لوئیجی برتلی، با نام مستعار وامبا، خاطرات پسربچهی ناقلا را به بچهها هدیه کرده است که به والدینشان بدهند تا آن را بخوانند. وامبا، تحت پوشش دوز و کلکهای قهرمان کتاب خود(جانینیو، یک پسربچهی نه ساله)، همهی حماقتها، ریا کاریها، سوءنیتها، جاه طلبیهای« آدم بزرگها» را با طنز گزندهای بیان میکند.
Ridere fa bene alla salute Lo stupore è che continuo a ridere di gusto dopo sessantanni dalla sua prima lettura, sempre per le stesse cose, soprattutto per gli epiteti fantasiosi, variegati e azzeccatissimi con cui viene definito Giannino prima di prenderle giuste dalla vittima di turno. Ma ci sono episodi immortali: quello di Ferdinando, fidanzato defunto della zia Bettina, incarnatosi nella piantina che cresce a vista d'occhio curata dall'amore della vecchia è un capolavoro, così come la pesca miracolosa dell'unico dente dentro la bocca dello zio ricchissimo mentre dorme nella poltrona, la cui eredità il cognato medico si aspetta e che logicamente sfumerà. Per non parlare della catastrofe politica dell'altro cognato socialista, che sarà trombato dai compagni alle elezioni perché falso anticlericale scoperta di cui il Giannino fu l'artefice. E l'ambiente piccolo borghese di quella Italietta umbertina, con i suoi tanti vizi e le pochissime virtù, è quasi identico a quello che dieci anni dopo ritroveremo nella "La coscienza di Zeno", fatte le debite distinzioni, quasi che Gianburrasca ne fosse la reincarnazione.
Di moltissimi che hanno letto e lodato questo celebre libro per ragazzi (che io leggo però per la prima volta a cinquant’anni sonati e non ritengo di dover lodare in maniera sperticata) mi pare che nessuno abbia messo in luce che di fatto è come se fosse composto da due libri diversi per tono e per tematiche; li potremmo intitolare Le monellerie di Gianburrasca e Gianburrasca in collegio. C’è poi una sorta di appendice, col protagonista che torna in casa e ne combina qualche altra delle sue. Immagino che la dicotomia non interessi agli altri lettori perché in realtà essi amano e si divertono col libro così com’è; io invece mi sono divertito discretamente col Gianburrasca collegiale ma ho trovato alquanto indigesto il Gianburrasca che combina marachelle in famiglia. E dire che sono giunto vergine alla lettura: in ispecie non ho praticamente alcun ricordo del vecchio sceneggiato con Rita Pavone à la garçonne nella parte di Giannino Stoppani, perché quando lo replicarono in televisione (la prima volta manco ero nato) dovevo avere circa quattro anni, e non ci capivo nulla; quella che si divertiva come una matta semmai era mia mamma. La cosa che più m’è piaciuta del testo è la lingua, vivissima, toscanaccia senz’eccesso però di grullerie vernacole, fresca e moderna sebbene qua e là, dopo un secolo abbondante da quando l’opera fu scritta, certe situazioni ed espressioni abbisognino senza dubbio di spiegazioni per un lettore non adulto. Il tipico elogio dell’opera viene da chi piglia in simpatia Giannino per le sue sfide all’autorità e perché disvela le ipocrisie degli adulti: ma mentre nel Collegio Pierpaoli la ribellione assume con chiarezza i tratti della lotta per la giustizia contro i soprusi, le soperchierie e le ruberie del direttore, della direttrice e del cuoco che fa la zuppa con la rigovernatura dei piatti dei giorni precedenti, nelle malefatte combinate tra scuola e casa Gianburrasca – il quale peraltro detesta questo nomignolo – per lo più produce danni potenzialmente anche gravissimi spesso più o meno per caso (ma ne fa pure intenzionalmente), e altrettanto per caso viene a sapere o mette in piazza le bugie o le simulazioni delle persone adulte che lo circondano: le quali poi, a parte il babbo effettivamente burbero e severo, ma non cattivo, e qualche comprimario come il professore di latino, a differenza delle autorità del collegio non hanno alcun malanimo verso il ragazzino, e anzi spesso, come