La Principessa Qualcosa di Troppo, fin dalla nascita, rivela di possedere una meravigliosa, ma pericolosa caratteristica: non ha limiti, è esagerata in tutto quello che fa. Si muove troppo, piange troppo, ride troppo e, soprattutto, vuole troppo. Ma, quando sua madre muore, la Principessa si ritrova "un buco al posto del cuore". Smarrita, prende a vagare per il regno e incontra così il Cavalier Niente che vive da solo in cima a una collina e passa tutto il giorno a "non-fare qualcosa di importante". Grazie a lui, anche la Principessa scopre il valore del "non-fare". E del silenzio, dell'immaginazione, della noia: tutto quello da cui era sempre fuggita. Tanto che, dopo avere fatto amicizia con il Cavalier Niente, Qualcosa di Troppo gli si ribella e pur di non fermarsi e di non sentire l'insopportabile "nostalgia di Niente" che la perseguita vive tante, troppe avventure... Fino ad arrivare in un misterioso tempio color pistacchio e capire che "è il puro fatto di stare al mondo la vera avventura". Chiara Gamberale si concentra sul rischio che corriamo a volere riempire ossessivamente le nostre vite, anziché fare i conti con chi siamo e che cosa vogliamo.
Alla Gamberale voglio bene come a una di famiglia, e per questo leggo tutto ciò che pubblica anche se non sempre mi convince ciò che scrive. Incappata nella trama di "Qualcosa", avevo storto il naso: una fiaba? Mi sembrava un terreno pericolosissimo, e invece questa fiaba funziona benissimo! Racconta, con l'aiuto delle deliziose vignette di Tuono Pettinato, la smania dei giorni nostri per lo speciale, il giusto, il profondo, il sensazionale (e per la loro ostentazione) che però alla lunga non è sostenibile! L'unica via di sopravvivenza è fare pace con il niente, e con quella noia che tanto cerchiamo di evitare e che invece è la miglior compagnia per tirar fuori il nostro meglio. È una riflessione che mi sono trovata a fare spesso, di recente, e trovarne suggello in questo libro mi ha resa felice.
"...ma l'impresa eccezionale, dammi retta, è essere normale" (L. Dalla)
Una storia un po' fiabesca, con metafore a non finire. In certi punti sembra quasi una versione del Piccolo Principe (solo che stavolta si parla di una Principessa) in chiave moderna. Naturalmente è tutt'altra cosa, ma in un modo molto simile si rivela ironico e saggio allo stesso tempo. Ed esattamente come il Piccolo Principe non è esattamente una fiaba per bambini.
(Se deciderete di leggerlo, che il Grande Pistacchio sia con voi.)
Ma perché questa moda dei libri per giovani scemi, questo tripudio di bambocciume letterario? Premesso che trovo odiosi tutti i libri-tesi, pubblicarne qualcuno che inviti a ragionamenti complessi, anziché ripiegare su disegnini e frasette da Cioè, sarebbe vagamente più meritorio. Qualcosa? Qualcosa da evitare, ecco.
QUALCOSA è una fiaba moderna che nutre l'anima di quel Qualcosa che nessuno prende più in considerazione. Una donna alla ricerca di QUALCOSA DI VERAMENTE IMPORTANTE, quanti uomini QUALCOSA deve incontrare prima di trovare l'uomo giusto? Dovrà incontrare Qualcosa di Buffo, Qualcosa di Blu, Qualcosa di Speciale, Qualcosa di Più e Qualcosa di Giusto. Ma chi è che fa veramente al caso suo? Se lei sente di essere Qualcosa di Troppo, qual è l'uomo realmente giusto? Chi è l'uomo che, oltre a farle sentire le farfalle nella pancia, è adatto per lei? Con chi lei è destinata a rimanere per sempre? L'amore è sempre così complicato e trovare l'uomo giusto è la solita missione impossibile per una donna che sa quanto vale e non si sente affatto "troppo" esigente o Qualcosa di Troppo. Eppure tutti la considerano così: Qualcosa di Troppo. Lei è alla ricerca dell'amore, del suo uomo ideale, del suo Cavaliere, pronto ad ascoltarla, ad amarla, a non pretendere da lei QUALCOSA che non è e non può essere. Eppure anche l'amore può cambiare un punto di vista ... Se al giorno d'oggi siamo attratti da tutto ciò che brilla, splende ed è folgorante, fino all'eccesso, siamo anche alla ricerca di quel Qualcosa di Più, rispetto agli altri. Vogliamo Qualcosa di Speciale, di Giusto, Qualcosa in grado di farci sorridere sempre. Ma non possiamo sempre ridere. C'è anche altro di cui abbiamo bisogno. Il nostro punto di vista verso i bisogni primari è cambiato. Abbiamo perso l'abitudine ad ammirare le cose quotidiane, normali, forse banali e troppo spesso considerate come un "niente", privo di importanza. Forse ci sbagliamo. Il nostro Cavaliere è colui che sa farci guardare e trovare Qualcosa di realmente speciale nel "NIENTE". Grazie alle parole della fiaba moderna di CHIARA GAMBERALE, potrò guardare al mondo e ai miei reali bisogni da un punto di vista diverso.
