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El alma de Hegel y las vacas de Wisconsin: Una reflexión sobre música culta y modernidad

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Según Hegel, la música «debe elevar el alma por encima de sí misma, crear una región donde, libre de toda ansiedad, pueda refugiarse sin obstáculos en el puro sentimiento de sí misma». Sin embargo, los investigadores de la Universidad de Wisconsin poseen una idea diferente de la función que debe cumplir la música: han descubierto que la producción de leche en las vacas que escuchan música sinfónica aumenta un 7,5 por ciento.
En este ensayo provocador, irónico y, al mismo tiempo, dotado de rigor científico, Baricco explora el universo de la música con el fin de rastrear todos aquellos indicios que le ayuden a reencontrar su significación en la sociedad actual.

128 pages, Kindle Edition

First published January 1, 1992

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About the author

Alessandro Baricco

102 books3,963 followers
Alessandro Baricco is an Italian writer, born at Torino in 1958. He's the author of several works, including the novels Lands of Glass (Selezione Campiello Award and Prix Médicis Étranger), Ocean Sea (Viareggio Prize), Silk, City, Emmaus or Mr. Gwyn, among others.

He is also the author of the majestic rewrite of Homer’s Iliad, the theatrical monologue Novecento, the essays Next: On Globalization and the World to Come or The Game.

Baricco hosted the book program "Pickwick" for Rai Tre, which, according to Claudio Paglieri, "invited Italians to rediscover the pleasure of reading." In 1994, he founded a school of "writing techniques" in Turin called Holden (as a tribute to Salinger), which, under his direction, has been a resounding success. Since the publication of Silk, which has become a long-standing bestseller both in Italy and internationally, Baricco has established himself as one of the great Italian writers of the new generations.

He was awarded the Fondazione Il Campiello Prize in 2020 and the Penna d’Oro Prize in 2022 for his body of work.

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Displaying 1 - 30 of 68 reviews
Profile Image for York.
308 reviews40 followers
February 27, 2016
Qué bonito es Alessandro Baricco cuando se pone pretencioso. Le importa un pepino si tienes el mismo background musical que él, por lo que es recomendable tener el youtube o grooveshark a la mano mientras se leen ciertos pasajes. Pero honestamente, no puedes poner a Hegel, Beethoven y Sting en el mismo ensayo sin sonar forzadito.

Aún así, muchas de sus reflexiones sobre cultura, filosofía y música son brillantes, es una lástima que el camino para llegar a ellas sea tan enredoso. Pudo hacerlo más accesible y universal, como los principios que se supone defiende en su tesis.
Profile Image for Silvia Giliberto.
65 reviews9 followers
March 19, 2022
Una breve dissertazione su alcuni dei temi più scottanti per gli addetti ai lavori della cosiddetta musica classica: l'attualità o inattualità della musica 'colta', la funzione dell'interprete, il conflitto con la musica contemporanea.

Sicuramente è un libro che stimola dibattito. Ha molti spunti interessanti e la brutalità con cui esprime determinate idee non può che suscitare reazioni forti. Inoltre, è interessante (anche se non nuova) l'analisi dei meccanismi, affini al cinema, che Baricco riscontra nella musica di Puccini e Mahler.

Il problema è, per me, la mancanza di profondità nella trattazione della cosiddetta Nuova Musica, termine con cui l'autore delinea la musica 'colta' di tutto il Novecento, esclusi Puccini e Mahler.
Parte delle critiche che Baricco rivolge alla musica contemporanea (lo scollamento col pubblico, essenzialmente) sono argomento su cui è necessario ragionare, ma non con la superficialità e la spocchia con cui si affrontano qui. Veramente sembra che per Baricco non esista nulla di decente dopo Puccini e Mahler e che voglia mettere in un calderone unico *qualsiasi* esperienza musicale e compositore del XX secolo.

Operazione, quest'ultima, ai limiti dell'assurdo, non dico tanto per aver messo nello stesso calderone Ligeti, Boulez, Stockhausen o Berio che sicuramente gli fanno cagare, ma addirittura perché non si capisce dove finiscano Stravinsky, Bartók, Prokofiev, Shostakovich, Messiaen o Britten, tanto per citare alcuni percorsi non-schönberghiani che non paiono qui pervenuti.

Per di più trovo che questa apologia della tonalità sia portata avanti in modo cieco. Baricco afferma che l'atonalità ha dei limiti che non sarebbero culturali ma addirittura fisiologici. Affermazione che è insensata non tanto perché esiste la dodecafonia, ma in quanto non tiene conto di tutta la musica non appartenente alla tradizione scritta europea colta. 

Semplificando molto, per talune tradizioni popolari (tradizioni che si studiano in etnomusicologia, per intendersi) Mozart è musica stonata e incomprensibile. Affermare che l'armonia tonale, una manifestazione musicale assolutamente specifica, contestuale di un luogo (l'Europa e derivati) e di un tempo (dal 1700 o simili ad oggi) sia qualcosa di fisiologico è facilmente questionabile. Infatti, la stessa 'Nuova musica' ha attinto dalle tradizioni popolari: un esempio è il focus che ha sviluppato verso il timbro (piuttosto che verso armonia e melodia), caratteristica precipua, appunto, del Novecento e della contemporaneità.

