Era quello, dicevano sulle rive della Neva, il vecchio adagio: «Dove iniziò la Rivoluzione nel 1917? A San Pietroburgo. Quale città divenne capitale nel 1918? Mosca. Così era all’epoca, così è adesso. San Pietroburgo toglieva le castagne dal fuoco e Mosca se ne prendeva il merito.»
«Tutto in questo luogo predispone a osservare, riflettere, ricordare, la malinconia è ovunque. Se San Pietroburgo non fosse esistita, avrei inventato io questa città che sonnecchia lungo il fiume, come uno stato d’animo che mi si addice per sempre.» Le passeggiate di Jan Brokken per questa città mitica e in parte perduta rievocano lo spirito di poeti e dissidenti, folli e geni, disperati e amanti: Anna Achmatova, Osip e Nadežda Mandel’štam, Iosif Brodskij, Dostoevskij, Malevič, Solženicy, Gogol, Turgenev, Nabokov, Nina Berberova, Čajkovskij, Rachmaninov, Stravinskij e molti altri. Sullo sfondo di queste vite straordinarie riecheggiano i tre grandi cambiamenti politici (e onomastici) del novecento pietroburghese: la rivoluzione e il crollo dello zarismo, quando la città si chiamava Pietrogrado; la seconda guerra mondiale e lo stalinismo; il collasso dell’Unione Sovietica, il momento in cui Leningrado torna a chiamarsi San Pietroburgo. Combinando la cultura di "Anime baltiche" con la passione de "Il giardino dei cosacchi" e la prosa di "Nella casa del pianista", Jan Brokken realizza il suo reportage narrativo sulla città di San Pietroburgo, una sinfonia di ricordi e frammenti di vita, un’ode alla musica, alla letteratura e alla cultura russe che fin dal primo viaggio a Leningrado nel 1975 hanno segnato tutta l’opera dell’inquieto viaggiatore olandese.
A well-known journalist, Jan Brokken made his debut as a writer in 1984 with the largely autobiographical novel De provincie (The Province), the story of a youth spent in the countryside, which was made into a successful film. He has published gripping travel books about, among others, Africa, Indonesia and Curaçao, and is the author of the acclaimed and bestselling novels De blinde passagiers (The Blind Passengers, 1996), De droevige kampioen (The Sad Champion, 1998) and Jungle Rudy (2006). His work, which has been translated into several languages, has been compared in the international press to that of Graham Greene and Bruce Chatwin.
Un principe assassinò Rasputin, Anna Achmatova rifiutò tre volte la corte di Pasternak e al suo funerale con Brodskij tutti la piansero, Esenin si suicidava, Nadezda imparò a memoria tutti i versi di Osip, Dostoevskij venne graziato davanti al plotone d'esecuzione, poi venne esiliato. Malinconia e disobbedienza di poeti e artisti, disperazione spirituale di scrittori e letterati, per le strade, i teatri, i musei, le case e le vie di una città elegante e fiera, luogo di ribellione e follia, dove la sublime libertà incontrava l'inflessibilità della storia. "Tutti i grandi scrittori russi erano dei ribelli”. Jan Brokken percorre i paesaggi di una capitale culturale con sguardo soave e sentimento infedele, con storie sempre suscettibili di attraversamento e di ricombinazione, dentro la Russia delle parole e delle opere. Ricorda che l'assedio durò 861 giorni e 1 milione di vittime furono sacrificate. Ma quello di Brokken non è un libro sulla guerra né sulla morte, e nemmeno sulla durezza del potere o la finitezza del vivere. È invece un testo sull'amore per la vita, sul desiderio di poesia, sul senso della creatività umanistica per il presente e per l'istante, su quella sorta di magia unica e indicibile, e per questo merita una premurosa e partecipe lettura. Tra utopia (1975) e memoria rivoluzionaria (2017), tra la Neva e la cattedrale di Sant'Isacco, il racconto descrive la città e ne segue l'evoluzione, così il lettore muta stato d'animo, da amore a odio, da sospensione a intimità, e sposta il suo centro su un diverso oggetto, farfalla e specchio, roccia e fiume, nota e quadro, sempre risalendo verso una fonte inattingibile.