"È importante che il tuo futuro marito ti porti in dono tutte le cose che non-fa. Così non le farete insieme. E spero che saranno davvero tantissime."
Uno dei libri più semplici ma al contempo complessi che io abbia mai letto. In grado di scavarti dentro con la semplicità di “bimbo”, eppure utilizzando la delicatezza e l’attenzione che solo un adulto, maturo e consapevole, può avere.
“Qualcosa” apre una fessura dentro al nostro cuore, non solo nel racconto ma anche nella vita. Scopre quei sentimenti che per paura abbiamo spesso tenuto nascosti, come si fa con la polvere rifilandola sotto al tappeto.
Chiara Gamberale mi ha raccontato. Mi ha emozionato. Mi ha cambiato. Mi ha regalato risposte che cercavo da tempo e che, con una spontaneità disarmante, è riuscita a farmi trovare. Così, come se niente fosse. Come quando si tira fuori una caramella di tasca per regalarla a qualcuno. E ringrazio quel qualcuno, una persona importantissima, che mi ha donato libro e occasione.
Lo consiglio per grandi e piccini, da leggere in compagnia dei grandi. Perché saranno sicuramente migliori un domani.
Forse sono morta dentro perché nonostante abbia capito la metafora non ho assolutamente apprezzato quella che è una storiella eccessivamente ripetitiva e infantile
Lasciar spazio alla noia per ritrovare sé stessi, senza sentire il bisogno di social o di relazioni sbagliate. Questo è il messaggio, spiegato con toni saccenti da un ragazzino che ho trovato abbastanza irritante. La narrazione è stata noiosa e un po' ripetitiva, i personaggi privi di senso nelle loro scelte e nel carattere. Ho trovato divertente la scelta dei nomi dei personaggi e i disegni sono stati l'intercalare piacevole in mezzo a paragrafi che avrei saltato volentieri. Non è una fiaba per adulti ma un libro per pre-adolescenti con problemi di personalità. Forse non l'ho capito io, forse se l'avessi letto a 13 anni mi sarebbe piaciuto di più.
Gli disse che finalmente l’aveva capita, oh sì che l’aveva capita, la differenza fra avere bisogno e avere voglia! «Perché se non imparo a sopportare il vuoto nella pancia, e magari anche a volergli un po’ bene, avrò sempre bisogno di un’avventura o di un fidanzato che me lo riempia e non sarò mai libera! Libera di scegliere, libera di avere voglia! Sarò sempre in ostaggio, schiava della paura dello spazio vuoto! Sarò una bottiglia che non è capace di fare la bottiglia, una persona che non è capace di essere una persona!»
Dovremmo smettercela con questa mania di riempire, riempire la nostra vita di impegna, riempire i buchi con appuntamenti fasulli, riempire i vuoti. Dovrebbe accettare, parola molto difficile da pronunciare al giorno d’oggi dove l’accettazione è un sogno,dovremmo affrontarlo subito e poi lasciare che quel vuoto
Una favola per tutti, piccoli e adulti, che dietro una apparente semplicità nasconde tematiche e riflessioni complesse dei nostri giorni. Mi è piaciuto perché nella sua spontaneità e leggerezza non scade mai nel banale ed gni tanto tornare un po' bambini può fare vedere le cose e la vita con una luce diversa.
