono la descrizione dei paesaggi e del mondo nuovo che i romani si trovano ad attraversare.
In definitiva, il voto è molto positivo (4/5) con qualche leggera sbavatura. E' consigliato a chiunque ami la storia declinata nel senso avventuroso del termine.
Leí El imperio de los dragones hace muchos años (no recuerdo exactamente cuántos; más de diez, sin duda). En su momento, disfruté mucho con las aventuras de estos expedicionarios romanos perdidos en la China imperial. Pero también tenía cosas que en su momento me parecieron exageraciones injustificadas, especialmente en lo referido a la habilidad marcial de los chinos. Los Zorros Voladores, una especie de fuerza de élite china, son, por ejemplo, representados casi como superhéroes, que pueden realizar saltos acrobáticos en el aire, sostener todo su peso solamente sobre un dedo de sus manos, etc. Por eso, cuando ingresé a Goodreads me limité a valorar la novela con tres estrellas, sin reseñarla (el tiempo pasado me impedía escribir una reseña minuciosa y detallada, como me gusta). Pero pasó algo: Por un lado, que tanto tiempo después siga recordando muchos detalles de la novela, habla de una obra que me impresionó (de mis lecturas de tres estrellas, por lo general, al año de leídas no recuerdo casi nada de la historia). Por otro lado, creo que, muy posiblemente, mi primera impresión de la novela tuviera más que ver con una incomprensión de mi parte, que con una falla real de la misma. Me explico: Hoy creo que la intención de Manfredi nunca fue la de crear una novela histórica realista, sino un homenaje a ambas culturas: la china y la romana. Y en lo que refiere a los chinos, especialmente, me parece que la intención fue mostrar su épica en torno al kung fu, como podemos ver en las películas de artes marciales marciales chinas (al estilo de El tigre y el dragón, en la que los personajes, especialistas en kung fu, demuestran destrezas muy similares a las que se ve en la novela). Si esa fue la intención, debo decir que estuvo más que lograda.
Por esas dos razones, considero un acto de justicia modificar mi valoración de la novela, además de escribir esta breve reseña, justificándome.
-De la invención a la fantasía hay un paso pequeño pero todo un mundo de distancia.-
Género. Novela histórica.
Lo que nos cuenta. El emperador romano Valeriano y su guardia son capturados a traición por los persas durante el asedio de Edesa. Forzados a trabajar en una mina, algunos consiguen escapar y comienzan un largo viaje hacia el este, durante el que conocerán a varios personajes y terminarán llegando a una China que se encontraba en el final del periodo de los Tres Reinos.
¿Quiere saber más del libro, sin spoilers? Visite:
Quattro sarebbero troppe, tre sono poche. Nonostante un qualche deja vu (intreccio e personaggi hanno molti tratti in comune con L'ultima legione) e la scrittura che con l'incalzare del finale si fa un poco precipitosa (in alcuni passaggi ho avuto la sensazione di leggere più una sceneggiatura che un romanzo... ma rimane comunque una bella lettura. Il bello delle favole è anche questo, conoscerne tutti gli elementi ed ingredienti e poterseli comunque gustare un'ennesima volta.
-De la invención a la fantasía hay un paso pequeño pero todo un mundo de distancia.-
Género. Novela histórica.
Lo que nos cuenta. El emperador romano Valeriano y su guardia son capturados a traición por los persas durante el asedio de Edesa. Forzados a trabajar en una mina, algunos consiguen escapar y comienzan un largo viaje hacia el este, durante el que conocerán a varios personajes y terminarán llegando a una China que se encontraba en el final del periodo de los Tres Reinos.
¿Quiere saber más del libro, sin spoilers? Visite:
Valerio Massimo Manfredi is a great writer. It's incredible his talent in mixing historical facts together with his fantasy characters. He is always able to create an interesting plot, a likely version of famous historical events. In "Empire of Dragons", the storyline has enough twists and turns so that the reader doesn't get bored until the last page.
