Francesca da Polenta è una donna fuori dal comune. Lettrice appassionata, dotata di forte intuito anche per argomenti solitamente maschili, fin da giovanissima viene citata dai menestrelli di corte come una delle fanciulle più belle della penisola. Per suo padre Guido, è l'unica donna che valga quanto un uomo, l'unica in grado di tener testa ai suoi discorsi, l'unica il cui destino gli stia a cuore. Ma un uomo di potere sa che il bene del casato vale più dei propri sentimenti. Per questo, quando Giovanni Malatesta gli chiede la sua mano, Guido non riesce a negargliela. È così che, a sedici anni, Francesca da Polenta cede il posto a Francesca da Rimini. Mai avrebbe pensato a un matrimonio senza amore, con un uomo brutto e privo di cultura, ma, contrariamente alle aspettative del padre, accetta la decisione senza ribellarsi. Una vita lontana dal mondo cavalleresco che ama, questo è ciò che si aspetta da quell'unione. Fino al giorno in cui conosce Paolo, il fratello di suo marito. Paolo non solo è affascinante, ma è curioso, colto, pieno di premure e di considerazione per le sue idee. È l'uomo che avrebbe voluto accanto. È l'uomo che amerà, per tutta la vita. E a causa del quale perderà quella stessa vita. La storia di Paolo e Francesca, relegati nell'Inferno dantesco tra i lussuriosi, ha riempito la bocca degli innamorati nel corso dei secoli. Ma delle due persone nascoste dietro alla fama immortale, si è sempre saputo poco. Manuela Raffa ricostruisce la vita di una donna, le sue passioni, le sue ambizioni, le sue inclinazioni, fino all'ultimo tragico evento; e la trasforma da simbolo dell'amore eterno e peccaminoso a donna in carne e ossa.
"Amor c ha nulla amato, Amor perdona.." Inferno, Dante Provo sentimenti contrastanti per quest'opera :ho amato la parte iniziale dove si racconta l'infanzia di Francesca da Ravenna e le consuetudini di una famiglia nobile del Medioevo, dove alle bimbe non era permesso leggere o studiare, mentre la nostra eroina va contro le regole imposte dalla società del tempo. Dall'altra non mi è piaciuta per niente tutta la parte descrittiva intima dei due protagonisti.
L'amava, come non aveva mai pensato di poter tenere a una figlia. Non avrebbe dovuto provare affetto per lei. Eppure, non riusciva a trattenersi, beandosi della sua immagine e godendo della sua intelligenza. Lamberto e Bernardino erano le sue braccia, gli scudi e le spade. Francesca era il suo cuore.
Francesca, figlia di Guido da Polenta, signore di Ferrara, sin dall'inizio ha destato nel cuore del padre un sentimento diverso, rispetto agli altri suoi figli, ammirazione, adorazione, per quella ragazza che diversamente dalle sue coetanee amava leggere, ascoltare, discutere, interpretare. La storia come noi la conosciamo, è quella giuntaci da Dante, un amore illecito, che spinge Paolo a Francesca a infrangere il sacro vincolo del matrimonio.
Già ti volevo, eppure non sapevo come farmi accettare. Non avevo attrattive, niente poteva spingerti tra le mie braccia, se non tuo padre, la sua sete di potere, il suo desiderio di primeggiare... Dovevi essere mia.
Scritto su due registri temporali, il dopo e il prima, Giovanni Malatesta parla del suo amore per Francesca, del suo essere informe, e di come riuscire ad ottenere nonostante tutto quella donna che lo ha colpito al cuore con un semplice sguardo, un incantesimo che si è riversato su di lui, lasciandolo inerme.
Di te, il pensiero costante, il ricordo di un'essenza, un passaggio lieve come fumo. Ho quasi dimenticato la tua voce, ma sento le tue risate. La forma del tuo viso è stampata nella mia mente. Fissa. Non mi ha abbandonato, come se tu avessi deciso di rimanere qui.
Ogni citazione qui riportata, ha reso la lettura di questo romanzo sempre più intensa, le parole di Giovanni, rendono quasi vivido il momento in cui uccide Francesca, il rimorso, le paure, i ricordi che ritornano inesorabili, senza dargli tregua.
Chi era Francesca? Com'era? Non era riuscito a comprenderla, anche se aveva pensato spesso a lei. Era stato tormentato dalla sua immagine nei sogni, da sveglio e da addormentato. Ora che erano diventati fratello e sorella, poteva avvicinarla come il resto dei membri della famiglia ed era riuscito a bearsi della sua bellezza, tanto decantata dai menestrelli. Come avevano ragione.
