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Juloratoriet

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The Christmas Oratorio begins in the 1930s, when Solveig Nordensson (wife of Aron and mother of Sidner) is accidentally killed. The grieving family abandons its home and moves to another town, hoping to start afresh, but finds that its emotional burdens have emigrated with it. Aron, bereft by the loss of his wife, starts "seeing" her in capricious hallucinations, and tragically seeks her reincarnation in a love-starved woman half a world away. The introverted Sidner begins a quest for emotional maturity that leads him into odd friendships with a remarkably self-reliant street boy and a free-spirited older woman. And grandson Victor, heir to the tortured legacy left by Solveig's death, finds redemption for himself in a staging of Bach's Christmas Oratorio - a performance begun by Solveig half a century earlier and interrupted by her tragic death.

329 pages, Hardcover

First published January 1, 1983

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About the author

Göran Tunström

40 books33 followers
Göran Tunström was a Swedish novelist best known for Juloratoriet (The Christmas Oratorio).

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33 (2%)
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Profile Image for Malacorda.
597 reviews289 followers
December 9, 2017
Spesso il male di vivere ho incontrato

La struttura del romanzo è piacevole e originale: si suddivide in sei sezioni (più il brevissimo prologo) ciascuna delle quali privilegia una determinata fonte o punto di vista, a cui si affianca, all'occorrenza, la voce narrante esterna onnisciente. Interessante anche il gioco di specchi con cui la fine richiama l'inizio, gli eventi che accadono a un personaggio richiamano/rispecchiano quelli che accadranno a un altro, and so on.

Bisogna riconoscere che la scrittura è a volte imprecisa: tempi e verbi e soggetti della frase non sempre sono tra loro coerenti, questo crea a tratti una certa confusione in un testo che già di suo saltella dalla prima alla terza alla seconda persona. Ho trovato imprecisioni anche lessicali: non saprei distinguere dove siano le dissonanze volute dall'autore e dove le sviste addebitabili a traduzione e revisione. La postfazione mi conferma che l'autore ha volutamente inserito passaggi criptici o incomprensibili. In parte, anche colpa mia: nelle scene oniriche e fantastiche mi perdo facilmente, non sempre ho la pazienza e l'arguzia necessarie per stare a decifrarle.

Il libro tende alla ricerca degli inizi, a stabilire che "l'inizio" di una persona non è tanto il momento della sua nascita quanto gli eventi, a volte anche minimi, ad essa precedenti, e a stabilire in questo modo una sorta di continuità, di unicuum tra nonno-padre-figlio: sono persone diverse eppure sono un ente senza soluzione di continuità. Non solo in questo aspetto di Tunström ho trovato tratti in comune con il Gaarder de "La ragazza delle arance": una sorta di ingenuità o stramberia dei personaggi che sembrano parecchio svampiti, e in Sidner dodicenne uno strano miscuglio di ingenuità ma anche seriosità e profondità certo non tipiche di un dodicenne. E tuttavia, a differenza dell'altro libro citato, in questo caso la stranezza sembra avere un suo perché: quel perché è il male di vivere. Il dolore della perdita è ben espresso: non tanto nelle parole dei protagonisti – che anzi per effetto del dolore quasi perdono la capacità di parlare – quanto nei loro gesti, atteggiamenti e sensazioni.

E' un libro sia sul dolore che sull'inadeguatezza. Le quali cose possono essere due facce di una stessa medaglia, ma non necessariamente; la storia qui raccontata lo dimostra: ad esempio, l'amicizia tra Sidner e Splendid è chiaramente l'amicizia tra due ragazzini che, ciascuno per ovvi motivi, vengono snobbati da tutti gli altri. Aron e Sidner ci appaiono come dei disadattati in quanto schiacciati dal dolore, coerentemente con il fatto che Eva-Liisa impara a vivere nella luce in quanto non ha memoria del dolore della perdita (e tuttavia, la perdita del padre sarà ben stata dolorosa anche per lei?!?); la stramberia di Torin, per contro, è un qualcosa da sempre insito in lui, anche prima delle disgrazie.

Nella fase dei panegirici chiedevo ai proponenti se in questo libro la musica di Bach fosse protagonista o se si trattasse solo di un elemento di arredo. Beh, adesso sono in grado rispondere alla mia domanda: non è protagonista ma è - in un certo qual modo indiretto – un personaggio, un elemento del discorso centrale. Nella recensione su youtube postata tra i panegirici si accennava alla struttura del libro che è suddiviso in sei sezioni proprio come l'Oratorio di Natale si compone di sei cantate: spiegazione intrigante, ma a ben vedere un po' forzata (sarebbe come dire che casa mia, che si sviluppa su quattro piani, è ispirata alla nona sinfonia di Beethoven la quale a sua volta si sviluppa in quattro movimenti...). No, il punto di contatto è in realtà un contrasto. L'Oratorio di Natale richiama molto da vicino le sonorità dei concerti Brandeburghesi dello stesso Bach, e anche della Music for the royal fireworks di Händel, sono tutte musiche estremamente gioiose, che inneggiano alla gioia; ed ancora il primissimo coro dell'Oratorio di Natale, con quell'esortazione "giubilate, esultate!", non escluderei che sia stato di ispirazione per Beethoven quando si è trattato di mettere in musica la ben più famosa Ode alla Gioia di Schiller. Dunque, dicevo, contro questo tripudio di gioia e giubilo, luce e allegria e felicità, vanno a schiantarsi tutto il dolore e le tristezze, i penosi sensi di inadeguatezza e le numerose morti che attraversano le storie di tre generazioni di protagonisti qui raccontati. Il succo del discorso è proprio il forte contrasto tra luce e ombra: la luce e la gioia non sono solo, o comunque non necessariamente, quelle del Natale, ma certo l'atmosfera natalizia aiuta a sottolineare ulteriormente la dicotomia luce-ombra perché contribuisce ulteriormente all'immalinconirsi di chi è già triste di suo. Mi viene in mente – mi si passi il paragone – l'ultimissima scena del film di Muccino, "Ricordati di me". Il film può piacere o meno, ma io ora sto parlando solo di quell'ultimo fotogramma: c'è tutta la luminosità e tutti i sorrisi dell'atmosfera natalizia della bella famigliola riunita, e Bentivoglio che non riesce a sorridere nemmeno su esortazione degli altri: la bocca si piega amaramente e negli occhi resta quel velo di tristezza e sofferenza. Ecco, questo libro è una espansione e spiegazione di quell'ultimo fotogramma e di quello sguardo.

In alternativa, per quelli che "...io di musica classica non capisco un'acca!", l'altra colonna sonora possibile per questo romanzo, stavolta non in contrasto ma in perfetta assonanza, è The Wall, ovviamente Pink Floyd. Perché allorquando, dopo anni di incomunicabilità, si riesce ad abbattere un muro, la cosa è una liberazione e insieme una condanna, e in ogni caso quel che resta da raccogliere sono solo macerie.
Profile Image for Karenina (Nina Ruthström).
1,779 reviews806 followers
January 13, 2025
”När mammor dör, då förlorar man ett av väderstrecken.
Då förlorar man vartannat andetag, då förlorar man en glänta.
När mammor dör, växer det sly överallt.” /Tunström

Finns det eviga ögonblick? I Juloratoriet (1983) argumenterar Göran Tunström för att det gör det. Åtminstone är det så jag tolkar slutsatsen av diskussionen kring vilka ögonblick det är som formar våra – och efterkommande generationers – liv. En moder vid namn Solveig dör, inför sin son Sidners ögon. Detta ögonblicksverk gör hennes man Aron galen av sorg och han klarar inte av att vara pappa. Sidner får ta hand om sig själv och sin lillasyster efter bästa förmåga. Det är Sidners son Victor som inleder den här romanen.

