L’ideologia fascista affermava il primato assoluto dello stato totalitario e corporativo, della nazione organizzata gerarchicamente in vista di una politica di potenza e di conquista. In questa visione il mito dell’‟uomo nuovo” occupa un posto fondamentale: l’italiano fascista non doveva avere nulla in comune con l’italiano del passato, il quale era il prodotto di un lungo periodo di decadenza politica, militare e morale. L’italiano imbelle, cioè borghese e liberale, o antifascista, cioè traditore della patria, andava cancellato per lasciare il posto all’italiano virile, capace di combattere per la nazione e lo stato fascisti. Questo progetto di rivoluzione antropologica coinvolse il partito, lo stato, la cultura e tutte le organizzazioni del regime. La storia dell’omosessualità sotto il fascismo è importante proprio per l’enfasi posta dal regime sulla virilità come caratteristica dell’uomo nuovo. L’omosessuale infatti rappresenta il negativo del modello fascista di virilità. Attraverso lo studio di fonti eterogenee e spesso inedite, Lorenzo Benadusi analizza le direttive impartite dal regime per salvaguardare ‟l’integrità della stirpe”, delineando anche il contesto culturale tramite il quale l’omosessualità assunse i connotati di una vera e propria categoria repressiva, spesso usata per coprire un movente politico. Proprio l’uso politico dell’accusa di pederastia è utile per far luce sulla dialettica interna al Pnf e sui contrasti tra gerarchi, istituzioni e poteri. Il libro copre un vuoto storiografico. Grazie all’intreccio di materiale a stampa e documentazione archivistica, discorsi ufficiali, lettere, confessioni private, leggi, massime e circolari, Benadusi riesce a legare la storia sociale con la storia delle idee; l’indagine sugli aspetti istituzionali con la ricostruzione di vicende personali, stili di vita e comportamenti; gli enunciati teorici con le applicazioni pratiche, mantenendo però costante attenzione al legame tra sessualità e politica, tra ideologia e mentalità diffusa.
The Enemy of the New Man was originally published in 2005 but reprinted in English seven years later. In fact, the original printing was Italy’s first in-depth examination on homosexuality in Italy. As explained in the book’s introduction, while studying fascism raises no eyebrows in Italian academia, studying homosexuality still requires justification and being questioned on one’s own sexuality, something that many North American scholars no longer contend with. With such context, the importance of Benadusi’s research becomes clear as he argues that Italy’s unification, and lack of national identity gave way for a fascist, totalitarian regime to forge a national, hyper-masculine, and virile identity. This identity of the “new man” found its antagonist in the effeminate, homosexual and although the regime decriminalized the practice, the legal silence was filled by heavy repression and persecution of non-conforming individuals. The regime removed the formal law directly targeting homosexual activities, instead opting for a strategy of silence and less direct laws that largely targeted men who visibly represented the opposite of the “new man.” As such, the construction of homosexuality was an integral part to Italy’s fascist regime despite the “silence” in legal codes. Benadusi focuses on the medical, legal, political, and social aspects of homosexuality and gender performance in Italy. A clear strength of this book is Benadusi’s ability to navigate the topic with the lack of Italian scholarship on the topic, instead relying on his own analysis of primary documents including legal records, police documents, and medical texts. However, one does wish there had been more time spent on the lesbian woman or the masculine woman. As Benadusi makes clear, fascist Italy cared deeply about the appearances of individuals and their performed gender, and while he notes that the regime was hostile towards masculine women who then sometimes faced exorcisms as punishment, he does not go into nearly as much depth as male homosexuals (p. 272). While the regime’s silence towards male homosexuals provided room for analysis, it does not appear that the silence towards women same-sex relations warranted the same degree of study.
Great book - Whilst it looks at homosexuality, it provides another window to provide so much information about the Italian Fascist regime. It was so helpful with the writing of my new novel, Bread - A Romance.
Recensione brevissima non basata tanto sul contenuto in sé (perché sarebbero necessarie molte più parole), ma sullo stile con il quale viene presentato.
Tendenzialmente non ho nulla da ridire sulla chiarezza con la quale vengono esposti gli argomenti, ma ci sono alcune parti in cui non è subito chiarissimo il periodo storico al quale si sta facendo riferimento. Ci sono infatti alcuni balzi indietro (XIX secolo) e alcuni in avanti (anni '50) che non sono sempre segnalati in maniera evidente, e causano un'iniziale confusione. Nulla di irrimediabile, ma ci tenevo comunque a segnalarlo. Per il resto però i collegamenti non sono affatto arzigogolati, e anche gli aspetti più teorici vengono spiegati in modo semplice e lineare.
Quello che personalmente mi ha entusiasmata di meno è stata l'evidente ripetitività di certi concetti, che sono stati ribaditi più e più volte cambiando semplicemente la loro formulazione. Visto che il testo fa parte della bibliografia per un esame universitario potrei anche dire "repetita iuvant", ma in casi come questi preferisco di gran lunga la concisione.
Apprezzati invece i molti riferimenti fatti a casi più o meno famosi relativi all'omosessualità durante il fascismo. Non solo accrescono le conoscenze storiche, ma aiutano anche a visualizzare in modo più concreto alcuni aspetti teorici trattati nel libro.
Risulta quantomeno curiosa l'ossessione del fascismo con l'omosessualità, intesa come una manca de virilità contraria all'immagine del "uomo nuovo" che si cercò d'imporre sul popolo italiano durante il Ventennio. Carcere e confinamento, uso dell'accusa di pederastia contro i avversari politici... Benadusi esamina articoli di stampa, espedienti di polizia, archivi e saggi per fornire un'analisi de la differenza sessuale e di genere che mostra le particolarità de l'approccio fascista, diverso de la morale cattolica e de le convenzioni borghesi, però sempre discriminatorio.
L'autore non ha preso seriamente il punto di vista foucaldiano e credo l'abbia capito poco. I gay erano nemici anche dei liberali, visto che la categoria di omosessuale l'avevano inventata i liberali. Gli esperti del 1800, che avevano inventato questo concetto come identità e come malattia, non erano fascisti, anzi tutto il contrario. I fascisti e i nazisti non andavano dicendo nulla di nuovo: erano un prodotto della società liberale e come tali ripetevano gli stessi discorsi dei liberali.
una bellissima lettura, Benadusi è una buonissima penna che riesce a rendere molto piacevole anche un saggio che in genere non è un tipo di lettura che apprezzo particolarmente