In breve, la pars destruens (molto preponderante) mi è parsa facilona e superficiale - crowd pleaser, insomma. La pars construens un po' assurda, perché basata su premesse manchevoli: che vuol dire tornare al punto in cui sono arrivati Puccini e Mahler perché dopo di loro nessuno ha più capito un cazzo? Inoltre - mi ripeto - non capisco dove collochi tutte le esperienze post-Schönberg che non hanno preso la direzione della dodecafonia (o che hanno utilizzato quest'ultima come linguaggio per una musica estremamente espressiva, ma questo immagino sia inconcepibile). Evidentemente per Baricco hanno scritto tutti musica di merda dopo il primo atto di Turandot. O almeno così pare.
Profile Image for Gianluca  Bisquadro.
58 reviews2 followers
July 29, 2013
1992. Alessandro Baricco ha 34 anni e ha già accumulato esperienza musicale - di critica e sul campo - tale da fargli intuire che la Musica classica ha perso la sua aura. Non immagina mutazioni concettuali; non ammette la discrepanza fra vecchio e nuovo secolo; non osa sbilanciarsi, anche se l'ha già intuito, sulla permanenza significativa nel mondo del concetto di anima.
Eppure ha già intuito la medietà, la mediocrità del moderno. Moderno viene da modo-odierno; quando Baricco parla di modernità, indica il tempo in cui vive (in un certo senso, anche quello in cui vivrà). Così prende Hegel, l'autore della gabbia dorata dello spirito europeo e lo accosta alle mucche oggetto di uno studio di ricercatori del Wisconsin. L'alto e il basso; il sentimento e la scienza; opposti dettati dal concetto e dall'abito - opposti fittizi, circostanziali. Li accomuna la musica. Sembra poco, quasi come fossero interessi che due ragazzi si scambiano per conoscersi. Sembrano mondi diversi, inconciliabili. Ma non è la prima volta che da uno studio di ricercatori americani viene fuori un saggio, o un lungo commento - anche ironico - che prende la mosse da un fenomeno nuovo e inspiegabile. Sono il termine di paragone col mondo, il criterio su cui si modellano tutti i partecipanti all'ambiente civilizzato.
I saggi come questo sono nell'ambigua situazione di voler confutare un dato imposto e di accettarlo contemporanea mente come assunto. La musica non serve mica per far produrre alle mucche più latte: nessuno ci crederà, o quantomeno tutti saranno curiosi nel sentirlo dire; eppure, questa scoperta veritiera diventa vera perché legittima l'insorgere di pensieri critici. Un saggio come questo può diventare facilmente una farsa in carta stampata, se si perde di vista il tema centrale e non si propongono indagini, repertori di tesi, eventi. Per fortuna - per bravura - per necessità - Baricco non delude, portandoci nel triste mondo della critica musicale con la cordialità di un maestro.

#1. La musica classica va riscoperta. Non è ancora chiaro quale sia il bisogno che la lega agli uomini contemporanei, che non credono più nell'anima, nello Spirito, negli ideali che appartenevano al popolo romantico. Si pensa ad un'abitudine. Si pensa ad una tradizione consolidata. Se si indaga il contenuto della musica classica, questo resta altissimo, nobile, superiore; ma è una specie di cavernicolo imbalsamato: si ammirano i tratti e il suo stile di vita - se ne rimpiange qualche aspetto, addirittura - ma non ci si riconosce. La musica classica non è nient'altro che un pezzo da museo? Qualcosa, che sia un appendice spirituale o un buon senso del commercio, impedisce di rispondere affermativamente a questa domanda.

#2. L'opera di interpretazione musicale è piatta. Il motivo per cui la classica è vista come un fossile - bello a vedersi, ma inutile sotto ogni aspetto - è nella sciattezza della pratica ermeneutica, che non fa che variare temi già calcati, sottraendo schemi e composizioni sonore al confronto con la contemporaneità. La classica entra nel nostro mondo come sottofondo di una scena in Arancia Meccanica o jingle pubblicitario. Questo vuol dire che resta comunque materia prima per commercio, ma lo fa perché evoca nell'immaginario qualche cosa di profondo. È questa profondità che non si spiega. C'è un primo abbozzo del sistema gnostico barbaro, teorizzato nel 2006; la musica è la finestra attraverso cui Baricco legge per la prima volta l'invasione, solo che non le ha ancora dato un nome. Ed è barare, plasmare questa recensione sul tema di un altro suo saggio; è innegabile, tuttavia, che aveva già visto qualcosa è che non si spiegava la "esistenza in vita" della musica colta dato che non ci sono persone che possono apprezzarla.
La musica classica è allora un relitto restaurato di volta in volta per il solo scopo di conservare il passato? È un fantasma come tanti - e tra i tanti - che tormentano i contemporanei?
Ancora una volta, c'è qualcosa che ci impedisce di rispondere affermativamente. Riguarda la profondità.

#3. La musica colta è costruita su un meccanismo molto semplice, che induce lo spettatore ad attendersi uno sviluppo particolare e ad aspettarsi una risposta, di stupore o di soddisfazione. È questo il motivo per cui, in un certo senso, la classica rimane viva nell'immaginario collettivo: testimonia una forma d'arte basata sul godimento specifico - un godimento che con la musica contemporanea non trova riscontro.
Questa, infatti, nelle sue strutture innovative non produce un meccanismo di godimento attesa-risposta; è spacciata come diretta prosecuzione della musica colta, ma se ne distacca nettamente: è rivoluzione.
La sua complessità, i suoi rigidi meccanismi di composizione, la sua astrusità vengono trasmessi come eredità fisiologiche - chi non le capisce, deve solo darsi tempo - ma non lo sono affatto. L'arte contemporanea giustifica la creazione di spazzatura rovesciando il paradosso sullo sguardo dell'osservatore, che non è ancora pronto o abbastanza allenato per comprendere un'opera d'arte. Baricco smaschera questo preconcetto con la frase che si legge sul retro della copertina: "Le opere d'arte non si fanno. Le opere d'arte accadono".
Infine, se non vogliamo credere che si tenga in piedi da sola, la musica contemporanea tiene celato il bisogno da soddisfare; lo rende nascosto anche ai suoi spettatori; perché se non è così, a cosa serve la Nuova Musica?

#4. Nell'ultima sezione, vengono trattati Mahler e Puccini che fungono da esempio di contaminazione fra temi contemporanei e la Nuova Musica. Non è chiaro se siano i diretti discendenti dei Classici nella contemporaneità o se facciano un tentativo di sensibilizzare i moderni ad una musica rinchiusa nella sua indifferenza dal mondo; non bisogna nemmeno prenderli come modelli o capostipiti di una nuova generazione di compositori; il punto è questo: soddisfano il pubblico perché rendono la musica accessibile alla spettacolarità popolare.
La "spettacolarità popolare" non è altro che una forma di sentimento comune che ha iniziato a diffondersi - possiamo pensarla come la struttura in cui si è andato a rinchiudere il Senso, il brivido di piacere dell'immanente. Lo rende accessibile.
La spettacolarità è propria della musica, ma si esternava con la soddisfazione dei bisogni di attesa-risposta. Mahler e Puccini sono gli artefici di un'operazione volta a sbloccare la Musica Nuova dall'impasse di non riuscire più a soddisfare i bisogni degli ascoltatori; contemporaneamente inventano un modo nuovo di percepirle: sembrano capire le esigenze della contemporaneità e costruiscono componimenti adatti a questa, ma forse inventano un mezzo per esprimere un sentimento inconsapevole.