Denne vars namn betyder segrare är vår fiktive berättare. Året är 1983 då han återkommer till Sunne efter 30 år, för att framföra Bachs Juloratorium (Weihnachtsoratorium). Sunne är klanglådan som satt hans språk i rörelse. Victor hävdar att: ”Jag har ingen historia. Jag tvingas att skapa den av fragment, av bilder av häftiga minnen, men jag behöver också helhet.” Och därifrån vidgar sig romanen till att omfatta tre generationer värmlänningar från Sunne.

Det här är en cirkelkomponerad roman med en komplex struktur. Det vimlar av händelser som utspelar sig i olika tider. Tunströms använder olika tidsperspektiv som narrativt verktyg på ett häpnadsväckande sätt. Han skriver om klockor (människor) som alla visar olika tider: ”Ingen var falsk och ingen var sann, alla var vända inåt mot sin egen mekanik. […] Ingen var riktigt samtidigt”. Jag tycker väldigt mycket om berättargreppet med Victor som växlar mellan intern och extern fokalisering. Han är vår dirigent och någon slags allvetande berättare. Det är hans fragmentariska tankar vi tar del av. Berättelsen drivs delvis framåt via brev och dagboksanteckningar vilket ger läsaren tillgång till flera olika perspektiv.

Det är dock inte helt enkelt att följa diegesen. Jag lyssnade på boken vilket tvingade mig att spola tillbaka många gånger. Ur den aspekten tror jag det är bättre att läsa den. Å andra sidan är ljudboken berikad med musik vilket verkligen lyfter upplevelsen.

Musiken är nämligen en central trop i romanen. Solveig var på väg till kyrkan för att framföra Bachs oratorium när hon dog. Efter det fungerar musiken som tröst och ett sätt att vara nära mamma Solveig. Sidner går med en trasig Bachskiva under under jackan. Tunström tar med postmodernistisk ansats itu med språkets barriärer och hur det inte räcker inte till att beskriva känslor. ”Skulle vi ‘finnas’ vore vi fångar i vårt språk. Det äro vi också”. Musiken är ett annat språk. En människa lik en ton bland andra som tillsammans bildar melodier. Från kaos till ordning, från del till helhet.

Formatet, ledmotiven och språket är i toppklass. Det är intelligent, välformulerat, vackert, roligt och sorgligt. Jag älskar de bibliska allusionerna och den intertextuella rikedomen. Att den kräver full uppmärksamhet av sin läsare och lämnar luckor. Det här är en enastående roman.

Men.

Det märks att vi är i en mans huvud. Det är inte speciellt trevligt att vara kvinna där. Det här är en berättelse om sårbara män där de kvinnliga karaktärerna står antingen i utkanten, eller som speglar och stödben åt män. Romanens kvinnor utgörs av en perfekt moder, en våldtäktskvinna, en som blir sjuk av obesvarad heterosexuell kärlek och en hora (härliga Birgitta). Inte ens Selma Lagerlöf kommer undan. Jag tycker det skevar i framställningen även om jag beaktar att det är Victor som är berättare. Kvinnorna är antingen horor eller madonnor eller inte alls. De manliga karaktärerna är mer komplexa med både goda och dåliga sidor.

Jag låter mig ändå förvandlas av den mystiska kraft som romanen låter oss ana att vi kan nå genom att öppna oss för vad konsten förmedlar.
Profile Image for Roberto.
627 reviews1 follower
July 11, 2018

Darsi è l'unica cosa che conta, alla fine

Un oratorio è una composizione musicale, a tema spirituale, eseguita senza scene e costumi da solisti che conducono l'azione e che rappresentano ciascuno un diverso personaggio. Solo saltuariamente c'è qualche sezione corale, cui partecipano gli stessi solisti. I temi trattati sono normalmente quelli dell'umana esperienza emotiva: i sentimenti, il dolore, la spiritualità.

L'Oratorio di cui si parla nel romanzo è quello di Natale, di Bach. Sei sono le cantate nell'Oratorio di Natale di Bach, sei sono i capitoli del libro e quindi sei sono i personaggi principali: Solveig, Aron, Eva-Liisa, Splendid, Sidner e infine Victor che, diventato un famoso musicista, tornerà nel luogo dove tutto è iniziato, come in un percorso circolare, a mettere in scena l’Oratorio di Natale di Bach che la nonna aveva tanto amato.

Prendendo spunto dalla forma musicale, Tunstrom scrive questo romanzo ponendo al centro dolore e l'elaborazione di un lutto. Un lutto che strazia, stravolge e toglie il fiato.

"Niente passa più veloce di una Carezza. Ma come un profumo, come un suono, una Carezza è l'unico ricordo della vita che si possa portare con sé nella morte, perché le carezze dell'amore sono pura attenzione"

Uno dopo l'altro i vari protagonisti raccontano la storia vista dal proprio punto di osservazione; l'unica cosa corale, forse, è il dolore.
Quasi impossibile evidenziare una trama o una traccia. Il romanzo è costituito da pensieri, da note, da riferimenti letterari, da storie, da speranze, da follia; e da riflessioni, che a tratti ci illuminano

"Quand'è che si è più vicini a qualcuno? La vicinanza del Corpo o quella della Mente, quale delle due ha più importanza? Non lo so, ma so quanto infinitamente lontano può essere un corpo vicino e quanto vicino un corpo molto lontano."

Il libro non è purtroppo costante, nella sua progressione. Squarci di pura poesia si alternano a cadute di tensione. Nonostante la disomogeneità e la discontinuità comunque, ho trovato il romanzo molto molto coinvolgente, pur nella sua angosciante tristezza.

Merita certamente una rilettura.
Profile Image for Carloesse.
229 reviews92 followers
February 12, 2018
Domenico Fina wrote (nella propria recensione, qui sotto): “Gli svedesi sono stati capaci di due imprese, eliminare l'Italia dal Mondiale, senza avere un giocatore vero, e non dare il Nobel all'unico fuoriclasse che avevano, Goran Tunstrom”. Lo sottoscrivo in pieno.
Un romanzo molto singolare, nel solco di una tradizione nordica, imperniata su un dolore tutto interiore, sordo e a volte muto, che spesso non trova la strada per esprimersi apertamente (come sembra più facile e naturale per noi mediterranei, più portati a esteriorizzare e ad urlarlo alla luce del sole), e che richiama il teatro di Strindberg, la pittura di Munch, il cinema di Bergmann.

