Nemmeno con la corda al collo, ormai deciso a farla finita, Vito Baiocchi riesce a sottrarsi all'autorità della terribile nonna. Come sente il cellulare che squilla, si sfila il cappio e risponde. La vecchia pretende di essere accompagnata fino in Sicilia, il luogo dove è nata e che ha dovuto abbandonare molti anni prima. Lui non sa dire di no e parte con lei per un viaggio interminabile. Tra incontri buffi e situazioni tragicomiche, i due si confessano insospettabili segreti, mentre niente va come dovrebbe. Ma quando tutto sembra perduto, Baiocchi capisce che deve prendere in mano la propria vita e sforzarsi di credere nella felicità.
Lorenza Gentile was born in Milan in 1988. She graduated from Goldsmiths University of London with a BA (Hons) in “Drama and Theatre Arts” and attended the “International Theatre School Jacques Lecoq” in Paris. Her first novel, “Teo”, is published in Italy (Einaudi, 2014), Germany (Dtv, 2015), Korea (Open Books, 2015) and Spain (Ediciones Siruela, 2016). “Teo” won the following awards: Rhegium Julii Opera Prima 2014, Premio Seminara Opera Prima 2014, Premio Khilgren Opera Prima 2015 and “Young Jury Award 2015” at Literaturhaus in Vienna. Her new novel "La felicità è una storia semplice" was published February 2017 in Italy by Einaudi Stile Libero.
"Se dovessi darti un consiglio, quindi, sarebbe: sforzati di essere felice." Era da tanto che non piangevo leggendo un libro: ho pianto dal ridere, ho pianto di commozione, ho pianto perché mi sono immedesimata nel protagonista, Vito, che compie un "viaggio della speranza", a tappe, in treno verso la Sicilia, un viaggio-esodo che troppo spesso ho fatto anche io, del quale mi sono sempre lamentata, ma del quale ho sempre goduto a pieno perché attraversare l'Italia da nord a sud è compiere un viaggio attraverso la bellezza. Mi sono rispecchiata nel rapporto conflittuale e complice tra Vito e nonna Elvira, così burbera, eppure con un grande cuore, una di quelle nonne che cresce un nipote amandolo infinitamente, anche se a modo suo. Ho pianto perché in questo romanzo c'è il senso della vita, quella vita che spesso ci sta troppo stretta perché non sappiamo cogliere la felicità delle piccole cose, perché non ci rendiamo conto che, davvero, La felicità è una storia semplice. Il libro di Lorenza Gentile è uno di quei romanzi nei quali ci si imbatte quando la vita decide di farci un regalo (e ci vuole anche suggerire di riordinare un po' le idee...o almeno, a me ha fatto quest'effetto)! Sono felice di averlo letto!
I personaggi che mi hanno invogliata alla lettura, una nonna risoluta ed un nipote insoddisfatto prossimo al suicidio, si sono rivelati piatti e noiosi, così come la storia stessa, che pur a fronte di un buon potenziale narrativo, non mi ha trasmesso alcuna emozione.
L’unica nota positiva è lo stile agile della scrittrice, che mi ha permesso di leggerlo, archiviarlo e dimenticarlo nel giro di 3 giorni.
Ho amato nonna Elvira e spesso mi sono sentita come Vito, il nipote trasferitosi a Londra per lavoro ma non soddisfatto della propria vita. Molto bella la crescita del protagonista durante le tappe del viaggio organizzato dalla nonna.
Lettura scorrevole, storia piacevole che si muove in giro per l'Italia fino a fermarsi a Gibellina, laddove tutto comincia e finisce. Il ritorno alle origini, la semplicità e la bellezza delle piccole cose rendono questo libro confortante. Non piú di 3.5 ⭐️ perché a volte la semplicità si traduce in trascuratezza di particolari.
Bellino!! Semplice e coinvolgente. La storia del viaggio nonna nipote per tornare a casa. Una nonna un po fuori di testa e un nipote con un po di problemi. Carini i personaggi collaterali e le descrizioni delle città visitate dalla coppia. Chicca: Pamela la suora
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Il libro giusto al momento giusto! Lorenza Gentile con questa breve storia mi ha commossa e mi ha donato la speranza di cui avevo bisogno!
