Chiunque abbia a che fare con la parola scritta sta attraversando una vera e propria mutazione genetica: la rivoluzione digitale ha scompaginato i palinsesti, sconfessato il marketing tradizionale e travolto i vecchi paradigmi dell’informazione, della pubblicità, della narrazione politica e d’impresa.
È come se il nostro scrivere avesse perso la capacità di fissarsi, e una volta in rete le nostre parole smarrissero i propri riferimenti, volassero via, ormai prive di contesto, e si trasformassero in altro. Scrivere bene sembra non bastare più; oggi è fondamentale cambiare l’atteggiamento progettuale, e la grammatica dei social network può insegnarci una nuova sintassi. Con “Scripta volant” Paolo Iabichino ha creato un nuovo abbecedario della comunicazione, per imparare a scrivere una pubblicità migliore per tutti, a prescindere dai media che la ospitano.
Interessante per gli addetti del mestiere ma anche per i curiosi. Un piccolo viaggio in ordine alfabetico su alcuni temi del mondo della comunicazione. Un mondo che purtroppo si evolve così velocemente da rendere già un po' obsoleti alcuni contenuti (vedi tutti i riferimenti a Snapchat).
I creativi non possono più essere quelli di un tempo. Il mercato è completamente mutato; gli steccati tra i vari mezzi tecnici per convincere la gente a comprare sono stati buttati a terra non tanto da Internet intesa come nuovo medium, quanto da una commistione di generi e stili dove ogni tanto qualcuno se ne esce con un successo che tutti gli altri cercano di copiare, senza pensare che occorre sempre qualcosa di nuovo, e che questa è una delle poche cose che non sono cambiate. Paolo Iabichino racconta in questo libro, partendo da ventun termini - uno per lettera dell'alfabeto - come è cambiato il mondo pubblicitario intorno a lui. Non aspettatevi un testo tecnico: ci sono esempi di campagne pubblicitarie, sensazioni varie e soprattutto l'idea che non basta parlare di "social" ma bisogna pensare in maniera completamente diversa, anche se non bidirezionale come in tanti pensano.
Sono attirato dai saggi sul linguaggio pubblicitario. Oh no, non perché ambisca a (ri)entrare nel mondo del marketing. Piuttosto sono alla spasmodica ricerca di strumenti che mi permettano la difesa dall’attacco incessante, invadente e distruggente della pubblicità, nel senso che penso che se riesco a capire quello che c’è dietro alle campagne pubblicitarie, riesco anche a rendermi ad esse impermeabile, anti-fragile. Qualcuno più grande di me ha detto che noi siamo tempo. Ora la pubblicità ci prende il tempo in ogni momento della giornata, quando sfoglio il tablet e devo scrollare 200 inserzioni o aspettare che si chiuda la finestra di pop-up, sullo smartphone quanto devo tappare infinite X per chiudere i banner, quando ascolto la radio in auto, alla televisione, al cinema, nei negozi, nelle stazioni della metro, ovunque. Quindi capire il senso di questo bombardamento, capire cosa si vuole da me mi darà gli strumenti per difendermi. Il lavoro di Iabichino è esemplare perché è scritto da uno che fa la pubblicità e che ci crede. Il loro obiettivo è quello di essere presenti nel momento esatto in cui viene offerto uno spiraglio di attenzione. Ma non è solo questo. Loro sanno che non siamo più disarmati compratori compulsivi e allora si sono messi a rivestire le marche in modo da far coincidere il loro racconto con quello delle persone. In altre parole loro vogliono che noi, la nostra essenza, la nostra persona si identifichi con la marca, al punto che il nostro valore E’ quello delle marche che compriamo. Mi è capitato di vedere lo spot della nuova Ford Fiesta. Non viene detto niente sull’auto, si vedono solo due persone, uomo e donna, che vivono alcuni bei momenti, sullo sfondo dei quali appare l’auto in questione. Lo spot termina con: Vivi.Ogni.Attimo.Fiesta. Lo spot mi ha colpito perché stavo leggendo questo libro, ma certamente non ha indotto in me la possibilità di considerare la Ford Fiesta per un prossimo acquisto. Tuttavia contribuisce a consolidare questo mondo dove vale solo quello che compri. La pubblicità è destinata infatti a oggetti che devono diventare vere e proprie protesi identitarie e quindi perde il suo scopo primitivo di convincerti all’acquisto, ma serve per convincerti che se non acquisti non sei.
Ho letto questo libro perché avevo sentito, durante un intervento qualche anno fa, Paolo Iabichino. Il libro è un abbecedario: ogni capitolo è dedicato ad una parola e ogni parola viene spiegata attraverso il punto di vista dell’autore. Si cerca una nuova bussola per la comunicazione pubblicitaria e qualche spunto può essere preso ancora oggi...
Tuttavia, a causa della velocità con cui vengono introdotti nuovi strumenti, non si può negare che alcune informazioni siano superate. Una per tutti è il riferimento a snapchat e neanche un riferimento a TikTok che non era così diffuso al momento della pubblicazione di questo libro.
Insomma, sicuramente sarebbe stata una più utile lettura al momento della pubblicazione o nei mesi successivi.
21 parole chiave per altrettanti concetti che dovrebbero aiutarci a comprendere la comunicazione pubblicitaria. A me hanno solo fatto capire una volta in più il modo discutibile con cui i brand si appropriano di concetti come la sostenibilità per cercare di pulirsi la reputazione, consigliati da geniali pubblicitari. Tornando al libro, sicuramente il contenuto poteva andare bene per qualche articolo online, ma non per una pubblicazione, che risulta a distanza di poco tempo già datato (basti citare i riferimenti a Snapchat). La scelta in audiolibro di far leggere ogni capitolo a una persona diversa (sebbene sia scritto in prima persona) non è delle più felici.
Lettura consigliata a chi si interessa di scrittura e comunicazione, un abbecedario (#lingo) che racconta il mestiere di scrivere pubblicità nel non più così nuovo millennio.
Un abbecedario per tutti quelli che hanno bisogno di una spinta creativa non soltanto nel mondo della pubblicità, ma estendibile a tutte le professioni! Paolo Iabichino firma un altro libro speciale!