accade per la madre o per la signora Olga, il dottor Collalto, l’avvocato Maralli e il vecchio zio Venanzio, gli dimostrano solo comprensione e affetto, che si mutano in furore solo davanti alle trovate bischere di Giannino. Questi ne combina in effetti di tutti i colori: anche roba che, fatta da uno con pochi anni di più, sarebbe direttamente da codice penale; sicché vorrei vedere se ad aver in casa un Giannino i suoi estimatori si sollazzerebbero altrettanto. Giannino piuttosto spesso se ne frega allegramente degli altri: utilizza sovente gli altri bambini come se fossero balocchi, mettendoli in serio pericolo; è perfettamente incosciente, e se una delle sue mattane arriva vicina allo storpiare o all’ammazzare il prossimo, la colpa è sempre dell’adulto o in ogni caso della vittima, che si è mossa al momento sbagliato, ha reagito nella maniera sbagliata, o ha fatto ciò che secondo lui non doveva: insomma, la colpa è sempre degli altri. E oltre che irresponsabile il discolaccio è anche un qualunquista coi fiocchi: si diverte da matti a prendere per i fondelli il contadino grullo, se ne frega di chi sta peggio di lui, tratta da bugiardi e disonesti tanto i politici conservatori quanto i socialisti, e i mendicanti che chiedono la carità sono in realtà ciechi e storpi per finta. Si dirà che i bimbi ragionano così, che sono egoisti, fatui e irresponsabili: ma ovviamente nella vita vera i bimbi, al pari dei grandi seppur in modo differente, sono creature complesse, piene di sfumature, non figure da cartone animato come Giannino; e il problema, secondo me, sta proprio qui: ché Giannino si mette in pasticci rocamboleschi e iperbolici da fumetto, a mo’, diciamo, di Bibì e Bibò, ma per ambiente e circostanze il suo mondo è quello reale, e questo scollamento mette parecchio a disagio, o perlomeno mette a disagio me. Insomma, quest’eroe irriverente e cinico che in superficie mostra tutto il candore d’un fanciulletto svela in realtà, a mio avviso, una mente da adulto. La scelta della Rai di farlo impersonare a Rita Pavone anziché a un ragazzino secondo me fu molto azzeccata. Ma a molti Giannino piace perché denunzia l’ipocrisia, giudica uggiose tutte le persone serie e sta agli antipodi del moralismo di Cuore. Io resto del parere che si possa far volare la fantasia dei piccoli lettori in mille direzioni e in mille maniere anche senza la necessità di renderli spigolosi, sarcastici e disillusi, e di ritrarre sempre gli adulti come ipocriti, ridicoli, menzogneri o irragionevoli. Dopotutto, anche se ai bambini non è necessario e opportuno farlo sapere, al pari della metafora l’arte della prudenza e la dissimulazione onesta sono alla base della civiltà. E, se il paradiso è il regno della verità, non dimentichiamoci che la verità, e solo la verità pura e dura, regna sovrana anche sui dannati dell’inferno.
Lettura gustosa, scorrevole, che non esita a fornire un quadro quanto mai desolante di una società ipocrita, serrata nei propri pregiudizi e nel proprio moralismo e che, sin troppo da vicino, ricorda buona parte della società attuale. Consigliatissimo.
Caro, caro, splendido Giannino....adorabile combinaguai!!! Se potessi, giuro che ti adotterei subito! Certo, poi di pesti in casa ne avrei due, ma ne varrebbe la pena, perché ti chiamano "Burrasca", ma tu sei una burrasca autentica, spontanea, senza la malizia dei ragazzini di oggigiorno. Sembri cattivo, ma in realtà sei tenero come il burro. Hai il candore tipico delle bambine con le treccine che dicono "perdindirindina"! Sì, forse qualche volta le combini anche grosse, ma non lo fai per il gusto di fare del male. Lo fai perché sei un bambino.. e basta. Ciao, Giannino. Grazie per le risate che ci hai fatto fare! e ora che la lettura del tuo Giornalino è terminata, non posso trattenere una piccola lacrimuccia..ma chissà che un giorno non ci si rilegga ancora..
