The acclaimed author’s controversial 1967 debut was a novel of men at war—with themselves.Lieutenant Dan Tierney is a Marine aboard the vast but labyrinthine and claustrophobic USS Vanguard, an aircraft carrier on patrol in the Pacific in 1956. Forced by the illness of his commanding officer to assume control of the Marines on board, Tierney must make decisions that will alter the lives of his troops and the shape of own future.When a minor infraction committed by a promising young Private named Ted Freeman leads to a major investigation, a secret culture of initiation rituals and homosexuality is exposed. Torn between protecting Freeman and safeguarding the Marines' reputation, Lt. Tierney must come to terms with the tragic reality of a system he had once idealized.The Lieutenant explores the culture and politics of the United States military at the start of the Vietnam War, and reveals the insecurities of the men whose lives were defined by it.
Award-winning author Andre Dubus II (1936–1999) has been hailed as one of the best American short story writers of the twentieth century. Dubus’s collections of short fiction include Separate Flights (1975), Adultery & Other Choices (1977), and Dancing After Hours (1996), which was a National Book Critics Circle Award finalist. Another collection, Finding a Girl in America, features the story “Killings,” which was adapted into the critically acclaimed film In the Bedroom (2001), starring Sissy Spacek, Tom Wilkinson, and Marisa Tomei. His son Andre Dubus III is also a writer.
Libro che si legge (inspiegabilmente?) tutto d'un fiato trovandosi ad empatizzare con il giovane tenente dei marines che si trova al comando di una unità imbarcata sulla portaerei "Vanguard". Lo stesso si trova a gestire una normale questione disciplinare che via via diventa sempre più composita ed intricata mischiando alle sue questioni personali e morali i dubbi che via via emergono, pure sollecitati dai suoi superiori e sottoposti fino ad un epilogo terribile e senza senso. Secondo me la tensione decade nel finale, ma credo che Dubus meriti di essere approfondito ulteriormente.
This one was very interesting! I appreciated how introspective it was, I think that added a lot to the story. Sometimes it got a little difficult to read, some of the paragraphs seemed huge with really long sentences and I found myself having to re-read a few. Overall, though, I did enjoy it!
Avevo una splendida foto nella mia camera da ragazzo in cui erano ritratti di scioltissimi giovani di colore affianco ad un soldatino impettito che recitava la seguente didascalia “the only advantage to use unform is that even idiots know what to wear”. Diciamo che questo slogan potrebbe essere il sottotitolo di questo romanzo, scritto in bianco e nero, soprattutto nero, cupo e freddo come l’acciaio di cui è fatta una portaerei che qui è il palcoscenico della vicenda. E’ una prosa che io trovato spesso farraginosa, senza ritmo, ancora acerba che dovrebbe narrare il dissolversi delle belle speranze di chi entrando nell’arma, anzi nei marines (a me sembrano i bersaglieri americani) viene sputato in un cunicolo dove la lealtà finisce e la caserma rende l’uomo animale e di conseguenza il più docile perisce. La pietra dello scandalo e di una sorta di processo da codice d’onore qui prende spunto da una “goliardata” omosessuale degna del peggiore bullismo, sebbene qui trattata secondo la censura dell’epoca, in cui vengono mescolati i tipici personaggi da un giorno in pretura, peccato siano tutti militari di carriera pieni di belle speranze che credendo di fare il bene di se stessi e del proprio paese mandano a puttane serenamente anche le loro rispettive storie d’amore, Questa parabola di un processo vagamente kafkiano fra carte cartuscielle e giochetti di potere ovviamente ci porta al trionfo dell’ingiustizia e di conseguenza alla tragedia finale. A me non ha convinto particolarmente per diversi motivi, in primo luogo non ha un identità di genere letterario ancora definito: poteva essere una denuncia sul mondo nascosto dell’omosessualità (a tale proposito suggerisco su piattaforma MUBI il film The Great Freedom…un vero cazzotto nello stomaco), poteva essere un romanzo sul conflitto interiore fra le proprie ambizioni e i propri ideali, poteva avere il ritmo dell’azione, poteva essere un sacco di altre cose ed invece rimane sospeso in un dolore non espresso e un’azione non eseguita in modo che tutti rimangano sconfitti. Un tono da basso continuo dove anche il buono. Il tenente appunto, che sembra affrontare il suo percorso di sviluppo di leadership da manuale purchè vincitore morale della singolare, anzi plurale, tenzone rimane alla fine con il suo pugno di mosche in mano. mi ricordavo un dubus migliore e osannato da diversi critici come grandissimo talento, ma qui sarà perchè all’esordio c’è ancora tantissimo da smussare a mio modesto parere.