Leggero, profondo Storia di ossimori e apparentemente senza un destino Indimenticabile, trovo che sia una storia per bambini fatta per insegnare agli adulti Mi ha fatto ricordare i momenti in cui da piccolo inseguivo le api e guardavo le forme delle nuvole Un plauso all’autrice che riesce così spensieratamente in un genere a mio avviso difficile, non per la critica del pubblico, ma per la felicità e la profondità inusuali che bisogna mettere in un libro per bambini Indimenticabile nella sua semplicità, stra consiglio la lettura, se mai avrò un figlio sicuramente questo sarà uno dei racconti must la sera prima di fare la nanna
Molto interessante l’argomento, scrittura piacevole e frizzante. La storia è ben fatta per raggiungere lo scopo, le illustrazioni sono davvero carine ed efficaci per raccontare le varie situazioni. Non è il mio genere di libro, ma ne ho apprezzato molto il significato. È breve, si legge in una giornata volendo.
Cercavo una lettura leggera ma non troppo, una lettura che mi facesse riflettere ed ho trovato “Qualcosa” di Gamberale. Ammetto di non leggere quasi mai le trame dei libri, mi piace farmi trasportare dal libro e scoprirlo piano piano. “Qualcosa” è stata una bella sorpresa. Si tratta di una favola moderna la cui protagonista, la principessa “Qualcosa di troppo”, è una bambina irruenta, una bambina che con le sue sole urla distrugge oggetti, una bambina alla quale succederà “qualcosa” di brutto e che la porterà a crescere e ad incontrare personaggi strambi. Si tratta sicuramente di un romanzo di formazione, all’interno del quale la Gamberale affronta temi importanti e difficili. Il libro è corredato da immagini molto carine che ti trasportano maggiormente nella storia. Anche l’uso delle parole che fa l'autrice è molto particolare, troviamo parole come “qualcosa” o “troppo” che vengono ripetute costantemente. In conclusione, si tratta di una bellissima favola che fa riflettere il lettore, una riflessione dolce ma allo stesso tempo amara sulla vita.
"Qualcosa" di Gamberale è una favola godibile ed impreziosita con le illustrazioni di Pettinato. Protagonista di questa storia è la principessa Qualcosa di Troppo che, come si evince dal nome, ha la caratteristica di non avere mezze misure in tutto quello che fa/sente. Finché un giorno incontra il Cavalier Niente e Madama Noia e così scopre la preziosità del "non-fare" e tutta la creatività che da questi si sprigiona. L'autrice lancia un messaggio quanto mai importante ed attuale: occorre fermarsi ed imparare a stare in pace con sé stessi, bastarsi, senza cercare sempre ed insistentemente la felicità nelle cose e/o negli altri perché essa va perseguita solo in noi stessi.
"[...] Sogno per te un marito che non ti dia qualcosa di troppo. Ma che ti dia un po' di tutto. E senza però toglierti niente."
Una fiaba bellissima, semplice, piena di spunti di riflessione. Una fiaba che parla di vuoti da riempire/non riempire e di amore. Della bellezza di essere se stessi con le proprie bizzarrie. Una fiaba che parla sul fatto di non accontentarsi mai, soprattutto in amore, perché amore è qualcuno con cui puoi essere libera di essere te stessa sempre e comunque. Basta solo sapere aspettare.
"Qualcosa" è raccontato come una fiaba, ma non lo è. È una continuo richiamo ad allegorie che ci fanno riflettere sul significato della vita. Qualcosa di troppo, la principessa protagonista del romanzo, può essere ciascuno di noi, etichettata come diversa, strana solo perché non è come tutti gi altri, ma "fa troppo". E solo con l'incontro con il cavalier Niente scopre il vero senso della vita. È un romanzo fresco e originale. Straconsigliato.
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Chiara Gamberale è un'autrice davvero in gamba! In questa breve ma intensa favola per grandi la sua scrittura scorre limpida, mostrando una notevole conoscenza delle emozioni umane e una grande capacità nel saperle descrivere e inquadrare. Un racconto su cui riflettere, per trovare... Qualcosa dentro di sé.
Un libro semplice e leggero che tratta argomenti estremamente profondi. L ho letto piacevolmente, è uno di quei libri che tengo volentieri in casa per leggerli ogni tanto
Libro letto qualche anno fa, MERAVIGLIA. Non è categorizzabile e non posso spiegarvi di cosa parla, abbasserei il suo valore. Parla di tutto e di Niente, that's it
Favola molto agevole come lettura. Ha degli spunti molto interessanti, però rimane a livello di favola e non vuole entrare in qualcosa di più, non vuole 'spiegare' e non vuole far neppure una vera e propria 'morale' fiabesca. Trovo la conclusione un po' scontata dopo alcune considerazioni interessanti, ma lasciate in sospeso o indietro.