Questa libro è stato un compagno delizioso. Sì, sì, è un libro per ragazzi, ma da genitore bi dico, leggetelo anche voi. Magari con i vostri figli.
Pubblicato più di un secolo fa, Il giornalino di Gian Burrasca rientra a pieno titolo in quel genere di letteratura, destinata a un pubblico giovanile, che dall’Ottocento in poi, ebbe grande diffusione e fortuna. Si pensi alle avventure di Pinocchio di Collodi e a quelle di Ciuffettino di Yambo. Anche Vamba, al secolo Luigi Bertelli (1860-1927), proprio come i due autori citati, era uno scrittore toscano; questo libro, uscito dapprima a puntate su una rivista per ragazzi, gli diede notevole fama e si rivelò un successo non soltanto in Italia. Tra queste pagine, la vicenda viene narrata in forma di diario e chi scrive in prima persona porta il nome di Giannino Stoppani, detto in famiglia Gian Burrasca a causa delle reiterate birbanterie che, una dietro l’altra, finiscono per costellare un’infanzia vissuta molto intensamente e senza possibilità alcuna di annoiarsi. Un vero tormento per i genitori e le tre sorelle più grandi, ma anche per gli altri parenti, inclusi quelli acquisiti! Ovunque vada e si giri, il bambino – di estrazione borghese – riesce a fare danni certi, mostrando una naturale e insanabile propensione a cacciarsi nei guai e a combinarne, come si suol dire, di tutti i colori, tant’è che qualcuno, a un certo punto della storia, gli urla contro quanto lui sia “peggio di Tiburzi”, il famoso brigante maremmano dell’Ottocento. Il padre prende così la decisione di schiaffare il figlio in collegio e poi, dopo ulteriori disastri, medita addirittura di rinchiuderlo in una casa di correzione. Ma Giannino si reputa incompreso e vittima degli eventi poiché agisce spesso a fin di bene, convinto che verità e giustizia debbano sempre trionfare; in effetti, diverse sue considerazioni stupiscono non poco in bocca a un ragazzino di nemmeno dieci anni e non mancano di mettere in luce la costante ipocrisia del mondo degli adulti.
"[...] Ma l'esperienza, purtroppo, mi avvertiva che i piccini, di fronte ai più grandi, hanno sempre torto, specialmente quando hanno ragione. [...]"
Fa da sfondo a questa narrazione molto movimentata e divertente, di ambientazione toscana (a eccezione di una parentesi romana), l’Italia d’inizio Novecento, quando le idee socialiste circolavano pian piano nella società (uno dei due cognati di Giannino ambisce a diventare deputato proprio con il partito socialista) e così pure le automobili e altre modernità dei nuovi tempi; la Grande guerra non aveva ancora fatto capolino nel vecchio continente stravolgendo la vita di tutti né si preannunciava il disastro dei decenni successivi al conflitto. Una prosa scorrevole e coinvolgente seppur a distanza di oltre cent’anni, quella di Vamba. Una trama ricca di episodi scoppiettanti (è proprio il caso di dirlo!), alcuni dei quali particolarmente esilaranti e memorabili, nonché di personaggi d’ogni risma. Una lettura gradita tanto ai più giovani quanto agli adulti; del resto, fu lo stesso autore a dedicare l’opera “ai ragazzi d’Italia… perché lo facciano leggere ai loro genitori”. Un classico che sarebbe davvero un gran peccato perdersi!