Per concludere, il saggio è di un'arguzia che mi ricorda lo stile di Adorno. C'è un filo che collega lui, Walter Benjamin e Baricco; oltre ad essere i suoi esempi, sono anche stati i maestri da superare, per cui questo libro, ricco di metafore e termini imprecisamente ricorrenti, contiene il gusto della sfida, dell'analisi critica sul mondo fatta per stupire e per spingere a riflettere; ha il sapore di una necessità da soddisfare. Leggetelo come fossero lunghi aforismi, che col loro paradosso voluto lasciano involontariamente pensare.
Profile Image for Linda Vituma.
752 reviews
January 30, 2022
Valodiskās mežģīnēs un prāta mežģos kopā ar Alessandro Baricco mēģinu aptvert dzīvesprieka traģismu un piedzīvot mierinājumu ilūzijas sabrukumā par manis kā individualitātes izaugsmi likteņa triecienu priekšā. Man bija aizdomas, ka izaugsmes apsolījums ir māņi - kā [tēze-antitēze-sintēze] dzīvē un mākslā ir viltus mierinājums. Kārdinošs, vilinošs, bet mānīgs. Noticu Alessandro Baricco un saku: "Nē, man neriebjas Rosīnī mūzika. Nē, man tā nešķiet pliekana, tukša un primitīva." Es dzirdu tajā atšķirību līdzāspastāvēšanu, bez cerības apvienot, pārdzimt un integrēt.

Kā miglā atceros noslēgtā, rāmā, mierinošā un drošā klēpja sajūtu, no kurienes nāku. Un jūtu, ka esmu klajā laukā, nostaļģijas un baiļu pilna. Un aptveru, ka galamērķis nav skaidrs, nav zināms. Ka vienīgais zināmais - tā ir cituriene - laikā un vietā.

Reiz tā jau ir bijis, ka mūzika manā dzīvē spēj sniegt to, ko nespēj nedz vārdi, nedz domas. Tā neaptveramā veidā tieši Rosīni, Alessandro Baricco skaidrots, man māca, kā:
"[..] vienlaikus pazemīgi pakļauties likteņa pārākumam un ietiepīgi aizstāvēt savas tiesības uz atbrīvojošu laimi."
Profile Image for Ingrida Ceple.
450 reviews29 followers
March 26, 2021
Baricco mani atkal pārsteidz, jo šeit es viņu neizprotu. Šis nav mans mīļais tekstu meistars no Okeāns, Jūra. Laikam neesmu tajā augstākajā, izsmalcinātās literatūras plauktiņā.
Bet “kopto mūziku” klausos un izglītojos :)
Apbrīnoju tulkotāju Daci Meieri🤍
Godīgi sakot, līdz galam netiku, jo tas nogurdināja...

“Govīm, kuras klausās simfonisko mūziku, izslaukums palielinās par 7,5 %.”
Profile Image for Maggie lml.
23 reviews
October 15, 2018
Recomendado a músicos, intérpretes musicales y compositores, tanto como al público melómano.

Este autor discute los pormenores que hacen a la definición de música culta y música popular, como un paralelismo entre tradición y modernidad.
Analiza al arte como un expresión dependiente -y por lo tanto en constante devenir- de su contexto histórico, cultural, propósito y finalidad. Así como una síntesis de la interacción dialéctica entre el intérprete y la obra.
Critica a la Música Nueva en relación a la Música Culta, pero no de manera purista, sino en términos históricos, algo que por lo menos a mí, me resulta más constructivo que caracterizar la música del sXX como solamente mediocre en comparación al avance musical antecesor, cuando en realidad carece de muchos más elementos para que en siglos siga siendo representante importante de un periodo de la humanidad.

En fin, lean el libro si les gusta la música y si muchas veces se cuestionaron el hecho de apreciar o realizar covers, o se quedaron con la idea de que música es sólo aquella que sale de lo erudito y sin finalidad comercial, que música es aquella que busca la cadencia perfecta y la sonoridad despreciando la atonalidad, o se divagan que hay autores que matan a la obra cuando no interpretan al compositor con la misma partitura, mismo instrumento, mismo contexto y misma emoción (este libro habla también de la interpretación musical y los gajes del oficio).

Es breve, no se arrepentirán.
Profile Image for Marco Lui.
3 reviews
September 13, 2023
Un peccato.
Il libro si apre in maniera super interessante grazie alla competenza di Baricco riguardo all'ambito in questione ossia la musica classica.
La critica alla visione di questa musica come monolitica e sempre uguale nel tempo risulta interessante e apre spazio a una libertà e sperimentazione enorme.
Il tutto però si perde verso la metà quando Baricco inizia a essere Baricco e parte coi suoi voli pindalici che, per quanto evocativi, non spiegano molto, anzi confondono solo il lettore.
Un peccato, fortuna che oceano mare l'ho già letto quindi darò una possibilità agli altri libri.
Profile Image for Linda.
Author 3 books101 followers
August 17, 2017
Neatceros, kad pēdējo reizi neizlasīju grāmatu līdz galam. Man pietika ar pāris "Hermeneitiskai praksei vēsturiskā patiesba nozīmē hierarhiski neizkārtotu faktu kolekciju, attiecībā pret kuru tā izmanto savdabīgu naivumu, kam nav svešs fenomenoloģiskas redukcijas radikālisms." un "Ne jau mītiskā disonance liek klausīšanās motoram darboties tukšgaitā: lai arī ir pierādīts, cik iluzora ir doma, ka sarežģītas harmonijas dzirde ar laiku ar uztvert tikpat dabiski kā vienkāršas disonanse jau sen vairs nav īsts šķērslis".

