L'Orso e gli uomini che lavorano per lui alla falegnameria vedono passare treni tedeschi tutti i giorni. Sembrano carri bestiame, e loro non ci fanno nemmeno caso. Ma quando uno di quei treni rallenta, attraverso le fessure dei vagoni scorgono centinaia di occhi, occhi di persone. Poi cominciano a girare voci che parlano di campi di lavoro, dove vengono mandati anche donne e bambini e da cui la gente non torna più. E loro capiscono che non possono continuare a guardare passare i treni senza fare niente. Trovano il modo di sostituire uno dei vagoni tedeschi con uno vuoto, costruito da loro. Ma dopo l'enorme rischio corso, la delusione è cocente nello scoprire che proprio quel vagone ha un solo passeggero, l'unico che non voleva essere salvato. Andrea sta infatti cercando disperatamente di raggiungere la moglie e la figlia, deportate dal Ghetto di Roma. Viaggia con una valigia da cui non si separa mai e di cui rivelerà il contenuto solo arrivato nel campo...
Si tratta di un libro per bambini, quindi è finito tra le mie mani un po' per caso, prestato dalla madre di una mia amica, ma devo dire che mi è piaciuto molto. Lo stile è semplice, scorrevole, e la storia invoglia ad andare avanti. Nonostante il pubblico a cui è rivolto, il romanzo non ricerca soluzioni troppo facili o scelte prive di sacrifici: pur essendo adatto ai ragazzini, non risparmia loro niente. Mi sono anche piaciuti dei passi riflessivi che ho trovato molto belli, molto adatti a descrivere il clima dell'epoca.