"Gianburrasca è un bambino finto, noioso, è lo stereotipo del discolaccio dal cuore d’oro, pensato per intenerire il lettore adulto" questo scriveva un anobiiano qualche anno fa. Condivido in pieno. Giannino è animato sempre da un finto candore e si esprime come un vecchio, cose che trovo decisamente irritanti. Il libro viene dato come trasgressione, sbeffeggio della letteratura moralista e grondante buoni sentimenti alla De Amicis, ma il moralismo alla fin fine c’è anche qui. P.S. In una trasmissione radiofonica di un paio d'anni fa dedicata a Gian Burrasca, a proposito dello sceneggiato televisivo del 1972 della Wetmuller con la Pavone, telefonarono molti ricordando quanto il programma fosse amato non tanto dai ragazzini, quanto dai genitori e dai nonni. Alla domanda dei conduttori: chi sono secondo voi i Gian Burrasca d'oggi? Gli ascoltatori hanno ovviamente risposto "Fiorello, Litizzetto, Valentino Rossi. Veri bricconi, birichini, discolacci". Naturalmente tutti adulti. P.P.S. E lo so che è un libro edito in anni in cui la letteratura produceva autori per ragazzi che, come diceva De Santis, erano finalizzati a foggiare più animi pecorini che umani. E lo so che si scrivevano libri dai titoli terrificanti come "Favole sopra i doveri sociali" o "Il giovinetto drizzato alla bontà al sapere e all'industria"... ma penso a Salgari, Verne, Twain... e mi cascano gli zebedei.
Senza dubbio questo romanzo serve ai giovani per educarli con la psicologia inversa.
E quindi fa commettere al protagonista le azioni più assurde e malevole per far vedere quali conseguenze portino queste decisioni avventate.
Dobbiamo anche spezzare una lancia a favore di " Giannino" per il semplice fatto che condanna l'ipocrisia, e quindi tutte quelle cose che i bambini non possono capire, mentre i grandi capiscono eccome.
Come quando si dice:" i bambini sono la bocca della verità" perché semplicemente non capiscono la differenza tra cosa si può dire e cosa non si può dire.
Detto questo...mentre nella maggior parte delle persone, questo romanzo, può essere considerato solo spassoso o divertente, io non ho fatto altro che arrabbiarmi in crescendo.
Le azioni totalmente sbagliate che compie il protagonista mi hanno fatto prendere una voglia matta di riempirlo di schiaffi dalla mattina alla sera. Un po come fa il padre.
Quindi direi che lo scopo l'ha raggiunto! Eccome se lo ha raggiunto! 😅😅
Mi ha divertito molto da bambina, anche perché era un libro vecchissimo appartenuto a qualche generazione precedente e orrendamente protetto da una sovracopertina di plastica verde, messa a mano da chissà chi. Da grande, letto da un altro punto di vista, è un racconto dell'orrore. Essere parente di Giannino è uno stress non indifferente. Oltretutto credo che le sue burle, nella Firenze del XXI secolo, avrebbero già causato una sfilza di denuncie civili e penali, con ingenti richieste di risarcimento. Altro che collegio.
Uno dei libri preferiti della mia infanzia - divertentisissimo anche quando lo si legge decenni dopo, anzi, forse apprezzandolo ancora di piu'. L'innocenza di un ragazzino dei primi '900 e' una sensazione di pura meraviglia - gia' la mia infanzia negli anni '70 sembra piu' avanti di anni luce.
Ma vi avverto: Giannino Stoppani, aka 'Gian Burrasca', non e' un personaggio uscito dalle pagine del De Amicis; non ci sono storie struggenti e strappalacrime, bensi' birbonata dopo birbonata. La verve e l'uomorismo di Vamba non abbandonano mai le pagine del 'Giornalino' con il risultato che Gian Burrasca ci fa ridere con lui (e non DI lui) sia da ragazzini che da adulti. Solo adesso, ad esempio, sono stata in grado di cogliere le sfumature dell'ultima - ma involontaria- birbonata finale di Giannino a discapito della carriera politica del cognato. E mi sono divertita ancora di piu' di quanto mi fossi divertita all'eta di Giannino.
Se non avete letto 'Il Giornalino di Gian Burrasca' - forse perche' ormai ai ragazzini non lo regalano piu' - leggetelo. Se ve lo ricordate appena, riprendetelo in mano, vi assicuro che vi ritroverete, da adulti, in treno, in autobus, in pausa pranzo, li', a leggere, cercando di soffocare le risate, complici moderni del formidabile e indimenticabile Giannino Stoppani.
