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El ejército de los sonámbulos

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París, enero de 1793. El rey Luis XVI está a punto de ser guillotinado y la ciudad bulle entre el entusiasmo de los partidarios del nuevo orden y las conspiraciones de los monárquicos. El Terror no tardará en llegar, y la Revolución entrará en una fase crítica.

En este ambiente de caos, juegos de poder, ambiciones políticas, sueños de libertad y violentas pesadillas se mueven varios personajes: Orphée d'Amblanc, peculiar médico que en plena Revolución pone en práctica las enseñanzas de su maestro Mesmer, padre de la hipnosis moderna; Marie Nozière, que lucha por sacar adelante a su hijo y sueña con una vida nueva en la que haya igualdad entre los sexos; Leonida Modonesi, actor italiano admirador de Goldoni que ha llegado a la capital con el propósito de localizar a su ya anciano ídolo y acabará disfrazándose de Scaramouche y actuando entre el teatro y la vida real... Y en ese clima de incerteza surgen rumores de un creciente número de inexplicables casos de sonambulismo, víctimas de un extraño mal que les aniquila la conciencia. D'Amblanc recibirá el encargo de investigar qué hay de cierto en esos rumores, porque se sospecha que los contrarrevolucionarios monárquicos pueden estar creando un ejército de sonámbulos.

Ingenioso pastiche de novela histórica y folletín de aventuras; brillante ejercicio de erudición; reflexión sobre el poder, la violencia y las sacudidas de la historia; relato ágil y trepidante, lleno de giros inesperados y sorpresas, El Ejército de los Sonámbulos es por encima de todo un festín literario, un regalo para el lector.

«Presenta diversos planos de lectura en un maravilloso juego de refinada inteligencia. Gran novela» (Barbara Collevecchio, The Huffington Post).

«Wu Ming siguen fieles a su sistema por lo que respecta a su impecable trabajo de documentación. El resultado: 600 páginas que se leen sin poder parar» (Silvia Mainati, Panorama).

«La última prueba del talento de Wu Ming, una brillante narración ambientada en medio del Terror y la reacción monárquica. Wu Ming consiguen reflejar en el espejo del pasado los demonios y las esperanzas del presente. ¡Viva la revolución, si se cuenta con esta habilidad y esta energía!» (Frederika Randall, Internazionale).

«Una fórmula mágica fácil de imitar pero difícil de superar. Manejan una narrativa épico-popular más cercana a Dumas que a Ken Follett, pero al mismo tiempo trabajan el lenguaje con una pasión experimental digna de la vanguardia más sofisticada» (Andrea Colombo, Alias).

«Todo resulta increíblemente tangible, el clima histórico se puede palpar. Todo un espectáculo» (Paolo di Paolo, La Stampa).

«La reescritura de la Revolución Francesa, inicio de toda la modernidad. Los lectores aprenderán, disfrutarán y se divertirán mucho más que con El código Da Vinci» (Enrico Deaglio, La Repubblica).

584 pages, Paperback

First published April 8, 2014

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2418 people want to read

About the author

Wu Ming

38 books1,267 followers
Wu Ming (extended name: Wu Ming Foundation) is the collective pen name of four Italian writers: Roberto Bui, Giovanni Cattabriga, Federico Guglielmi and Riccardo Pedrini, respectively known as "Wu Ming 1", "Wu Ming 2", "Wu Ming 4" and "Wu Ming 5". "Wu Ming" means "anonymous" in Chinese. Although their real names are not secret, the four authors never use them. The quartet was a quintet until 2008, when Luca Di Meo aka "Wu Ming 3" left the group. Wu Ming had previously been using another pen name: Luther Blissett.
http://www.goodreads.com/author/show/...
Under that nom de plume, Wu Ming wrote the novel Q.
Each member of the group also writes as an individual author:
Wu Ming 1
http://www.goodreads.com/author/show/...
Wu Ming 2
http://www.goodreads.com/author/show/...
Wu Ming 4
http://www.goodreads.com/author/show/...
Wu Ming 5
http://www.goodreads.com/author/show/...

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Community Reviews

5 stars
740 (35%)
4 stars
939 (44%)
3 stars
328 (15%)
2 stars
61 (2%)
1 star
19 (<1%)
Displaying 1 - 30 of 180 reviews
Profile Image for Dagio_maya .
1,108 reviews351 followers
October 27, 2017
«Scaramouche siamo noi».
Ho tentennato a lungo prima di leggere l’ultimo romanzo storico dei Wu Ming.
Ho tentennato per il semplice fatto che temevo fossero tradite le alte aspettative.
Il fatto di aver trovato ciò che cercavo è stata una piacevole scoperta.
In barba ad un contesto storico complicato per densità di avvenimenti e cambiamenti di posizioni politiche il romanzo si muove agile. Quello della Rivoluzione francese è un momento storico fondamentale nella storia politica moderna in quanto la nascita dei club è il germoglio della conseguente divisione partitica.
Qui sul piatto c’è molto: la falsità opportunistica (che ormai sappiamo essere una prerogativa) della ragion di stato, la violenza ma anche il teatro, la scienza e il mesmerismo.
Nella folla di protagonisti e comparse di questo momento storico caotico, lo sguardo si concentra su tre protagonisti:
- Orphée d’Amblanc, medico seguace della magnetizzazione che segue tracce dando un colore giallo alle pagine e portandoci nel misterioso mondo della mesmerizzazione nelle sue varie sfaccettature ed utilizzazioni;
- Marie Nozière, la sarta del famigerato faubourg Saint-Antoine: schiaffeggiata dalla vita si ritaglia un posto nella ribellione prima tra le magliaie e poi tra le arrabbiate in una continua ricerca di trasformare in atto le parole d’ordine altosonanti che avevano illuso il popolo;
- Leonida Modonesi, attore bolognese che in terra francese si ribattezza come Léo Modonnet su cui non dico altro…
Tra loro s’insinua la voce narrante di un sanculotte qualunque con l’inserzione di riflessioni che fanno calare le mutande ai potenti ed una meravigliosa ricostruzione (e decostruzione) linguistica che sbugiarda l’aristocratico e classico idioma franco.
Non poteva, tuttavia, mancare un antagonista che incarna la forza del Male che nella Storia agisce come burattinaio mascherato e di cui, infatti, bisogna pazientare nella lettura per conoscerne nome e identità.
Dall’infuocata Parigi alle terre d’ Alvernia degne di un film dell’orrore: la Storia si fa nei palazzi e nelle strade.
In mezzo sta Signora Ghigliottina pronta ad aprire le sue fauci mentre nuovi scenari si preparano con l’appararrire di quella gioventù dorata che tanto ci ricorda gli odierni movimenti fascisti.
Wu Ming non solo ci dimostrano una grande capacità narrativa che è quella di saper incastrare perfettamente personaggi che appaiono di sfuggita in registri dimenticati in una trama appassionante.
Qui c’è spazio per un nuovo modo di guardare la Rivoluzione Francese: è lo spazio che porta i margini al centro e ci permette di capire che tutto fu possibile non solo grazie a grandi uomini ma anche a donne altrettanto impavide e valorose.
E poi c’è un insieme che solletica anche una riflessione propriamente contemporanea su quella che è la militanza, ossia la fiducia in un cambiamento di giustizia che si tramuta in azione e che è riassumibile nell’affermazione:
” La rassegnazione non è mai rivoluzionaria”
Questa forse (anzi, sicuramente) è una considerazione che non coinvolge tutti i lettori ma per quanto mi riguarda è di fondamentale importanza, insomma, chi vuol (e può) capire, capisca!