Più che letto… l’ho "sguardellato"! Dopo un anno di consigli ricevuti e… dribblati, alla fine me lo sono trovato in mano: "tieni, leggilo, è una storia avvincente!" L’ho cominciato, ma… non so se per il fatto di essere io prevenuta, o di essere presa da un’altra contemporanea lettura che mi stava invece coinvolgendo alquanto, oppure, più probabilmente, per il fatto oggettivo di non essere quello il mio genere di lettura, ma davvero non vedevo l’ora di arrivare all'ultima pagina per togliermi il "peso" e restituirlo; e, forse senza accorgermi (?!), ho girato le pagine un po’ troppo velocemente… Insomma, tutti quei racconti di combattimenti, di episodi in un succedersi di fatti e personaggi inventati con parvenza di storici, di fredde informazioni su antiche culture e società, non mi hanno proprio preso. Grazie comunque, Nadia, perché ora posso esprimerne un giudizio personale e convinto. E di una cosa sono sicura: non ne leggerò altri della serie! [aNobii, 19 agosto 2009]
Este libro me pareció flojo desde el principio. Tal parece que a partir de la llegada a China se olvidó todo lo que se nos había planteado al principio de la obra. Además, se deshicieron de los personajes como si simplemente no supieran qué más hacer con ellos y se nos presentó un romance SACADO DE LA MANGA. Me la creo con el príncipe -que tremenda tensión se sentía desde un principio- mas no con la hermana. Sólo se vieron una vez y listo, enamorados de por vida. :)
Приказнава навистина ве води во сосема поинаков свет, во кој и невозможното станува возможно.Меѓутоа ако биде филмувана мислам дека ќе биде доста поинтересен филмот од книгата ( се зависи и од тоа кој би го режирал филмот )!!!
A nice mix of West and East, colliding wisdom, philosophies, and customs.
Four would be too many, three are not enough. Despite some deja vu (the plot and characters have many traits in common with The Last Legion) and the writing that becomes a little rushed as the ending approaches (in some passages I had the feeling of reading more of a screenplay than a novel... but it's still a good read. The beauty of fairy tales is also this, knowing all the elements and ingredients and still being able to enjoy them for the umpteenth time.
scrittura: Frizzante e mai monotona, Manfredi è capace di tenere l'attenzione del discorso sempre alta ambienti: Crea un ambiente magico, dove è possibile ammirare e respirare un' aria asiatica e avventurosa contenuti: Un' avventura continua che porta il lettore ad amare il viaggio
Forse tra i libri di Manfredi questo è uno dei miei preferiti. Adoro la sua capacità di partire da fatti storici e da grandi misteri dell'antichità per costruire trame e storie davvero coinvolgenti. Mi è piaciuto in particolare l'incontro tra romani e cinesi e il confronto tra i due popoli, che si conclude in modo neutro. Metello, il protagonista, si trova a vedere tutti i difetti di Dan Quin e del suo modo di governare, ma l'occhio attento del pretendente al trono lo costringono a riconoscere i paradossi del suo mondo. Un bel romanzo, che si fa leggere con piacere, una storia d'amore mai sopra le righe (di quelle zuccherose che fanno cadere le braccia, per intenderci), personaggi interessanti e scenari affascinanti. Quattro stelline!
Este es uno de esos libro que pillé una vez y no puedo dejar de volver a él de vez en cuando. Las descripciones son geniales y, lo siento mucho, pero el aire mega homosexual que se gastan el prota y el chino es como agua de mayo. A ver, no os voy a mentir, esta historia es hetero-hetero, no en vano está hecha como un "¿Qué hubiera pasado si...?" de un historiador y a estas alturas todos sabemos que los historiadores pueden leer a alguien morreándose con otra persona en actitudes nada heteros y todavía decir que eran amigos.
Pues LO MISMO pero EN FICTION. Y yo es que vivo para el fanservice en vez de para las historias explícitas, ¿qué puedo decir?
Es la primera novela histórica que leí y con la cual me enamoré del género, amé el libro de principio a fin, es de lectura ágil, los personajes son entrañables. Amé cuando al ir leyendo el título del libro cobró total sentido, porque me imaginé mil cosas todas muy alejadas de la realidad, jamás me imaginé el choque cultural tan tremendo que me iba a encontrar 😅 sin duda el libro se convirtió en uno de mis favoritos de toda la vida, aunque me atrevería a decir que tal vez sea mi libro más favorito de toda la vida.
NOTA: Si lo que buscas en este libro es una lectura alegre (tipo "y vivieron felices y comieron perdices") definitivamente este libro no es para tí.
Reads more like a screenplay than a novel. No character development, characters do things that make no sense with no apparent motivation, characters seem to be introduced to advance the plot and then disappear entirely with no resolution to their story. There also seems to be a translation issue, as I was introduced to some brand new words and others that just didn't belong.