L'ho letto almeno 10 volte, forse di più. (Dopo averlo letto ho visto la serie tv, quella dove Rita Pavone interpretava Giannino, che è come se Tyrion in GoT l'avessero fatto fare ad un bambino, anzi, bambina. E ho assaporato per la prima volta il fiele di vedere sullo schermo qualcosa che avessi già letto). Ricordo benissimo l'esatto momento in cui me lo hanno regalato, era il giorno della Befana, avevo 8 anni, e dovevamo andare a un funerale e io ho iniziato a leggerlo in auto. E sghignazzavo con le lacrime agli occhi. E le cugine e le zie di mio padre commentavano la mia sensibilità. Puro stile Giannino, forever.
امروز ده آبان نودونهه و من هوس کردم برای بار دوم کتاب «دفترچه خاطرات جانّی آتیشپاره» رو بخونم و خیلی برام جالبه که دفعه اول هم آبان نودوشیش خوندمش. اون موقع چندماهی از ایونت معرفی این کتاب میگذشت، توی اون ایونت مترجمش خانم محیا کربلایی و آقای مهدی یزدانی خرم حرف زدن و من کلی مشتاق شدم کتاب رو بخونم و خیلی هم دوستش داشتم. حالا میخوام به امید اینکه جانّی آتیشپاره توی این روزهای ملالآور یهکمی حالم رو جا بیاره برم سراغش. کتاب رو نشر کتابهای زرافه چاپ کرده و هراز گاهی تصاویری داره که احتمالا خود نویسنده کشیده (این بخش نیاز داره دابلچک بشه)
Ai primi del novecento, quando ancora in Italia il modello di riferimento della letteratura per ragazzi era Cuore di De Amicis, Vamba (al secolo Luigi Bertelli) pubblica Il giornalino di Gian Burrasca, che ne rappresenta in qualche modo l'antitesi. Sono entrambi diari fittizi di ragazzini delle elementari, ma non potrebbero essere più diversi: se l'Enrico di De Amicis è in fondo un adulto in miniatura, coscienzioso e in certi momenti perfino pedante, Giannino è in tutto e per tutto un bambino: pestifero, ingenuo e incapace di capire le conseguenze delle sue azioni. Chi vada cercando un intento pedagogico nel libro di Vamba è destinato a rimanere deluso, è un'opera dichiaratamente priva di ogni connotazione morale e le birichinate del protagonista servono solo a strapparci una risata e a smascherare l'ipocrisia degli adulti e in generale della società. Anche lo stile è quanto di più lontano immaginabile dal sentimentalismo retorico del libro Cuore, è infatti una scrittura colloquiale e molto semplice, proprio per accentuare la dimensione infantile e familiare del testo. Da non dimenticare poi le illustrazioni di pugno dell'autore, che aggiungono verosimiglianza ed immersività. Insomma se si ha voglia di una lettura scacciapensieri, che faccia ritornare un po' bambini, difficilmente si potrà trovare di meglio.
Avevo dodici anni quando l'ho letto e ora lo ricordo con nostalgia e piacere. Ai quei tempi le avventure di Gian Burrasca sono state interpretate in tv da Rita Pavone e penso che, per tutti i bambini di allora, sia stata un'occasione di doppio divertimento! Oggi lo rileggerei volentieri; mi divertirei ancora?