Brīžiem gan mani sildīja patiešām izcilas metaforas, piemēram, "Elementu kopums, kas no ārienes iekļūst Mālera muzikālajā audumā, ir visai daudzveidīgs: vieglāk atpazīstamajās figūrās ir samanāmi tautasdziesmu motīvi, triviālas dziesmiņas, šūpuļdziesmas, fragmenti no dejām, pūtēju orķestru maršiem un korāļiem. Taču zem šīm vairāk vai mazāk kanoniskajām figūrām čum un ņudz lērums sava veida nelegālo imigrantu - skaniskas atlūzas, instrumentāla tika nervozās trīsas, ritmu asimetrijas. Tur itin kā pagaidu patvēruma drūzmējas bēgļu gaitās devušās cilvēces atliekas." Tomēr kopumā spriežot valoda manai gaumei ir daudz par sarežģītu, iespējams, es to atēdos vēl mācību laikā. Šis arī ir jautājums, kam man joprojām nav atbildes: vai izglītojošai literatūrai (jo pavisam noteikti jauni termini mūs izglīto) tomēr nebūtu jābūt nedaudz draudzīgākai, lai neatstumtu lielāko daļu izglītojamo? Varbūt tā ir elitāra literatūra, un es šajā lasītāju kategorijā neiederos.

Diemžēl par saturu neņemos komentēt, jo tālāk par valodu netiku. Tomēr visu cieņu tulkotājai. Un palieku ar jautājumu - vai šis ir Bariko? Mans mīļais "Zīda" Bariko?
Profile Image for Arda.
212 reviews3 followers
May 11, 2015
Che fatica...non ho mai letto un libro di 80 pagine in così tanto tempo.

Premetto, io amo Baricco, e mi piacciono molto i suoi libri, ma una specie di delusione prima o poi, sapevo che sarebbe arrivata. Non è un dramma, me l'aspettavo.
Questo piccolo saggio sulla musica classica, non è brutto, è scritto bene, come tutti gli altri libri di Baricco. Il problema però qual'è...Io amo la musica, in ogni sua sfaccettatura, non posso farne a meno, e ascolto anche la musica classica. Ho studiato un po' di musica alle medie, ma poi non ho mai più approfondito l'argomento.
Diciamo che nella mia ignoranza, per me questo libro è troppo colto.
Non so nemmeno spiegarmi, fatto sta che ho faticato un po' a leggerlo, a causa dell'argomentazione (a mio gusto) troppo tecnica. (L'ultimo capitolo l'ho apprezzato decisamente molto di più..)

Con questo, continuerò a leggere con piacere anche gli altri suoi libri che ancora mi mancano.

Buone letture!!!!
Profile Image for Gianluca Micchi.
147 reviews5 followers
January 9, 2017
Bello, bello e ancora bello.
Un piccolo libro che tratta tre temi separati: l'interpretazione della musica della tradizione colta, la Nuova Musica (sic), e la spettacolarità, come analizzata nelle opere di Puccini e nelle sinfonie di Mahler. Non conosco le opere di Adorno, da cui pare che Baricco abbia ripreso molto, ma devo dire che il libro è veramente ben fatto perché si legge con discreta facilità ed è un concentrato di idee che sembrano dire una cosa sola: liberiamoci di inutili zavorre e guardiamo alla musica colta con occhio rivolto verso il futuro, senza paura di "bastardizzare" una tradizione intoccabile.
Certo, a volte potrà sembrare che Baricco abbia la verità in tasca e la riveli, ma d'altronde questo è un saggio e non un contraddittorio: mi sembra quantomeno logico che ci sia una tesi portata avanti con convinzione. In definitiva è un libro che mi ha messo dentro un'enorme voglia di fare e di ascoltare musica, e scusate se è poco!
11 reviews2 followers
December 18, 2010
Di per sè, Baricco non aggiunge niente a quanto già intuito da Adorno sul ruolo della musica colta nel secolo scorso. Lo stile non si accorda perfettamente con lo scopo divulgativo, si perde volentieri in visioni cosmiche e divagazioni del tutto inutili in uno scritto che vorrebbe essere un saggio.
D'altra parte condivido molte delle sue idee (o meglio, delle idee di Adorno) e la lettura di questo libro può risultare meno impegnativa rispetto alle opere del filosofo tedesco. In definitiva una lettura non inutile anche se a tratti può essere snervante per chi magari già non apprezza lo stile di Baricco, decisamente più adatto all'ambito letterario che a quello divulgativo.
Se poi per caso avete già letto Adorno questa è una lettura perlomeno superflua.
Profile Image for Marco.
80 reviews17 followers
November 4, 2014
Da amante e conoscitore della musica classica, Baricco mette a fuoco tutti i limiti del suo rapporto col Novecento. Con schiettezza, ma senza indulgere in una visione cinica. Un libro che i direttori d'orchestra e dei teatri dovrebbero leggere forzatamente. Per concordare o dissentire, ma soprattutto per riflettere.
Profile Image for Antonio Fanelli.
1,030 reviews204 followers
October 22, 2018
Quando Baricco parla di musica è sempre un bel sentire, e gli si perdonano i suoi abituali peccatucci.
Le tesi del libro sono interessanti e spesso condivisibili (persino da uno come me che ama la dodecafonia), in ogni caso spingono alla riflessione che è sempre un ottimo indice di vitalità del testo.
Profile Image for Anja.
12 reviews12 followers
November 3, 2012
Needs more Baricco and less Adorno.
Profile Image for Svalbard.
1,137 reviews66 followers
January 22, 2021
Era parecchio tempo che volevo leggere questo libro, che non riuscivo però a trovare né in cartaceo né in e-book; mi ha salvato la solita provvidenziale bancarella. Si tratta di un breve saggio che lo scrittore Alessandro Baricco scrisse nel 1992, in cui vengono affrontati vari aspetti della percezione e dell’estetica musicale.

Il primo di essi è il concetto di “musica colta”. Il capitolo riporta riflessioni molto acute su come esso si sia formato all’inizio dell’Ottocento, in fattispecie nell’ambito della cultura borghese. In pratica il primo musicista che si è posto - ed è stato consensualmente accolto - come pronunciatore di verità esistenziali e filosofiche, senza che poi questo ruolo venisse abiurato da chi abbia seguito il suo esempio in epoche successive, è Beethoven. Com’è noto, prima di lui non esisteva l’ascolto rituale, silenzioso e attento, né alla musica venivano attagliate grandi verità, a parte quelle religiose. I teatri, ma anche le chiese, erano luoghi di ritrovo e disattenzione, l’ascolto era distratto, la musica strumentale serviva come accompagnamento di banchetti e danze, i musicisti spesso sedevano alla stessa tavola dei servi. Con Beethoven tutto questo cambiò, e la borghesia trovò immediatamente in lui e nella tradizione da lui inaugurata un mezzo di elevazione e di nobilizzazione.