Perhaps not the best place to dive into the work of Andre Dubus—while I’m relatively certain I’ve read and enjoyed at least one of his short stories, this novella of "the shocking side of military life" (per the salacious cover of the mass market paperback edition) left me feeling pretty cold.
Dan Tierney is the titular lieutenant, left in command of a marine detachment on an aircraft carrier in the Pacific circa 1956. His leadership is tested by a hazing incident among his men that he initially attempts to cover up before it spins out of his control. While Dubus’ examination of leadership constrained by a monolithic bureaucracy has its nuances, the characters that inhabit this morality play feel one-dimensional, and the writing too often feels flat, as though it too is confined by the claustrophobic nature of the USS Vanguard.
Admittedly, this may have more appeal to those invested in marine culture, but I can read only so many references to swagger sticks.
Andre Dubus remains one of my favourite writers - he reminds me of a more contemporary Hemingway, I think. 'The Lieutenant' was a lovely book, though it contrasted sharply with the imminent 'don't ask, don't tell' repeal in the United States. Maybe that makes it more worth reading? A view of the prejudices of the 'old' era just as the new is about to begin?
"Perciò mentre prestavi servizio da una città all’altra, mentre ti alzavi puntuale cinque giorni a settimana per raderti e indossare l’uniforme, ti sentivi una delle poche persone negli Stati Uniti a essere benedetta da una professione che ti regalava un’insoddisfazione che solamente tu potevi trasformare in soddisfazione mettendo in riga tutte le truppe che avevi la fortuna di comandare."
Il Corpo dei Marines, forse la metafora che meglio incarna l’orgoglio degli ideali statunitensi. È nei varchi sottocoperta e sui ponti della portaerei Vanguard che Dubus sfata questo mito. Pur essendo stato lui stesso capitano dei Marines, non concede spazio a toni esaltati o melodrammatici alla narrazione. Quando la scelta del punto di vista è l’uomo, la sua fallibilità e la sua disponibilità a misurarsi coi propri limiti - e questo punto di osservazione è la costante di Dubus - diventa impossibile raccontare la purezza della proiezione di principi astratti, perché non c’è purezza nell’idealizzazione. Dubus ci parla, invece, della “grande menzogna”, delle falle di un sistema che punta non solo a valori positivi, alti, ma li sostiene associandoli all’implicita necessità di esprimere e affermare la mascolinità di quel mondo, portata all’estrema espressione del machismo e di tutto ciò che comporta. Da questo presupposto nasce e si articola la vicenda narrata. Dubus ci coinvolge nei dubbi e nell’intima sofferenza del Tenente Dan, legato a valori che sono il suo riferimento, la sua traccia, ma che vede sfaldarsi dentro le zone d’ombra della vita a bordo della Vanguard. La violenza, l’abuso, il sopruso, l’omertà…i deboli oltraggiati che sono a loro volta oltraggio all’etica del Corpo che rappresentano. Attraverso il Tenente Dan e tutti gli altri personaggi altrettanto protagonisti, Dubus racconta un mondo fatto di gerarchie e leggi rigide, di pregiudizi e meschinità, dove non c’è altro angolo di prospettiva, e sopravvivere significa incunearsi in quell’unico angolo. Ma l’uomo di Dubus è uomo per davvero. Pensa, riflette, cambia punto di vista ogni volta che il suo sguardo incontra un suo simile. Un uomo come il Tenente è per questo l’anello debole del sistema, ma è anche quello che per il suo coraggio e la sua umanità si oppone, e mette in luce la “grande menzogna” con la quale conviviamo ogni volta che separiamo i valori dall’uomo che deve rappresentarli. È un grande Dubus questo de Il Tenente, nell’autentica misura di Dubus sebbene la sua misura letteraria sia il racconto (la sua misura perfetta, a mio giudizio). È il suo unico (fino a prova editoriale contraria) romanzo, che ho letto con la stessa passione dei racconti.