Che bello leggere, tanto per cambiare, un libro scritto in italiano corretto! Ok, si sente che ha 100 anni e che l'autore era toscano, ma è una gioia per la mente leggere tutti i verbi al loro posto, al modo e tempo che gli compete...e che bellezza pensare che all'epoca i bambini erano davvero istruiti a scrivere così...e che tristezza pensare che oggi non lo sono più. Le tre stelline, però, sono dovute all'antipatia viscerale che ho provato da subito per Giovannino: l'avrei preso a schiaffi dall'inizio alla fine, salvando forse giusto il periodo in collegio! Altro che povera vittima in un mondo che cospira contro di lui: è un vandalo pure un po' stupido! O forse sono io che sono vecchia dentro, non so...però mi è stato subito antipatico, ecco. Ciononostante, devo ammettere di aver condiviso alcune sue riflessioni, soprattutto sul fatto che gli adulti insegnino a comportarsi in un modo e poi facciano tutt'altro ;)
I loved this book as a child, but thinking about it as a grow up I cannot help wondering if Giannino didn't end up being a fascist, and an active one too... the timing is right (Giannino would have been 25 in 1922) and all the elements are there: the 'distaste' and distrust regarding the poor/working class, a love for uniforms and military life, a certain disdain for science and culture (Collalto), a very evident abhorrence of socialists (Collalto has some reediming qualities, Maralli hasn't any).
>>Of course we aren't going to know, since the author died in 1920... still it is interesting to read those elements in a book for children that was written even before that the idea of Fascism sprang in Mussolini's mind.
"...ho tentato di rabbonirla e le ho detto con la mia voce piagnucolosa che di solito fa grande effetto perché ci si sente il ragazzo che è pentito..."
Orrendo. Finirlo è stato straziante... Ma andiamo per ordine. Desideravo leggere Il Giornalino di Gian Burrasca sin da piccola. In casa ce ne era una copia illustrata di una versione per ragazzi, con copertina azzurra rigida e lettere grandi. La trovavo bellissima. Ma, al contrario di altri volumi che mi capitarono per le mani all'epoca, questo mi limitai a sfogliarlo distrattamente. Di Gian Burrasca non sapevo granché: qualche riferimento fatto dai "grandi", una battuta, una parola, dette sempre da persone adulte, qualche spezzone della serie intravisto in TV. Per molto tempo questi sono stati i miei ricordi, con essi la sensazione di aver perso la possibilità di leggere questo libro nella fase giusta della vita, ma con la convinzione che avrei in qualche modo potuto recuperare anche da "più grande". Ora credo che, se avessi letto Il giornalino da bambina, sarei morta di noia... Comunque, sono approdata alla lettura con grande aspettativa... Ed ecco che arriviamo appunto alla lettura. Che è stata un incubo. Mi sono annoiata mortalmente, e non comicamente (anche se, dopo tanto attendere, forse questo tedio provato è veramente comico, se visto dall'esterno...). Anzi, mi sono "strascicatamante" annoiata, perché la noia che ho provato è stata così: una noia con uno strascico regale infinito... Un re già arrivato al trono, mentre i paggi, reggenti lo strascico del mantello, non sono ancora nemmeno in prossimità della porta della sala delle udienze... Mi sono annoiata ancora di più di quanto mi sarei annoiata se lo avessi letto da bambina (suppongo che si capisca dal numero di volte che ripeto questa parola, annoiata ...) e, da bambina, avrei finito di leggere questo volume solo per punizione. Da adulta, invece, ho terminato testardamente la lettura con l'ottusa e inspiegabile speranza di trovare nelle ultime pagine qualcosa, qualsiasi cosa, che ribaltasse la situazione, gettasse nuova luce su quanto sin lì letto, dandogli nuovo senso, salvando così la lettura stessa. Niente mi è piaciuto di questo libro: ho trovato il personaggio di Giannino Stoppani superfluo quanto un pelo su un unghia, gli altri personaggi sembrano non esserci nemmeno quando ci sono, tranne qualche rara eccezione, le avventure descritte non sono affatto avventurose, le vicende narrate sono ripetitive e per niente divertenti, la lingua, lo