La versione di Paolo Malatesta, fratello di Giovanni, è chiara di come Francesca anche ai suoi occhi appare, un incontro che sancirà per sempre la loro sorte. Quello che mi ha catturata di questa storia è l'aver avuto le molteplici interpretazioni dei cosiddetti protagonisti, Giovanni con il suo rimpianto, con il suo dolore, Paolo colpito nella rete di quella giovane donna, che ancora non conosce realmente l'amore. E Francesca? La scelta di non inserire citazioni, è per darvi modo di scoprire questo libro, un romanzo intenso che mette a nudo le verità storiche, i giochi di potere, le paure, gli intrighi ma sopra ogni cosa l'amore clandestino fra due giovani, Paolo e Francesca che non riesce a rimenere nascosto, un amore consumato fra sussurri e passioni, una storia che è entrata in tutti i libri, una storia che vuoi leggere, perché renderti partecipe di un amore così intenso, di un amore così proibito tanto da sperare in un finale diverso anche se sappiamo benissino che non sarà così. http://labibliotecadellibraio.blogspo...
Fin dalla Divina Commedia, ho amato la tormentata storia di Paolo e Francesca, descritta in maniera coinvolgente e trascinante in questo splendido romanzo❤️
Recensione presente nel blog www.ragazzainrosso.wordpress.com Francesca da Polenta è una fanciulla diversa dalle sue coetanee. Sa leggere, si interessa di politica e per questo, pur essendo donna, è benvoluta dal padre. Siamo nell’epoca dei grandi conflitti tra guelfi e ghibellini, tra famiglie che vogliono conquistare l’egemonia in città e Francesca ben presto si rivela il prezzo da pagare per ottenere l’appoggio della famiglia Malatesta. A soli sedici anni, divenuta la moglie di Giovanni, detto Gianciotto, uomo rude, dall’aspetto turpe, Francesca si trasferisce a Rimini dove la sua intelligenza e le sue grazie non passeranno certo inosservate, specie a Paolo, fratello del marito.
“Chi era Francesca? Com’era? Non era riuscito a comprenderla, anche se aveva pensato spesso a lei. Era stato tormentato dalla sua immagine nei sogni, da sveglio e da addormentato. Ora che erano diventati fratello e sorella, poteva avvicinarla come il resto dei membri della famiglia ed era riuscito a bearsi della sua bellezza, tanto decantata dai menestrelli. Come avevano ragione.”
Il V canto dell’Inferno di Dante su di me ha sempre esercitato un certo fascino sin da quando lo lessi per la prima volta in terza media. In quest’opera l’autrice (citando proprio la Divina Commedia) si focalizza sul personaggio femminile completando in un certo senso quello che il Poeta ci ha lasciato e consegnandoci un ritratto a tutto tondo di quella che è stata Francesca in quanto donna.
Il romanzo è narrato in terza persona da un narratore esterno, fatta eccezione per alcuni capitoletti nei quali sono Giovanni, il marito tradito, e Paolo, l’amante appassionato a parlare.
Sin dall’adolescenza, Francesca dimostra di essere una giovane con un carattere fermo e deciso. Una che non vuole essere eclissata dallo strapotere maschile. Legge moltissimo soprattutto romanzi cavallereschi, ama la conversazione e gli argomenti impegnati, “da uomini”. Divenire la moglie di un uomo verso il quale non prova nulla né a livello sentimentale né intellettuale è per lei una sorta di sconfitta, un tradimento intessuto dal padre per far valere solo i propri interessi. Mamma premurosa e donna alla quale la vita non ha mai risparmiato il peso delle sofferenze, Francesca non riesce, però, a controllare la passione, quella proibita, un vero peccato non solo religioso ma d’onore nei confronti del marito.
Paolo incarna il topos del cavaliere, paladino dell’amore cortese. Uomo di bell’aspetto, intelligente, astuto, abile uomo politico, commette l’unico fatale errore di abbandonarsi a un amore illecito, pagandone un carissimo prezzo.
L’autrice sceglie una prosa semplice ed elegante, curata nei dettagli, ricca di descrizioni sul modo di vivere del tempo e sul contesto politico nel quale le vicende sono ambientate. Attraverso le sue parole emergono gli stati d’animo dei personaggi, i quali, inevitabilmente, si riversano nel lettore.
Per quanto si tratti di una storia dal finale ampiamente noto, il romanzo non smette mai di stupire e si rivela piacevole, avvincente e intrigante. Un piccolo gioiellino da custodire.
"Amava Paolo, dal primo istante, quando lo aveva incontrato nella stanza di suo padre, quel giorno che aveva segnato la sua condanna a una vita indesiderata. Non c'era stata speranza per lei, era caduta nella sua rete e non si era più districata, mosca preda del ragno. Si era nascosta, aveva eluso il momento finale ma ora era di fronte a lui senza fronzoli. Con tutto ciò che era rimasto. Solo Francesca".
Rimini, 1304. Giovanni Malatesta si è macchiato di un duplice omicidio, quello della moglie Francesca e del fratello Paolo. Il loro amore è stato narrato dal più grande poeta fiorentino nella sua Commedia. Ci ha fatto sognare, ci ha fatto immaginare questi due giovani che si lasciano andare alla passione davanti un libro "galeotto". Paolo e Francesca sono schiavi dell'amore, di un sentimento puro che all'epoca veniva osteggiato da tutti e soffocato dalle convenzioni. Francesca, dotata di una bellezza fuori dal comune e di un intelligenza coltivata giorno dopo giorno, libro dopo libro. Paolo, brillante e astuto, diplomatico e tanto cordiale da avere tutti ai suoi piedi. La loro storia è leggenda, il loro amore è sulla bocca di tutti.