Il libro attraversa tre generazioni di una famiglia partendo da Victor, un musicista di fama internazionale che torna al suo piccolo paese di origine per realizzare il sogno di quella che fu sua nonna, mai conosciuta, morta prematuramente per un banale incidente, quello di mettere in scena per un Natale il famoso Oratorio di J.S Bach, una cantata, con il coro di dilettanti del paese stesso di cui essa stata promotrice e insegante a tempo perso.
Victor ripercorre la storia della famiglia a partire da quell’incidente e quella morte, che avrebbe determinato la sorte della sua famiglia, di suo padre (all’epoca solo un bambino), e di lui stesso (che rincontreremo come adulto solo alla fine). Una storia che attraverserà , in fasi alterne, il buio e la luce, il dolore e la follia, e diversi continenti, dalla Scandinavia al sud della Nuova Zelanda, il punto del globo più lontano, a partire dal qual quale “si torna a casa in qualsiasi direzione ci si possa muovere”.

Ne viene fuori un romanzo corale (come un “oratorio cantato”), ciclico (come nel ritorno annuale delle festività, come il Natale, riscontrabile nella follia che ripetutamente si affaccia tra i personaggi), in qualche modo “sommessamente epico”, caratterizzato da una frammentarietà dovuta (io credo) al volerci calare in una faticosa ricostruzione della storia della sua famiglia a partire dallo sconvolgimento che subì alla morte improvvisa della nonna che compie Victor, il narratore, che scrive al presente solo il capitolo iniziale (quella specie di breve prologo imperniato sul suo ritorno per metter in scena “l’Oratoro bachiano” e realizzare così il sogno di colei che era sua nonna) e quello conclusivo. E che trova la sua parentesi più sconvolgente nel diario di suo padre (l’unico capitolo, il V, che non a caso possiede un titolo specifico: “Sulle carezze di Sidner…”) che ci vuole restituire intatto, come per cercare di suscitare nel lettore le stesse emozioni che aveva suscitato in lui la sua scoperta e fornirci direttamente, come a lui, la chiave del dolore che può tradursi in quella follia che pervade la storia della famiglia; una specie di breve “piccolo romanzo nel romanzo” che mi ha fatto ricordare, seppure in un contesto e un clima completamente diverso quale quello sudamericano, Ernesto Sabato e il suo “Sopra Eroi e Tombe”.
Un espediente quindi, la cui adozione risulta in entrambi i casi estremamente efficace, e che contribuisce fortemente a farne un romanzo difficilmente dimenticabile.

5 stelle piene piene, senza il minimo dubbio.
Profile Image for Grazia.
503 reviews218 followers
November 25, 2017
"Viviamo di urlo in urlo"

Se dovessi rappresentare geometricamente questo romanzo, penserei ad un cerchio. Il centro di questo cerchio si chiamerebbe F come Follia.
Poi, preso un punto a caso sulla circonferenza lo chiamerei D come Dolore, traccerei un raggio FD.
Posizionerei quasi tutti personaggi di questo romanzo nella parte interna del cerchio. E li rappresenterei in moto perpetuo tra D ed F. Dolore e Follia.

"Viviamo di urlo in urlo. Ma tra l'uno e l'altro trova la sua strada un rivolo d'acqua. Scompare, affiora, una volta, due, forse tre volte nel corso della nostra vita, così che possiamo inumidirci le labbra e tirare avanti"

Poi indicherei con C le Carezze e le posizionerei tutte nella parte esterna del cerchio. Così come la luce. La gioia. E la tenerezza. E l'anelito che muove i personaggi (Aron, Sidner, Tessa, Torin, Fanny, Victor) è la necessità di raggiungere la parte esterna del cerchio.

"Tutto quello che abbiamo da opporre alla notte e all'eternità sono le Carezze"

Ci vuole una calamita, una forza magnetica positiva che aiuti ad uscire dal cerchio buio che ha come attrattore F, Follia. Ci vuole qualcuno che si assuma un compito gigantesco, a dimostrare che la luce esiste ancora, e che la perdita e la mancanza possono essere superate senza sfociare nella Follia.

Incantevole romanzo corale. Delicato e particolarissimo. Rasente la poesia.
Profile Image for ferrigno.
552 reviews110 followers
January 16, 2019
Solveig, moglie madre e nonna dei tre protagonisti, aleggia per tutto il romanzo, pur non essendo presente. È una donna speciale: aveva importato dall'America il sorriso e il rivoluzionario bacio alla luce del sole -usanze non molto diffuse nella Svezia di quei tempi. Solveig muore all'inizio del romanzo e la sua morte innesca una serie di eventi drammatici, che hanno fine quando il nipote chiude il cerchio portando a compimento il progetto della nonna. Nel mezzo ci sono dolore e follia.

Göran Tunström segue le vicende di Aaron, Sidner e Viktor (marito, figlio e nipote di Solveig) ma si concede lo spazio di qualche "ritratto", seguendo una struttura che mi ha ricordato quella di "La saga di Gösta Berling" -non a caso "Zia Selma" è un personaggio del romanzo. Il racconto in terza persona è alternato a brani in prima persona e la storia principale è spezzata da vari "spin-off", alcuni dei quali bellissimi, come quello dedicato allo zio Torin.

Quando Tunström decide di farlo, studia e rende a fondo i personaggi. Ma non lo fa con tutti; di fatto si applica forse con tre o quattro personaggi. Un po' stitico forse, ma l'esito è notevole. L'empatia dell'autore con Aaron, Sidner e Torin è sorprendente.

Il romanzo è poco omogeneo, eppure ha un suo equilibrio -strano, sghembo, ma sta in piedi. Una delle migliori letture dell'anno.
Profile Image for  amapola.
282 reviews32 followers
February 12, 2018
Dolore e giubilo

Victor Udde, musicista ormai affermato, torna a Sunne, il paesello dove è nato, per dirigere una corale di dilettanti nell’esecuzione dell’Oratorio di Natale di Bach, per realizzare il sogno di Solveig (sua nonna, morta tragicamente cinquant’anni prima) e alla ricerca delle proprie radici di uomo e di artista.

"Johann Sebastian Bach si servì di vibrazioni dell’aria per creare l’invisibile regno divino che abbraccia il mondo intero e vi penetrò mentre era ancora in vita, come il pittore cinese della leggenda nel suo quadro”, scrive Oskar Loerke.
Questo era Bach. Ma chi erano quelli che adesso riuscivano a tenere in vita le “categorie del giubilo”? Chi è che tiene in vita la lingua, così che sia sempre disponibile, anno dopo anno?
Cosa in me ci era riuscito? Quali sono gli istanti che danno forma alla nostra vita, quali volti vengono illuminati dai primi, pallidi raggi della nostra coscienza e ci danno una direzione?


Impossibile sintetizzare la trama. Il libro è un’armonia di tempi (tre generazioni, cinquant’anni di storia familiare), di note (dolore soprattutto, tanto dolore, ma anche pazzia, perdita, amore, speranza, ricordo, lettere, diari, carezze) e di voci (Aron, Sidner, Victor, Solveig, Eva-Liisa, Torin, Fanny, e perfino Selma Lagerlöf in carne e ossa). Molti anche i riferimenti letterari (Omero, Dante, Petrarca, Swedenborg).