Il secondo è il concetto di interpretazione. Le riflessioni di Baricco sono concentrate sull’argomento, abbastanza ovvio ma evidentemente non per tutti, che la musica, senza l’interprete, è inerte, e che il ruolo dell’interprete è quello di farla rivivere e in qualche modo ricreare mettendoci dentro le sue scelte e la sua personalità. Tutto bello e giusto, peccato solo che Baricco, come altri prima di lui (e, temo, anche dopo di lui) se la prenda con la prassi filologica - o meglio, come si dice oggi, prassi “storicamente informata” - che cerca di riprodurre la musica di un tempo nel modo più autentico possibile.
Su questo argomento Baricco commette un evidente errore, palese a chiunque voglia approfondire l’ascolto della musica eseguita in modo filologico. Non è affatto vero che essa è ingessata, ma, pur rimanendo nell’ambito di criteri esecutivi “storicamente informati”, consente modalità esecutive non solo libere, ma anche estremamente piacevoli ed emozionali. Il concetto di interpretazione non solo non viene espunto, ma è arricchito da meritori studi collaterali sulle prassi esecutive storiche e la liuteria antica. Sono tantissimi i musicisti pronti a coinvolgere e convincere, ma per mio interessato e personalissimo parere voglio citarne una che conosco personalmente, la straordinaria violinista Paola Nervi. Le sue esecuzioni sono emozione pura dalla prima all’ultima nota.

Il terzo è il concetto di “nuova musica”, ovvero, generalmente, di musica contemporanea, quella che da inizio Novecento in poi sceglie di fare a meno del sistema tonale e diventare un universo di suoni non intonati, se non proprio di rumori.
Su una cosa di certo Baricco ha ragione: in certi casi essa è stata troppo “politicizzata”, ha troppo pensato a sé stessa come a una cittadella eversiva, un gruppetto di profeti asserragliati a difesa di una malintesa verità contro le istanze commerciali e mercantili del facile ascolto (come al solito, si sconta la pesantissima zavorra ideologica di Adorno…). Acutamente Baricco individua anche il “ricatto psicologico” giocato dagli esteti delle nuove musiche: caro ascoltatore, se non capisci è colpa tua… Vuoi mica essere come quei filistei (termine caro a Schumann) che fischiavano e irridevano autori oggi tenuti sul palmo della mano in quanto grandi maestri e profeti?
E, confutando le peraltro ragionevolissime tesi di Webern sulla dissoluzione dell’armonia, Baricco legge la musica (tonale) come un sistema di attese e di risoluzioni, cosa che, se viene a mancare, suscita spaesamento nell’asoltatore, se non proprio ostilità.
Alcune osservazioni di Baricco sono assolutamente sensate. E’ vero che la “critica alla nuova musica” ha finito per assumere sempre connotazioni di destra, di retrivo conservatorismo, nel momento che nessuno azzardava una critica “da sinistra”. E’ certamente probabile che in qualche modo la connotazione politico-ideologica sia stata un modo di isolarsi dalle pretese dei totalitarismi novecenteschi, che esaltavano musica celebrativa, facile e comprensibile, un po’ come l’ermetismo poetico italiano, ma con la conseguenza di persistere nella mentalità di lotta anche quando il nemico non esisteva più. Ma, come nel parlare di prassi filologica per la musica del passato, anche in questo ambito Baricco compie un colossale errore di generalizzazione. Quella che lui definisce “nuova musica” anche per la scelta probabilmente politica di non far nomi espliciti finisce per apparire una categoria generica, in cui pare starci dentro di tutto. Ma ha senso pensare che gente come Ligeti, Maderna, Nono, Schnittke, Pärt (solo i primi nomi che mi vengono in mente) possano condividere lo stesso contenitore solo per il fatto di essere vissuti nello stesso periodo storico?
Un’altra obiezione che mi sento di fare è il fatto che approcci di ascolto “non tonale” della musica sono possibili, e sono propri di abbandoni, diciamo così, meditativi, in cui non conta più il meccanismo dinamico di aspettazione e risoluzione, quanto un atteggiamento che non fa più riferimento al tempo (antecedente e conseguente) come asse portante. Un esempio possono essere i canti dei monaci tibetani, ma di certo ce ne sono tanti altri in altre culture, e oggi anche nella nostra.
Infine, rifacendomi a quello che dicevo recensendo il libro “Musiques électroniques” di Guillaume Kosmicki, il Novecento è stato anche il secolo del timbro, del “sapore” intrinseco del suono (e, aggiungo qui, anche del ritmo, ma parlare del ritmo aprirebbe un capitolo troppo vasto che dovrebbe prendere in considerazione anche musica jazz, rock, techno, disco, ecc.). E la dimensione del timbro probabilmente può essere apprezzata molto meglio proprio quando altri elementi, tra cui il discorso armonico e tonale, vengono messi tra parentesi.

Il quarto ed ultimo è il concetto di “spettacolarità”: musica che diventa viva e vitale nel momento in cui fa proprie le istanze delle nascenti arti del cinema, del musical, di una più generica teatralità. I profeti di questo atteggiamento sarebbero stati Puccini e Mahler. In sostanza, la musica deve “raccontare” qualcosa, non può lasciare che tutto il suo senso venga delegato alla capacità di decodifica dell’ascoltatore. (Siamo all’estremo opposto della visione di Eco in Opera aperta, e probabilmente anche alla causa della frattura tra universo colto e non colto). Questo è il cardine della musica leggera novecentesca, in cui la “modernità” ha trovato il suo compimento molto meglio che nella tradizione colta.