Just... sigh. Some nice descriptions of landscapes I guess?
L’autore conosce benissimo la storia e la cultura dell’Antica Roma, tuttavia ha bisogno di approfondire quella cinese. Dalle descrizioni, la Cina sembra un mondo fantasy, dove tutti conoscono il Kung Fu e dove un eunuco è riuscito a diventare sovrano. Dal punto di vista artistico, culturale e tecnologico sembra quasi essere superiore rispetto all’antica Roma, quando in realtà entrambe le civiltà stanno (a mio parere) più o meno sullo stesso piano.
El relato es tan fluido, tan animoso que Manfredi nos transporta al pasado y nos hace participe de la novela. El suspenso es tan real, que llegue a temer por la aparición de un persa detrás de alguna roca. Maravilloso, lo recomiendo.
L’autore è stato abile a unire le fonti letterarie e archeologiche conosciute sulla vicenda con elementi che sono stati in grado di completare la trama, aggiungendo la narrativa. Un po’ come fanno gli studiosi quando da pochi cocci rimasti e con l’aiuto di nuovi impasti, riescono a ricostruire un antico vaso. Metello incarna molti valori romani e i suoi uomini lo seguono con fedeltà. Alla pari del lettore che si ritrova con il fiato sospeso a ogni scena, cercando di trovare prima del capitolo seguente una possibile soluzione alle varie vicende. Manfredi riesce a guidare la trama con maestria, facendoci esprimere piena fiducia in questo protagonista che, seppur metta in evidenza la sua debolezza di uomo mascherata sotto la fermezza di un eroe, non si lascia intimorire né dagli dei (bella la frase “Se dio si deve nascondere dietro molti volti…”) né da genti e terre lontane da ciò che gli era familiare. L’aspetto crudo è espresso con equilibrio, si rammentano i sistemi di tortura antichi (ad esempio la minaccia dell’impalatura per la fuga, uomini trattati come se fossero oggetti animati nel livello più interno della miniera) e rimangono impressi nell’inconscio dei moderni. Di Metello conosciamo quasi tutto, la sua famiglia, il ruolo al fianco dell’imperatore, le sue emozioni e i continui contrasti sul continuare a trascinare i suoi legionari e anche i lettori in un mondo sconosciuto e sempre più grande dal quale si rischia di non fare più il tanto agognato ritorno. Eppure, non si molla un istante. La tensione nasce fin dall’inizio, con un evento storico testimoniato da più fonti (letterarie, archeologiche e artistiche) che rimane un punto nel grande flusso del tempo: Valentiano, l’imperatore di Roma, viene fatto prigioniero da un re straniero. Per i contemporanei doveva essere stato un trauma indescrivibile, quasi più della ben più famosa battaglia di Teutoburgo. Metello si ritrova al fianco del padre della patria e un personaggio inventato mette in evidenza, attraverso questo contatto così intimo, la forza di un imperatore. Valentiniano è un uomo che non è mai stato descritto come tale, tranne che nella morte. Dopo questi passaggi iniziali, dove la sconfitta sembra dare spazio a una flebile speranza, il piccolo manipolo di legionari continua a mantenere comunque la disciplina e il rispetto dei gradi, unica maniera per affrontare anche le più terribili prove. Ancora, però, non è abbastanza. L’incontro con una civiltà nuova per i loro modi di vedere e di pensare diventa per tutti meraviglia e arricchimento, allo stesso modo una trappola che spinge la volontà del loro capo a sfidare l’impossibile: mettere in primo piano le esigenze di un aristocratico straniero rispetto a quelle dei suoi uomini. Metello pagherà con una moneta dalla doppia faccia questa sua virtus: prima perdendo tutto, poi riacquistando qualcosa di nuovo. Metello “muore e rinasce”, dona una giustificazione al lettore che l’aveva seguito nelle sue scelte confidando nella sua apparente invincibilità quando capisce, nell’ultimo baluardo che ancora lo ancora alla sua vera esistenza, che ameno lui sarebbe dovuto tornare a Occidente. In onore di molte vite uccise (in gran parte a causa sua, seppur involontaria!) e del figlio che lo attendeva da anni. La Cina o Sera maior, diventa un punto estremo nel quale un romano incline alla curiosità decide di unire il suo senso del dovere alla voglia di comprendere che va oltre al conosciuto. Il colpo di scena con l’armata che rivive è un tocco che solo un maestro come Manfredi poteva regalarci, facendoci riprendere quel fiato che avevamo bloccato in gola da qualche capitolo. Una scena che pur richiamando altri generi, viene espressa con tutta la forza e la veridicità dello storico, anzi Pardon! Dell’archeologo. Un romanzo che non permette digressioni o salti di pagine, spinge a pensarlo mentre si è indaffarati in altre faccende. Crea astinenza. Ogni istante libero è solo per la lettura. Grazie maestro!
