Lyon vive in uno mondo squadrato popolato da creature pericolose e composto da diverse dimensioni, ognuna delle quali nasconde mille segreti e tante avventure. Ma per lui il mistero più grande resta uno soltanto: chi sono quegli strani esseri dalla testa tonda che vede in sogno e che sembrano manipolare il suo destino e quello di tutti gli abitanti della sua realtà? Per scoprirlo parte insieme ai suoi inseparabili compagni - Anna, Mario e Stefano - per un viaggio mirabolante che lo porterà ad affrontare pirati, serpenti giganti, zombi e persino un terribile drago. Non avrebbe però mai immaginato che a ostacolare la sua missione ci sarebbe stato Herobrine, il leggendario spirito malvagio che perseguita gli esploratori fino a portarli alla pazzia...
Letto per avvicinarmi al mondo virtuale di mia figlia. Non si tratta di un capolavoro, ma lo ritengo del tutto paragonabile alla qualità media della narrativa dei ragazzi.
Lo stile letterario è semplice e lineare: narrazione in prima persona, tempi per lo più nel presente, poche riflessioni e tante avventure. Al contrario, la narrativa "vecchia scuola" usa un linguaggio più raffinato e ricercato, ma così facendo credo che si perda lo scopo stesso della narrazione. Siamo nel XXI° secolo, i ragazzi crescono tra Internet, cellulari e videogiochi, quindi perché illudersi che possano trovare interessanti i racconti di Dumas, Salgari o London? Alla fin fine, una volta cambiato il contesto dell'avventura, l'esperienza del lettore è sempre la stessa. Anche in questo libro si racconta di naufragi, pirati, tesori nascosti e magia.
L'unica differenza, rispetto a quanto si leggeva pochi anni fa, è che i personaggi non si aggirano per i giardini di Kensington o nel Paese dei Balocchi, ma all'interno di un videogioco. E una volta accettatto questo piccolo cambio di contesto, è facile ritrovare lo stesso respiro delle avventure caratteristiche dell'infanzia. Sempre che uno ne abbia la volontà, ovviamente.