“Modernità” è un termine che Baricco utilizza nel corso di tutto il libro come concetto positivo, quello a cui la musica dovrebbe tendere al di là delle tentazioni elitarie e ideologiche, pur astenendosi dallo spiegarlo compiutamente. Nella prefazione lo definisce come “il nuovo orizzonte che è subentrato al tramonto dello scenario sociale e ideologico che fece da fondamento all’invenzione stessa dell’idea della musica colta (la borghesia ottocentesca, il romanticismo, l’idealismo)”. E poco dopo, citando quello che aveva detto Louis Armstrong parlando del jazz, “”se devi chiedere cos’è non lo saprai mai”. Un po’ comodo uscirne così…
Forse “modernità” si può comprendere meglio, nel senso che gli attribuisce Baricco, come un concetto residuale: è modernità tutto quello che accade al di fuori dell’ambito colto/elitario/ideologico (quest’ultimo con riferimento alla c.d. nuova musica). E, come dice lui, è anche lo spazio in cui spesso sono avvenute nel corso dei decenni le cose più interessanti.
Anche qui, però, c’è poco da fare: la distinzione tra spazio “colto ecc.” e spazio, diciamo, “pop” è più un atteggiamento culturale che non un fatto oggettivo (1). Contaminazioni tra i due ambiti ci sono state nel corso di tutto il Novecento e c’erano anche prima, quando si ricorreva a temi di musiche popolari per comporre messe e mottetti, o quando romanze e ariette di opere finivano nel repertorio dei musicisti di strada. Semplicemente, piantarla con il tentativo, spesso ben poco fruttuoso, di decidere cosa sia “buono” e “cattivo” (equivoco in cui lo stesso Baricco sembra cadere, nonostante le migliori intenzioni) può essere la via più proficua per un atteggiamento di accoglienza che sia veramente libero e rilassato. In breve, dare a chiunque gli adeguati mezzi di comprensione (che sono soprattutto legati a consapevolezze tecniche) e poi lasciare al gusto personale il diritto di scegliere.

Il titolo del libro, che sembra far prevedere si parli di tutto tranne che di musica - cosa che probabilmente era l’esatta intenzione dell’autore - è dovuto a due citazioni in epigrafe, una tratta dalle lezioni di estetica di Hegel, in cui si parla di musica come qualcosa che elevi l’anima al di sopra di sé stessa, e l’altra di una ricerca dell’università del Wisconsin secondo cui sottoporre le mucche all’ascolto di musica classica incrementa la produzione di latte.

(1) Mi è capitato recentissimamente di riascoltare in maniera informata, grazie a un libro che ho letto e di cui parlerò a breve, un disco che non avevo ascoltato da tempo (e che in verità non avevo mai ascoltato molto), “In the court of the Crimson King”. E’ musica rock; quindi, secondo un certo punto di vista, cattivo, commerciale, mercantile. Secondo un altro punto di vista, buono, perché popolare, non elitario, facile da ascoltare.
Bene: ci ho trovato un pezzo, nemmeno troppo breve, “The Illusion”, che è musica concreta a tutti gli effetti, roba che avrebbero potuto fare Pierre Schaeffer o Pierre Henry. Lo stesso capitava spesso nei dischi dei Pink Floyd.
Siamo proprio sicuri che i confini tra “buono” e “cattivo” servano a qualcosa?
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January 10, 2024
Sarežģīts un piesātināts teksts, kas brīžiem izglīto, brīžiem pats pārtop poētiskā darbā. Izrādās, ka Bariko ir mūzikas pazinējs un daudz domājis par tās vēsturi no tāda holistiska skatu punkta. Pirmais gabals par klasisko mūziku un tās attīstību mani ļoti interesēja. Tas apskatīja jautājumus par izpildītāja interpretāciju, klausītāja lomu un citus. Kā jau heiterei, mani uzmundrināja Bariko vēlme nolikt Pučīni un Māleru. Perfekti uzbraucieni.

Otrs darbs par Rosīni mani aizrāva mazāk, bet tur bija arī labi momenti. Piemēram, autora vēlme operā mūziku likt priekšplānā stāstam, tādējādi izvijot melodijā skaņu mežģīnes, nevis koncentrējoties uz tekstu. Vēl beigās ir brīnišķīgs poētisks gabaliņš, kas parāda Bariko rakstnieka talantu. Viņš apraksta, cik šizīga ir Rosīni mūzikas būtība, salīdzinot to ar reliģisku procesiju, kas reizē iet uz priekšu un atpakaļ, reizē ir atnākusi un reizē tikai sākusies, bet ir skaidrs, ka tā nekad nebeigsies. Un man ļoti žēl, ka beidzās šī grāmata. Jāatzīst, ka teksts gan ir ļoti sarežģītā valodā uzrakstīts. Iespējams, arī tas ir paņēmiens.
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February 23, 2025
Excelentes ideas argumentadas de una manera un tanto extraña. Baricco no ofrece respuestas definitivas, pero sí proporciona herramientas para pensar críticamente sobre la música en el mundo moderno. Para un músico es un texto valioso, ya que nos hace reflexionar sobre el futuro del arte que estudiamos y cómo podemos adaptarnos a un mundo que cambia rápidamente tratando de no perder la esencia de la música. No obstante su planteamiento no lo hace accesible para aquellos que no pertenezcan al mundo de la música.
Profile Image for Agustin Estrada.
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March 24, 2025
Es un libro inteligente, con momentos muy buenos y observaciones que valen la pena. Reflexiona sobre la música clásica, su lugar en el mundo moderno y cómo hemos ido perdiendo sensibilidad y escucha. Eso sí: no es una lectura ágil. A ratos se vuelve denso, casi académico. Pero si uno tiene paciencia (y algo de café), encuentra frases y páginas que abren la cabeza. Me gustó. Aunque me costó.
Lo recomiendo… para leer sin prisa - AE
Profile Image for Dago Domínguez.
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March 28, 2025
Al pensar sobre la obra de Beethoven o de Bach como algo mágico y trascendental por simple virtud de sí misma, la convertimos en banales estampitas de identidad para un performance de autoconcepto que no comunica más que: "Soy el tipo de persona que escucha a Bach, música superior".
El punto que Baricco hace, es que "la magia" de la música clásica no es un hecho inherente en sí misma, sino un trabajo que debe ser procurado por el intérprete. La magia está en la disponibilidad de la obra para abrir un diálogo, en un lenguaje sin definiciones, con el público. Partir de algo que no existe más que en el papel, para crear algo audible que existirá únicamente durante el espacio temporal de la interpretación. Ahí se encuentra lo "místico".

La música académica contemporánea existe separada del público, justificándose artificialmente a sí misma con un trabajo intelectual que tacha de ignorante que no la comprende a todo aquél que difiera de gusto o de opinión. Como si su propósito fuese no conectar con el oyente. Como si sus oyentes existiesen sólo por el miedo de no reconocer al nuevo Beethoven de su generación.
Se reconoce por un vestigio de estéticas del siglo XX, que ya tuvieron su esplendor, y se encuentra actualmente desconectada de la caótica modernidad.
Por otra parte, las críticas más enunciadas vienen de las voces más reaccionarias y por lo tanto, incoherentes e irracionales. Ocasionando una tendencia aún más fuerte hacia la defensa y el aislamiento de esta corriente artística.