I’ve read a few books by Manfredi and have always come back for more. This is my favourite of his however. I like historical fiction and have enjoyed several writers’ swords and sandals epics, but this must be my favourite of them all. And what has the big difference been? Mainly it’s that the plot is so unlike any of the others I’ve read. That it takes us half way around the world we know today, and well past the world of the Roman Empire and does it convincingly is great. We don’t see it as a fantasy, yet it probably should be. That is thanks to the writer’s skill at suspending our disbelief. The main characters are also all credible despite their appearing to have been thrown together almost haphazardly by fate after the defeat of the Roman army by the Persians at Edessa and the capture of the Emperor himself. Yet their inter relationships are not only credible but seemingly completely natural. From the Indian trader, Daruma, to the returning prince Dan Qing and his sister, princess Yun Shan and even their mortal foe the usurper, Wei, we see personalities with characters and motives, with different flaws and strengths, hopes and fears, plans and histories. All skilfully depicted by the author. As the story moves from battle to prison to escape and quest we see Marcus Metellus Aquila as a man with real empathy for his men and those around him. We see his legionaries’ respect and trust for him even when they would probably rather just go home and unite with their families. We see their comradeship and interdependence, even in the most nightmarish times, and how he keeps their spirits up and encourages them to more and higher things. The plot itself has enough twists to keep things buzzing along interestingly as the troupe head into the unknown kingdoms to the East all the way to Sera Maior (or China in modern terms). We see Metellus immerse himself in the philosophical side of eastern martial arts in his attempt to overcome Wei’s forces with their superior training and skills in personal combat while not forgetting his Roman learnt talent for waging war. The details are important, and Manfredi gives us plenty. We see life in the Persian prison camp in all its sordid detail as clearly as we see the luxury of the Han dynasty. The terrain Metellus crosses on land and the seas he traverses are all well depicted. In a lot of ways this is a fantastic voyage and if it was analysed logically could very probably seem too far fetched to be believable, but we go with it because we are carried along by the author’s passion and skill, by the plot and the players he paints for us and by our buying into it fully. I hope my next read is half as good.
LE RECENSIONI DE IL SALOTTO LETTERARIO Un romanzo epico e suggestivo, quello di Valerio Massimo Manfredi. Insieme ai protagonisti, anche il lettore si ritrova sospinto dai venti del monsone sulla nave di Daruma verso il tanto favoleggiato regno della seta, ricco di paesaggi mozzafiato e cibi e animali che sembrano davvero provenire da un altro mondo. Il lungo viaggio de L'impero dei draghi può essere idealmente diviso in tre parti: la prima, in Persia, nella quale i Romani sono costretti ai lavori forzati dagli aguzzini persiani; la seconda, in cui assistiamo all'incontro con Daruma e il misterioso principe cinese Dan Qing e la terza, nella quale Taqin Guo (così i cinesi definiscono l'impero romano) varca i confini di Sera Maior. Qui, fides, virtus e i più profondi valori romani si incontrano e si scontrano con filosofie cinesi e guerrieri che, oltre alle arti marziali, sembrano essere in grado di padroneggiare anche misteriose arti magiche. Con il suo stile asciutto, preciso e accurato, Manfredi è maestro nel bilanciare elementi reali, storici ed eventi immaginari, funzionali alla trama del romanzo, creando un intreccio avvincente e in grado di toccare corde profonde nei cuori dei lettori. Uno tra gli aspetti più interessanti, a mio avviso, è il confronto fra Metello, ufficiale romano sempre coerente con i suoi ideali di onore, giustizia e protezione nei confronti dell'imperatore e dei suoi compagni, e il principe Dan Qing, un misterioso personaggio votato alle filosofie orientali e con un passato pieno di segreti e vergogne. I due uomini simboleggiano il parallelo fra occidente e oriente e sono spunto di riflessione sulle somiglianze che accomunano due realtà solo in apparenza così diverse fra loro. Unica nota dolente de L'impero dei draghi è la parte finale, che sembra un po' affrettata rispetto al ritmo narrativo generale del romanzo. Si ha come l'impressione che l'autore abbia voluto "sbrogliare la matassa" e concludere la storia in poche pagine, di certo per non appesantire troppo la lettura, ma con il risultato che alcuni eventi sembrino essersi risolti in maniera piuttosto semplicistica, tra cui una strana "evoluzione fantasy" del personaggio di Marco Metello Aquila. Nonostante questo piccolo scivolone finale, che risulta comunque piacevole e divertente, L'impero dei draghi è un romanzo ricco di fascino e di grande spessore, in grado di riportare in vita grandi personaggi del passato e di trasportarci in uno splendido viaggio oltre i confini del mondo.