Manuela Raffa è riuscita a ricostruire magistralmente nel suo romanzo tutte le tappe della vita di Francesca da Polenta, diventata poi signora di Rimini e moglie di Giovanni Malatesta, Giangiotto, ma soprattutto amante di suo cognato Paolo. Un libro che consiglio a tutti gli amanti della storia e a tutti coloro che sono innamorati dell'amore, quello puro e totalizzante, che quasi non esiste più.
Un’idea magnifica. Originale la scelta di privilegiare il punto di vista di Gianciotto. Funzionale la chiusa che mette in scena Dante. E, in fondo, vale sempre il diritto di ogni autore di raccontare la propria storia in piena libertà. Tuttavia una lettura non può prescindere dalle aspettative, e io ero alla ricerca di una vicenda medievale da proporre in classe… La vicenda è invece tutta romanzesca (romantica?), i personaggi si muovono mossi da una “bramosia” un po’ scontata (e poco medievale), la complessità del messaggio dantesco è totalmente ignorata. E a proposito dei libri continuamente citati: avete idea di “ cosa” fossero prima dell’invenzione della stampa?
Meraviglioso. Sicuramente è diventato uno dei miei libri preferiti. È incredibile come sia riuscito ad affezionarmi a tutti i personaggi, compreso Giovanni. Una di quelle storie che almeno una volta nella vita bisogna leggere. Appena l'ho terminato ho sentito un vuoto inspiegabile, come se volessi sapere altro su di loro. Come se non accettassi la loro tragica fine. Un capolavoro della narrativa storica: testo aulico e a tratti "poetico" ❤️
"[...] Amor, ch'al cor gentil ratto s'appende, prese costui de la bella persona che mi fu tolta; e 'l modo ancor m'offende. Amor, ch'a nullo amato amar perdona, mi prese del costui piacer sì forte, che, come vedi, ancor non m'abbandona. Amor condusse noi ad una morte: Caina attende chi a vita ci spense".
Dante, Inferno, Canto V
Dante Gabriel Rossetti - Paolo and Francesca da Rimini (1862)
La storia è bella e suggestiva di per sé, ma ho trovato il libro un po' lento e lungo. Anche il modo di scrivere non mi è piaciuto molto, mi sembrava un tentativo forzato di ricreare il modo di esprimersi del tempo.
Dopo aver ripassato l'intero programma di italiano in vista della maturità, mi è venuta voglia di leggere Dante senza l'assillo di dover essere interrogata. Sarà stato il fatto che la domanda della commissaria esterna era relativa al canto V dell'Inferno a farmi scegliere di iniziare questo libro?
"Amor, ch'al cor gentil ratto s'apprende, prese costui de la bella persona che mi fu tolta; e 'l modo ancor m'offende. Amor, ch'a nullo amato amar perdona, mi prese del costui piacer sì forte, che, come vedi, ancor non m'abbandona. Amor condusse noi ad una morte."
Fatto sta che, nonostante la vicenda non sia "movimentata" come quelle che mi piacciono tanto, la lettura di questo romanzo, così delicato e realistico, mi ha affascinata moltissimo. Curioso il fatto che la narrazione presente sia stata affidata a Gianciotto che, come tutti gli altri personaggi, mi ha emozionata attraverso i suoi pensieri. Essi vengono descritti in modo estremamente approfondito per facilitare l'immedesimazione, che è effettivamente avvenuta: ho sofferto e gioito quando lo faceva ognuno dei personaggi, lasciandomi trasportare da questa storia d'amore senza tempo e provando a viverla come se non dovesse conoscere il tragico epilogo di cui tutti siamo a conoscenza (qui c'è scappata la lacrimuccia, lo ammetto).
"Solo con lui poteva essere Francesca. E quella Francesca, nuda di ogni collocazione, di ogni convenienza, di ogni regola imposta, amava Paolo."
"Francesca da Polenta, divenuta da Rimini dopo aver sposato Giovanni Malatesta (meglio noto come Gianciotto), è un personaggio del Medioevo che appassiona da sempre. Non sarebbe divenuta di certo così famosa se non avesse trovato una tragica morte per mano del suo sposo a causa dell’amore che provò per il cognato Paolo il Bello, né se Dante non l’avesse celebrata nella Divina Commedia facendone sì una peccatrice, ma di tale grazia, sofferenza e intensità da renderla quasi un’eroina. “Amor ch’a nullo amato amar perdona” – Canto V, Inferno – è forse il verso più celebre dell’intera opera al pari dell’Incipit, ed è proprio lei, la sventurata ma dolce Francesca, a pronunciarlo mentre volteggia nell’aria abbracciata al suo innamorato, in un elogio ai sentimenti capaci di propagarsi fin nell’aldilà".