” La rivoluzione, diceva, è come quei mazzi di carte da gioco dove re, dame e cavalieri son divisi a metà, una diritta e l’altra rovesciata, testa insù e testa dabbasso, giri e rigiri la carta ma cambia un cazzo, rovesciata, testa insù e testa dabbasso, giri e rigiri la carta ma cambia un cazzo, il re che sta diritto è sempre insieme a quello capovolto, che è come se gli tirasse il ghignone, come se da sotto gli dicesse: «Io sono te che vai a finir male! Goditela finché puoi, perché il mondo si arbalta!» “
Profile Image for Baba Yaga Reads.
122 reviews2,931 followers
October 22, 2021
"I Wu Ming sono un'associazione a delinquere di stampo immaginario."
Gian Paolo Serino, Il Giornale (dalla pagina delle stroncature di Giap)

Uno spettro si aggira per la Francia: è la Rivoluzione. Per alcuni ha il volto furioso delle donne parigine; per altri quello di Scaramouche, supereroe d'antan sfuggito ai palcoscenici italiani. Uomo o donna che sia, la Rivoluzione non risparmia nessuno: né i suoi sostenitori (destinati a rimanere tali solo fino al prossimo cambio d'indirizzo politico), né i suoi detrattori, fuggiti in Vandea o forse — chissà — ancora acquattati tra le celle dei manicomi cittadini.
Certo è che Parigi sia il centro del mondo, capitale di pezzenti e diseredati, idealisti e fanfaroni: una Corte dei Miracoli a cielo aperto, controllata da buffoni mascherati da eroi e maghi travestiti da scienziati. Un luogo così magico che i suoi miti esisterebbero anche se fossero fittizi.
In questo teatro senza confini si muovono personaggi vividi e ferini, guidati da ideali che nascono dalla pancia e s'insediano nel cuore; protagonisti riottosi di uno spettacolo da brivido, impegnato nelle sue prove generali al suono di "Vive la trance!". Un circo polifonico di miseria e nobiltà, dominato dalla plebe cittadina — moderno coro greco sboccato e irriverente — e dalla sensazione che, ieri come oggi, la politica fatta "per la gente" sia fatta in realtà per chi la gente la comanda.
Esaltante, esilarante, elettrizzante (in molti sensi). Bravi Wu Ming...o come dicono in Francia, chapeau.

La rivoluzione, diceva, è come quei mazzi di carte da gioco dove re, dame e cavalieri son divisi a metà, una diritta e l’altra rovesciata, testa insù e testa dabbasso, giri e rigiri la carta ma cambia un cazzo, il re che sta diritto è sempre insieme a quello capovolto, che è come se gli tirasse il ghignone, come se da sotto gli dicesse: “Io sono te che vai a finire male”! Goditela finché puoi, perché il mondo si arbalta.
Profile Image for Kittaroo.
355 reviews38 followers
August 1, 2014
Non mi divertivo così, con la Rivoluzione, dai tempi di Lady Oscar.
Davvero un bel romanzo d'avventura, ineccepibile nella scrittura, perfetto nella ricostruzione storica e nei dettagli.
(Ma non è Q)
Profile Image for Amaranta.
588 reviews261 followers
March 18, 2018
Un nuovo Wu Ming. Con Q e Altai ho sentito la concitazione dell’azione, il non riuscire a staccarsi dal libro, il volerlo divorare a tutti i costi. Qui la lettura è stata diversa, più lenta. Il libro segue una ricostruzione romanzata che parte dal momento in cui viene ghigliottinato Luigi Capeto e segue il corso degli eventi successivi, con Danton, Marat, Robespierre e il periodo del terrore.
Ad esso si intrecciano vicende di personaggi realmente documentati come esistenti: Scaramouche e le sue lotte, Marie Noziere e tutte le donne della Francia, D’Amblanc e il mesmerismo. Avevo già letto qualcosa a proposito in un racconto di Poe, La verità sul caso di Mr.Valdemar, ma non avevo ben chiaro quanto grande fosse il fenomeno. Al di là della veridicità di questa armata, l’idea è vincente e calarsi nell’atmosfera parigina di intrighi e sotterfugi sempre un ottimo affare!

Profile Image for Gianfranco Mancini.
2,338 reviews1,071 followers
May 26, 2021


SCARAMOUCHE BEGINS!!!

Il romanzo del Terrore dei Wu Ming è una gran bella epopea della Rivoluzione (Francese e Non) mascherata da feuilleton, un epico romanzo d'avventura che strizza l'occhio all'orrore (le pratiche mesmeriche ed il viaggio da incubo del dottor D’Amblanc nelle campagne dell'Alvernia infestate da "licantropi" e altri mostri fin troppo umani) e al fumetto supereroistico (lo Scaramouche di Leonida piú che uno scalcagnato "V" francese è un Batman ante-litteram: la scena in cui sparisce senza salutare D'Amblanc é un neanche tanto velato omaggio e citazione a tutte le volte in cui nei fumetti il commissario Gordon sta parlando con il Cavaliere Oscuro e quando si gira questo é sparito senza salutare...
Per non parlare poi dell'artiglio di Wolverine artigianale che si costruisce verso la fine Marie Nozière con un guanto e tre ferri da calza: roba mai vista neanche negli anime di Lady Oscar e Il Tulipano Nero!!!



Bella la storia, ricostruzione storica accurata (é stato interessante scoprire nelle note finali, una sorta di scena finale post-credits, come tutti i personaggi presenti in questo tomo voluminoso siano ispirati a persone realmente esistite) ed un vorticoso crescendo d'azione finale, ma purtroppo le avventure di Scaramouche l'Ammazzaincredibili iniziano solo dopo 400 (!!!) lunghissime ed interminabili pagine.

Non all'altezza di "Q", capolavoro del collettivo Wu Ming, ma è stata comunque una gran bella lettura.
Profile Image for Chiara.
253 reviews283 followers
June 1, 2018
Giacché le rivoluzioni passano,
restano gli uomini, che portano sulle spalle l'avvenire.


INDIMENTICABILE. Una lettura bellissima sui contenuti, ma categoricamente la più bella sulla forma. Mai visto un capolavoro di prosa e costruzione del lessico del genere.
Profile Image for Outis.
392 reviews69 followers
February 19, 2018
I Wu Ming scelgono ancora una volta di trattare un periodo di rivoluzioni e contro-rivoluzioni che sia in qualche modo attuale ancora oggi.
Questa volta tocca alla rivoluzione francese. A scuola l’abbiamo studiata tutti. Ma la conosciamo davvero così bene? (io no, lo ammetto).

I Wu Ming ricostruiscono gli avvenimenti compresi tra la decapitazione di Luigi XVI e il Terrore bianco passando attraverso il contrasto tra girondini e montagnardi, il Terrore e la morte dei principali attori della rivoluzione, Robespierre in testa.
E lo fanno bene.