stile, tutto è noia e strazio. Di Giannino Stoppani è pieno il mondo, non sono ragazzi ma adulti, li trovi dove meno te li aspetti, altrettanto fintamente inconsapevoli e con lo stesso atteggiamento di vittime incomprese. Il Giornalino di Gian Burrasca pare rappresentare il tentativo di sdoganamento di un tipo di adulto, accettabile proprio perché mascherato da ragazzino, di cui però oggi, a mio avviso, trabocca la società. Chiedo venia, queste sono solo sterili speculazioni, come al solito, si tratta della mia opinione e vale per quel che è, cioè, niente; e, certo, può sembrare esagerata, ma, veramente, finita la lettura, io ho desiderato buttare via, scagliare lontano nel mio passato questo libro. Altro che Alfieri con Il Galateo! Mi sono trovata davanti alla difficile decisione o di rivedere tutto il sistema di "voto" usato fino a qui su Goodreads o dare davvero la prima "una stella" da quando ho aperto il profilo! Alla fine, ho optato per la "una stella"... Leggendo Il Giornalino di Gian Burrasca ho rovinato l'unica cosa di buono che per me portava esserci in questo libro, l'attesa della lettura... Ora sono avvizziti anche i ricordi legati a questa attesa e sono perdute tutte le aspettative, di loro resta solo l' odore acre di roba in putrefazione, odore di disgraziata delusione! XD
اولش بگم که این کتاب فک نکنم ابدا برای بچه ها نوشته شده باشه :))))) من نمیدونم فیلمشو ساختن یا نه، اگه نساخته باشن که قشنگ یه ایدهای هست که راست راست داره واسه خودش راه میره و کسی بهش اهمیت نمیده، کجان اون کارگردانان زرنگ؟ :))))) اگه یه کتاب خندهآور لازم دارین که بشوره ببره دقیقا رو چیز درستی دست گذاشتین. کتاب خاطرات یه بچه ۹ سالهس، متاسفانه جانیو یه بچهی دردسرسازیه که همیشه دچار بدشانسی میشه و آخر داستان که منتهیالیه بدشانسی این بچهس و کار به جاهای خیلی باریک کشیده میشه. کتاب کمدی درامه، ۷۵ درصد کتاب کمدی، ۲۵ درصد درام، مثل اپیزود آخر شاهکار fleabag کل کتابو تو یه روز خوندم، تقریبا نمیشه گذاشتش زمین من زیاد دوستش داشتم.
Una sera di queste facendo zapping in tv ho visto uno spezzone dello sceneggiato rai di Gian Burrasca con Rita Pavone, tanto caro al mio cuore di bambina e di adulta e così dopo due letture impegnative e non certo allegre mi è venuta voglia di recuperarne il libro, versione storica tramandatami da mia madre :P ma quanto è divertente e carino! Leggere Gian Burrasca è stato un po’ come tornare a casa dopo un lungo viaggio, tornare ad essere bambini, spensierati e felici quando bastava davvero poco, una lettura adatta a grandi e piccini anche se dirò che leggerlo da adulti gli ha dato un'interpretazione aggiuntiva, si colgono infatti riferimenti storici e politici che altrimenti sarebbero passati inosservati. Uno spaccato sull'Italia di inizio Novecento raccontataci con sottile ironia in un italiano di altri tempi dalla voce innocente e senza malizia di Giannino Stoppani, un vero Gian Burrasca che mille ne pensa e mille ne fa, un bambino davvero incontenibile che ne farà vedere di tutti i colori alla sua povera famiglia ed a chi ha la 'sfortuna' di averci a che fare e che con le sue birbonate riuscirà a rivelare l'ipocrisia e il finto perbenismo di alcuni adulti del suo tempo. Non so se esistesse davvero come sarebbe gestirlo tutti i giorni, sicuramente impegnativo se non del tutto impossibile, da esaurimento direi XD ma davvero non si può non voler bene a questo protagonista dal cuore puro e sincero che sì si comporta da teppistello ma sempre spinto da sentimenti altruisti e buoni, cosa che spesso manca nel mondo di oggi.
Meraviglioso esempio letterario adatto a tutte le età. Come molti bambini ne avevo letti degli stralci a scuola, ma tutto il testo non mi era ancora capitato tra le mani. Sto riscoprendo in età adulta diversi classici "della letteratura per ragazzi" ma che riescono a colpire lettori di ogni età. Consigliatissima, come sempre, la versione audio offerta da Radio3 nel programma Ad Alta Voce, nella quale un toscanissimo Piero Baldini, regala con la sua voce ed i suoi accenti, tutto il colore scanzonato delle avventure di quel superbo monello che è Giannini Stoppacciani. Da leggere e rileggere ed ascoltare mille volte per scacciare il grigiore e la malinconia.