En esta historia acompañamos al legado Marco Metelo Aquila, fiel soldado del emperador Valeriano, al cual decide acompañar a realizar negociaciones con el emperador de los persas Sapor I, Metelo cree que la reunión es una trampa y se lo hace saber a Valeriano pero este camarada dice que no hay problema que no cree que esto suceda y pues ¿que creen? que si era una trampa, así que Valeriano junto con sobrevivientes de su guardia es hecho prisionero y luego esclavo en unas minas donde el plan es que trabajen hasta morir, durante su cautiverio observan que al rey persa lo acompaña un joven que muestra una extraña forma de moverse y actuar, el plan de los legionarios estando en esclavitud es escapar y recuperar el trono para su legítimo dueño ya que es obvio que alguien traicionó al emperador, total que son muchas las cuitas que estos soldados van a padecer y terminarán en una tierra para ellos desconocida, tierra de origen del extraño acompañante del rey persa, China donde se las verán con el arte de guerra chino una descripción de batallas de legionarios romanos contra guerreros chinos disciplina y fuerza contra disciplina y agilidad se verán envueltos en una guerra civil la cual tendrán que ganar y sobrevivir sí quieren regresar de nuevo a Roma…
En este libro Manfredi nos regala unas historia bien perrona que se basa en la leyenda histórica sobre la legión perdida de Craso. Simón es el compa que derrotó a Espartaco nomas que no como la serie dice, porque su hijo murió con él, en la batalla de Carras, degollado y el se dio cuenta porque vio la cabeza de su hijo en una lanza siendo mostrada como trofeo, dicen que el al ver esto perdió la bendición de Marte y valió corneta, lo tomaron prisionero, los partos le vistieron y pintaron como mujer después le vaciaron oro fundido en la garganta pues eso era lo que iba a buscar todo esto hecho a la vista de su legión, ahora ya saben de donde saco la muerte GRR Martin, a su ejército se les dio dos opciones acompañar en muerte a Craso o ser tomado como un ejército mercenario y de batalla en batalla se cree llegaron a pelear contra los chinos los cuales dejaron escritos donde hablan de unos extranjeros que pelearon usando sus escudos como escamas de pez, la formación testudo dicen los historiadores militares, solo que esta historia transcurre 300 años después cuando estos demonios rojos ya son una leyenda en China, un libro genial que les gustara muy recomendado por su servilleta.
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La novela comienza con un hecho real: la captura del emperador Publio Licinio Valeriano por parte de los persas bajo el mando del rey Sapor I en el siglo III. Salvo esporádicas alusiones a hechos, lugares y personajes de la antigüedad, todo lo que ocurre después entra en el terreno de la ficción, al punto que no me parece posible denominarlo ficción histórica como se ha hecho común. El autor agregó una nota al final en que exhibe algunas teorías, documentos, publicaciones que han dado señales en torno a un posible encuentro entre China y occidente en época romana, pero al mismo tiempo advierte que los argumentos que apoyan esta tesis son más bien endebles y que la posibilidad de una llegada de soldados romanos a un lugar tan distante no puede excluirse a priori, pero debe apoyarse en elementos documentales más consistentes.
Para ser justos, esta es una novela de aventuras, eso es El imperio de los dragones y como tal funciona muy bien.
Un grupo de soldados romanos son capturados junto al emperador y llevados a ejecutar trabajos forzados en una mina de la que nadie sale vivo; con la ayuda de un esclavo, los soldados escapan y las circunstancias hacen que en vez de regresar a Roma, se dirijan a China. Las aventuras que les ocurren a los romanos son variopintas; se conjugan el sentido del honor del soldado romano con la filosofía de la cultura china; se destaca la lealtad de los romanos y su horizontalidad en su relación con su emperador versus la sumisión de los chinos y su verticalidad en el trato con su emperador.