Qualcosa di Troppo è una principessa, vive in un castello e, oltre a due amorevoli genitori, ha tate, cuochi e domestiche a sua completa disposizione. Queste sono le uniche cose che la rendono diversa da noi, o da come ognuno di noi si è qualche volta (diciamo anche spesso), sentito. Qualcosa di Troppo non si accontenta di quello che è poco, o anche solo abbastanza, lei vuole tutto, lei vuole troppo. Provare mille cose, sentire emozioni forti, vivere ogni giorno un'avventura diversa. Nulla la soddisfa o appaga pienamente, c'è sempre spazio, troppo spazio, per qualcosa di nuovo. Quando un triste giorno, sua madre, la regina Una di Noi, viene a mancare, Qualcosa di Troppo prova improvvisamente una sensazione nuova e sconosciuta. Per la prima volta non sente niente, fatta eccezione di un grosso buco nel cuore. Buco che cercherà di riempire facendo mille e mille cose, tenendosi sempre in mille faccende affaccendata: cantando, cavalcando, imparando lingue diverse... tutto pur di non stare ferma, qualsiasi cosa possa impedirle di fermarsi a pensare, e sentire ancora quel terribile vuoto che ha nel cuore, lei la fa. L'incontro con il Cavalier Niente sarà provvidenziale. Con lui la principessina impara a non fuggire ai pensieri e alla solitudine, comincia ad apprezzare quel vuoto, accettarlo e volergli anche un po' bene. Tuttavia torna ben presto a bramare la vita frenetica e le mille cose che la tenevano occupata un tempo, perciò abbandona il fidato amico e riprende il suo trantran. Questo, però, non porta sollievo nel suo cuore, tutt'altro. Il vuoto, che pareva non farle più tanto male quando era in compagnia di Niente, torna a tormentarla chiedendole di essere riempito. Qualcosa di Troppo tenterà invano di dare risposta ai suoi problemi andando alla ricerca dell'amore, ma quando si è incompleti e insoddisfatti di sé è impossibile cercare in altri quello che vorremmo trovare in noi stessi. Amare un altro non è sempre la risposta, ed è impensabile cercare di completarsi con qualcuno, se prima non si è consci del proprio essere e di ciò che davvero si vuole. Chiara Gamberale, in queste pagine, traveste da favola quella che difatti è una severa critica alla società odierna, troppo superficiale e fatua. Il bisogno spasmodico di riempire le nostre vite, infittire ogni singola ora di attività: uscire, muoversi, fare, guardare, spiare attraverso i social le vite degli altri, mostrare, apparire, collezionare mi piace sotto ad un post... tutto pur di non restare fermi un attimo, tutto per non rimanere soli con se stessi, tutto pur di non annoiarsi. Eppure anche questo serve, è questa la morale della favola: il vuoto serve a conoscersi a capire chi siamo e cosa cerchiamo. Chiara Gamberale dà vita ad una storia solo apparentemente leggera, ma pregna, in realtà, di amaro umorismo e riflessioni, ricca di metafore e paragoni, di spunti e appigli su cui riflettere. Questi sono i pregi di questo ultimo suo lavoro. Dopotutto non ci dice nulla a cui non arriveremmo da soli, pensandoci. Però è questo il bello, ci invita a farlo, riflettere sulle sue parole, e sulle nostre vite, perché, purtroppo, in molti non si ritagliano più nemmeno il tempo di pensare.
Una fiaba moderna dalla quale sgorgano metafore e che dona una morale.
E la morale, dopo aver viaggiato con la principessa Qualcosa di Troppo, dopo aver conosciuto il Cavalier Niente e aver seguito i vari nobili desiderosi di vincere la sua mano, è che il vuoto che spesso sentiamo dentro di noi non è un nemico da sconfiggere.
E' inutile cercare di riempirlo con impegni su impegni, con viaggi e allegria forzata, con obblighi e costrizioni. Perché se per stare bene si ha bisogno di qualcosa, alla fine questo bisogno finirà lasciandoci insoddisfatti quanto prima se non di più. E quindi è inutile cercare il senso di noi stessi e della nostra vita nel mondo esterno o negli altri, bisogna trovarlo in noi stessi. Bisogna fare pace con il nostro vuoto, conoscerlo, non temere di farci accompagnare di tanto in tanto da Madama Noia. E ricordarci che nella vita la vera avventura è la vita stessa.