Un classico pazzesco, attuale, divertente,coinvolgente. Non deve mancare nel bagaglio di noi lettori.
Mi sono divertita tanto tra una marachella e l’altra del nostro Giannino. Vamba come precursore di Rodari.
Ci sono tra le righe tutte le incoerenze degli adulti, le distorsioni educative tipiche del Novecento, la frustrazione di Giannino che non si capacita delle azioni di adulti che credono di esser sempre nel giusto solo per età avanzata. Per ridere. Per riflettere.
Grazie a Grenouille che l'ha aggiunto nella sua libreria per avermelo ricordato! Letto e consumato, nell'edizione d'epoca della mia mamma con la copertina morbida verde, visto e rivisto in tv e cantato a squarciagola con Rita Pavone che aveva una voce grandiosa e un figurino da monellaccio. In uno slancio emotivo una volta ho persino provato a cucinarla, la pappa col pomodoro, ma non mi �� venuta un granch��!
No. No. Caro il mio Stoppani, sei il più insopportabile bambino letterario con cui mi sia mai trovata a che fare. Sei insopportabile tanto quanto (se non di più) Holden del giovane Holden, che è dire qualcosa.
Una storia romanzata, che è meglio riconosciuta come la goliardica avventura di una ‘peste’di ragazzino. Un libro ironico, divertente ed esilarante che farà sorridere grandi e piccini. Il protagonista, il cui vero nome è Giannino Stoppani, viene chiamato ‘Gian Burrasca’, proprio perché nel corso della sua vita ne combinerà di tutti i colori. Unico maschio in una famiglia composta da mamma, babbo e tre sorelle, a nove anni inizierà a scrivere nel diario, meglio chiamarlo ‘giornalino’ , che la madre gli regala per il suo compleanno. Lì comincerà ad annottare ogni singolo avvenimento e ogni sua più particolare’ bravata’. Fra le tante avventure,la volta in cui cadde nel fiume mentre pescava con una canna regalatagli dalle sorelle. E la più particolare viene descritta l’occasione in cui il protagonista ritrova alcune fotografie di conoscenti, che in tutti modi cerca di restituire ai proprietari uno per uno. La famiglia si ritroverà a dare una festa da ballo per rimediare al gesto impertinente del ragazzino. Per non parlare dell’episodio, in cui farà finta di pescare dalla bocca dello zio di suo cognato. L’uomo starnutendo inghiottirà l’amo e Gian Burrasca si accorgerà di avergli pescato un dente cariato. Ma la parte più movimentata, sarà il periodo in cui il ragazzo verrà rinchiuso in collegio e da lì darà ancora il meglio di sé, ma lascio ai lettori la curiosità e il divertimento di scoprire come la ‘pappa al pomodoro’ diventerà famosa attraverso la mitica storia di questo bambino. Comunque alla fine nonostante le numerose marachelle che Gian Burrasca ha combinato, la storia si conclude in parte a favore di questo personaggio squinternato e pazzerello. In fondo una ragione se la si sa leggere fra le righe c’è: Giannino dietro a quell’anima di ‘peste’, possiede un cuore tenero e buono, ma soprattutto la sua schiettezza e la sua sincerità riusciranno sempre a rivelare il finto perbenismo e l’odiosa ipocrisia della gente che gli sta intorno. Secondo me un po’ tutti dovremmo imparare tanto dal racconto che questo libro ci insegna. A volte bisognerebbe restare sempre bambini per riuscire ad interpretare nel modo più giusto la vita.
This Italian classic book for children tells the adventures and tricks of Giannino Stoppani, better known as Gian Burrasca (John Storm), who breaks vases, floods his home, "fishes" the only teeth of Uncle Venanzio out of his mouth, paints his Aunt's dog red to have him look like a lion... Finally, his parents put him in a boarding school, but even there he continues with his tricks and pranks, and he also leads a "revolution" of the students against the school's teachers. A very funny read at all ages...