La quiete della notte tra il 16 e il 17 luglio 1937 viene turbata a Bellano da un grido di donna. Trattasi di Emerita Diachini in Panicarli, che urla «Al ladro! Al ladro!» perché ha visto un’ombra sospetta muoversi tra i muri di via Manzoni. E in effetti un balordo viene poi rocambolescamente acciuffato dalla guardia notturna Romeo Giudici. È Serafino Caiazzi, noto alle cronache del paese per altri piccoli reati finiti in niente soprattutto per le sue incapacità criminali. Chiaro che il ladro è lui, chi altri? Ma al maresciallo Maccadò servono prove, mica bastano le voci di contrada e la fama scalcinata del presunto reo. Ergo, scattano le indagini. Prima cosa, interrogare l’Emerita. Già, una parola, perché la donna spesso non risponde al suono del campanello di casa, mentre invece è molto attivo il suo cane, un bastardino ringhioso e aggressivo che si attacca ai polpacci di qualunque estraneo. E il Maccadò, dei cani, ha una fifa barbina. A cantare fu il cane ci offre una delle storie più riuscite di Andrea Vitali. I misteri e le tresche di paese, gli affanni dei carabinieri e le voci che si diffondono incontrollate e senza posa, come le onde del lago, inebriate e golose di ogni curiosità, come quella della principessa eritrea Omosupe, illusionista ed escapologa, principale attrazione del circo Astra per le sue performance, ma soprattutto per il suo ombelico scandalosamente messo in mostra. E per la quale, così si dice, ha perso la testa un giovanotto scomparso da casa…
Italian writer and doctor. Andrea Vitali è nato nel 1956 a Bellano, sulla riva orientale del lago di Como, dove esercita la professione di medico di base. Ha pubblicato Il meccanico Landru (1992), A partire dai nomi (1994), L'ombra di Marinetti (1995, premio Piero Chiara), Aria del lago (2001) e, con Garzanti, Una finestra vistalago (2003, premio Grinzane Cavour 2004, sezione narrativa, e premio letterario Bruno Gioffrè 2004), Un amore di zitella (2004), La signorina Tecla Manzi (2004, premio Dessì), La figlia del podestà (2005, premio Bancarella 2006), Il procuratore (2006, premio Montblanc per il romanzo giovane 1990), Olive comprese (2006) e Il segreto di Ortelia (2007), La modista (2008, premio Ernest Hemingway) e Dopo lunga e penosa malattia (2008), Almeno il cappello (2009, premio Casanova; premio Procida Isola di Arturo Elsa Morante; Premio Campiello selezione giuria dei letterati; finalista premio strega), Pianoforte vendesi (2009) e Mamma de sole (2010) . Nel 2008 gli è stato conferito il premio letterario Boccaccio per l'opera omnia.
Cosa resta dopo la lettura di questo libro? Niente. A tratti addirittura irritante per involuzione e gigionesca immobilita', non si va oltre lo stadio di camomilla serale. E l'effetto purtroppo e' conseguente. Va bene il piccolo mondo antico ma cosi' si esagera.
2 stelle e 1/2 Questo libro mi ha fatto capire che: 1) mai più volumi con questo numero di pagine in cartaceo 2) mai più Vitali (ne ho letti un paio e bastano per i prossimi 30 anni) 3) per un po' basta letteratura così sciapa
il consueto romanzo di Vitali non poteva mancare anche in questa estate un po' così. Ancora una volta, l'autore riesce nella sua magia: la lettura mi ha portato in un mondo "speciale", con modi e tempi dell'anteguerra, con una prosa sempre gradevole e leggera. I personaggi, anche questa volta, sono uno dei punti di forza della narrazione, con una serie quasi perfetta di coprotagonisti che affiancano al meglio il simpatico maresciallo Maccadò, alle prese con l'arrivo del quarto figlio. Come mi ha sempre detto l'amico Stefano Di Marino, tanto di cappello all'autore bellanese, un vero maestro della narrativa popolare italiana.