Questo libro è un inno alla città di San Pietroburgo, ai suoi palazzi e ai suoi monumenti, agli intellettuali, ai letterati e ai musicisti che vi sono nati e qui hanno vissuto ed espresso la loro arte, un omaggio al passato della città dalla sua fondazione ai tempi di Pietro il Grande via via fino alla rivoluzione bolscevica, all’indimenticabile assedio durante la seconda guerra mondiale e poi il progressivo decadimento e il rinnovato recente splendore.
Questo e molto altro ancora nelle poetiche pagine di questo saggio dello scrittore olandese Jan Brokken nato nel 1949 che ha scritto questo splendido libro nel 2016: un libro intriso di poesia e di amore che ricorda le sofferenze umane e gli immortali versi della poetessa Anna Achamtova senza trascurare il racconto della storia russa dagli ultimi anni zaristi all’epopea della rivoluzione e la lunga tirannia staliniana costellata da accanita caccia agli intellettuali, molti dei quali emigrarono o fuggirono in occidente quando non furono incarcerati, deportati nei campi di lavoro o eliminati da un plotone di esecuzione.
Molte le figura femminili che regalano ulteriore luce a questo libro: dalla già citata Anna Achmatova all’esule Nina Berberova, a Nadezda Mandel’stam moglie del grande poeta che imparò a memoria tutte le poesie del marito arrestato e scomparso perché non andassero perdute.
La prima volta di Brokken a Pietroburgo, allora Leningrado, fu nel 1975. Tour organizzato: in Olanda era possibile prenotare il viaggio per la Russia solo attraverso la Vernu, associazione Olanda-URSS un tempo collegata direttamente al Partito Comunista Olandese, che diventò negli anni sessanta un’agenzia viaggi indipendente. Brokken scoprì l’albergo cui era destinato solo una volta arrivato a destinazione, e scoprì solo anni dopo che le guide turistiche russe di quei tempi erano quasi sempre agenti del KGB. La guida di Brokken, tuttavia, forse non lo era, o magari era un agente molto accomodante, perché non ebbe nulla da ridire quando, già il giorno successivo all’arrivo, lo scrittore si staccò dal gruppo, esplorando la città per conto proprio. E della città s’innamorò, e vi tornò più volte e scrisse poi questo bel libro in cui tale amore si percepisce in ogni pagina. Non è amore cieco: Brokken vede anche il male, i difetti, in San Pietruburgo e nei russi; ma proprio perché non è cieco è un sentimento vero e profondo. Il libro si apre con la Achmatova, e il monumento che la ricorda, davanti alla (ex) prigione di Krestij, dove ella attendeva notizie del figlio lì rinchiuso. Lei è solo la prima delle grandi figure che vengono rievocate: ci sono Turgenev e Dostoevskij (e vorrei ben vedere!), Gogol, che a quanto pare era un professore di storia assenteista, e che di storia non sapeva nulla, a sentire il suo allievo Turgenev. Si parla di Mandel’stam, per bocca della sua vedova Nadezda, si parla di Nabokov, che riesce a essermi ancor più antipatico (Nabokov detestava Dostoevskij, di conseguenza io, con piglio da seconda elementare, detesto Nabokov per principio). C’è spazio anche per i grandi musicisti: Čajkovskij, Rachmaninov, e Šostakovič, che viveva con la valigia pronta, nella certezza che sarebbe stato arrestato e deportato in Siberia, e che ogni sera, alle dieci, attendeva l’arrivo dell’auto che lo avrebbe portato via sul pianerottolo, perché i figli non assistessero al suo arresto. Si racconta anche del principe Jusupov, che sia per motivi personali, sia per la preoccupazione verso il suo paese, uccise il famigerato Rasputin. Jusupov fu esiliato in Crimea, ma nemmeno un anno dopo, a seguito della Rivoluzione d’Ottobre, fece un trionfale ritorno in San Pietroburgo. Tuttavia subodorò la cattiva aria che tirava per i nobili, e fuggì in Europa. Si parla pure di arte, e devo dire una volta di più ‘Grazie, Brokken!’ per avermi spiegato un quadro in cui altrimenti non avrei mai visto alcun senso. Si tratta di ‘Quadrato Nero’ di Malevič, che avevo visto esposto all’Ermitage; lì, appeso alla parete e senza alcuna spiegazione sulla sua storia, il quadro ha una certa somiglianza con una lavagnetta su cui appuntare la lista della spesa (sono ignorante un po’ in tutto, ma in arte contemporanea do il mio meglio). Brokken ci informa che quel quadro venne dipinto per la Ultima Mostra Futurista 0.10 , a cavallo tra il 1915 e il1916 e che era stato appeso in un posto ben preciso: l’angolo in alto a destra della sala. Quello che è detto l’angolo bello, dove per tradizione i russi appendono le icone e si rivolgono per il segno della croce. Che in un periodo storico così buio e travagliato un quadrato nero avesse preso il posto della tradizionale santa icona, ha un significato che possiamo intuire pur essendo estranei sia all’arte che alla cultura russa. Per un russo dell’epoca, poi, il messaggio doveva essere ancora più chiaro. “È una semplice icona vuota del nostro tempo”, disse Malevič stesso in una lettera a un amico. Peccato che all’Ermitage lo abbiano messo alla parete come tutti gli altri quadri, rubandogli il suo significato; ho però scoperto che in una retrospettiva alla Tate ebbero il buonsenso di appenderlo al posto che storicamente gli spetta. In definitiva, un libro ricchissimo di informazioni, di storia ed emozioni, che Brokken ricorda portandoci nei luoghi in cui tutto si è svolto, costruendo a partire da lì il suo racconto. Se avete in progetto un viaggio a San Pietroburgo, leggete questo libro per prepararvi, e poi portatevelo dietro e usatelo come guida alternativa. Se non avete viaggi in programma, ve lo consiglio lo stesso: è una lettura affascinante, piena di spunti letterari e musicali, che rende estremamente viva e palpabile la storia che ha animato la città di Pietro.
(Prequel alle recensione, post acquisto: Manca ancora mezz'ora al treno, facciamo un po' un giro alla Feltrinelli. Ma non compro niente, eh. Appena entrata, bam!, c'era questo sul bancone delle novità proprio davanti all'entrata. E niente, m'è rimasto attaccato alla mano e mi sono ritrovata alla cassa. Come non avessi abbastanza nostalgia... massì, continuiamo a farci del male.) Finisco Coetzee e attacco con lui.
Quando si viaggia si è in perenne dialogo con il passato (J.B.)
Quando il saggio sconfina nel racconto e il racconto prende anche le forme di una guida turistica dinamica e affidabile, vuol dire che a scrivere è Jan Brokken.
Si entra a San Pietroburgo quasi in punta di piedi insieme a Jan Brokken. L'autore racconta, con uno stile chiaro, elegante, pacato, la storia della città e degli intellettuali (narratori, poeti, compositori, scultori, pittori) che, tra l'800 e il 900, hanno reso la città, che guardava a Occidente come a Oriente, celebre nel mondo.
Brokken guida il lettore attraverso strade, case, tenute, teatri, chiese, musei che lui stesso ha visitato e in cui si percepisce la forte eco del passato. Quei luoghi, attraversati dalla memoria di Brokken, non solo hanno vissuto e respirato la Storia ma, in alcuni casi, l'hanno fatta.
C'è una strada, racconta Brokken, la Malaja Morskaja, dove si sono incrociate vite e storie di alcuni tra i più grandi scrittori e compositori russi. Dostoevskij abitava lì quando scrisse il suo racconto d'esordio "Povera Gente" che gli diede una fama improvvisa e inaspettata. In quella stessa strada hanno abitato Turgenev, Gogol', quando iniziò a scrivere "Memorie di un pazzo", e Čajkovskij.
