Sin da piccolo, Michele ha marciato lungo i giorni, i mesi e gli anni senza mai uno scarto, senza mai una ribellione. Unico, solido legame è quello con nonno Dino, ex partigiano, ora spento dall'Alzheimer. Ma un giorno, complice una lezione di judo saltata, Michele torna a casa prima del previsto e sorprende il padre, algido professore universitario, tra le braccia di una sua studentessa. Lo scossone emotivo lo sbalza fuori dai binari della sua educata regolarità, e lo sospinge verso Vera, una compagna di classe taciturna quanto spiazzante, che sembra l'unica in grado di capirlo. Quando i genitori, in un goffo tentativo di salvare il matrimonio, annunciano il trasferimento di loro tre in America, e quello conseguente di nonno Dino in casa di riposo, Michele alza la testa, e per la prima volta nella sua vita prende una decisione che scardina gli equilibri precari da cui è sempre stato condizionato. Accanto, si ritroverà proprio Vera, ma anche tutti i suoi segreti scuri.
Michele è un adolescente che adora il nonno, vecchio partigiano malato di Alzheimer. Un giorno torna a casa prima del solito e sorprende il padre a fare sesso con una studentessa. Ne rimane scosso, ma non trova la forza di reagire se non nel momento in cui i genitori, nel tentativo di salvare il matrimonio, decidono di trasferirsi negli Stati Uniti, lasciando il nonno in una casa di riposo. La sua rabbia esplode e riesce a trovare aiuto solo in Vera, sua compagna di classe. Si tratta, dunque, di un romanzo di formazione. Michele è costretto a crescere all’improvviso e si ribella alla vita pensata per lui dai suoi genitori e capisce che qualcosa deve cambiare, che non può essere più succube delle decisioni altrui, ma deve imparare a decidere per se. Michele, per la prima volta, si ribella,compiendo un gesto sicuramente forte, di rottura in modo da spezzare quei fragili equilibri, fatti di ipocrisia, a cui la sua famiglia è legata. Questa ribellione nasce non tanto dalla grande delusione procuratagli dal padre, a cui, si evince, non è mai stato particolarmente legato,quanto dallo scoprire che il nonno, a cui invece è legato da un amore profondo, sarà lasciato in una casa di riposo, quasi fosse un oggetto fastidioso di cui disfarsi. L’incontro con Vera, altra anima ferita, che nasconde un passato e un presente fatto di soprusi e violenza, l’aiuterà a dar forma alla sua ribellione, alla sua rabbia che è quasi un grido improvviso in faccia al mondo conformista e apparentemente per bene della sua famiglia. L’autrice affronta temi difficili con maestria. Affronta la problematica degli anziani malati, che spesso sono visti come un peso, come un qualcosa che va a limitare la nostra vita, piena e intensa, per cui questi anziani, che ci hanno dato la vita, ci hanno cresciuto, ci hanno aiutato in tutti i momenti in cui ne abbiamo avuto bisogno, quando si ammalano diventano inutili. Ed è solo l'amore di un nipote, quello con la A maiuscola, l'amore incondizionato, che ci riscatta e ci fa credere che forse non siamo così brutti dentro, che forse c'è ancora speranza. E poi c'è il tema della violenza, dell'abuso. Un uomo, una persona di cui dovrebbe fidarsi che approfitta di una ragazzina, Vera, che inevitabilmente ne esce distrutta. Ma Vera è forte, e riuscirà a riscattarsi. La Ghinelli ci travolge con le sue parole, ci sbatte in faccia la verità con durezza, senza giri di parole e non cade mai nel banale. Usa un linguaggio duro, buttando in faccia al lettore realtà e sentimenti, in maniera cruda e realistica. E' un romanzo che da tanti motivi di riflessione, che dovrebbe farci fermare a pensare cosa davvero ha senso, cosa davvero ha importanza nella vita di ognuno di noi. Ne consiglio la lettura ad un pubblico vasto, non solo composto da ragazzi ma anche e soprattutto da adulti, che dovrebbero trarre insegnamento da questo romanzo, e cercare di riflettere sui propri comportamenti, spesso non così corretti come si pensa.