Vitali è divertente e pittoresco nei suoi racconti, anche se ritengo che partorire così tanti lavori in così poco tempo tolgano originalità alle trame.
Ho letto tanti romanzi di Andrea Vitali e mai mi ha deluso. Li leggo quando ho bisogno di una ventata di aria fresca, di leggerezza e buonumore. E anche stavolta con il suo romanzo mi ha regalato attimi di spensieratezza e allegria. La narrazione parte da una notte come tutte le altre rotta all'improvviso da un grido di donna che urla "al ladro"! e da qui parte l'indagine. Ritroviamo il maresciallo Maccadò e l'appuntato Misfatti e tutta la serie di personaggi che animano il paesetto di Bellano. Stavolta il maresciallo si trova a dover risolvere più misteri che si intrecciano tra loro e si ingarbugliano fino alla soluzione finale. Ogni storia è però ben congegnata in modo che il lettore non perda mai il filo. Bellissimi i personaggi di contorno: Suor Venezia che manda avanti un ospedale, me la immagino mentre impartisce ordini a infermieri e non solo, che fa filare dritti lungo le corsie dell'ospedale. Dolcissima la figura di Agnesina Gavargna forse di anni 88, una vecchina ricoverata nell'ospedale dove lavora Suor Venezia, affetta da demenza senile. Tenerissima Elena Civignola che spia il mondo dalla finestra, dall'altro della sua altezza. Un romanzo che si legge tutto d'un fiato, con serenità e senza troppa concentrazione, adattissimo al clima caldissimo di questi giorni. Lo consiglio vivamente!
Leggero e divertente, percorso da una sottile vena di umorismo. Capitoli brevi che si intrecciano e si divorano come ciliegine, ognuno come un piccolo quadro. Spassoso.
Giallo atipico ambientato nell'Italia fascista, con molta ironia e un sapiente uso di una trama ben strutturata e di una nutrita schiera di personaggi originali.
“Nella notte tra venerdì 16 e sabato 17 luglio 1937, dal caseggiato di via Manzoni sito al civico 37, altezza incrocio via Porta, si levò alto un grido.«Al ladro, al ladro!» Era quasi l’una. La voce, femminile, era quella di Emerita Diachini in Panicarli, di anni trentacinque.”
Era da un po’ che avevo adocchiato la serie delle indagini del Maresciallo Maccadò, avendo già letto La Signorina Tecla Manzi, conoscevo lo stile di scrittura e l’ambientazione dell'autore, periodo fascista anni ‘30 a Bellano, un comune italiano di 3490 anime situato nella provincia di Lecco in Lombardia, situato sulla sponda orientale del Lago di Como.
La storia mi aveva davvero affascinato, ho adorato la pletora di personaggi magistralmente descritti e molto divertenti, e lo stile di scrittura molto scorrevole e incalzante. Mi é piaciuta anche la rimarchevole produzione letteraria di Vitali perché mi da più possibilità di scelta.
Il maresciallo Maccadò quel sabato si troverà non una, ma due belle gatte da pelare tra le mani, in quanto non c’è stato solo il furto a casa di Emerita Diachini, ma anche la scomparsa di un giovane che i paesani ritengono sia fuggito con la principessa eritrea Omosupe del circo Astra.
L’unico testimone del furto sarà proprio il cane della Signora, che ha proprio un caratterino bello tosto, ho amato la commedia degli errori, le dinamiche del paesino dove tutti sanno tutto di tutti, e le indagini svolte dai carabinieri.
“Tuttavia si permetteva di far notare che non sempre le cose stavano come sembravano. Il primo sguardo talvolta era solo un pregiudizio, magari ne serviva un secondo per vedere meglio. «Vi spieghereste meglio?» chiese il Maccadò. «Intendo dire che una verità vale l’altra fino a che non si è davanti all’unica, quella veramente vera.”