La porta della chiesa era pesante da aprire, mi fermai un attimo fuori, incerto, nella neve, prima di spingerla ed entrare nella grotta inondata di luce.
“Benvenuti”, dissi all’orchestra e ai coristi seduti davanti, nel coro, lasciando cadere a terra il cappotto e la sciarpa. “Mi chiamo Victor Udde e potete rallegrarvi con voi stessi per aver trovato me come direttore. Perché chi d’altro potrebbe credere ad un’impresa così insensata quale quella di dirigere un coro di giubilo di questi tempi?” (…)
Sentii il canto cominciarmi nel midollo, era sempre così. Nel profondo della mia coscienza delle porte si spalancavano. Ma dove sono le trombe? (…) Sapete almeno qualcosa di musica? Vale la pena di sacrificare la lettura di buoni libri, di sacrificare l’ambizione di studiare la pittura d’icone o la Bhagavadgita per voi? Supponiamo di sì e glorifichiamo il mistero della natività. Jauchzet, frohlocket! auf, preiset die Tage! Trombe e timpani, dove siete?


https://youtu.be/DlwcZT1XVss

Era da tempo che un libro non mi emozionava (nel senso più alto del termine) in questo modo, fin nel midollo.
Bellissimo!
Profile Image for Siti.
406 reviews165 followers
March 8, 2023
In un mondo lontano, ancora troppo in simbiosi con la sua appartenenza geografica, nella sperduta contea di Värmland, in Svezia, la tradizione incontra e forse accoglie l’innovazione per rimanere ancorata alla sua appartenenza culturale e da essa venire schiacciata, aspettando un domani forse più promettente. A niente è valso l’arrivo di una giovane americana che scuote gli animi e li coinvolge in un progetto collettivo: orchestrare da dilettanti “L’Oratorio di Natale” di Bach; lei muore alla vigilia del concerto preparato da un decennio. Con la sua morte si infrange la speranza di un cambiamento e tutto involve per tornare quella situazione di partenza che è una sorta di fatalistica accettazione del luogo dove si è stati gettati a vivere. Aron, il marito , è il primo a spogliarsi di quella nuova identità che aveva con lei faticosamente costruito; solo si sente perso e nulla pare più appartenergli: né la casa in campagna, né la sua faticosa gestione, né i figli. Sidner e Eva- Liisa che crescono dunque, a loro volta, risucchiati da questa involuzione. Eppure il loro è un destino di crescita, per naturalezza almeno cronologica; il rischio è quello di dover subire un destino amaro. La narrazione segue il percorso di Sidner e solo a tratti fa riferimento a Eva- Liisa la quale, per il fatto di essere appena una bambina all’epoca dell’incidente della madre, è meno esposta al devastante dolore. Esso si insinua invece, prepotente in Aron, il padre, e di riflesso nel figlio, Sidner. Per entrambi si creeranno delle prospettive di redenzione ma entrambe verranno disattese pagando lo scotto della propria e dell’altrui follia. Il dolore questo ha generato: visioni, proiezioni, giustapposizioni improbabili e speranza di rinascita. Ogni volta che si spera in un attimo di felicità questo svanisce producendo sgomento e dispiacere, assenza e perdita, e in ultimo rinnovato dolore. Lo stesso contesto sociale nel quale sono inserite queste focalizzazioni individuali non è da meglio: tutti soffrono, tutti hanno un’interiorità complessa o disturbata, la follia aleggia nelle strade deserte e silenziose, dentro le abitazioni, nei luoghi di incontro, è parte integrante della vita e non viene scansata né negata. Ci si abitua a una realtà complessa e si tenta, in alcuni casi, di allontanarsene alla ricerca di un’identità che non ne può però prescindere. Il romanzo è particolare non solo nella trama ma anche nella struttura che gli regala una certa complessità intrigante rispetto a formule narrative più convenzionale, è inoltre ammantato di un accento onirico e a tratti surreali, funzionale alla vena matta che lo percorre. È un buon libro per niente piacevole.
Profile Image for Marco Tamborrino.
Author 5 books196 followers
October 10, 2015
"Tra tutte le voci che parlano dentro di me riconosco a volte la mia. Ma è ancora così debole ed estenuata e stanca di provare a farsi sentire nel baccano che fanno le altre."

"Per quel che mi riguarda volevo scrivere un libro sul dolore. Sulla sua forza capace di formare e deformare" (Göran Tunström, in un'intervista alla rivista letteraria svedese Ord och Bild, poco dopo la pubblicazione del romanzo).

Non mi viene in mente altra definizione se non quella dell'autore stesso. Questo è un libro sul dolore, un libro tristissimo, dove la luce è un inganno e dura sempre poco. Ho letto molte recensioni con valutazioni basse a questo romanzo, e tante portavano come argomentazione l'eccessiva "depressione" che comunica. Sono d'accordo, è molto deprimente. Sì, forse ciò deriva dalla natura scandinava di autore e personaggi. Ma è comunque bellissimo. Un libro non è da bocciare solo perché è triste. Un libro va giudicato per quello che è, non per quello che vorremmo che fosse.

L'Oratorio di Natale è una storia di tre generazioni che vengono tutte toccate, in un modo o nell'altro, dalla morte di Solveig, moglie di Aron, madre di Sidner e nonna di Victor, non ancora nato. Solveig è la persona - e l'evento - da cui parte il romanzo, Solveig è colei che ha portato nella cittadina svedese di Sunne i "baci alla luce del sole" e la musica, quella musica che unirà indissolubilmente Aron, Sidner e Victor, anche se in modo diverso l'uno dall'altro. Perché Solveig muore (in bicicletta, calpestata dalle mucche) proprio mentre sta andando a darsi completamente alla musica, all'Oratorio di Natale di Bach, un'opera troppo difficile per la cittadina di Sunne, ma che grazie a lei diventa possibile. Così, con la sua morte, si rompe anche il sogno di realizzare il Juloratoriet.

"Ecco che come già tante altre volte si fa silenzio nel loro intimo, si sentono vicini, avvolti dalla musica di natale di Bach.
- Prima però devi spingermi, Sidner.
E lui appoggia le mani sul portapacchi, punta i piedi nudi nella ghiaia e le dà una spinta. Solveig si siede sulla sella e si lascia trasportare dalla discesa, i raggi cantano, sabbia e sassolini schizzano via e lei si riempie i polmoni di tutta l'estate che le viene incontro dagli alberi e dai fossi, respira i profumi delle regine dei prati, delle presuole gialle e delle margherite, e Sidner corre dall'altra parte della fattoria, si affaccia alla parete scoscesa, proprio sopra la curva e grida "Ciao...", e vede le mucche, vede suo padre, vede Solveig frenare coi piedi, vede la catena saltare, vede che non riesce a deviare, vede le prime mucche gettarsi di lato per scansare quella freccia scagliata a tutta velocità, vede che quelle dietro non fanno in tempo, vede che lei precipita in quella caverna di carne e ossa e zoccoli, la vede cadere e rimanere a terra mentre le bestie la calpestano, a lungo, anche dopo che lei non esiste più - "Ci sono attimi", scrive Sidner nel suo quaderno 'Sulle carezze', "che non hanno mai fine"."