Alla parte di ricostruzione storica si aggiunge una più soprannaturale/fantasy sulla magnetizzazione, pratica piuttosto in voga nella Francia del diciottesimo secolo. Temevo che la parte più “fantasy” si accordasse male con quella storica e invece il POV di D’Amblanc è stato sicuramente quello che mi è piaciuto e mi ha intrigato di più, al contrario, quello di Marie era secondo me il più noiosetto.

E chi sarebbero D’Amblanc e Marie? Sono due dei quattro personaggi principali, nonché POV. Tutti e quattro sono:
Leo, attore di teatro di origini italiane e testa calda
Marie Noziere, sarta del foborgo di S. Antonio, uno dei quartieri più poveri e rivoluzionari di Parigi
Orphee D’Amblanc, medico che guarisce i suoi pazienti tramite la magnetizzazione
E infine il misterioso cavaliere d’Yvers, che nascosto nel manicomio di Bicetre attende il momento giusto per mettere in atto una contro-rivoluzione

La scrittura, che tenta di riprendere il linguaggio popolare francese basandosi su una sorta di italiano popolare, che è la cosa un po’ più criticata dai recensori, a me non è dispiaciuta.

L’unico difetto, che poi è il motivo per cui ha assegnato 4 stelline e non 5, è la lunghezza eccessiva. Non che la lunghezza possa essere un difetto di per sé, semplicemente mi è sembrato che alcune pagine servissero solo ad allungare il brodo, abbassando così la tensione e l’interesse del lettore. Comunque, l'armata dei sonnambuli è un romanzo con i controcoglioni che ha tutto quello che un romanzo deve avere per essere una lettura interessante e piacevole. Ce lo vedrei bene anche come film, sinceramente.
Profile Image for Markus.
276 reviews95 followers
Read
May 25, 2025
Die Französische Revolution ist die Geburtsstunde der Menschenrechte, der modernen Demokratie sowie der Gleichberechtigung und ist vielleicht das bedeutendste Ereignis der Neuzeit. Dass diese Geburt chaotisch und blutig war, ist angesichts der radikalen Veränderung im Machtgefüge nicht verwunderlich. Die ersten drei Jahre der Revolution sind der Rahmen dieser Geschichte des italienischen Autoren- und Künstlerkollektivs Wu Ming, das nicht nur für seine Kunstaktionen sondern auch für seine ungewöhnlichen historischen Romane bekannt ist.

Die Guillotinierung Louis XVI.png

Die Handlung beginnt mit der Guillotinierung des Bürgers Capet, vormals Kaiser Louis XVI.
Die allseits bekannten Figuren Robespierre, Danton oder Saint Just sind hier nur Statisten, die Hauptrollen spielen einfache Leute, historisch belegt und von den Autoren aus zeitgenössischen Quellen zusammengetragen. Die verwitwete Näherin Marie Nozière und ihr Sohn Bastien, der Polizist Treignac, der Arzt, Hypnotiseur und Schüler Mesmers, Orphee d'Amblanc und der aus Italien stammende Schauspieler Leonida Mingozzi alias Scaramouche kommen so zu ihrem Recht, Geschichte wird auch vom Volk gemacht!

Das Besondere des Romans ist die Verbindung der politischen Ereignisse mit dem gerade durch Mesmer bekanngewordenem magnetischen Fluss, der heutigen Hypnose. Der Mesmerismus, vorwiegend von Adeligen und Großbürgern gepflegt, galt als dekadent und reaktionär.

Tatsächlich dekadent und reaktionär waren die Muscadins, junge Männer und Frauen aus kleinbürgerlichen Schichten, die sich geckenhaft ausstaffiert, parfümiert und lautstark durch die Pariser Vororte trieben und Sansculotten, Jakobiner und arme Leute verprügelten. Der Ausdruck Jeunesse Doree stammt davon her und nicht nur Anthony Burgess mit A Clockwork Orange hat sich davon inspirieren lassen.

Es wurde erzählt, die Muscadins wären alte Getreue des vorrevolutionären mesmerianschen Glaubens und würden ihren Terror wie eine Armee von Schlafwandlern unter Hypnose ausüben, schmerzbefreit und ferngesteuert. Diese Legende kursierte noch lange bis ins nächste Jahrhundert, faktische Belege gibt es keine. Trotzdem, oder gerade deswegen der perfekte Stoff für einen Roman.

Besser belegt ist die Figur des Scaramouche, auch eine Legende dieser Zeit in Paris, und in zahlreichen Quellen erwähnt. Für Scaramouche ist die Revolution eine Bühne, ein Welttheater, in dem er die große Rolle spielt. Wie Robin Hood aus dem Nichts tauchte der letzte Rächer der Sansculotten auf, schwang sich mit dem Seil von Dach zu Dach und stach einem Spekulanten oder Ausbeuter mit seiner Schnabelmaske die Augen aus. Die Idee der Geschichte als Theater wird auch immer wieder thematisiert und verleiht dem Roman eine zusätzliche Dimension.

Aus all diese Zutaten konstruieren Wu Ming eine mitreissende und spannende Geschichte. Wie schon Q (noch unter dem Pseudonym Luther Blisset) oder 54 ist auch dieser Roman ganz großes Kino in der typischen Wu Ming Mischung: Unterhaltsam und zugleich anspruchsvoll, originell, witzig, historisch lehrreich und hervorragend recherchiert, ein Lesespaß allererster Klasse!
Profile Image for Arybo ✨.
1,468 reviews176 followers
January 19, 2020
L’ho amato: il contesto storico, i personaggi, la trama con differenti sottotrame che alla fine si interconnettono e creano una ragnatela completa. Una magnifica scrittura, sfaccettata e scoppiettante, che accompagna una delle storie più avvolgenti che abbia letto. Devo dire che, verso la fine, ho avuto un po’ di pelle d’oca: mi è sembrato di stare leggendo alcune parti di I Miserabili e questo è stato per me il segnale che il libro aveva raggiunto tutte le qualifiche per diventare il romanzo migliore di gennaio.
Profile Image for Dvd (#).
513 reviews93 followers
September 6, 2021
08/04/2020 (*****)
Wuminghiano.
Che non è un periodo geologico come il Permiano, ma semplicemente un aggettivo che, in maniera sintetica e univoca, identifica ormai una certa tendenza narrativa, un ben determinato gusto letterario. Strabordante, grottesco, coltissimo e popolaresco, ogni romanzo di questo formidabile collettivo è una scatola cinese di trovate narrative, storie ben distinte che si incrociano continuamente nel corso del romanzo per poi giungere insieme al finale. Sistema già visto all'opera in tutti i loro romanzi da me letti (Q e 54 innanzitutto), ormai collaudato come un orologio atomico.

C'è molto dello stile già visto altrove: l'alternanza (formidabile) fra registri contrapposti, linguaggi dialettali e popolareschi che si incastrano perfettamente con riflessioni filosofiche o linguaggi colti, e poi la grandissima abilità nel far rivivere epoche storiche con dovizia di particolari e assoluta credibilità sia dei personaggi che delle scene.

A tutto questo, qui si aggiunge qualcosa di nuovo, ossia una certa tendenza verso il racconto di fantascienza, anche se sarebbe più corretto parlare di racconto e analisi del lato oscuro della scienza (il mesmerismo e il concetto di magnetismo animale, i primordi dell'ipnoterapia). Cosa che potrebbe far alzare più di un sopracciglio, ma che in realtà viene inserita all'interno della trama in maniera graduale e perfino credibile (un altro mezzo capolavoro).