Ancora un Vitali che tiene incollato il lettore anche se per le prime 50-70 pp praticamente non succede nulla! Due storie apparentemente estranee l'una all'altra: a) la denuncia di un falso furto; b) un giovane bellanese che si pensa fuggito dietro a una danzatrice del ventre. Tutto da scoprire il legame. Come in "Olive comprese" si gioca molto sul fraintendimento. Nel mezzo a tutto ciò il serafico Maccadò, con un approccio da buon padre di famiglia alla sua professione, molto intuito, conoscenza dell'animo umano... e un po' di fortuna!
Anche questa volta ci sono tanti elementi tipici di Vitali: i paesani di Bellano, con i loro nomi improponibili; più vicende che si intersecano prima in modo ingarbugliato e poi via via più differenziate; il maresciallo Maccadò e la sua simpatica famiglia (nonché moglie spesso incinta); una (o più) soluzione che fa sorridere e pensare: "in fondo era tutto semplice"... perché sulle rive di un lago la vita è serena, tranquilla, bucolica... soprattutto se ce la racconta un furbacchione come Vitali
2/5 ⭐️ È il primo romanzo di Vitali che leggo. Consigliato da mia madre, la trama mi ispirava un sacco. Mi intrigava soprattutto l’aspetto ironico. Alla fine, invece, si è dimostrato un macigno. Non tanto per lo stile, molto semplice e scorrevole, ma soprattutto per la staticità della vicenda. A mio avviso, è uno di quei classici libri che sono in grado di farti sprofondare nel blocco del lettore istantaneamente. Ho deciso di finirlo perché non mi piace lasciare i libri a metà, ma che fatica!
Un tentativo di furto che serve però a coprire ben altre cose, la ricerca di un rampollo di una famiglia borghese scomparso, i misteri e le tresche di paese, gli affanni dei carabinieri e le voci che si diffondono incontrollate e senza posa. Il maresciallo Maccadò avrà il suo bel da fare per venire a capo delle sue indagini, coadiuvato dai suoi due carabinieri Grafico e Virgola e dall’appuntato Misfatti che incapperà in una comica disavventura. Intrighi, fraintendimenti, sorprese, conformismo e anticonformismo, personaggi comuni in cui ognuno di noi si riconosce almeno parzialmente, testimoni e attori di una piccola realtà paesana dove ognuno sapeva veramente tutto di tutti. Le atmosfere create da Vitali, nella sua Bellano, negli anni ‘30, come sempre molto piacevoli e il suo stile inconfondibile che riesce sempre a regale qualche ora di divertimento.
Bel racconto in linea con i precedenti dell'autore. Mi piace lo stile di scrittura semplice e la narrazione della vita di provincia italiana che esiste ancora in alcuni piccoli centri lombardi.
Incipit Nella notte tra venerdì 16 e sabato 17 luglio 1937, dal caseggiato di via Manzoni sito al civico 37, altezza incrocio via Porta, si levò alto un grido....
Il solito Vitali. Non tradisce mai. Tre vicende si intrecciano e si contorcono fino all'ultima pagina di uno dei romanzi più riusciti dell'autore. I soliti personaggi del suo mondo, il maresciallo, l'appuntato e il prevosto, vivificati dalla sapiente penna dell'autore, rincorrono fantomatici ladri e fuggiaschi in una provincia che ribolle di vita e di colore.
Piacevole e scorrevole: Brevi capitoli, legati fra di loro (le ultime parole di un capitolo aprono il capitolo successivo, in un contesto diverso). Tantissimi personaggi, con nomi fantasiosi e divertenti; storie che si intrecciano senza tuttavia farci perdere il filo! Si chiude senza la soluzione all'indovinello del prevosto: "davanti a chi anche il Papa è costretto a togliersi il cappello?" (per me è il parrucchiere) ...