La scrittura di Tunström è, come scrive Fulvio Ferrari nella postfazione, swedenborghiana; soprattutto negli stralci del diario di Sidner, "Sulle carezze". Risulta infatti ossessiva nella particolarità sintattiche e lessicali della prosa di Sidner, che è forse anche il vero protagonista del romanzo.

Aron viene toccato in maniera devastante dalla morte della moglie. Si rifugia in un mondo suo, un mondo falso e illusorio, un mondo nel quale può riportare indietro la moglie dall'Aldilà. L'atteggiamento con il quale Aron affronta il dolore della perdita è l'atteggiamento di non ritorno, quello sbagliato.

Sidner invece affronta il dolore in maniera simile, con la differenza che lui riesce a riemergere e salvarsi. Sidner è lo stesso che impedisce alla sorella Eva-Liisa di vedere la morte della madre quando si sta rendendo conto di quello che succede. Le copre gli occhi e le dice di non guardare, di non andare dalla mamma. Non sa perché lo sta facendo, è ancora piccolo, ma sa che è quello che deve fare. Ho trovato questo gesto fondamentale, perché impedirà a Eva-Liisa di soffrire come il padre e il fratello. Inizialmente anche Sidner, come Aron, si sentirà "rotto" nell'animo:

"Sidner perse l'equilibrio e fece cadere il mucchio di dischi rotti sulle ginocchia di Beryl. Lei raccolse un frammento triangolare su cui era ancora leggibile l'etichetta.
- Non credi che si possano aggiustare?
Sidner scosse la testa.
- Non si può.- E ancora poco rassicurato davanti a lei, raccoglie i pezzetti e se li infila nella giacca, poi si appoggia al muro:
- Devono restare rotti."


Poi però verrà aggiustato. Da Splendid, un amico fiabesco, chiacchierone e sincero. Splendid è tutto ciò che Sidner non è. Splendid fa riemergere Sidner dalla sua dimensione di libri e tristezza, da una scuola che gli aveva addirittura fatto smettere di scrivere:

"[...] Da quel giorno non riuscì più a scrivere. Le pagine rimasero bianche.
Riusciva però a leggere.
Aprire un grosso libro e immergervisi! Una giungla in una pagina, un fiume impetuoso nell'altra. Nessuno ti può raggiungere sulla cornice rocciosa tra il Punto e la Lettera maiuscola. Può infilarsi come un onisco tra le parole e la carta e rimanere lì immobile, sbirciando fuori di tanto in tanto. Può fare il solletico sulla schiena alle parole e sentirle ridere solo per lui. Può vagare nella foresta dei vocaboli, dove i giochi di luce sono così belli, ed a ogni curva del testo scoprire qualcosa di nuovo: parole come arcate, come chiome d'alberi, come corpi e come fiamme. Animali sconosciuti vi circolano emettendo versi ignoti. Ci sono città segrete, villaggi, strane imbarcazioni e gente che parla in tanti modi diversi. Ci sono persone adulte e altre che sono già morte, e tutte gli insegnano qualcosa che forse non dovrebbe ancora sapere. Ci sono molte cose che non capisce e questo è quel che più gli dà gioia, perché vuol dire che ha davanti tutto un mondo che deve raggiungere. L'incomprensibile è la cosa più bella o, come avrebbe scritto un giorno: «Non so, per questo devo andare avanti»."


Prima Splendid, poi Splendid ed Eva-Liisa ("Capì che loro avevano amore") faranno riemergere Sidner, che sceglierà una strada diversa dal padre. Ma sarà Victor, il figlio di Sidner, a concludere il cerchio, a terminare il Juloratoriet a Sunne, perché lui è nato con la morte di Solveig, lui è il frutto di un evento doloroso e tragico, la sua vita è iniziata quando è finita quella della nonna, tanto tempo prima.

E in mezzo sono passati tantissimi personaggi, ognuno con il proprio dramma interiore, con la propria "incrinatura mentale", come quella di Sidner di cui abbiamo parlato sopra:

"La malattia continuava. Sidner fluttuava avanti e indietro tra le isole e gli scogli dei suoi sogni, a volte la sua barca si fracassava e lui si lasciava colare a picco. Voleva morire per raggiungere al più presto Solveig in cielo. Lei era lassù e lo aspettava. Era bello starsene sdraiato sotto la coperta e guardarla, sentirla cantare una canzone o ascoltare i racconti sull'America e le lucciole sotto la veranda; lui s'arrabbiava con Aron ed Eva-Liisa che interrompevano i suoi sogni con l'odore umido di vestiti appena lavati e appesi sopra la stufa, si arrabbiava per l'odore di cibo e la musica che saliva dall'albergo. Si arrabbiava perché il mondo esisteva. E perché era tanto più brutto di quella realtà, la realtà vera."

Anche il premio nobel Selma Lagerlöf compare nel romanzo, riuscendo a farsi amare come un'anziana zia che la sa lunga sul mondo. L'oratorio di Natale non è che un connubio di personaggi che attraversano il proprio dolore, cercando di aggrapparsi a qualcosa di vero e di autentico. È un capolavoro, perché libri così potenti ed emotivi non ne leggevo da tempo, perché ha saputo farmi piangere e - nonostante tutto - sorridere, perché ho sentito i personaggi come se fossero stati veri, dei miei conoscenti, una rappresentazione dell'umanità che prova sentimenti veri e non fa solo finta di viverli.
March 29, 2018
Appena comincio a leggere sento subito che questa storia ha tutto per piacermi: il freddo e il lungo buio del profondo nord, il paesello dove tutti si conoscono e che, fatte salve le solite chiacchiere dei piccoli luoghi di ogni dove, permette un tepore naturale che avvolge inevitabilmente con il solo fiato i corpi come in una stanza fredda.
E , ciliegina sulla torta, l’ organo e il coro di natale che del mio pleistocene ha lascito un’orma fatta di note mutate in strilli quando si intonava il salve regina mentre la gobbetta dell’ organista tremava tutta, impotente alla mia performance che si librava tra le navate odoranti di incenso.

Poi … non dico di essere rimasta delusa, ma troppo Bergman, santiddio, e non ho più diciotto anni quando ne andavo matta.
Troppo dolore ma senza “Urla e furore”: sarà questione di clima, mi dico
… e non riesco a lasciarlo.
E non perché le storie di Aaron e suo figlio Sidner mi avvincano più di tanto. Scontato il suicidio del primo che non riesce a metabolizzare la perdita della moglie Solveig, l’americana appassionata di Bach, scontata la fine del ragazzo che non può che finire nella Camera n°6: un po’ di Cehov c’è, eccome.
Sono le storie degli esseri vitali che li circondano che mi intrigano: che finiscano matti, o che vivano una vita fantasmatica o che si lascino avvolgere dalla tranquillizzante vita borghese, la vita apparentemente senza scogli.
E poi c’è lei, la grande scrittrice Selma Lagerlof cosciente delle sue meschinità e infantilismi che può perdere solo scrivendo senza sapere spiegare come.