Ensayo obligatorio para instrumentistas, compositores y aficionados de la música culta.
Profile Image for Stefan Gašić.
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December 27, 2013
Razlika između Barika i dobrog kritičara je što ovaj prvi nije esejista uopšte, a pokušava da to bude. Nije težnja u potpunoj objektivnosti, jer ona kao takva i ne postoji i to bi bilo jednostavno otuđenje od samog sebe što je nemoguće. Već, sa druge strane, za sve izrečeno treba da postoji jedna osnova i da ona sama bude dobro potkovana, sa validnim argumentima iza sebe koji će je podupreti i činiti snažnom na postolju. U ovom slučaju, Bariko je izgradio svoje postolje, tron na njemu i nasadio se ko kurtizana na... ya' know. Nadmeni stav u većini slučajeva dođe kao ekstremni pokušaj maskiranja neznanja, možda vid nekih pojedinaca biva zamagljen pred tim izlivom prepotentnog.
Što se samog sadržaja knjige tiče, tu već imam reći isto toliko koliko i sam naslov o tekstu govori. Gotovo ništa. Posle čitanja ove kvazi-studije ili zbrke, skupine eseja, štagod, nisam dobio nova znanja niti promenio viđenje trenutnih, osim što stvorih veću odbojnost prema piscu. Iako je sam autor pijanista, ne bih rekao da se previše razume u ono o čemu piše, razbacuje se terminima i imenima a ne daje ništa konkretno. Nikakav jaz između tonalne i atonalne muzike nije objašnjen, samo je nagovešten. Nije dat nijedan konkretan primer one njegove "Ozbiljne" muzike, kako je naziva, i "Moderne". Sve se svodi na puko mlataranje kao doziv u pomoć, no ovom tekstu nema pomoći, i najtoplija preporuka jeste - zaobići u svakom slučaju!
Profile Image for Jose Gaona.
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June 27, 2014
Sentimientos contrapuestos los producidos por este ensayo de estética y crítica musical, en el que a un irreverente Baricco no le tiembla el pulso a la hora de tirar piedras contra la tradición, la escena vanguardista que le siguió y la música de masas actual. Por momentos muy lúcido y atinado, como cuando no duda en valorar como aburguesadas ciertas tendencias sentimentales en la escucha de obras clásicas como modo de definir su belleza intrínseca, espiritual, absoluta y demás términos de dudoso pedigrí filosófico, o cuando apunta al campo de la interpretación como terreno de juego natural de toda obra musical, sin embargo, me resultó imposible no fruncir el ceño cuando critica como fallidas las pretensiones de la música vanguardista, verbigracia de Schoenberg en adelante. Sobre todo si se trata de concluir que las masas solo están preparadas para la espectacularidad cinematográfica de las composiciones Mahlerianas (compositor excelente, dicho sea de paso). De que la música moderna ocupe un no-lugar en los favores del público mayoritario no se sigue ni que los planteamientos de esa música ni sus motivaciones estén equivocados. Si se trata de explicar el "fracaso" de la música moderna, creo que hay que apelar a cuestiones de carácter más profundo. A fin de cuentas, no se está cuestionando que la gente no escucha a Boulez para escuchar a Strauss, sino que la gente no escucha a Boulez para escuchar a Beyoncé. Y si se trata de espectacularidad, entonces la gente hace bien...
Profile Image for m..
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August 24, 2024
Saggio 1: “L’IDEA DI MUSICA COLTA”

«A macinare false verità è, in questo come in altri casi, un moralismo tanto sotterraneo quanto tenace. Lo stesso che induce incautamente a usare la musica colta come catalizzatore di una supposta umanità migliore. […] Ma quel che di autentico poteva esserci in quell'originario rito corale (cosa su cui peraltro ci sarebbe da discutere) non resta autentico per sempre: né basta per rivitalizzarlo ripetere il rito davanti al muro di Berlino che cade.
[…]
Niente può salvare la musica colta dal triste destino di sfumare in prassi oscurantista e truffaldina se non l'istinto a metterla in corto circuito con la modernità.»

Saggio 2: “L’INTERPRETAZIONE”

«La musica ha questo, di singolare e anomalo: tramandarla e interpretarla sono un gesto unico. Un libro o un quadro li si può conservare in una biblioteca o in un museo: poi li si può anche interpretare, ma è un altro gesto, autonomo, e che non c'entra con la loro semplice conservazione.
La musica no. La musica è suono ed esiste nel momento in cui la si suona: e nel momento in cui la si suona non si può fare a meno di interpretarla. […] Ciò ha condannato il mondo della musica a un eterno complesso di colpa che è estraneo ad altre regioni dell'arte: si teme costantemente di tradire l'originale perché si sente che è un modo di smarrirlo per sempre. […] Lo sdegno del musicofilo che di tronte a un interpretazione un po' ardita sbotta nel classico “ma questo non è Beethoven” equivale allo sgomento con cui si apprende il furto di un quadro da un museo. Ci si sente derubati.
Questo timore ha inchiodato e continua a inchiodare la pratica dell'interpretazione musicale.
Il dovere di tramandare censura il piacere di interpretare.
[…]
Per uscire da questa impasse ci sarebbe un modo drastico e definitivo: avvertire una volta per tutte il pubblico della musica che l'originale non esiste. Che il vero Beethoven — ammesso che si possa parlare di un vero Beethoven — è stato smarrito per sempre. […] Dai tempi di Beethoven sono cambiate molte cose: la prassi esecutiva, il contesto sociale, i termini di riferimento culturali, il paesaggio sonoro. Il pianoforte che usiamo oggi è lontano parente del fortepiano che si usava allora, ditterenti sono i luoghi, i modi e le motivazioni sociali che condizionano l'ascolto, differente è il patrimonio d'ascolto con cui ci si accosta oggi a quella musica: nelle orecchie non si ha soltanto Haydn e Mozart, ma anche Brahms, Mahler, Ravel (e Morricone, Madonna, i jingles pubblicitari, Philip Glass...). Negli occhi si ha il cinema, nella mente parole d'ordine completamente diverse, e nel salotto un marchingegno che a schiacciare un pulsante sputa musica quante volte si vuole […].
[…]
Come ha insegnato l'estetica novecentesca, nessuna opera d'arte del passato ci si consegna qual era in originale: a noi arriva come un fossile incrostato di sedimenti collezionati nel tempo. Ogni epoca che l'ha custodita per tramandarla vi ha lasciato il proprio segno. Ed essa a sua volta custodisce e tramanda quei segni, che diventano parte integrante della sua essenza. […] L'unità dell'opera d'arte si stringe intorno alle proprie metamorfosi cancellando ogni traccia di confine tra una ipotetica autenticità originaria e la storia del suo accadere nel tempo.
[…]
Non esiste un originale a cui rimanere fedeli. Anzi, si rende giustizia alle ambizioni di un'opera proprio nel farla accadere, ancora una volta, come materiale del presente: non ripristinandola come reperto di qualche passato immobile. Quel che il musicofilo medio chiama il vero Beethoven non è altro che l'ultimo Beethoven prodotto dalle metamorfosi dell'interpretazione. Quando Liszt, per primo, proponeva le Sonate di Beethoven in pubblico, esse già erano diventate qualcosa di diverso da ciò che erano. […] Il gesto che smarrisce l'originale, trova l'essenza più intima nell'opera: la sua oggettiva ambizione a non finire mai.»