Sono tantissimi, alcuni anche molto gustosi, gli aneddoti, raccontati da Brokken, che si sovrappongono fino a restituire al lettore un quadro d'insieme, un ritratto collettivo dell'intelligencija russa.
Tutto qui - scrive Brokken - predispone a riflettere, osservare, ricordare; tutto spinge quasi impercettibilmente a una sconsolata malinconia. Se San Pietroburgo non fosse esistita, avrei inventato io questa città che sonnecchia sul fiume, come uno stato d'animo che mi corrisponde per sempre.
A rendere ancora più evocativo il racconto di Brokken sono le tante illustrazioni di Marijke Wempe. La fotografia che ritrae, per fare un esempio tra i tanti possibili, la piazza in cui Dostoevskij e altri quattordici intellettuali furono messi davanti al plotone di esecuzione nel dicembre 1849, evoca, a colpo d'occhio, desolazione e malinconia e ciò anche a causa della totale assenza di una targa commemorativa, sebbene siano passati oltre 150 anni da quei fatti.
E' anche un racconto di denuncia quello di Brokken. Un testo attraverso cui San Pietroburgo disvela la sua anima, la sua storia ma, al contempo, il complesso rapporto tra Arte e Regime, anzi, tra Arti e Regimi.
A questo proposito la poetessa Anna Achmatova scrisse di appartenere a Piter come Puškin, Gogol' e Dostoevskij. A differenza di altri intellettuali (per citarne alcuni: Brodskij, Rachmaninov, Nâbokov, Berberova), Anna Achmatova non abbandonerà la Russia:
Ero allora - scrive la poetessa - col mio popolo, Là dove il mio popolo, per sventura, era.
Sembra farle eco Osip Mandel'štam:
Lascia che sia così. Senza boia e patibolo non esiste sulla terra poeta. A noi si addice il cilicio. A noi spetta camminare col cero gemendo" (tratto da Le mie Memorie).
Del resto, scrive Brokken, volgendo lo sguardo ai giorni più prossimi ai nostri: Putin si rese conto di due cose: uno, che la democrazia si comporta come una volubile seduttrice, e due, che la libertà di opinione è pericolosa, come sosteneva lo zar Nicola I quando esiliò Pûskin da San Pietroburgo e mise Dostoevskij davanti al plotone di esecuzione per mettergli terrore a vita.
Bagliori a San Pietroburgo mi pare un titolo perfetto.
Libriccino che ha il pregio di offrire spunti e aneddoti agli amanti di San Pietroburgo. Un quaderno di appunti di viaggio, brevi impressioni su scrittori, pittori, musicisti e artisti che hanno animato gli ambienti culturali della Palmira del Nord nel secolo scorso. Non certo un’opera esaustiva, tutt’altro, anzi spesso si rimane con la voglia di saperne di più, come quando qualcuno cambia canale alla televisione sul più bello, ma un’opera che forse riesce nel suo intento, quello di suggerire percorsi e suscitare curiosità nel lettore. Tutto sommato un libro da leggere, almeno per quelli come me, legati a doppio filo con Piter.
Me lo sono portato a San Pietroburgo, leggendo in metropolitana e prendendo spunti per guardare la città in modo diverso. Il tutto cercando di non farmi travolgere da allegri tifosi marocchini ed iraniani arrivati in città per il mondiale. Bello quanto Anime baltiche, ha il difetto di essere troppo corto. Nelle sue pagine incontriamo nobili, musicisti, attori, scrittori e tanta storia. Lettura obbligata se pensate di visitare la Venezia del nord.
due sono le cose belle di questo libro: la copertina e i versi di esenin "arrivederci, amico mio, senza un saluto, senza parole, non essere triste e non aggrottare le sopracciglia, in questa vita morire non è cosa nuova, ma anche vivere, certo, non è una novità". il resto è buono solo per integrare la lonely planet di san pietroburgo.