La trama è aggrovigliata, come nella tradizione wuminghiana. Siamo nella Parigi della Rivoluzione, il romanzo inizia proprio il giorno della decapitazione di Luigi XVI, e da subito cominciano a accavallarsi 4 storie, apparentemente del tutto estranee fra loro: quella dell'attore fallito Leo Modonnet (che, all'anagrafe, sarebbe Leonida Modonnesi, bolognese come i Wu Ming, che il richiamo all'amata via Emilia c'è sempre); quella della cittadina Marie Noziere, sarta, pasionaria giacobina e femminista inconsapevole ante litteram; quella del disilluso dottor Orphee D'Amblanc, già allievo di Franz Anton Mesmer e ultimo dei magnetisti; quella del misterioso August Laplace, nom de plume dietro al quale si nasconde l'identità di un cinico e spregiudicato nobilardo, monarchico e reazionario.

Tutti e quattro, con ruoli assai diversi, si ritrovano a cavalcare l'onda della grande Storia, quella generata dal terremoto della Rivoluzione: più che un'onda, un maremoto, che arriva in tutta Europa. I poveracci che hanno arrestato (e ghigliottinato) il re, e gli altri re che temono di andare incontro alla stessa fine; i poveracci che poi, come sempre, finiscono per essere investiti dalla stessa onda che hanno generato, incapaci di governarla e di frenare le ambizioni e i fanatismi degli uomini nuovi che hanno messo al comando.

Il romanzo è, come al solito, scritto benissimo: godibilissima l'alternanza fra linguaggio colto e vernacolo; mai banali le riflessioni, anche se in un quadro dichiaratamente di parte (dopotutto, mi pare di condividere in toto la visione marxista della Rivoluzione come lotta e reazione di classe, anche se non ancora filosoficamente inquadrata, nè del tutto compresa dai contemporanei, credo). I Wu Ming riescono insomma a sfornare l'ennesimo grande romanzo storico, continuando a rivitalizzare un genere che era diventato sempre più accademico e piatto, con uno stile talmente peculiare da meritare un aggettivo ad hoc. Storia peraltro sempre presente, con inserto nel racconto di reali documenti storici, che fanno apparire ancora più realistico il romanzo, e con a chiusura un'appendice, messa giù come le note bibliografiche di un serissimo saggio storico, dove in realtà si racconta di come finisce la storia dei protagonisti e dei comprimari del romanzo e dove si scopre che tutti quanti sono stati ispirati da personaggi realmente vissuti. Fantasmagorico.

Sbalordisce peraltro la capacità degli autori di muoversi con totale sicurezza all'interno di epoche storiche e di aree culturali profondamente differenti: la Germania e la Venezia rinascimentali di Q e Altai, l'Italia del dopoguerra di 54 e la Francia della Rivoluzione qui.

Mi sa che adesso mi tocca Manituana.
Profile Image for Gauss74.
465 reviews93 followers
August 22, 2017
Dopo una stagione di oggetti letterari non identificati (dagli esiti abbastanza incerti, devo dire), i cinque compards con questo "L'armata dei sonnambuli" ritornano al loro punto di forza, il romanzo storico-fantastico.
Gli anni epici ma sanguinosi della rivoluzione francese, del Terrore e del Direttorio, sono testimoni del mostrarsi alla storia di una umanità fino ad allora oppressa e tacitata dalla miseria e dalla paura religiosa: il suo venire alla luce consegna al mondo (a prezzo di molto sangue) una nuova ricchezza.
Per le strade di Parigi che fanno da palcoscenico a questa nuova, immensa tragedia umana si muovono tante piccole rivoluzioni quante sono le persone, ma anche, nascoste nelle tenebre della sconfitta, le forze della restaurazione che non si rassegnano al dover accettare che ogni uomo nasce uguale: utilizzando i risultati di una misteriosa scienza insana che era andata sviluppandosi negli ultimi anni dell'illuminismo, il Cavaliere d'Ivers ha trovato il modo di ridurre con l'ipnosi la plebaglia a quello che è il suo ruolo ideale secondo l'aristocrazia di sempre; un esercito di automi pronto a morire per il suo padrone.
Toccherà ancora una volta ad i giacobini della prima ora il compito di affrontare questo nuovo terribile nemico, oltre alle forze della reazione che con l'avvento del direttorio stanno schiacciando il mondo della rivoluzione.
Il libro è consistente, mai pesante, estremamente ben documentato e tale da lasciare un grande valore aggiunto quando si gira l'ultima pagina, ma forse stavolta l'impresa per il collettivo Wu Ming era al di sopra delle proprie forze. Perchè gettare la luce sulla rivoluzione giacobina per un intellettuale marxista significa guardare alò principio delle proprie radici e cercare di spiegarsi il motivo per cui un sogno al quale non si è mai rinunciato del tutto si è ben presto trasformato in un incubo.
Nel tentativo di dare una risposta a questa angosciosa domanda i cinque compards consegnano ai lettori un'indimenticabile affresco di uno dei punti cardine della storia della nostra civiltà, ma dall'altra parte si dimenticano che stanno anche raccontando una storia. La quale storia si snoda con fatica durante la grande maggioranza del libro per poi giungere alla conclusione, in modo fin troppo fluido (direi quasi affrettato) una volta che il collettivo si è sentito sicuro di aver raccontato tutto quello che veramente gli interessava raccontare.
Carissimi WM, io non so se riuscirete mai ad accettare il fatto che Rousseau e Saint Just, quando hanno fatto precipitare Dio dal cielo lasciandolo vuoto, abbiano riposto troppa fiducia nella capacità degli uomini (del popolo in particolare) di riempirlo. Di certo è un peccato che lo sforzo di confrontarsi con questo fallimento che continua a ripetersi ancora oggi, diventi un freno per il vostro immenso talento di cantastorie. Tre stelle.
Profile Image for Ubik 2.0.
1,073 reviews294 followers
January 22, 2015
‘evolution

Ho esitato oltre il lecito, rispetto a tutti gli altri romanzi dei Wu Ming di cui sono appassionato sostenitore, per arrivare ad attribuire un giudizio almeno a 4 stelle anche per L’armata dei sonnambuli.

Questa iniziale riluttanza dipende soprattutto dall’ambientazione di gran parte del romanzo sullo sfondo degli eventi maggiori della Parigi Rivoluzionaria: mi è venuto così a mancare uno dei pungoli più stimolanti alla lettura del libro, perché il rinomato talento degli autori nella ricostruzione storica qui si spende su temi, avvenimenti, personaggi che non solo ben si conoscono per proprio conto, ma che si presentano estremamente sfruttati e abusati anche nel campo della fiction.

Si è letto troppo sulla decapitazione di Luigi XVI, l’assassinio di Marat, l’ambiguità della politica dei girondini, la parabola del destino politico e umano di Robespierre e Saint Just, la repressione termidoriana per provare quell’estrema curiosità e voglia di approfondire che avevano suscitato la guerra dei trent’anni di Q, i pellerossa Mohawk di Manituana, la Costantinopoli all’epoca dell’impero ottomano di Altai.