Non so bene che cosa pensare, dato che sotto alcuni punti di vista mi è piaciuto, ma sotto molti altri proprio no. Partiamo da un presupposto: è troppo corto per tutta la roba che c’è. Nel romanzo, infatti, ci sono troppi temi trattati: Alzhaimer, famiglie di tutti tipi, tradimenti, amori adolescenziali e disadattati sociali, solo per citarne alcuni e non fare troppi spoiler. Già normalmente tutti questi sarebbero troppi, ma a ci si va anche ad aggiungere il fatto che il romanzo non raggiunga nemmeno le 200 pagine, per cui tutto risulta iper compattato e non riesce ad avere il giusto sbocco che si sarebbe meritato. Ciò si va a manifestare in particolar modo quando si tratta di Vera, compagna di classe e pseudo-interesse amoroso del protagonista, attorno alla quale si è cercato di creare una situazione fin troppo complicata che non è stata valorizzata in nessun modo. Anche la ragazza stessa ha un carattere molto difficile da comprendere, pieno di sfaccettature, cosa che sarebbe anche fantastica se uno a fine libro non ne sapesse esattamente quanto all’inizio, e ciò non fa che fartela odiare. Ho preferito, invece, il rapporto di Michele con suo nonno e la sua malattia. L’ho trovato meglio trattato, ma probabilmente l’ho compreso meglio essendo qualcosa di assai più vicino a me e alla mia storia, tant’è che in certi punti mi ci sono anche un po’ ritrovata.
Michele, 16 anni, è un ragazzo tranquillo, metodico, bravo a scuola, ogni tanto sbircia Vera, una compagna di classe ripetente e taciturna che per qualche motivo lo attira, frequenta lezioni di judo ed è prossimo alla cintura marrone. Vive con i genitori e il nonno paterno, Dino, purtroppo ammalato di Alzheimer: una vita che fila liscia, insomma, senza scossoni, fino a quando un giorno, complice una lezione di judo saltata, ritorna a casa prima del solito e trova il padre in soggiorno che sta facendo all’amore con una sua studentessa. Michele ne viene emotivamente sconvolto, i binari su cui scorre il treno della sua vita all’improvviso vengono divelti da una rabbia interiore che esplode e che lo porta ad agire in maniera del tutto inaspettata e inconsulta, soprattutto quando i genitori, in un patetico tentativo di salvare il loro matrimonio, annunciano che si sarebbero trasferiti per sempre in America, mettendo però prima il nonno in una casa di riposo. Michele allora per la prima volta sente di dover agire, di far sentire la sua voce, la sua opinione perché in fondo si tratta anche della sua vita e i genitori non possono decidere tutto senza chiedergli un parere, soprattutto non possono spedire il nonno, che lui ama profondamente e che lo ha accudito quand’era bambino mentre i suoi genitori erano impegnati in altro, come un pacco senza valore in un ospizio. E così prende una decisione che scardina ogni equilibrio, che rompe ogni condizionamento in cui è vissuto fino ad allora. Senza averlo previsto, si ritrova ad avere l’aiuto di Vera, l’unica che lo capisce ma che lo trascina immancabilmente e suo malgrado nel suo segreto più oscuro. Tutto alla fine comunque si risolverà per il meglio e questa esperienza sarà per Michele una tappa importante verso la sua maturazione come adulto: “ho imparato - dice il protagonista - che anche gli alberi bruciano, e non parlo della quercia, ma di alberi fatti di carne e sangue che legano generazioni e generazioni, alberi genealogici che crescono marci e divorano tutto, pure i loro stessi frutti. Ho imparato che la mela può cadere lontanissima dall’albero, così lontana da osservarlo bruciare mantenendo intatti i suoi semi, nonostante tutto. Ho imparato che anche il dolore e la rabbia bruciano, proprio come l’amore. Ma lasciano dentro un marchio diverso.”
Il romanzo, decisamente young adult, mi è piaciuto abbastanza ma non mi ha fatto impazzire. Mi sarebbe piaciuto un maggior approfondimento psicologico sia del protagonista che della sua amica Vera: in questo modo sicuramente sarebbe risultato maggiormente coinvolgente sia per un lettore adolescente, che si riconoscerebbe forse con più immediatezza e facilità nella rabbia e nel dolore del protagonista, sia per un lettore adulto che potrebbe così capire meglio gli adolescenti di oggi, il loro bisogno di essere coinvolti nelle decisioni familiari e il desiderio di autonomia. Purtroppo, per quanto mi riguarda, anche dal punto di vista stilistico non è che questo romanzo mi sia piaciuto così tanto, anzi! l’ho trovato in effetti troppo scarno, freddo, acerbo…forse è anche un effetto voluto dall’autrice per ben adattare la scrittura ai personaggi e alla materia trattata, ma anche se così fosse non incontra i miei gusti. L’unico elemento originale e che mi ha colpito è sicuramente la metafora dell’albero che brucia, che forse avrebbe dovuto essere sviluppata di più, con maggiore profondità. Nonostante tutto questo, è un romanzo che potrei anche consigliare di leggere, sicuramente agli adolescenti, ma anche ai genitori che hanno figli di questa età.