Quando vorrete fare un viaggio nella porzione orientale del nostro continente, là dove l’Europa si incontra con l’Asia, fatevi accompagnare da Jan Brokken. Lui, nato su una nave che portava i suoi genitori dall’Indonesia all’Olanda, il viaggio ce l’ha nel sangue. Forse per questo lo sa raccontare come pochi altri, specialmente quando ci si reca in Russia e dintorni. Vi porterà con lui insieme ad artisti, poeti, scrittori, musicisti, a conoscere l’anima del paese che visiterete, il suo cuore più recondito. Ne comprenderete la Storia, quella con la S maiuscola, ma fatta da tanti individui che l’hanno costruita ribellandosi a volte, attraverso il talento, la creatività, il genio. Con il suo libro nello zaino ho visitato San Pietroburgo. Nessuna guida poteva essere migliore: ha saputo raccontare il passato per comprendere il presente, gettando una luce su un popolo che spesso non conosciamo, in bilico tra due continenti, crogiolo di razze, etnie, e religioni, un popolo che ha visto una rivoluzione, ma che non ha mai conosciuto la libertà. “Perché la libertà, in Russia, ora come un tempo, finisce sulla porta della tua cucina.” mi ha confidato una ragazza russa. Lo sapevo già. Me l’hanno spiegato benissimo i personaggi di Jan Brokken.
Può un libro farti innamorare di una città? Jan Brokken ci accompagna nella sua San Pietroburgo facendoci passeggiare insieme lungo le vie, le piazze, le case, i musei che l'hanno resa la maestosa città di oggi. In questo viaggio con Brokken non siamo soli, ma in compagnia di molti scrittori che hanno dato lustro alla città. Da Anna Achamtova, considerata come la personificazione della fierezza di San Pietroburgo ai capisaldi della letteratura russa, come Dostoevskij, Puskin o i grandi pianisti come Rachmaninov fino ad arrivare a Nina Berberova che "fiutava la letteratura come altri la primavera". Per rispondere alla domanda iniziale, vi lascio con questa citazione di Brokken che esprime il fascino per San Pietroburgo:
"Se San Pietroburgo non fosse esistita, avrei inventato io questa città che sonnecchia sul fiume, come uno stato d'animo che mi corrisponde, per sempre".
Rispetto agli altri due libri di Brokken che ho letto e adorato, questo mi è piaciuto meno e devo "punirlo" assegnandogli solo tre stelline invece delle solite quattro. La colpa è mia, lo riconosco: dopo le prime due letture da questa mi aspettavo più di quello che mi è parso un forse troppo rapido viaggio per le strade di San Pietroburgo. Brokken rievoca personaggi ed eventi, ma lo fa con molta meno pazienza che in Anime baltiche e lo si nota dai capitoli brevi, come i bagliori citati nel titolo, che danno l'impressione di voler raccontare molto di più di quello che contengono. Ho però apprezzato il passaggio da una storia all'altra, che all'inizio sembrava non avere un filo logico, ma lo acquista pian piano, non appena si fa riconoscere come ricordi evocati dal passaggio in città, ritratta con l'occhio attento e critico di chi sa amarla anche coi suoi difetti. Un buon libro, insomma, da consigliare agli amanti della letteratura e della cultura russa, ma non all'altezza degli altri dell'autore.
Altri viaggi di Brokken in quell’Est d’Europa che tanto ama. Ai luoghi si sovrappongono gli uomini e le donne che negli ultimi 150 anni, più o meno, sono apparsi sul palcoscenico di Pietrogrado e hanno fatto musica, danza, pittura, poesia. A livelli altissimi. C’è chi vi è rimasto, chi è andato via, chi è tornato. Vite segnate dal dolore o dall’esilio o interrotte. Una concentrazione di genialità. L’aria, la neve, il gelo, le onnipresenti acque, lo spirito di Puskin, una contaminazione da genio infettivo?