Mentre scrivo dubito di averci capito molto e che faccia come la volpe con l’uva: non è che sempre il dolore faccia rima con quore e ammore – cosa che mi fa aborrire la parola - e se qua non c’è traccia di questa rima e abbondano le terzine di Dante ci sarà un perché.
Il tempo dirà se questo sarà uno dei libri imprescindibili per la vita di chi fa di professione la lettrice.
Il titolo comunque è bellissimo.
Profile Image for Josef Del Processo.
48 reviews41 followers
April 3, 2018
ce ne metto pure mezza in più!
alla faccia del bicarbonato di sodio, gran bel libro (e sono all'esordio con la letteratura nordica)
Profile Image for Domenico Fina.
290 reviews89 followers
November 19, 2017
Gli svedesi sono stati capaci di due imprese, eliminare l'Italia dal Mondiale, senza avere un giocatore vero, e non dare il Nobel all'unico fuoriclasse che avevano, Goran Tunstrom.

Rimasi a lungo davanti all'Ottica e Orologi di Osterberg [...] Contai ventisette diversi misuratori del tempo, e tutti erano in funzione. E nessuno segnava la stessa ora. Uno le due e un quarto, un altro le quattro e venti, un terzo era quasi sulla mezzanotte, o mezzogiorno. [...] Nessuno era sbagliato, nessuno era giusto, non c'era né un prima né un dopo. Tutti erano rivolti a se stessi, al proprio meccanismo. Fuori dalla vetrina era lo stesso. Nella neve che cadeva fitta, gli uomini s'incrociavano, scivolavano l'uno verso l'altro senza nessuna vera contemporaneità. Quando uno si svegliava dai suoi incubi, un altro s'immobilizzava nel ricordo di un giorno d'estate. [...] Camminavo con il mio passo d'adulto e contemporaneamente con un'altra parte di me avevo tre anni. La mano che stringeva la borsa teneva al tempo stesso la mano di mia madre, indicava un cono gelato, si liberava da una mischia in Grecia, seguiva le meraviglie di una partititura [...] Non c'è mai requie.
Profile Image for Richard Derus.
4,080 reviews2,259 followers
November 20, 2011
Rating: baaarely 3* of five

Well, the Nordic reputation for gloom and depression and sadness and cheerlessness is safe again, thank goodness. I thought a book with Christmas in the title, especially a piece of Christmas music that's renowned for being, if not jolly, then upbeat could make the reader smile! No, no, not part of the character of Tunstrom's novel, no smiling, no no, none of that!

Death. Lots of that, and only some of it physical. The psychic deaths of everyone in this book take place in locales that are lovely to look at and lushly described, as if to counterpoint the misery and sadness the humans in these places carry around with them.

I still think it would be delightful to visit Sweden, and one day before I die I WILL see New Zealand in the flesh so to speak, despite the author's best efforts to make me perceive these places as sinks of hopelessness and the futility of human happiness.

Since the work is a translation, I have no idea if the writing is good or not, so I make no comment thereon. But this is one gloomfest of a novel, and I will never, ever pick it up again. Should anyone offer me another novel by Tunstrom, I will politely decline the opportunity to make myself wretchedly depressed by reading it, tear-dampened kleenex crumpled in one clenched fist and suicidally large dose of pills in the other, searching desperately for a glimmering of a reason not to end this wasted, purposeless thing I've not-so-laughingly called my life.

So, on balance, not really recommended.
Profile Image for Sarag22.
56 reviews24 followers
January 10, 2019
"L'amore è un'azione positiva: significa dare vitalità a un'altra persona. Liberare chi è pietrificato, imprigionato nel granito, così che si possano vedere danzare le piante dei suoi piedi, anche se danzando si allontanano da te. […] Osare perdere per guadagnare qualcos'altro: la propria vita".
Queste righe esprimono, a mio parere, molto del significato di questo notevole romanzo, al cui centro l'autore pone il dolore e, più in particolare, il dolore della perdita. E' un dolore irrisolvibile, che può condurre alla follia, alla dissoluzione di sé nel disperato tentativo di ritrovare ciò che si è perso. Se è possibile una salvezza, è nel darsi, nel perdere, nell'avere il coraggio di innalzare irragionevoli canto di giubilo per illuminare le tenebre. Nonostante la portata dei temi trattati (il dolore, ma anche la follia, il mistero dell'essere umano e dei suoi inizi, il potere della lingua di plasmare, ma anche di inquinare il mondo), il libro è infuso di grazia e levità. Certamente non è perfetto, la frammentarietà e l'alternanza di voci narranti possono confondere e generare insoddisfazione in chi, forse, potrebbe volere un racconto più ampio, in cui si vada a più a fondo nell'esplorazione di eventi e personaggi. Ma qui lascio spazio a un'altra frase del romanzo: "Ci sono molte cose che non capisce e questo è quel che più gli dà gioia, perché vuol dire che ha davanti tutto un mondo che deve raggiungere. L'incomprensibile è la cosa più bella o, come avrebbe scritto un giorno:Non so, per questo devo andare avanti ".

Profile Image for Ffiamma.
1,319 reviews148 followers
May 26, 2013
la bellezza sfolgorante di questo libro sta negli intrecci che si svelano pian piano, nelle pagine che raccontano l'anima dei personaggi - di solveig e aron, di sidner, di fanny e selma lagerlof, di tessa e suo fratello robert. nei luoghi rarefatti eppure reali: la svezia, l'america e la nuova zelanda, in un tempo che pare remoto e allo stesso tempo attuale. nelle pennellate con cui si catturano i sorrisi, gli odori, le visioni fugaci di un sorriso, di un pensiero, di un sentimento disperato. nella musica, nella meraviglia, nella tristezza, nelle lettere e nei diari, in tutti quei silenzi che dicono tanto e creano magia.
Profile Image for Elalma.
894 reviews98 followers
January 2, 2018

Voleva scrivere un libro sul dolore, Göran Tunström, e sulla sua capacità di plasmare e deformare. Per questo il titolo, che si riferisce alla sonata di Bach, potrebbe ingannare chi si aspetta un libro gioioso, di atmosfera natalizia. Eppure un richiamo natalizio c'è, a mio avviso, in particolare all'incipit del Vangelo di Giovanni, la Parola si fa carne e "I corpi sono idee, proposte, condensazioni". Il libro è di una delicatezza e poesia struggente in cui tre generazioni compiono una sorta di progressione e formazione anche linguistica, dato che lo stile di scrittura cambia a seconda del momento particolare e del personaggio . In tutto questo è presente, forte, la letteratura con i suoi richiami: la follia, che interviene come un flusso di coscienza senza regole e punti; l'avventura con i fitti dialoghi e le citazioni letterarie, alcune esplicite, altre meno; l'amico guida che illumina il buio, come Huck Finn per Tom Sawer o Virgilio per Dante.
Una bella lettura che lascia un velo di malinconia e tristezza, una ricerca delle proprie origini che scava nel dolore.







Profile Image for Federica Rampi.
699 reviews230 followers
December 17, 2020

“E lasciar suonare la musica che ci dà speranza.”