Daniel Tierney è il Tenente del titolo. Ha 25 anni, si trova a bordo di una portaerei della Marina, la Vanguard, al comando di un distaccamento di Marines, durante gli anni '60. Guida i suoi uomini con orgoglio e disciplina, seguendo un sistema idealizzato e del quale non ha mai dubitato. Almeno finché il giovane soldato semplice Ted Freeman non resta coinvolto in un incidente insieme ad altri tre soldati, e Dan dovrà decidere se portare alla luce la verità o proteggere la reputazione dei Marines, con un'intensa lotta interiore che cambierà per sempre le sorti di molte vite.
Opera prima di Dubus ed unico romanzo dell'autore; pubblicato nel '67, ad appena 31 anni, quest'opera mostra già la grandezza e la profondità del suo animo.
Contiene già molti dei tratti distintivi di una penna superba: nessuno è in grado di mostrare l'universo che si nasconde nell'animo di un uomo come Dubus, su questo non ci sono dubbi. Ma in questo romanzo l'autore si dilunga troppo con paragrafi sulla Marina e i Marines e la guerra e le portaerei e la carriera militare, creando un ritmo altalenante, un moto ondulatorio che mi ha fatto quasi venire il mal di mare.
Ma il problema maggiore sta tutto nella storia: sì certo, erano gli anni '60, e si parla dei Marines, e possiamo trovare tutte le scusanti che vogliamo, ma non ne posso più di libri che innalzano l'uomo etero dal cuore buono che vuole tornare a casa dalla sua ragazza ma ci sono quei maledetti fr*ci che gli mettono i bastoni fra le ruote.
Onestamente, data la sua innegabile sensibilità, mi aspettavo di meglio da Dubus.
3.5⭐️ rounded up. Stumbled upon this book sincerely by accident based on the cover. Ate it up in a day. It offers an “of the time” (also, pre-Stonewall) peek into the lives of a USMC detachment onboard a Naval vessel. We follow acting commander Lt. Tierney as he attempts to navigate military laws, politics, and his own internal code of right and wrong, which seems to be changing as he encounters a situation that challenges those ideals. We see his mindset drift from one of idealism to a loss of faith in the Marines. The story was more complicated than I expected and reminded me a bit of “A Few Good Men.” The author, a former Marine, clearly knew his stuff and there’s plenty of military jargon although it’s not heavy-handed (and is still comprehensible). Would definitely recommend albeit with the caveat that it contains period-typical attitudes including homophobia.
I had never heard of this novel until I saw it on a table at a local bookstore. Being a fan of Andre the 3rd, I felt compelled to read his dad's only novel. I whipped through it in 4 days. I will leave it at that.
Wack. Boring. The cover suggested homosexuals and all I got was “his swagger stick hitting his thighs” and they were talking about an actual stick and not his dick so tbh if I could give this a zero I would. Boooooooo
Dubus was a superb stylist and artist. He was also a Marine. All those come together in this story. Only Tobias Wolff and James Salter wrote as intelligently about, and captured the depth of, military men.
No-holds-barred look at 'sea-going bellhops' life and the challenges and anguish of a young officer thrown into a leadership role trying to deal with situations he has little training for/experience with.