Quanto parla del suo incontro con la lettura di Pietroburgo di Andrej Belyi fa un commento che ho trovato molto vicino “” La prima volta l’ho letto quando avevo raggiunto l’età del libri difficili. Per ognuno è diversa, per me è stata tra i ventidue e i trent’anni. Nel giro di poco tempo avevo faticosamente affrontato, in una sorta di stato febbrile e con il piacere intenso derivato da un energico sforzo intellettuale: La montagna incantata, Viaggio al termine della notte, Sotto il vulcano, l’Ulisse …””
Piertroburgo brilla nel mio scaffale dei libri non letti.
dopo le anime baltiche, brokken ci porta alla scoperta di pietroburgo- città di acqua, luce, poesia e letteratura. prova a raccontare un'anima diversa, quella russa, che è immensa e universale e un luogo che è stato fucina di talenti enormi; e proprio questo è, per me, il grande limite del libro. si legge con piacere e vi è una grande ammirazione e un grande rispetto per gli artisti di cui racconta- ma resta un po' in superficie perché per raccontare (tra gli altri) achmatova, mandel'stam, nabokov, belyj, brodskij servirebbero pagine e pagine e non basta certo un unico e breve libro per condensare la grandezza di queste figure e inserirle nel contesto storico così assurdo e tragico. un buon punto di partenza per chi vuole avvicinarsi a questo mondo e, in ogni caso, una lettura gradevole.
Dit meeslepend boek dwingt je vol nostalgie langs je boekenplanken te lopen, de gebroken Russische ruggen van de geciteerde boeken te grijpen, verweesd de verloren volzinnen en verzen op te vissen uit het diepe verleden van de vorige eeuw, 'De gloed van Sint-Petersburg' dwingt je vervolgens via Google Earth virtueel naar Bolsjaja Morskaja te vliegen en online tickets voor een vlucht naar Sint-Petersburg te overwegen... Mooi. Een aanrader!
Risvolto Era quello, dicevano sulle rive della Neva, il vecchio adagio: «Dove iniziò la Rivoluzione nel 1917? A San Pietroburgo. Quale città divenne capitale nel 1918? Mosca. Così era all’epoca, così è adesso. San Pietroburgo toglieva le castagne dal fuoco e Mosca se ne prendeva il merito.»
«Tutto in questo luogo predispone a osservare, riflettere, ricordare, la malinconia è ovunque. Se San Pietroburgo non fosse esistita, avrei inventato io questa città che sonnecchia lungo il fiume, come uno stato d’animo che mi si addice per sempre.» Le passeggiate di Jan Brokken per questa città mitica e in parte perduta rievocano lo spirito di poeti e dissidenti, folli e geni, disperati e amanti: Anna Achmatova, Osip e Nadežda Mandel’štam, Iosif Brodskij, Dostoevskij, Malevič, Solženicy, Gogol, Turgenev, Nabokov, Nina Berberova, Čajkovskij, Rachmaninov, Stravinskij e molti altri. Sullo sfondo di queste vite straordinarie riecheggiano i tre grandi cambiamenti politici (e onomastici) del novecento pietroburghese: la rivoluzione e il crollo dello zarismo, quando la città si chiamava Pietrogrado; la seconda guerra mondiale e lo stalinismo; il collasso dell’Unione Sovietica, il momento in cui Leningrado torna a chiamarsi San Pietroburgo. Combinando la cultura di "Anime baltiche" con la passione de "Il giardino dei cosacchi" e la prosa di "Nella casa del pianista", Jan Brokken realizza il suo reportage narrativo sulla città di San Pietroburgo, una sinfonia di ricordi e frammenti di vita, un’ode alla musica, alla letteratura e alla cultura russe che fin dal primo viaggio a Leningrado nel 1975 hanno segnato tutta l’opera dell’inquieto viaggiatore olandese. ----------------- Col rimpianto di non avere avuto a portata di mano questo libro, quando -tanti, troppi anni fa- visitai San Pietroburgo. Ma il ricordo è così vivo che ho ritrovato, chiarissimi, tanti luoghi e tante anime di questa che è forse la città più bella d'Europa. Europa, non Eurasia.
Om het met de woorden van Andrej Bely te zeggen: ‘Heel Petersburg is de oneindigheid van een tot de nde macht verheven boulevard. Achter Petersburg is er niets.’ Питер, по тебе скучаю!