Saggio 3: “LA NUOVA MUSICA”
«In teoria, proprio quella musica [contemporanea] dovrebbe essere il luogo d'incontro tra musica colta e modernità. Ma non lo è. Essa appare come un corpo separato, che si arrotola su se stesso, impermeabile alla modernità e ipnotizzato dalle proprie vicende.
[…]
La Nuova Musica maturata negli anni del dopoguerra ha avuto l'istintiva tendenza a ricrearsi intorno l'habitat che l'aveva vista nascere decenni prima: ha sempre cercato contesti di scontro politico e ideologico, e lì, in quegli scenari, ha ritrovato periodicamente legittimazione e carisma. Non a caso il suo periodo d'oro è quello a cavallo tra gli anni Sessanta e Settanta. Non a caso essa mostra il massimo della debolezza oggi, in uno scenario in cui i conflitti sociali sono drasticamente appiattiti e lo scontro ideologico dissolto nel nulla.»

Saggio 4: “LA SPETTACOLARITÀ”

«Perché in Puccini il problema non è più quello di riconoscere la linea di demarcazione dell'arte, e neppure quello di salvaguardare i privilegi della musica colta. Puccini è oltre. Il problema, per lui, era quello di coniare un'idea nuova di spettacolo. Questa è l'essenza vera del suo lavoro: cercava un'idea di spettacolo che potesse reggere all'impatto con la modernità.
[…]
L’istinto nell’ascoltare quelle note, è di guardarsi intorno per vedere cosa mai stia per accadere o chi mai stia per arrivare. Si è irresistibilmente portati ad aspettarsi l'apparizione del vero protagonista di quello spettacolo.
[…]
Tutto ciò descrive un sistema di rappresentazione e un modello di spettacolo assai differente da quelli proposti dal sinfonismo classico e, in genere, dalla musica colta. È importante notare come allo spettatore esso chieda un tipo di atteggiamento, di decodifica, di fruizione, molto vicino a quello del cinema. Non è un caso se le sinfonie mahleriane risultano molto più accessibili al pubblico di oggi che a quello che le vide nascere: lo spettatore moderno ha imparato dal cinema la logica che le tiene insieme.»
Profile Image for Norsk Mew.
29 reviews
March 16, 2012
This book was a bit pretentious for my taste. The number of lines and passages I liked in such a small book is actually not that great, and I must admit that with this book Baricco seriously makes himself look like a snob. I have not read any of his other books, so I cannot say for sure if this was intentional or just his writing style, but it put me off for the most part. He is very eloquent (which is a blessing), and had some interesting conclusions about superficiality and mass consumerism, but in the end came out just plain hateful and mean. Even though I agree on some of the points he made, his book is just one big sarcastic rant about music and its consumption.
Profile Image for Dominique.
44 reviews14 followers
November 15, 2011
Alessandro Baricco was first a music critic.
In this book Baricco visits the univers of music. From Beethoven to Sting.
Starting with the concept of "cultur music" close, hermetic, and elitist he studies and explain how this cultural music tried, could adapt itself with the modern society .... and often how it failed. It's an interesting study .... of course very technical .... but it gave the wish to come back to listen some of these musics.
Profile Image for Nerdanel.
163 reviews12 followers
February 22, 2013

A mi personalmente me queda un poco grande porque no he llegado a entender muchas de las reflexiones planteadas por ser demasiado técnicas, además de no compartir alguna de las opiniones plasmadas a lo largo de los cuatro breves ensayos.

Aunque si que es un libro único en cuanto a ver, en perspectiva, la música culta en estos tiempos modernos, dejando caer muchas preguntas de difícil respuesta.
623 reviews2 followers
June 20, 2017
La verdad es que en este caso me considero casi un ignorante. Asumo que Baricco sabe de qué habla, pero no tengo el conocimiento necesario para saberlo con certeza y por tanto tener opinión. Hay algunas conclusiones que puedo entender, pero en la mayor parte de este corto ensayo no puedo tener ni formarme opinión... Lo siento
4 reviews
May 19, 2014
è interessante, ne si può cavare fuori qualcosa di utile, anche se in alcuni punti si nota troppo la retorica vuota della scrittura "artigiana" di baricco. Ho sempre pensato che Baricco è "troppo" bravo nel suo mestiere
Profile Image for Luisa.
1 review
August 29, 2015
Alessandro Baricco hace una interesante y controversial crítica a la música de vanguardia. Convierte su gran bagaje musical en algo ineludible para el lector, ya que sin él no podría seguir el ritmo de la lectura. Tras la comprensión, el libro presta varios de sus temas a sugestivos debates.
Profile Image for upsidedownreader.
5 reviews1 follower
June 18, 2018
Se i romanzi di Baricco sono elogi alle emozioni, nei saggi rivela tutta la sua conoscenza del mondo che, fidatevi, è ampia e approfondita. Questo libro è eccezionale per i musicisti, ma anche per chi, con la musica, ha davvero poco a che vedere. Una necessaria addenda a Novecento.
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