Anche gli alberi bruciano è un libro che aveva un gran potenziale ma secondo me l'autrice non ha saputo sfruttarlo a dovere. Da una parte ho apprezzato tantissimo la storia di Michele, questo ragazzo sedicenne che si trova a fare i conti con un nonno malato di Alzheimer che peggiora di giorno in giorno e con dei genitori in crisi e che visto il periodo un po' delicato si ritrova a fare una pazzia. Dall'altra non ho particolarmente apprezzato la brevità del libro (poco più di 160 pagine) e lo stile della Ghinelli; quest'ultimo è decisamente troppo semplicistico ed essenziale e se consideriamo che le pagine a disposizione sono appunto poche la storia risulta un po' superficiale e non viene dato il giusto spazio a tutti gli importanti argomenti menzionati, anche i personaggi sono approfonditi il giusto e a fine libro mi sembrava di non aver imparato assolutamente nulla di loro. L'epilogo rispecchia perfettamente il resto del libro: è frettoloso e viene fatto un semplice e rapido accenno a tutto ciò che è successo in seguito all'azione impulsiva del protagonista.
Ho letto questo libro in meno di 24 ore, diciamo pure in meno di 12 ore. All’inizio non mi ispirava più di tanto, ma era stato scelto come prima lettura di un nuovo gruppo di lettura creatosi in biblioteca e andava comunque letto. Non mi chiamava ma alla fine sono riuscita a metterlo in scaletta e leggerlo. Un libro che non mi aspettavo. Sicuramente ben scritto, mi sono piaciuti molto i personaggi in quanto sono ben definiti come persone e li rivedo bene anche come carattere x l’età che hanno. Il libro inizia subito con il botto, ma devo dire che quando ormai pensavo di non trovare altre sorprese le ho trovate e vengono anche trattati argomenti importanti. Consiglio questo libro? Si, lo consiglio.
Libro accattivante dalla sintassi molto semplice: la lettura è veloce e scorrevole. Il contenuto è del tipico romanzo di formazione che ha come protagonista un giovane di 17 anni, fra storie d'amore, strani incontri, vita scolastica e drammi familiari. L'aspetto più interessante è il rapporto instaurato dal protagonista con il nonno: aspetto nostalgico e commuovente che ricorda l'importanza di dare valore alle persone della terza età, anche quando diventano difficili da gestire a causa di patologie gravi.
Adoro Lorenza Ghinelli. E questo mancava alla mia collezione. Bellissimo. Linguaggi curatissimo come sempre e personaggi ben tratteggiati. Storia di passaggio dall'adolescenza all'età delle scelte molto interessante. Anche l'approccio alla demenza del nonno del protagonista è realistica,non zuccherosa.
Consiglio la lettura ai prof che magari cercano suggerimenti per le letture estive.
E poi contiene citazioni musicali, quindi per me è Yes!
Michele, un ragazzo in età adolescenziale, sorprende suo padre con una studentessa universitaria. Michele garantisce il silenzio che però dura gran poco e quando la madre viene a scoprire tutto chiede il divorzio. Per la prima volta Michele si ribella ai genitori e si ritrova con suo nonno, ex partigiano con flashback nel passato per via dell'Alzheimer, e Vera, la ragazza che gli piace, a dare fuoco ad una casa sull'albero.
Secondo libro della Ghinelli che leggo e per la seconda volta non solo riesce a farmi immergere nella storia, me la fa vivere. Le emozioni e le relazioni narrate davvero come se si dipingessero davanti a me. Davvero consigliato per chi vuole una lettura leggera ma capace di farti pensare ed emozionare, senza peli sulla lingua
Un interessante incrocio di Ammaniti e Clema. Mi è piaciuta di più la prima parte, più quotidiana; nella seconda prevale il romanzesco. Epilogo condivisibile. Bella lettura, buon romanzo.
La vita di Michele viene stravolta in pochissimo tempo: i genitori cercano di salvare il matrimonio dopo un tradimento, il nonno ha l'Alzheimer e ogni giorno sono sempre meno i momenti in cui riconosce il nipote e la compagna di classe silenziosa ha in realtà alle spalle una famiglia complicata. Michele si troverà così costretto, per la prima volta nella sua vita, ad alzare la testa e reagire a tutti gli eventi.
Premessa: io adoro i lavori di Lorenza Ghinelli. E sebbene questo romanzo (o racconto visto la lunghezza?) mantenga gli standard dei precedenti, ovvero con un'ottima storia alla base ed uno stile che invita il lettore a proseguire senza mai staccarsi, in realtà ha troppo carne al fuoco per le poche pagine che troviamo. Andrebbero approfonditi maggiormente molti degli argomenti trattati (la malattia del nonno, le problematiche dell'amica di scuola, i sentimenti dei genitori .. ): ampliandolo potrebbe diventare un ottimo romanzo consigliabile.