Una favola dai toni leggeri e dagli insegnamenti pesanti come macigni. Mi sono quasi impaurito davanti alla descrizione fiabesca e parodizzata che l'autrice fa dei social network e di come hanno trasformato le relazioni tra le persone. E che dire del bisogno di amore, con le varie sfaccettature che crediamo spesso di trovare e che invece rispondo solamente a questo bisogno... e in quanto tale sono destinate a finire, o a sfinire?
Ho preso il libro interessato dalla trama e dai giudizi positivi. L'ho iniziato molto titubante, timoroso di venirne deluso. L'ho finito felice di aver affrontato questa avventura.
Con ironia e leggerezza, l'autrice, in questo nuovo romanzo, ci prende per mano, proponendoci un percorso che ci porta a riflettere , in forma di fiaba, su alcuni aspetti della nostra società : innanzitutto l'urgenza che abbiamo, sempre più spesso, di riempire le nostre giornate di impegni ed attività, in una corsa contro il tempo dove non c'è quasi possibilità di fermarsi, ogni tanto, a "non fare niente". Un invito quindi a prendersi del tempo per riflettere, per staccare dal ritmo della vita, sempre più frenetica, che conduciamo. Un altro aspetto, molto attuale, che viene affrontato nel libro, è la mancanza, ormai, nella nostra società, del "privato" e la tentazione di rendere platealmente tutto pubblico : le nostre emozioni, i pensieri, le relazioni, le esperienze, anche quelle più banali e di poca importanza (qui si fa riferimento naturalmente ai social network). Sicuramente un invito, da parte dell'autrice, ad affidarci maggiormente alle relazioni interpersonali. Un libro scorrevole e piacevole, grazie anche alle illustrazioni di Tuono Pettinato, accattivanti e divertenti, una fantastica opportunità per il lettore di "vivere" una fiaba a cui, di prassi, non manca il lieto fine, visto che, nella vita, non è sempre assicurato.
Il mezzo più veloce per far capire ai bambini un concetto è la favola, ma perché non può esserlo anche per gli adulti? Se “Il Piccolo Principe” è una favola per i piccoli e soprattutto per chi piccolo non lo è più da tempo, anche la storia della principessa Qualcosa lo è. Una storia semplice ma al contempo complessa. In grado di scavarti dentro con la semplicità di “bimbo”, utilizzando la delicatezza e l’attenzione che solo un adulto, maturo e consapevole, può avere.
Forse non tutti capiranno il concetto chiave della storia e la riterranno in conclusione risparmiabile, scontata al massimo. Farà però breccia a chi in questa storia si rivede, chi in quel “troppo” ci vive in condanna. Si rivedrà anche chi vive nel “niente” e viene messo alla gogna per questo. Esisterà un equilibrio tra il “troppo” e il “niente”? Chiara Gamberale cerca in modo leggero di darci una risposta che per quanto possiamo considerala scontata, non prendiamo mai in considerazione.
Qualcosa di troppo è la principessa figlia di Qualcuno di importante e Una di noi, chiamata così perché non le basta vivere le cose come gli altri ma fin da piccola vive tutto al massimo e sempre all’eccesso. Finché non perde la mamma per una strana malattia. Allora si troverà a fare i conti con un buco nel petto che non le lascia provare più niente e di cui ha una terribile paura perché non ci è abituata. Quando scappando dal castello si troverà sulla collina ad incontrare il cavaliere Niente, allora dovrà fare i conti con Madama Noia invisibile ma dall’alito di ciclamino, che le insegnerà a fare i contj con se stessa e con i silenzi e i vuoti. Ma il cammino per riuscirci non sarà facile e neanche breve.