A differenza di “Le piccole libertà”, questa volta sono riuscita a empatizzare di più con il protagonista, a rivedermi anche in alcuni atteggiamenti. Vito Baiocchi è un uomo solo di 46 anni che sembra non avere più nulla nella sua vita: ha perso il lavoro, vive a Londra senza avere nemmeno un amico, si sente inutile e vorrebbe farla finita. Una chiamata inaspettata della nonna e un viaggio in Italia cambieranno il suo modo di vedere e affrontare la vita.
Uno degli elementi dei romanzi dell’autrice è sicuramente il viaggio! Non tanto la meta e il posto che si vuole raggiungere, ma il viaggio che ci mette davanti eventi inaspettati, inconvenienti, ci fa parlare con perfetti sconosciuti oppure ritrovare vecchi amici. Il viaggio ci pone al di fuori della nostra comfort zone, e per il protagonista diventa il motore per compiere delle scelte.
Questo libro si basa sulla scelta di una vita diversa, di stravolgere le abitudini e forse invertire la rotta verso ciò che è più semplice, che è sempre stato sotto il nostro naso, ma a cui non abbiamo mai dato peso. La felicità, a volte, si trova dove non ce lo immaginiamo, nella persona che ci vuole bene, nell’amico ritrovato, in un luogo caro o in un cibo prelibato. Basta solo farsi travolgere dall’inaspettato!
Deludente. Personaggi che non mi hanno provocato nessuna emozione e trama abbastanza scontata. Volevo dare una seconda chance all’autrice ma resto della mia opinione: libri leggerissimi e un tantino scontati.
Possiamo essere felici? Lo potremmo, ma non osiamo. Il vuoto dell’esistenza, la scelta del suicidio, una felicità effimera e un’iguana, la cosa più cara che il protagonista possiede e forse, l’unica che gli sia rimasta. Un animale non inserito a caso nel racconto, ma scelto poiché simboleggia la contentezza e la consapevolezza delle situazioni in cui ci si trova, la gratitudine verso la vita e verso ciò che quotidianamente ci dà. Questa è la storia di Vito Baiocchi, un uomo di 46 anni che vive a Londra e che ha lottato per raggiungere la felicità. Tuttavia, un giorno si è arreso e così, decide di compiere un grande gesto: mettere fine alla sua vita. Ha preparato tutto nei minimi dettagli, ma riuscirà nel suo ultimo progetto? Un viaggio nella psicologia di un uomo che ha paura di scegliere e che preferisce rinunciarvi, invece di assumersi la responsabilità di farlo, soccombendo così alla paura di sbagliare. Il protagonista è un uomo che sente il vuoto dell’esistenza in tutta la sua pesantezza e invece di accettarlo come parte integrante dell’esistenza stessa, cerca di correre ai ripari. Accettarlo vorrebbe dire andare oltre e fare un passo verso l’agognata felicità, ma vorrebbe anche dire rischiare e Vito non sembra essere tagliato per osare. L’occasione di un viaggio da Londra a Gibellina, in Sicilia, gli fornirà la giusta dose di coraggio per compiere un viaggio dentro di sé. Riuscirà a toccare quell’istante chiamato felicità e a rimettere in ordine i pezzi di una vita che sembrava persa?