L’oratorio Di Natale narra la storia di una famiglia nell’arco di tre generazioni che vive in una piccola città, non lontano dal confine norvegese, da dove viene Tunström e dove ha concluso la sua vita la scrittrice svedese Selma Lagerlof, che è anche uno dei personaggi del libro.
Ma il romanzo sa anche portare anche dall'altra parte del mondo, in Nuova Zelanda e in America, la terra delle promesse.

Dopo quasi trent’anni di assenza, Victor Nordensson, affermato musicista, torna a Sunne, sua città d’origine per dirigere un piccolo coro nell’Oratorio di Natale di Bach.
Quel concerto, che tanti anni prima un terribile incidente aveva cancellato, si farà; Victor è tornato per chiudere i conti con il passato e affrontare il dolore per quel lutto che ha cambiato tutto, portandosi via Solveig...

“Lei era il mio mattino e la mia sera. Lei era il lato sveglio dei sogni e il lato sognante della veglia,”

Entrare nell'universo di Gorän Tunström significa lasciarsi toccare dalla grazia delle note e delle parole di una scrittura musicale e poetica che si fa spazio tra i sensi,i sentimenti e le emozioni vissute nella terra dell'infanzia ferita dai sogni infranti.

“Dire addio significa riassumere, riassumere è una specie di addio.”

L’Oratorio di Natale regala la sensazione di ascoltare in sottofondo l'opera che dà il titolo al libro e farsi trasportare dalla forza, dall'equilibrio, dall'armonia, dalla fede della musica di Bach, perché il libro ne segue la struttura musicale.

Disomogeneo ma profondamente intimo e intenso, L’Oratorio di Natale è il percorso circolare di un dolore che ridisegna le esistenze intrecciando poeticamente la vita,la follia e l’amore.
Profile Image for flaminia.
452 reviews129 followers
February 13, 2018
prime cento pagine ero assolutamente pazza di questo libro. "ti prego ti prego ti prego fa' che sia così fino all'ultima pagina", mi ripetevo. hoc erat in votis, non sono stata esaudita. perché la storia si sfilaccia, spuntano come funghi personaggi che poi vengono relegati ai marginissimi della vicenda, cambiano i registri e i toni della narrazione e nel finale ci si poteva sprecare un po' di più. tre stelle e mezzo.
Profile Image for Robert.
2,302 reviews256 followers
August 25, 2017
Argh! I just finished one disappointing book only to face ANOTHER let down, the worst thing is that generally I like books in this vein.

Solveig is trampled by a herd of cows, while on her way to sing in a choir performing Bach’s Christmas Oratorio and her husband cannot cope with this loss. As a result he moves away and his action effects two generations of his family, in the most complex way possible.

Sounds great but i found the novel to be quite tedious at times but thankfully the chapters are short and I was able to read it at a good pace.

Lets hope I wont have a hat trick of dull books!
Profile Image for vera nordlind.
83 reviews1 follower
March 16, 2025
hm. svårt att avgöra vad jag tycker om den här boken.
språket var vackert, bildligt och lätt att följa med i, till skillnad från handlingen. vi tar oss från sunne till nya zeeland, från trettiotalet till åttiotalet, och stöter på dussintals olika karaktärer på vägen. på ett sätt är det kul att världen man lär känna är så befolkad, men det var ganska svårt att hålla koll på alla olika namn och hur de är kopplade till varandra. vissa karaktärer dök upp plötsligt utan någon vidare introduktion - hur lärde jag känna såsdrottningen och härliga birgitta? (dock möjligt att de visst introduceras men jag har glömt lol) och vissa karaktärer försvann plötsligt utan förklaring (som splendid, min bästa, och eva-liisa - vad hände med henne?!).
på vissa sätt var boken lite rörig då man följer så många olika händelseförlopp, men det är samtidigt generationsaspekten som gör den intressant. DOCK tycker jag att det blir lite uttjatat med Man Som Blir Galen Pga Brist På Kvinnlig Beröring-tropen som upprepas gång på gång. de kvinnliga karaktärerna är också för det mesta vääldigt platta jämfört med männen, och deras perspektiv utelämnas för det mesta. hade t.ex. gärna hört mer om eva-liisas perspektiv.
annars var det en bra bok, om förlust, famlandet efter tillhörighet och familjerelationer. mysigt att läsa om värmland också. fattar dock inte varför selma lagerlöf var med.
Profile Image for Cloudbuster.
301 reviews17 followers
February 11, 2018
L’Oratorio di Natale è un romanzo sul dolore e sulla sua capacità di indirizzare la vita di un uomo. Il dolore può essere un banco di prova durissimo e lasciare segni indelebili sull’animo di un uomo, può portare anche alla distruzione di una vita,, ma può anche essere foriero di nuove opportunità, ispiratore di rinascite e di svolte inaspettate.

Il romanzo riprende la struttura di un oratorio ed è organizzato in 6 capitoli più un prologo, in cui il tema viene affrontato e sviluppato dal punto di vista di diversi personaggi. I vari capitoli, però, non sono scollegati ma rimandano continuamente a eventi comuni, anche se visti da punti di vista differenti.

La storia inizia con la morte in un incidente di Solveig, giovane donna solare che ha portato la gioia e l’amore per la musica nella cittadina svedese di Sunne. A questo evento i familiari reagiscono in vari modi. Il marito Aron ne risulta distrutto e anche gli affetti familiari o il lavoro non riescono più a dare un senso alla sua vita. L’uomo, nel disperato tentativo di rientrare in contatto con la moglie, instaura un rapporto epistolare con una donna neozelandese che vede come una sorta di reincarnazione della moglie. Durante il viaggio verso la Nuova Zelanda, però, preso da una crisi si suicida gettandosi dalla nave.
La giovane figlia Eva-Liisa, invece, unica persona ad aver ereditato la solarità della madre, elabora velocemente il lutto e affronta la vita con positività e gioia insieme al giovane Splendid.
Il figlio Sidner, che ha visto la madre morire sotto i suoi occhi, dovrà invece percorrere un percorso durissimo, che lo porterà sulle soglie della follia. La prova sarà durissima ma Sidner riuscirà a venirne fuori e seguirà le orme del padre verso la Nuova Zelanda alla ricerca della misteriosa donna che scambiava lettere con il padre, nella speranza di ritrovare quell’amore e di quella tenerezza che ha perduto e che potrebbero spezzare la cortina di dolore che lo tiene prigioniero. Qui, Sidner si ricostruirà una vita, diventerà cantore e potrà mettere in pratica l’amore per la musica e per Bach che la mamma gli aveva trasmesso. Il cerchio si richude con Victor, figlio di Sidner avuto da un strano ed equivoco rapporto avuto dal ragazzo con la matura Fanny. Victor seguirà le orme del padre e della nonna e, diventato un famoso musicista, tornerà a Sunne per mettere in scena l’Oratorio di Natale di Bach che la nonna aveva tanto amato.