Imperdibile per i russofili. Incomprensibile per chi non abbia letto i romanzi di cui si parla in questo saggio. Una illuminazione topografica per chi voglia visitare San Pietroburgo nei suoi luoghi letterari noti e meno noti.
“Se San Pietroburgo non fosse esistita, avrei inventato io questa città che sonnecchia sul fiume, come uno stato d’animo che mi corrisponde per sempre.”
Sono estasiata. Che viaggio! Avrei voluto che non finisse mai.
Een uitnodiging om de geciteerde auteurs terug op te nemen en om Petersburg eindelijk te bezoeken. De enige notoire Europese stad die op mijn palmares ontbreekt.
Relaas van 2 bezoeken van Brokken aan de stad Sint_Petersburg. Hij stapt door de stad en wordt continu geconfronteerd met herinneringen aan de groten uit de Russische kunst : schrijvers en muzikanten. Gelukkig ken ik de auteurs die hij citeert/beschrijft en ook de musici klinken bekend maar het lijkt me niet evident om dit boek te lezen als je niet enige kennis/voeling hebt met de Russische kunstscene.
Heerlijk de manier waarop Brokken schrijft. Heerlijk om nog eens een overzicht van de Russische literaire geschiedenis te krijgen.
En nu heb ik zin om een Rus te (her) lezen. Nabokov, Gogol, Dostojevski, Bely, ... keuze genoeg.
“Tutto è letteratura in questa città, tutto è musica. Anzi, sono la letteratura, l'arte figurativa, il balletto, il teatro a sprigionare il bagliore che emana questa città.”
Bagliori a San Pietroburgo è il nuovo romanzo di Jan Brokken, già autore de Il giardino dei cosacchi sempre edito Iperborea. Stavolta Brokken ci conduce con sè in un lungo viaggio a San Pietroburgo, la città che forse più di tutte rappresenta la Russia stessa e la sua evoluzione. Sulle orme di scrittori, poeti, pianisti e artisti che hanno fatto la storia della cultura russa, Brokken ci permette di conoscere il volto di una città estremamente affascinante, una città ricca di contraddizioni ma proprio per questo unica al mondo. Avvolti dalla malinconica atmosfera russa, ci troviamo a percorrere le strade di Pietroburgo insieme alla Achmatova, a Dostoevskij, a Gogol e Bulgakov, accompagnati dalle dolci rime di Puškin e dalle note immortali di Stravinskij. Già di per sè l'Iperborea è una garanzia di qualità, se poi parliamo di Jan Brokken potete star certi che leggerete qualcosa di unico e di immensamente bello! Brokken riesce a parlare della Russia in modo talmente convincente e poetico da renderla viva nella mente del lettore. Il viaggio a San Pietroburgo è uno spunto per raccontare ed elogiare la meravigliosa cultura di questo paese che ci ha donato le parole di Tolstoj, di Gogol e di Dostoevskij, le poesie struggenti della Achmatova, le note di Stravinskij e di Egorov. Questo libro è un vero e proprio inno alla bellezza della cultura e dell'arte russa!
"La culla dondola sopra un abisso e il buonsenso ci dice che la nostra esistenza è solo un breve spiraglio di luce tra due eternità fatte di tenebra."
Partendo dalla Achmatova, donna che affrontò terribili perdite durante la sua vita e che seppe trasferirle su carta, passando per Dostoevskij e i luoghi in cui visse e ambientò il suo capolavoro, fino ad arrivare ad artisti come Egorov o Nabokov che trovarono il successo lontani da quella terra che amavano follemente. Ogni brano è un frammento di storia che ci permette di comprendere meglio la differenza tra il passato e il presente della Russia, i cambiamenti e le evoluzioni di una terra che dal punto di vista culturale ci ha dato tantissimo. Leggendo questo libro mi è sembrato di camminare al fianco di Brokken per le strade di Pietroburgo, era come se fossi lì, come se guardassi la città attraverso i suoi occhi. Inoltre il libro è ricco di citazioni e di spunti letterari, la mia lista di libri da leggere si è allungata a dismisura! L'edizione poi è bellissima, curata nei minimi dettagli e arricchita da illustrazioni e fotografie che rendono la lettura di questo libro un'esperienza molto più ricca e completa. Bagliori a San Pietroburgo è pura poesia, è bellezza e amore per l'arte trasferita su carta, una lettura indimenticabile!