Fortunatamente, a fare da contrappeso a questa sensazione di (parziale) insoddisfazione e poi a far pendere decisamente l’ago della bilancia a favore di “L’armata”, ci sono eccellenti capitoli in cui si ritrova lo spirito migliore degli autori: gli episodi ambientati nella tenebrosa terra di Alvernia, ad esempio, location mirabilmente suggestiva, la stessa Parigi allorché nell’ultima parte sono stati spazzati via tutti i principali e ingombranti protagonisti storici, il sottile e intrigante rapporto fra la mesmerizzazione e i suoi adepti e l’uso di tale tecnica a fine reazionario con la intrigante presenza dei muschiatini (“moscardini” nella realtà storica), sorta di zombies semi-immortali che il potere della restaurazione cerca di volgere a proprio vantaggio.

Ed anche il lungo epilogo con le note sui principali personaggi del romanzo, dove esplode il certosino e ormai leggendario lavoro di ricostruzione documentale perseguito dai Wu Ming, è interessante di per sé ma presenta l’ulteriore pregio di rimescolare ancora una volta le carte fra la finzione e la realtà storica lasciando più oscurità che certezze, in tipico stile wuminghiano.

Tutti questi elementi riportano “L’armata dei sonnambuli”, dopo un’iniziale (mia) titubanza nell’ambito dell’opera compiuta, stimolante e anche vagamente sfuggente grazie a quell’approccio che qualcuno ha definito “surrealismo storico” che ci aiuta, in quest’epoca di false e sbandierate certezze, a prendere la giusta distanza critica dagli avvenimenti e dalle interpretazioni di parte, anche quando è la nostra parte.
Profile Image for SurferRosa.
110 reviews33 followers
May 9, 2016
Come fai a scrivere un romanzo avvincente e dotato di originalità su un periodo storico arcinoto, nonché già arciusato da letteratura, cinema, televisione ecc., come la Rivoluzione Francese? Eccovi servito "L'armata dei sonnambuli", firmato dal collettivo di scrittori bolognese Wu Ming. Me li vedo, i quattro (sono quattro oggi i Wu Ming?), che consultano vecchi tomi ingialliti dal tempo (me li vedo nella nella biblioteca dell'Archiginnasio), che si documentano in modo certosino per una corretta ricostruzione storica e per scovare da cronache e documenti un pugno di nomi, un manipolo di attori di secondo piano che facciano scattare la scintilla, per portarli alla ribalta inventandogli ad hoc una storia che si intrecci verosimilmente con quella che ci hanno fatto leggere gli storici, andando ad infilarsi negli spazi che sono rimasti liberi. E tutto torna e si incastra a meraviglia in questo ottimo romanzo, dalle scene di massa dei moti parigini, passando per gli assalti ai magazzini degli accaparratori monopolatori, per le ambiguità e le contraddizioni della Convenzione repubblicana, per le trame ordite dai controrivoluzionari, per le bellissime pagine che narrano della spedizione del dottor D'Amblanc nelle terre selvagge d'Alvernia, in un intreccio in cui gli attori principali, seguendo percorsi tortuosi, giungono alfine alle proprie personali catarsi e redenzioni. Torna anche, senza alcuna debolezza, la sezione più visionaria e fantastica, la trama mesmerica del sonnambulismo, il magnetismo animale come la Forza, incluso il suo lato oscuro.
Un grande pregio del libro è il suo non essere didascalico: partendo in un contesto e periodo storici così ben definiti, con personaggi oculatamente scelti per rappresentare le varie fazioni/idee/classi sociali in lizza, non era affatto facile. Infatti il libro è per forza didascalico, ma ciò è mascherato alla perfezione e del tutto annullato, non si nota, non c'è.
La scrittura è tutta azione e d'altra parte fin troppo piana, quasi "wu ming" (che se non ricordo male in cinese significa "anonimo"), probabilmente è una scelta programmatica per la realizzazione di un prodotto letterario che ha lo scopo di fornire un intrattenimento intelligente e ben leggibile, che così corre però il rischio di passare dall'essere piana all'essere piatta, ed ecco che giungono provvidenziali gli inserti in dialetto bolognese di Léo/Leonida o i capitoli raccontati in "slang" dai garzi del foborgo a ridarti un po' d'ossigeno e a non rendere mai monotono il fluire del racconto.
Sarebbero quattro stelle ma, av la dâg me adès, ne schiaffo giù cinque, ho letto diversi libri dei Wu Ming, collettivi e anche singoli, incluso quel "Q" firmato Luther Blisset non appena uscì, alcuni mi sono piaciuti molto, altri molto meno - per dire che non sono un fan scatenato - e questo potrebbe essere il migliore che ho letto. Cinque, acsè!
Profile Image for Gaetano Laureanti.
491 reviews75 followers
November 13, 2022
Opera (quasi) teatrale in cinque atti ed una magnifica Ouverture, questo libro del collettivo Wu Ming, pubblicato nel 2014, mi ha tenuto piacevolmente compagnia per alcune settimane, facendomi immergere nel periodo storico immediatamente successivo alla Rivoluzione francese.

Sopra una accurata ambientazione storica si dipanano le trame delle storie dei vari protagonisti, personaggi che mi hanno favorevolmente colpito per la loro realistica caratterizzazione “tridimensionale”. Tra tutti ricordo Marie Nozière, con il suo indomito spirito ribelle ed un passato misteriosamente triste, Leo Modonnét, grande ammiratore di Goldoni, attore italiano squattrinato, con un inconsueto ruolo di vendicatore notturno mascherato ed Orphée D’Amblanc, medico con un trascorso in Nord America che gli aveva lasciato in corpo le ferite inflitte dagli indiani, goffamente innamorato di una paziente ed affascinato dalle teorie mesmeriste.

E le storie diventano sempre più avvincenti, in un crescendo di avvenimenti che, dopo un inizio ed alcune parti non sempre entusiasmanti, mi ha coinvolto sempre più fino all’intrigante finale.

Una lettura ricca di temi e spunti, alcuni al limite dell’arcano, con intrighi, lotte, ribellioni e passioni; comunque sempre convincenti e (almeno in apparenza) basati su solide basi storiche.

La Resistenza contro il Potere, la Libertà contro l’Oppressione e… il pane contro la fame. Non vale solo per la Rivoluzione francese, secondo me!

D’altronde

… la libertà  non è che un vano fantasma quando una classe d’uomini può affamare l’altra impunemente.

Consigliatissimo.
Profile Image for Niki Costantini.
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March 18, 2015
Un romanzo storico poderoso e rigoroso (ma non è Q), un fouilletton, un romanzo di avventura, un racconto pluridimensionale, un meta-romanzo. Dovessi darne un rappresentazione visiva, la prima immagine che mi salta in mente è quella delle scale di Escher, ma, al di la del periodo storico trattato, mi ha ricordato anche Eco e Calvino. Una lettura che mi ha appassionato e divertito e che, una volta terminata, mi è mancata parecchio. E ancora una volta i Wu Ming si sono dimostrati efficacissimi nel raccontare una storia per comunicare molto di più.
Profile Image for Sergio Frosini.
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April 27, 2015


Adunchi come becchi di rapaci, / arrossati dal gelo del mattino





(incipit in due endecasillabi perfetti, chissà se è voluto)





Sui Wu Ming il mio giudizio è sempre a due facce, da un lato mi piace come scrivono, con un bel ritmo narativo e con ottime trovate; dall’altro c’è poco da fare, sotto sotto e fra le righe si avverte l’aroma di quello che a Genova si definisce presumìn, non un’annacquata albagia alla Baricco, ma la presenza di un non troppo latente piedistallo, ecco quella magari sì.