La felicità è una storia semplice è un libro dolce, che tratta temi difficili, ma con un'attenzione particolare. Lo sguardo è materno, la scrittura guida i protagonisti bellissimi di questa storia verso l'accettazione e la rinascita. Non si può non provare empatia per Vito Baiocchi, per l'assurdità del personaggio di Olga, sfuggente e asciutto, ma soprattutto per nonna Elvira, che mi ha ricordato la Lella di Verdone, con meno irruenza, ma con la stessa determinazione, la stessa apparenza dura e quella vaghezza bella che hanno gli anziani, quando iniziano a dimenticare, ricordare e ricostruire per restare vivi. Questo è un libro che prova a dimostrare il teorema che ci ripetiamo spesso: la felicità sta nelle piccole cose. Alla fine mi ha fatto ricordare della mia piccola felicità. Che sento precisa quando incontro persone che parlano la mia stessa lingua, che utilizzano i miei codici. Che mi fanno sentire capita, e meno sola nel mondo. Proprio come la voce di Lorenza, adesso. "Maria non aveva ceduto fino a quando, una notte, non se lo era trovato sotto casa in maniche di camicia, con i riccioli pieni di gel e lo zaino sulle spalle. - Non farmi fallire l'impresa più coraggiosa della mia vita -, le aveva detto."
Vito Baiocchi non ce la fa più: è disoccupato, single e fuori forma, non ha amici, vive a Londra e la sua unica compagnia è un'iguana di nome Calipso. Ha deciso di farla finita, ma quando sta per impiccarsi riceve una telefonata dalla nonna Elvira, che vive a Milano ma vuole tornare in Sicilia, nella sua amata Gibellina, e ha bisogno che il nipote l'accompagni nel viaggio. Vinto dal senso di colpa, Vito accetta e parte per l'Italia... Tanto ormai, che cos'ha da perdere? Ho letto velocemente e con piacere questa storia, breve e simpatica, sul potere delle seconde opportunità e sull'importanza di non perdere mai la speranza, perché dietro l'angolo ci può essere sempre una sorpresa (se bella o brutta, spesso dipende da quanto siete ottimisti). La Gentile scrive bene ed effettivamente a volte si ha bisogno di una storia così, leggera e senza troppe pretese, che possa tirare su di morale. Detto questo, non è che si tratti di un capolavoro e probabilmente me ne dimenticherò presto, ma non credo che l'autrice avesse chissà quali velleità scrivendolo. Lo stile è scorrevole e garbato, ideale per una lettura veloce e spensierata, che però può riservare anche qualche spunto di riflessione, se siete nel mood adatto.
Volete la verità? Io adoro la scrittura di Lorenza Gentile. Mi sono letteralmente innamorata di "Le piccole libertà" e del particolare legame familiare che rientra sempre nei suoi romanzi, ma… questo libro lo avevo scartato in libreria. Già visto molto tempo fa, avevo deciso di non intristirmi con la storia di un uomo che voleva suicidarsi. E invece, questo libro di triste ha molto poco. C’è tanta ironia e Vito ed Elvira che girano per l’Italia sembrano un po’ Carlo Verdone con la nonna, interpretata da Elena Fabrizi, ovvero la mitica Sora Lella. Certo, la conclusione vi strapperà una o più lacrime, ma vi assicuro che c’è un lieto fine.
Assolutamente consigliato! Me lo sono divorato in due giorni.
Una storia per chiunque abbia perso se stesso e stia cercando la propria strada. Vito e Nonna Elvira ci accompagnano nel loro viaggio lungo una vita per aiutarci a riscoprire noi stessi e il valore di ciò che siamo: la famiglia e la propria vocazione. Per tutto il libro si fatica a comprendere cosa nonna Elvira voglia da Vito e cosa Vito voglia dalla sua vita. Come i protagonisti ci si trascina nelle pagine per poi arrivare ad un epilogo che illumina il libro, la vita di Vito, la vita di Nonna Elvira e la nostra vita.
Una storia che inizia in maniera molto particolare. Un romanzo scritto molto bene, a tratti ironico ed emozionante. Vito, il protagonista del romanzo è quasi un antieroe ma avrà una maturazione che lo porterà a capire quali sono i veri valori della vita. I personaggi sono ben caratterizzati e ci si può immedesimare facilmente in uno dei vari individui incontrati durante il cammino. Consiglio questo libro a chi ha bisogno di continuare a credere nella bellezza della quotidianità e a chi vuole una lettura non troppo impegnativa ma di gran qualità.