La novela tiene dos partes bien definidas, la historia que transcurre en el lugar geográfico del imperio romano y las aventuras que suceden en el lejano oriente. Se echa de menos que algunos de los personajes, particularmente la historia del hijo de Marco Metelo Aquila, no tienen ningún desarrollo.
En resumen es una novela entretenida, escrita en un estilo muy cinematográfico; es posible imaginar las escenas en una película de fantasía y aventuras, con magníficos escenarios y efectos especiales.
Imparatul Valerian a fost singurul imparat roman capturat vreodata si care a murit prizonier. Insotit de legatus Marcus Mettelus Aquila al legiunii II Augusta, comandant al armatelor Syriei, soldat desavarsit si consilier loial, Valerian devine prizonierul imparatului persan Shapur I.
Aici se termina istoria si incepe fictiunea cartii lui Valerio Massimo Manfredi. Mettelus si un grup restrans de legionari romani reusesc sa evadeze din ingrozitoarele mine de turcoaz in care fusesera condamnati sa putrezeasca de catre imparatul persan. Un negustor indian ii gaseste in desert, pe drumul caravanelor si ii ajuta, admirandu-le curajul. Insa negustorul avea si un alt interes atunci cand le-a propus sa ii protejeze de persani in schimbul serviciilor lor ca si protectori ai caravanei: misiunea sa era de a-l ajuta pe printul mostenitor chinez Dan Qing sa scape din colivia de aur in care era tinut de Shapur, ca si prizonier diplomatic. Treptat, de-a lungul a nenumarate aventuri, romanii ajung in indepartatul tinut al dragonilor, unde zeita Fortuna ii arunca in mijlocul luptei de reunificare a imperiului dintre printul Dan Qing, ce va intemeia dinastia Jin, si eunucul Wei, punand astfel capat turbulentei perioade a celor Trei Regate. Si ca orice poveste fictionala care se respecta, exista si o poveste de dragoste. Mettelus Aquila se indragosteste de sora printului chinez. Intalnim chiar si pe urmasii legiunii disparute in mit, una dintre cele trei legiuni a lui Crassus pierduta in totalitate dupa o batalie in Parthia, in anul 53 i. Hr. Aici iarasi istoria reala este imbinata cu mitologia, aceasta legiune crezandu-se ca a ajuns pana in partile vestice ale imperiului chinez, unde legionarii s-au stabilit, casatorindu-se cu femei locale.
Si ceea ce a facut extrem de placuta aceasta lectura/auditie a fost arta cu care a fost narata de Christian Rutzka, unic narator, adaptandu-si vocea pentru fiecare personaj, inclusiv accentul.
Primele raze ale soarelui scăldară în lumină crestele munţilor Taurus, piscurile acoperite de zăpadă se colorară în roz, strălucind ca nişte nestemate pe deasupra văilor rămase încă în umbră. După aceea, mantia de lumină începu să se întindă peste povârnişurile marelui lanţ muntos, făcând să se trezească viaţa adormită de prin păduri. Stelele păliră încetul cu încetul. Primul care se repezi spre înaltul cerului ca să salute soarele fu şoimul şi ţipătul său ascuţit răsună printre pereţii abrupţi de stâncă şi peste abisurile prăpăstiilor, peste albia săpată în piatră prin care curgea înspumat Korsotes, torent umflat acum de topirea zăpezilor. Shapur I al Persiei, regele regilor, al persanilor şi nu numai, stăpân peste cele patru zări ale lumii, tresări la auzul acelui ţipăt şi-şi ridică privirile vrând să urmărească zborul maiestuos al păsării care stăpânea peste înălţimi, după care se apropie de armăsarul său arab pursânge, frumos împodobit, pe care i-l aducea scutierul. Un servitor îngenunche pentru ca suveranul să poată pune piciorul pe genunchiul lui îndoit şi să poată urca mai uşor în şa. Alţi doi servitori îi aduseră arcul şi iataganul cu teaca de aur, iar un stegar veni alături cu stindardul regal desfăşurat: era o fâşie lungă de mătase roşie purtând imaginea cusută cu fir de aur a lui Ahura Mazda.