Poco importa, se ne è letti e apprezzati di ben peggiori. Che in effetti, ci si accorge che questo libro deve aver avuto una gestazione assai lunga con una buona fase di ricerca delle fonti… che anche se i Wu Ming son quattro, è pur sempre un lavoro encomiabile.

Indifferente; è comunque un bel fogliettone storico, con qualche pretesa magari, ma ottimamente contaminato dai fumetti supereoristici e dal ragù alla bolognese. Dove le grandi figure del Terrore, da Robespierre alla Corday passando per il subito decollato Luigi XVI, sono poco più che cammei aventi il solo scopo di completare correttamente l’arredamento. Come pure gli (ampi) estratti di documenti d’epoca (toh, di nuovo l’odore di presumìn) ad ogni cambio di scena; sì, perché un’altro fil rouge di tutto il romanzo è il teatro: è un attore il bolognese “emigrato” Léo che finirà per indossare i panni dell’ammazzaincredibili Scaramouche (in giro fra le recensioni c’è che lo accomuna a V per Vendetta, chi all’Uomo ragno… io sarò fissato, ma continuo a vederlo -e non son solo- come Batman, il mio preferito Cavaliere oscuro…), teatrale è la suddivisione della storia in Atti e Scene -rapidi e ben alternati- anziché in capitoli.





– Dov’è finito Léo? D’Amblanc scrutò dalla parte opposta, dove uno sparuto lampione resisteva alle tenebre e illuminava la bufera di stracci ghiacciati. – Sono convinto che se l’è cavata.





(poche balle, questo è Batman che -non- saluta il commissario Gordon…)





La storia è incentrata grosso modo negli anni della Rivoluzione “tradita” dopo il Grande Terrore dell’Incorruttibile Maximilien, per l’esattezza nei due anni successivi al rotolamento della testa del cittadino Luigi Capeto (due anni esatti, a dire il vero…)

Si narrano le vicende parallele di tre “eroi”, che in alcuni commenti al romanzo trovati in rete e nel sito degli autori vengono associati ai tre mot clé giacobini: Scaramouche (liberté), ex attore italiano che nella confusa Parigi di quegli anni “prende armi contro un mare di guai” e combatte nella notte i controrivoluzionari assoldati più o meno segretamente dagli aristo; Marie Nozière (égalité), sarta del quartiere di Sant’Antonio, il “foborgo più rivoluzionario di Parigi” -sul lessico ci torno- che dopo varie peripezie con l’amato-odiato figlio Bastien, frutto di uno stupro aristocratico, fra amazzoni in calzoni e abissi di etilismo finirà col mutarsi pure lei in eroina in incognito (e che eroina, che personaggio e che citazione “pop”! La sua sola presenza nel libro concede l’indulgenza plenaria agli autori per il peccato di presunzione citato all’inizio); e il dottor D’Amblanc (fraternité) di origini borghesi a differenza dei primi due popolani, mesmerista o come diremmo oggi ipnotista, dotato forse di qualche eccesso di buoni propositi e di fiducia nel genere umano, o almeno in una parte di esso. E le cui avventure in Alvernia sembrano gli episodi di un serial fantahorror dei giorni nostri, fra X-Files e Supernatural.

E naturalmente non può mancare il grand vilain, per il quale alla fine tutte le sottotrame confluiranno, un malvagio con tutti i crismi, che dopo un ben poco brillante tentativo di salvare Luigi XVI, userà il mesmerismo per combattere i sanculotti (solo per questo?) con la sua armata di… verrebbe da dire zombie più che sonnambuli. Le citazioni, strizzate d’occhio, cammei o similtali sono innumeri, oltre alle varie immagini supereoristiche già citate (la Gioventù dorata, un “Viva l’A…” che rimanda a Trieste di ieri e di oggi, anche un pensiero a Domenico Modugno all’inizio del primo atto, e via così)

Per tacere del convitato di pietra dietro a tutto questo, il riconoscere purtroppo i paralleli fra la Rivoluzione Francese con i suoi fallimenti e le ‘rivoluzioni’ successive, tradite per la “troppa bontà” dei rivoluzionari o per certi pelosi e forse ancor più pericolosi e infidi richiami alla “moderazione”: è appena passato un 25 aprile quasi in sordina, e non posso non pensare a come si stia cercando di rivalutare l’indifendibile, e purtroppo non da oggi (si parva licet, trovo che anche i renziani che impestano il paese sono uno dei tanti avatar dei reazionari muschiatini del romanzo; mentre i grillini perosnalmente li vedo meglio nella parte dei sonnambuli); oppure, lasciando la voce alla mia parte più oltranzista, riflettere sull’amnistia voluta illo tempore da Togliatti e avere un inconfessabile brivido oscuro mentre leggo





Prima era comunque un bello smazzo, si faceva la fame e tutto, ma i giochi erano aperti, mentre dopo... Dopo è andata ben peggio, e peggio ancora. Indiragionperculo, preparati ché arriva la storia del Grande Smerdo, quello che noi non si poteva più dire niente, perché niente era più in nome nostro, anzi, era proprio in nome di qualchedunaltro, cioè di quelli che non eravamo riusciti ad accorciare. Ci si incazza ancora, a pensarci oggi... Comeché la vuoi mettere e comeché l’abbiano messa e la metteranno, alla fine la verità è una e una sola: ne avevamo tagliate troppo poche.





Ma veniamo al lessico. Che non è male l’idea di far parlare il tedesco Mesmer come i tedeschi delle barzellette o dei telefilm USA, sia pure ad un livello più “alto” (kranko per malattia non è male); o il Goldoni in mezzo veneto; o leggere Scaramouche sfogarsi nel suo bolognese. Anche il popolano dei popolani non sarebbe male, e per un ateo mangiapreti come me leggere le ormai edulcorate bestemmie francesi ‘translitterate’ in italiano è un piacere perverso (negoddio, sangueddio, il parisien-petroniano boiaddio, sono ormai entrate nel mio intercalare comune… mi sfugge ancora l’origine di un poco chiaro svitoddio citato credo una sola volta, ma continuerò le ricerche).

Ma hélas, altre italianizzazioni (bruttino come termine, eh?) mi fanno scarunfî, come si dice ici à Gênes. Perché sarà che ho un certo penchant per la lingua francese, ma se pure posso sopportare la parola foborgo al posto di faubourg e le versioni italiane di San Michele, San Martino, Sant’Antonio (faccio finta di ignorare Sant’Onorio che spero inutilmente non sia Saint-Honoré); davanti alle Tegolerie e soprattutto al palazzo Egualità, lo giuro, devo controllare l’ira. Problema mio, senza dubbio. Ma non si può immaginare quanto mi abbia alterato durante la lettura, mortoddio!

(Un respiro per calmarmi) Comunque, lettura più che consigliata. Maxime ora che i Wu Ming hanno rilasciato, come loro solito, l’ebook gratuito sul sito http://www.wumingfoundation.com/giap/...

Profile Image for Roberta.
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September 30, 2014
Dopo la brutta esperienza di Manituana (che ho addirittura abbandonato) mi sono a sorpresa innamorata de L'armata dei sonnambuli che avevo acquistato a causa dell'ampia sponsorizzazione, soprattutto da amore e squallore (http://conamoreesquallore.blogspot.it...).