Piacevole, una lettura che scorre con facilità e simpatia. La vicenda inizia con il mancato suicidio di Vito, il suo tentativo viene interrotto dalla nonna Elvira che desidera tornare al suo paese di origine e vuole assolutamente e un tutta fretta essere accompagnata dal nipote. Un viaggio che, inaspettatamente, segnerà un punto di svolta nella vita del nostro protagonista sotto tantissimi punti di vista. Un trama apparentemente scontata e che riserva invece diverse e piacevoli sorprese.
Questo libro è una coccola. Lorenza Gentile si dimostra sempre capace di coccolare il lettore e nella sua semplicità, non essere scontata. Come "La felicità è una storia semplice" anche questa è una storia semplice, breve ma che mi ha aiutato a uscire da un blocco del lettore che mi aveva arruginito. Lo consiglio a chi vuole riavvicinarsi alla lettura o a chi vuole leggere la bellezza nella leggerezza.
A differenza degli altri libri (più recenti) che ho letto di Lorenza Gentile, questo non mi è piaciuto. Mi è risultato noioso, oltre ad aver toccato in una maniera che non mi piace il tema delicato della depressione. Per me è stata una lettura piatta perché non mi hanno fatto sorridere le disavventure tragicomiche avvenute durante il viaggio (troppo surreali) e non mi hanno emozionato i passaggi più delicati.
Onestamente non mi sento di dire molto. È un libro che non mi è piaciuto per niente. Scritto bene e scorrevole (questo gli fa evitare di beccarsi una sola stella), ma tutto il resto è... boh. Personaggi super fastidiosi dall'inizio alla fine, qualcuno di meno, qualcuno di più (DIO, LA VOGLIA DI MENARE ALCUNI SOGGETTI), il grande twist non ha fatto altro se non farmi odiare ancora di più il libro. Davvero, sento di aver buttato il mio tempo. Mi spiace.
Quante cose possono cambiare in un anno? Tante. Tante da stravolgere completamente la vita. In questo lungo viaggio da Milano a Gibellina, Vito deve accompagnare la sua nonna nel paese dove è nata e cresciuta. Sarà un viaggio denso di imprevisti, di incontri inaspettati o forse abilmente architettati, di ritardi e di ripensamenti fino all'inaspettato finale.
Libro molto carino che parla di rinascita. A volte si deve giungere al limite per trovare la forza di rialzarsi oppure avere una nonna come quella di Vito che con la sua provvidenziale telefonata gli ha cambiato la vita. Nel corso del viaggio che li riporta nella terra natia l'interazione fra nonna e nipote si rivela profonda, significativa ma anche molto spassosa. Lettura suggerita.
È il primo libro di Lorenza Gentile che leggo e l'ho adorato. Mi è piaciuto come sia riuscita a parlare di un tema così forte, come quello del suicidio, con ironia. Ho amato anche la delicatezza con chi ha trattato il tema nipote-nonna: una carezza. Ecco... Questo libro è esattamente questo: una carezza che dura più di 200 pagine.
Forse 5 stelline sono tante, però questa è stata una bella storia per l'anima. La trama ha troppe "coincidenze" per essere realistica ma il suo scopo non è quello di esserlo, quanto piuttosto fare da insieme di episodi e metafore sulla vita che creano un bel viaggio con la mente e con il cuore. Piccolino, lo si legge in un paio di giorni, travolgendoti di buon umore e serenità.
Delicato, leggero e scorrevole. Ricco di vicissitudini quotidiane dove la felicità, sì, è una storia semplice, ma solo si è disposti a riconoscere le proprie ed altrui fragilità, a mettersi in gioco e lasciarsi accompagnare dai segnali dettati dalla casualità. “ …era piena di perle di forme e dimensioni diverse ….Le più preziose sono imperfette … Come le persone”
È il terzo libro che leggo di Lorenza Gentile e tutti e tre mi sono entrati nel cuore. I personaggi di Lorenza sono come disegnati dalle sue parole e per questo ti riesce a far immergere nella loro storia e nelle varie vicissitudini. Siamo un po’ tutti Vito Baiocchi, con momenti di profondo smarrimento, ma con la voglia di poter riemergere ed amare.