Alla morte del re di Creta, il primogenito, Minosse, ha un privilegio impareggiabile per la successione: gode del favore degli dei. E lo dimostra il fatto che Nettuno abbia fatto sorgere dal mare un magnifico toro bianco destinato a essere sacrificato in suo onore. Ma il nuovo sovrano vacilla di fronte allo splendido animale e lo mantiene in vita. Il dio lo punirà con la nascita del Minotauro, un mostro sanguinario che verrà rinchiuso in un labirinto. Solo un eroe, Teseo, avrà il coraggio di sfidare la bestia.
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Sebbene sia un racconto breve, narra con grande chiarezza ogni dettaglio: dalla maledizione di Minosse, alla costruzione del labirinto da parte di Dedalo, fino al ruolo di Pasifae e Arianna. Tutto viene raccontato in modo vivido, mettendo in luce la scelta di Teseo di abbandonare Arianna e il possibile prezzo di questa decisione. Ha sconfitto il Minotauro, ma nel farlo ha perso suo padre: una vittoria amara che ricorda come ogni trionfo, nella mitologia come nella vita, comporti sempre un sacrificio.
Riconosco che questo secondo volume della collana abbia intrinseca una forza espressiva, che mancava al primo. Solo che ciò non basta a sollevarne la qualità. Il pregio indiscusso che ha si ricollega all'idea di descrivere in primis le origini del Minotauro, partendo dall'epopea di Minosse come sovrano di Creta e ancor prima dalla violenza subita dalla madre del re, Europa, a danno di Giove. Il modo in cui viene descritto l'inganno a Nettuno, l'ossessione di Pasifae per il Toro del mare, la nascita dell'abominevole mostro mezzo uomo mezzo toro rendono i primi capitoli splendidi. Questo, però, si rivela anche il difetto maggiore del libro. Esso si intitola "Il labirinto del Minotauro", ma il mezzosangue non é altro che una macchietta insulsa. La classica bestia affamata di carne umana, di cui non ci viene mostrato nulla se non la sua morte per mano Teseo. E se Minosse, con la sua storia tormentata rendeva la narrazione avvincente, Teseo è l'esatto opposto. Come il mostro che uccide è il non protagonista dell'opera, messo lì solo perché la sua presenza era indispensabile per la fine del mostro. La stessa Arianna con il suo abbandono a Nasso è di troppo perché attira tutta l'attenzione su di sé, in una storia che non è la sua. In questo volume si è tentato di fare troppo: fondere il mito del Minotauro senza dare un punto di vista a lui che è il protagonista, con la vita di Minosse e tutte le conseguenze che le azioni di Teseo hanno su se stesso e su suo padre. In un certo frangente ho temuto tirassero in ballo anche Dedalo e il mito di Icaro, con tutti gli accenni all'artigiano ateniese. Il problema più grande resta il fatto che protagonista è Minosse e che il titolo del libro è fuorviante. Denuncerei anche uno stile di scrittura sempre più deludente, con l'ultimo capitolo in cui la scena si scambia in modo insensato da terza persona al passato a prima al presente. Se la seconda parte fosse stata curata meglio e il fulcro della storia si fosse impresso sul mostro sarebbe stato migliore.
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Premetto che adoro la mitologia e tutto quello che ne concerne, anche se questo capitolo del Minotauro c'era poco che già non sapevo, perchè conoscevo già la storia di Minosse, di Teseo e del suo padre del cambio sbagliato della vela, mi mancava di Arianna abbandonata e qualche dettaglio. L'ho trovato tanto rapido in certi punti, come l'avventura nel labirinto e la lotta vera e propria con il Minotauro, troppo spedito. Comunque anche se meno di quello di Prometeto mi è piaciuto lo stesso , soprattutto le parti finali dopo il libro sul mito e le ricerche varie.
In poche pagine, di facile e piacevole lettura, le intricate vicende di Re e personaggi storici, figure mitologiche e Dei che, con i loro capricci, condizionano gli uomini togliendo loro il libero arbitrio. Come di consueto si ricordano, ritrovano o svelano le epiche vicende e i personaggi a fondamento della nostra cultura.