Avevo preso molti appunti e sottolineato molti passi, però poi la pigrizia ha avuto la meglio su di me e non credo di essere in grado di scrivere una recensione decente. Però ci provo.

L'armata dei sonnambuli, come ormai sanno pure i sassi, parla della rivoluzione francese. Ne parla in modo corale, affidando i vari capitoli ai più disparati personaggi, incluso un mesmerista, un controrivoluzionario, un attore, una rivoluzionaria, la voce collettiva del popolino, e chi più ne ha più ne metta.

Si tratta certamente di una riflessione sul potere, ma a me ha colpito in particolare l'utilizzo del concetto di maschera, di recitazione, di mistificazione, di travestimento, di fraintendimenti. Insomma, il mondo è teatro. Infatti abbiamo un attore, italiano tra l'altro, che viene segnalato come facinoroso e in realtà è solo un entusiasta, ma questa segnalazione e le difficoltà che ne derivano lo portano a diventare una specie di supereroe, un rivoluzionario mascherato castigatore e un po' scalcinato. Ci sono donne vestite da uomini (le amazzoni rivoluzionarie) e uomini travestiti da donne (che cercano di scappare). C'è un controrivoluzionario che per sfuggire alla giustizia si rifugia in un manicomio e si traveste da pazzo, e nello stesso manicomio i pazzi mettono in scena ogni giorno la loro particolare versione della Francia rivoluzionaria, una sfacciata parodia che si rivela più utile del vero per comprendere la realtà.

Insomma L'armata dei sonnambuli è un romanzo intelligente e riflessivo travestito però da feuilleton avventuroso e rocambolesco, per cui non vi annoierete di certo! Tanto di cappello ai Wu Ming!
Profile Image for Antonella Imperiali.
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March 25, 2018
"Le rivoluzioni passano, restano gli uomini, che portano sulle spalle l'avvenire."

Ho simpatizzato per Léo, per il suo saper improvvisare, il suo sapersi adattare e per i principi di giustizia che più o meno legalmente porta avanti con coraggio (ah, eroe carissimo, Scaramouche!!!); per Marie, per la sua determinazione, il suo coraggio e le sue speranze, spesso disilluse; ho adorato D'Amblanc per la sua sensibilità, il suo senso di giustizia, la sua arguzia e i suoi dolori; ho avuto pena per Chauvelin, una banderuola, o meglio, un vaso di coccio che ho sperato sempre si rompesse; ho detestato Hébert per il suo viscidume e la sua cattiveria, così come il cavaliere d'Yvers, megalomane pazzo accompagnato dal quel suo burattino sfigurato qual è La Corneille, o da quell'altro poveraccio di Malaprez; ho provato pena per il Delfino, ma soprattutto per il piccolo adorabile Jean, perché i bambini non c'entrano mai nulla e non debbono pagare per le colpe e/o la stupidità degli adulti.
Non ho sopportato la traduzione in italiano di luoghi emblema di Parigi (svilente, a mio avviso; li sminuisce rendendoli quasi irriconoscibili), e il vernacolo, divertente e originale all'inizio, ma piuttosto irritante nel proseguire la lettura, seppure sia vero che tanto si avvicina al gergo popolano, lingua volutamente ignorante.

Un libro che alla fine mi ha detto poco per contenuti e dato poco in fatto di emozioni e coinvolgimento, a parte simpatie e antipatie che inevitabilmente scaturiscono durante una lettura (ed è già molto!); e poi, sì, a volte c'è stata l'ombra di un sorriso strappato per qualche battuta disseminata qua e là.

Sicuramente le ultime "Scene" dell'«Atto Quarto» sono le più movimentate e per questo interessanti.

E per fortuna...

Parere? Ok, sufficiente. 3 stelle.

📖 GdXL 1/2018
Profile Image for Veronica.
71 reviews14 followers
May 26, 2014
Quando ho iniziato l'AdS avevo ancora la milza, l'ho finito in ospedale, un po' acciaccata ma determinata e finalmente senza quell'ansia che da un mese mi metteva in seria difficoltà. Ne scrivo dopo i risultati delle elezioni europee, non so bene perché. Siamo circondati da sonnambuli a tutti i livelli, da quelli che "voto PD" "ma non è per niente sinistra" "eh lo so, però..." e da molti altri, di tutti i generi. Vorrei essere una Marie Noziere e invece mi trovo smarrita. Sono però certa che l'AdS sia perfettamente contemporaneo nel raccontare magistralmente un tempo che dovrebbe essere lontano ma che è iscritto nel nostro destino. L'affetto che provo per Q non potrà mai essere scalfito, credo, e avevo timore di restare delusa, troppe aspettative, e invece sono state ripagate in maniera eccezionale. La Rivoluzione va letta e pensata, i Wu Ming hanno fatto la loro parte, la più difficile tocca a noi però, noi tutt* dobbiamo farla...
Profile Image for Lilirose.
581 reviews77 followers
August 26, 2018
E' un romanzo particolare, di quelli che non si dimenticano facilmente.
Ambientato nel periodo forse più tormentato e meno conosciuto della rivoluzione francese, quello che va dalla decapitazione di Luigi XVI alla Convenzione termidoriana, unisce una ricostruzione storica accuratissima ad una trama intricata ed avventurosa. I personaggi che incontreremo sono tanti, ma ciascuno tratteggiato in maniera talmente convincente che alla fine del libro ci sembrerà di conoscerli sul serio. Per non parlare dell'ambientazione: in ogni pagina si respira l'atmosfera appassionata e caotica di quegli anni. All'immersività contribuisce anche lo stile, un originalissimo pastiche linguistico fatto di neologismi, dialettismi ed italianizzazioni, che paradossalmente rendono la prosa più autentica e vicina a noi.
Cura dei dettagli, grande atmosfera ed introspezione psicologica: il romanzo perfetto? No, perchè questi elementi portano con loro un prezzo da pagare, ossia l'estrema verbosità. Quasi due terzi del romanzo sembrano svolgersi come un enorme prologo, le vicende si dipanano con lentezza esasperante e solo nell'ultima parte tutto converge per un finale rocambolesco.
E' come se i Wu Ming avessero voluto strafare, infarcendo il libro di personaggi, trame e sottotrame e perdendo di vista la storia principale: non nego che la noia è stata mia compagna in ben più di un'occasione.
Nonostante questo è un buon romanzo, sicuramente consigliato agli appassionati di storia.
Profile Image for Ilariareads.
47 reviews41 followers
October 18, 2020
Il libro è ambientato durante il periodo della Rivoluzione Francese, a partire dalla decapitazione di Luigi XVI nel 1793 ai giorni del Terrore, aprendo così una riflessione sui meccanismi storico, politici e sociali di quel periodo.

La narrazione, articolata come se fosse un’opera teatrale, dà voce ai personaggi principali, creando così un libro con stili, registri diversi e strutture lessicali precise e adatte. Il lettore segue le vicende dei quattro protagonisti in aggiunta al Popolo, vi sono: Lèo Moddonét, un attore italiano, Orphée d’Amblanc, un medico smemerista, LaPlace, esperto di sonnambulismo e Marie Nozière, una sarta che prende parte alla marcia delle donne su Versailles. Tutti e quattro danno vita a scene vivaci e dinamiche, popolate da maschere differenti.