Many sorts of stuff that’s worth knowing – and further exploring! – gets to us, thanks to the well-balanced documentary style and reaching his readers by Jan Brokken, again in this piece of prose. Inviting and convincing. JM
Secondo me non raggiunge il livello di Anime baltiche, ma merita comunque una lettura. Nuova galleria di personaggi e storie legate a San Pietroburgo, città che l'autore ama particolarmente. "Se San Pietroburgo non fosse esistita, avrei inventato io questa città che sonnecchia sul fiume, come uno stato d'animo che mi corrisponde per sempre".
Si percepisce la vitalità della città, tenuta compressa, censurata ma fondamentalmente esplosiva. Personaggi indimenticabili animano questa vita è viene voglia di saperne di più, di ritrovare le loro tracce, non solo attraverso la lettura delle loro opere.
"Tutto è letteratura in questa città, tutto è musica. Anzi, sono la letteratura, la musica, l'arte figurativa, il balletto, il teatro a sprigionare il bagliore che emana questa città."
San Pietroburgo è in cima alla lista delle città che vorrei visitare in futuro: il 2020 ha messo la parola fine a tutti i miei sogni di gloria, ma, prima o poi, mi toglierò questa soddisfazione. Jan Brokken, scrittore olandese e grande cultore della storia, della letteratura e delle arti russe, ci racconta le sue esperienze di viaggio nella città degli zar, poi culla della Rivoluzione Russa. Pietrogrado, Leningrado, San Pietroburgo: una città che, ad ogni passo, regala delle sorprese, monumenti grandiosi e piccoli tesori nascosti, tracce di una storia che ha attraversato i secoli, guerre, rivoluzioni, dittature, tragedie. Brokken ci accompagna passo passo per le strade di San Pietroburgo alla scoperta delle vite di diversi artisti russi, non solo poeti e romanzieri, ma anche pittori e compositori: Anna Achmatova, Dostoevskij, Puskin, Sostakovic, Stravinskij, Malevic, Nabokov, e molti altri ancora - artisti che spesso hanno provato sulla loro pelle il potere della censura, spesso considerati dei nemici dello Stato (sia durante l'epoca imperiale che durante il regime sovietico). Alcuni hanno pagato con la vita per la loro disobbedienza, altri sono stati costretti ad abbandonare le loro vite e cercare rifugio all'estero. Per apprezzare al meglio questo libro, è necessario avere una certa conoscenza della storia russa e dei suoi protagonisti, soprattutto in ambito artistico-letterario, altrimenti rischia di diventare una lettura un po' difficile: io me la sono cavata bene quando si parlava di poeti e romanzieri - anzi, mi è pure venuta voglia di ampliare le mie conoscenze -, decisamente meno quando Brokken faceva riferimento a compositori, musicisti e pittori. A parte Stravinskij e Cajkovskij, non conoscevo gli altri artisti citati. Beh, ora ho tutta l'intenzione di prendere spunto dalla ricca bibliografia alla fine del volume e approfondire tutto.
In mezzo a questi aneddoti (alcuni legati alla vita e alle esperienze di Brokken stesso), viene a galla la vera protagonista di questo libro: San Pietroburgo è una città in cui convivono il grande splendore dell'età Romanov, la sofferenza degli anni di Stalin & co., una spinta verso la modernità. Bella ma decadente, fulcro della grande storia russa ma sempre subordinata a Mosca. Una città speciale.
"Tutto qui predispone a riflettere, osservare, ricordare; tutto spinge quasi impercettibilmente a una sconsolata malinconia. Se San Pietroburgo non fosse esistita, avrei inventato io questa città che sonnecchia sul fiume, come uno stato d'animo che mi corrisponde per sempre."