Il racconto è alquanto disomogeneo, con picchi di grande intensità e tratti confusionari. Nel compenso è un romanzo intenso e coinvolgente nella sua cupezza angosciante.
This entire review has been hidden because of spoilers.
Profile Image for Eva.
1,555 reviews24 followers
January 13, 2025
Göran Tunströms lätta ljuva språk, ren lustfylld läsning, passionen. Juloratoriet som rör födelsemiraklet. Tre generationer av världslig kärlek i Värmland, som kan tolkas som en teologisk meditation, jungfrufödseln med frånvarande fäder, gestaltad i den krassa vardagen i Sunne, här på jorden.
Tunströms komposition är estetiskt skicklig, ett intrikat romanbygge, som utgår ur en cirkelkompostion, där berättaren Victor (senaste generationen) inleder och avslutar, men länge tycks osynlig när resten av hans släkts historia rullas upp.
Men när jag läser om texten när jag ännu har hela historien i minnet, blir det uppenbart att det är Victor själv som utforskar sin släkts historia via brev, vykort, dagböcker, men relaterar dem utan kommentarer. Han har funnit fakta kring sin far, som undanhölls Victor när han var barn, och skapade hans rotlöshet.
Romanens existentiella motiv kan tolkas både världsligt och sakralt. Om barnet förlorar kontakten med en förälder, känner det sig övergivet i världen, likt själen som känner sig övergiven av Gud.
Profile Image for Kristīne.
802 reviews1 follower
if-it-is-the-last-book-on-earth
December 10, 2018
Laikam jau tā ir, ka Otrajā Elpā nonāk liel aporcija grāmatu, kuras cilvēkiem nevajag, nevis tāpēc, ka nav kur likt, bet tāpēc, ka tās ir nelasāmas, vai vismaz nepārlasāmas. Tā, protams, nav vienmēr, bet šīs grāmatas gadījumā gan. Vairākkārt biju to redzējusi Otrās Elpas plauktos, un uzticoties autora klasiķa statusam un maldinošajam ar Ziemassvētkiem saistītajam nosaukumam, reiz to tomēr nopirku.

Velti.

Sāku lasīt, un lai gan skaisti un poētiski uzrakstīts, ārkārtīgi depresīvi. 60 lpp pievarēju, un sapratu, ka tālāk nemuļļāšos, nesīšu vien atpakaļ. Nav ko papildus gruzīties, pietiek jau ar to, ka jāizcieš vien ar dažām minūtēm saulesgaismas dienā.
136 reviews1 follower
January 21, 2020
Åh, detta måste nog vara min nya favoritbok.
Jag har ALDRIG läst något liknande av en svensk författare, aldrig något så fritänkande. Tunström har inte låtit sig påverkas av den ibland inrutade berättarkonst som råder på den svenska skönlitteratur-scenen. Boken skiftar berättarform flera gånger utefter att karaktärerna förändras.
En sann inspirationskälla, och verkligen en bok jag kommer läsa om flera gånger under min livstid. Otroligt tacksam över att den blev skriven!
Profile Image for George.
3,238 reviews
October 22, 2022
An interesting, engaging story set mostly in Sweden, beginning in the 1930s when Solveig, a wife and mother, is accidentally killed, leaving a husband, Aron, a son, Sidner, and daughter, Eva-Lisa. The grieving family leaves their farm, moving to another town. Aron, a non alcoholic, finds a job working in a hotel. Sidner becomes a very good piano player. Aron begins writing to a single woman in New Zealand through a chance communication via private radio airwaves.

A novel with good plot momentum and curious, introverted characters.

This book was first published in Sweden in 1983.
Profile Image for Sofia.
59 reviews9 followers
May 2, 2020
Det tar emot lite att bara ge den en trea, när första tredjedelen var bland det bästa och finaste jag läst. Kommer kanske tillbaka till den igen!
Profile Image for Miroslav Maričić.
263 reviews61 followers
July 23, 2024
Pisanje po zadatoj temi, na taj način bih opisao ovo delo, sa tim što bih dodao još po neki nedoličan pridev uz reč delo... Patetično sa nerealnim odnosima među ljudima, sa nerealnim obrtima i sa katastrofalnim načinom da se dovrši knjiga, odnosno sa neznanjem da se dovrši knjiga.
Spojio sam ih, tata i sin su najzad tu, šta sad da radim, daj nešto o tišini i tajni i dovršavaj... A izbor Novog Zelanda za beg Sidnera i izbor žene zbog duga oca Artura ne bih komentarisao, prosto mi se na trenutak povraća od suludih ideja nazovi pisaca koji se u pisanju potpomažu patetikom za delovanje i motivaciju svojih junaka.
Loše
Profile Image for Mina Widding.
Author 2 books76 followers
December 1, 2021
Ursäkta men hur sjukt bra var inte denna?
Varenda jävla ord en poetisk bedrift och narrativet episkt. Fattar inte varför jag dröjt så länge med att läsa den, men kanske hade jag inte heller kunnat uppskatta den lika mycket tidigare. Det här språket är något att se upp till och sträva efter att nå en egen version av, om man någonsin skulle kunna lyckas med det.
Mer säger jag inte än: läs.
Profile Image for HannaMikulska.
111 reviews
October 15, 2023
“Jag går med händerna på ryggen och säger mig att jag betrakytar världen, men jag väntar på Den Stora Katastrofen.”

Den var bra. Den var aningen för tråkig för att riktigt beröra mig på djupet, men otroligt bra. Och språket som var så utsökt beskrivande ! Uppbyggnaden till Arons död 0.0

Längtan efter närheten som bara välsignar vissa med sin närvaro…
219 reviews7 followers
November 16, 2015
This book started out well, with a man returning to his home town to conduct Bach's Christmas Oratorio. The story then skips back to show how his grandmother Solveig's tragic death prevented a performance of this work, and the family's history after this tragedy.

And then things started to fall apart for me. First Solveig's husband, Aron, goes crazy with grief, imagines that a woman in New Zeeland that he has started to write to is really Solveig in disguise, and when he realizes, in a moment of lucidity, that he has just imagined this he kills himself. Then Solveig's brother, Torin, another socially awkward man, falls to pieces, first because he doesn't get to see his son, and then because he discovers that it wasn't his son, and is only rescued by the stereotypical prostitute with a heart of gold. Sidner, Solveig's son, also feels disconnected from life and goes a bit crazy because he doesn't have a woman in his life that wants him, and the mother of his child isn't interested in him. He travels to New Zeeland to rescue the woman his father abandoned who went crazy afterwards, but feels betrayed when he gets there and she seems to be fine. Luckily for him, she's just faking it and his life's back on track when he gets to take care of her. Finally there's Viktor, Sidner's son and the narrator in the beginning of his book. He blames all the problems in his childhood on his mother, who is a dreamer and encourages this tendency in him as well, which is described as her poisoning him. Then she discovers that he has some talent at painting, and wants him to become a famous painter, which is horrible to Viktor, who is rescued by his father returning after ten years and revealing that he has been writing to Viktor all these years and that his mother has been keeping these letters from him. This allows Viktor to rebel against his mother and stop painting and instead let his father teach him to play the piano, thus leading up to him becoming a conductor instead.

I liked the language in the book, and there were some good descriptions of people feeling alienated from life or going slowly crazy, but since it seemed that all the problem that men had were caused by women not being there or not letting the men into their lives I got a bit bored with it. Seriously, once could be interesting, but four times?
This entire review has been hidden because of spoilers.
Displaying 1 - 30 of 124 reviews

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