L’ho apprezzato soprattutto per la loro capacità di riportare accuratamente vicende ed informazioni relative a questo periodo storico e per il suo essere un romanzo storico incalzante e polifonico. Avrei solo preferito seguire di più la storia e le vicende del medico smemerista poiché è quella che più mi ha suscitato interesse!
È un libro in cui la Storia si intreccia e si lega alla fantasia, ne rimarrete ammaliati tra intrighi, avventure e accadimenti spiazzanti.
Profile Image for uk.
222 reviews34 followers
October 12, 2024
Revolutionswirren der Urheberschaft

Bei Wu Ming handelt es sich um ein italienisches Autorenkollektiv, das 2014 den Roman "Die Armee der Schlafwandler" publizierte und aus vier Autoren besteht.

Das ist eine Schutzbehauptung.

Koautoren sind unter vielen anderen nämlich die folgenden – und der Dank geht an:

Umberto Eco für die Lust am Fabulieren;
E. T. A. Hoffmann für das Abseitige der Pariser Nacht;
Oskar Maria Graf für das Lebenspralle;
Carlo Goldoni für die Komödie;
Alexandre Dumas für die Spannung;
Karl Marx für die Theorie;
Antonio Gramsci für die Analyse;
Franz Mesmer für das Fluidum;
Voltaire für die Parodie;
Olympe de Gouges für den Widerstand;
Jan Fleischhauer für das Reaktionäre;
Peter Sloterdijk für den Zauberbaum der Salpêtrière;
Rosa & Karl für den Mut;
Scaramouche für alles.

"Auf geht’s, Kinder des Wortes!
Der Tag des Feierns, er ist da.

Zu den Regalen, Bürger [und *innen]!
Schärft euren Blick,
Lesen wir, lesen wir!"
Profile Image for Cristina - Athenae Noctua.
416 reviews51 followers
March 7, 2016
Con questo poderoso romanzo Wu Ming ci regala un'appassionante epopea della rivoluzione e la possibilità di osservarne i rivolgimenti dal basso, calandoci al livello dei personaggi, protagonisti originali o masse caotiche che siano, ma allo stesso tempo con una grande attenzione all'aspetto documentario, per rendere giustizia al quale il collettivo propone resoconti e indicazioni sulle fonti utilizzate. Il lettore ne esce pieno di fascinazione ed entusiasmo, ma anche con una più profonda consapevolezza delle sfaccettature del fenomeno rivoluzionario, di cui conosce i protagonisti, i capi, gli oppositori e, di tutti questi, le ragioni e gli interessi.
http://athenaenoctua2013.blogspot.it/...
Profile Image for Raffaello.
197 reviews73 followers
July 28, 2016
I wu ming non lasciano mai indifferenti e la Rivoluzione Francese vista con i loro occhi (ma con un rigore storico inappellabile) non delude affatto. Peccato per il ritmo molto lento delle prime 400 pagine, ma se si ha un po' di pazienza, si viene ripagati dalle 300 pagine finali. Semplicemente fantastiche. Non è Q, ma L'armata dei sonnambuli è senza dubbio tra i libri migliori di questo gruppo di scrittori.
Profile Image for Rafael.
81 reviews3 followers
June 6, 2018
"Gli scappò un ghigno d'incredulità.
I fantasmi si erano dati convegno, senza dubbio. E non per celebrarlo."
Profile Image for Alberto.
Author 7 books169 followers
September 25, 2020
Las novelas del colectivo anónimo Wu Ming rescatan del pasado las historias de los desposeídos y olvidados de la historia, en este caso a las mujeres que lucharon, sufrieron y murieron durante la Revolución Francesa junto con un plantel de otros olvidados del pasado. Una iniciativa encomiable. Sin embargo la cantidad de personajes, lo fragmentario de la narración y los espacios temporales en blanco dificultan el interés y la preocupación del lector, al menos en mi caso, por los personajes, núcleo de la obra.
Profile Image for Tintinnabula.
104 reviews26 followers
January 25, 2018
Scaramouche siamo noi.

Concludo questo volumone il 21 gennaio, o meglio il 2 piovoso, quando anche la storia raccontata al suo interno si conclude.

Gli autori sanno il fatto loro per quanto riguarda i romanzi storici (vedi Q), ma questa volta ho fatto fatica, e avevo il fiatone a correre da Sant’Antonio al Tempio, e su e giù per l’Alvernia, dentro Bicetre, sotto il Pontenuovo... Si tirano delle fila lunghissime, che trovano un senso solo nelle ultime 50 pagine.

La fine un po’ troppo “Gomblottara” me lo ha reso vagamente indigesto.
Profile Image for Lorenzo.
21 reviews
September 2, 2014
21 gennaio 1793. La ghigliottina esige il suo tributo di sangue: cade la testa di Luigi XVII. Eliminato l'ingombrante primo attore, il palcoscenico della rivoluzione reclama nuovi protagonisti. Il collettivo Wu Ming scaraventa brutalmente il lettore nella temperie che fa seguito a questa prima decapitazione, concentrandosi sul convulso biennio 1793/1795. Abbattuta la monarchia occorre edificare la Repubblica.

L'attenzione viene rivolta alle classi popolari, cui appartengono i personaggi principali: Leonida Modonesi, scapestrato attore italiano e vendicatore rivoluzionario; Marie Noziére, ragazza madre che aspira all'emancipazione femminile; il medico e investigatore Orphée d'Amblanc.
Robespierre, D'Anton e gli altri grandi nomi della rivoluzione rimangono sullo sfondo, mentre le loro teste cadono una dopo l'altra. Conta solo il popolo, che per la prima volta nella storia assurge al ruolo di protagonista. Ecco allora che il tema del pane e del relativo prezzo torna incessantemente nel romanzo, ché non ci può essere affrancamento dai padroni se si vive nella miseria e con la pancia vuota.
Un popolo, quantomeno quello parigino, che non è più massa informe ma somma di individualità. Leonida ,a dispetto del nome altisonante, è un ben misero paladino nei panni di Scaramouche. Solo l'alleanza dei tre protagonisti saprà contrapporsi con efficacia ai burattini dell'armata dei sonnambuli e alle loro coscienze assopite, livellate. Non c'è più spazio nella storia per l'eroe solitario, aristocratico.


Romanzo poliedrico, questo ultimo lavoro dei Wu Ming racchiude in sé romanzo storico, giallo e persino horror. Solleva questioni fondamentali, prima fra tutte quella della rappresentanza : rappresentare il popolo significa solo agire per suo conto o anche metterlo in scena dandogli direttamente la parola? Più che un libro è una miniera di argomenti, spunti di riflessione e approfondimento. In questo sta il suo merito principale.

Forse chi cerca una versione di "Q" con le parrucche e la ghigliottina rimarrà deluso, in quanto l' "Armata dei sonnambuli" ne porta gli stilemi all'estremo sino ad approdare a qualcosa di altro. Come chiarito dagli stessi autori nel loro sito, questo è il loro -in verità spero solo temporaneo- addio alle forme di narrativa convenzionale incarnata dal romanzo. Se la direzione è quella di "Timira" o "point Lenana" non si può che attendere.


Un gran libro, pa'ola mia.
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