Secondo libro della Gamberale per me e devo dire che qui l’ho apprezzata molto di più nonostante il primo non mi fosse completamente dispiaciuto. Scelta narrativa molto molto particolare per temi delicati, ma per me decisamente azzeccata: il genere scelto qui è quello della fiaba, ma una fiaba un po’ irriverente e a tratti comica ma molto molto istruttiva e allegorica. Il percorso della principessa è un difficile percorso che oggi dovrebbero a mio parere affrontare tantissime persone, per arrivare a vivere la vita nel migliore dei modi, apprezzandone ogni aspetto ma senza strafare, e soprattutto imparando ad avere a che fare realmente con se stessi e a conoscersi ed ascoltarsi. Lei è abituata ad avere tutti gli stimoli al massimo, come nella società moderna vale un po’ per tutti, ma quando la vita la mette alle strette, facendole fare i conti suo malgrado con uno dei momenti più difficili dell’esistenza, quale la perdita di una persona amata, trovandosi nell’apparente silenzio ed assenza di emozioni forti, lei va in crisi. E cerca per non pensare a quel buco e alla sofferenza immensa che le causa, di riempirsi le giornate di mille miliardi di attività diverse per distrarsi, facendo sempre troppo. Gli altri bambini sono Abbastanza, perché sono tutti molto simili e banali per lei e non le piacciono perché lei vuole di più e quindi loro la vedono strana e diversa e non vogliono giocare con lei. Ma il cavaliere Niente le insegna che siamo tutti uguali e tutti insignificanti, nessuno meglio dell’altro come amiamo sentirci, ma la meta deve essere lasciarci vivere tutto dandoci il tempo anche per le sofferenze e i vuoti, anche se sembrano insopportabili, senza fuggirli, perché diventeranno col tempo qualcosa di prezioso da curare e avere dentro di noi, come dei passaggi segreti. La vita non è nè può essere sempre piena di qualcosa di forte ma è fatta e deve esserlo, principalmente di attimi vuoti e di silenzi, ed è solo così, accettandoli ed apprezzandoli, che si può stare bene davvero, ascoltare se stessi in quei momenti senza timore, ma facendo volare la fantasia, e piano piano in questo modo imparare a conoscersi. Il segreto sta tutto lì nel non-fare qualcosa, cosa che oggi con i ritmi frenetici della vita che viviamo per noi è diventato quasi inconcepibile. Cosa ancora più importante le insegna la differenza tra il volere fare una cosa e averne bisogno, perché il bisogno è solo un sogno e prima o poi finisce e può ferire gli altri, soprattutto se riferito a persone, mentre l’aver voglia di qualcosa o di qualcuno rende più liberi e realizzati, e la fa rendere conto del fatto che il rischio non è restare soli o essere infelici, perché questo in realtà serve a nascondere il reale pericolo che è la paura di vivere ma che se ci si abbandona e non ci si pensa troppo svanisce, realizzando che “meno cose si fa, più si è davvero”. E che se ci si lascia riempire dalla vita come una bottiglia vuota con i liquidi, con tutto quello che potrà capitare, facendo però pace con il vuoto nella pancia perché si starebbe bene anche vuoti, sarà solo acqua pulita e non sporca, perché è il puro fatto di stare al mondo la vera avventura. Però il segreto è accettare e imparare ad avere a che fare con il non-fare ma non abbandonarsi al non-sentire, perché è quello che annulla un’esistenza. E attraverso la ricerca di un marito, Qualcosa di troppo avrà a che fare con Qualcosa di buffo che le porterà sempre tante cose da fare per divertimento ma che poi stuferanno, Qualcosa di blu che con le sue sofferenze la farà sentire importante per gli altri ma non per se stessa, Qualcosa di speciale che le darà tanti interessi e stimoli culturali e artistici continui al di sopra della norma, ma che la porterà con dolore a rendersi conto che diventare importante per quello può far perdere il contatto con l’essere importanti per se stessi anche nella propria banalità, con Qualcosa di giusto, che le insegna a affermare i diritti degli altri e combattere per quelli ma senza tener conto dei propri, con Qualcosa di più, che le insegnerà a ricercare uno scopo più alto e guardare oltre “gli esserucci umani” ma che le farà capire che non bisogna perdere mai il contatto con la parte terrena e reale di sè. E così l’augurio più grande che le potrà fare è di non pensare mai di aver trovato ma di cercare sempre, e di trovare un marito che non le dia qualcosa di troppo ma un po’ di tutto senza però toglierle niente, e che le porti in dono tutte le cose che non-fa in modo da non farle insieme, che è l’augurio più bello che farei ad una persona cara o che vorrei fosse fatto a me. Perché l’amore in effetti, quello vero, è esattamente questo, il non-fare le nostre cose con una persona che per noi è importante, perché ride come ride, piange come piange, insomma per nessunissimo motivo ma che proprio per questo motivo che non c’è è diversa da tutti gli altri. Il risultato di tutto questo percorso sarà che sia Qualcosa di troppo che Cavalier Niente di niente, diventeranno finalmente solo Qualcosa.
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Molto simile a Il Piccolo Principe. Stessi punti di forza (credo, a me Il PP non è mai piaciuto...) e stessi difetti: letto troppo da grande, per me è solo una storia per ragazzini con personaggi metaforici per insegnare una morale banale. L'avessi letto a 17 anni, chissà... Probabilmente sarebbe cambiato poco.