Oriana Fallaci odiava scrivere lettere perché le rubavano tempo prezioso al lavoro sui libri. Eppure nessuno più di lei ha legato il suo nome alla scrittura epistolare. Fin dagli esordi nel giornalismo ha tenuto una fitta corrispondenza pubblica e privata con i protagonisti della politica, della cultura, del giornalismo, da Andreotti a Nenni, da Ingrid Bergman a Shirley MacLaine, da Henry Kissinger a Fidel Castro. E ogni volta era capace di stilare tre, quattro o anche più minute, quasi sempre firmate, per immaginare cosa sarebbe apparso agli occhi del suo interlocutore una volta aperta la busta. Le minute venivano poi conservate per avere traccia dello scambio epistolare e, grazie allo straordinario lavoro di archiviazione delle sue carte private, è stato possibile scegliere fra le centinaia di lettere scritte ad amici e colleghi, alla famiglia e ai politici, quelle più significative per raccontare l’intera esistenza attraverso la sua viva voce. Sono missive ricche di aneddoti spassosi, riflessioni sulla politica italiana ed estera, sfoghi sulle difficoltà a sopportare il peso della distanza dagli affetti più cari. Un’occasione unica per osservare da vicino il talento di una donna ossessionata dalla scrittura e così sedotta dal suo lavoro da trasformare anche le lettere d’amore in capolavori letterari.La corrispondenza raccolta in La paura è un peccato è la testimonianza ininterrotta di una vita epica seppure strozzata dagli stessi tormenti di cui sono fatte le nostre vite, sempre in bilico fra la voglia di autonomia e il desiderio inconfessabile di trovare un conforto negli altri, il piacere di fare un lavoro che appassiona e il timore di vedere il tempo per sé divorato dagli impegni professionali. Ma sono anche una straordinaria lezione sull’arte della scrittura persino quando assolvono il semplice compito di elencare richieste di libri o scatole di sardine.
Oriana Fallaci was born in Florence, Italy. During World War II, she joined the resistance despite her youth, in the democratic armed group "Giustizia e Libertà". Her father Edoardo Fallaci, a cabinet maker in Florence, was a political activist struggling to put an end to the dictatorship of Italian fascist leader Benito Mussolini. It was during this period that Fallaci was first exposed to the atrocities of war.
Fallaci began her journalistic career in her teens, becoming a special correspondent for the Italian paper Il mattino dell'Italia centrale in 1946. Since 1967 she worked as a war correspondent, in Vietnam, for the Indo-Pakistani War, in the Middle East and in South America. For many years, Fallaci was a special correspondent for the political magazine L'Europeo and wrote for a number of leading newspapers and Epoca magazine. During the 1968 Tlatelolco massacre prior to the 1968 Summer Olympics, Fallaci was shot three times, dragged down stairs by her hair, and left for dead by Mexican forces. According to The New Yorker, her former support of the student activists "devolved into a dislike of Mexicans":
The demonstrations by immigrants in the United States these past few months "disgust" her, especially when protesters displayed the Mexican flag. "I don't love the Mexicans," Fallaci said, invoking her nasty treatment at the hands of Mexican police in 1968. "If you hold a gun and say, 'Choose who is worse between the Muslims and the Mexicans,' I have a moment of hesitation. Then I choose the Muslims, because they have broken my balls."
In the late 1970s, she had an affair with the subject of one of her interviews, Alexandros Panagoulis, who had been a solitary figure in the Greek resistance against the 1967 dictatorship, having been captured, heavily tortured and imprisoned for his (unsuccessful) assassination attempt against dictator and ex-Colonel Georgios Papadopoulos. Panagoulis died in 1976, under controversial circumstances, in a road accident. Fallaci maintained that Panagoulis was assassinated by remnants of the Greek military junta and her book Un Uomo (A Man) was inspired by the life of Panagoulis.
During her 1972 interview with Henry Kissinger, Kissinger agreed that the Vietnam War was a "useless war" and compared himself to "the cowboy who leads the wagon train by riding ahead alone on his horse".Kissinger later wrote that it was "the single most disastrous conversation I have ever had with any member of the press."
She has written several novels uncomfortably close to raw reality which have been bestsellers in Italy and widely translated. Fallaci, a fully emancipated and successful woman in the man's world of international political and battlefront journalism, has antagonized many feminists by her outright individualism, her championship of motherhood, and her idolization of heroic manhood. In journalism, her critics have felt that she has outraged the conventions of interviewing and reporting. As a novelist, she shatters the invisible diaphragm of literariness, and is accused of betraying, or simply failing literature.
Fallaci has twice received the St. Vincent Prize for journalism, as well as the Bancarella Prize (1971) for Nothing, and So Be It; Viareggio Prize (1979), for Un uomo: Romanzo; and Prix Antibes, 1993, for Inshallah. She received a D.Litt. from Columbia College (Chicago). She has lectured at the University of Chicago, Yale University, Harvard University, and Columbia University. Fallaci’s writings have been translated into 21 languages including English, Spanish, French, Dutch, German, Greek, Swedish, Polish, Croatian and Slovenian.
Fallaci was a life-long heavy smoker. She died on September 15, 2006 in her native Florence from breast cancer.
An extraordinary woman, an extraordinary writer, an extraordinary life. Each time I pick up one of her books, I cannot put it down, her clarity of mind and her tenacity simply mesmerising. And this collection of letters, published posthumously by her nephew, are even more significant to me. I grew up with her works, learnt about the world with her, savoured her writings and articles by candlelight. These letters reveal her character - complex, feisty, manicheistic, proud to the bone - but they also reveal her profound ethics, honesty and intellectual rigour. When she died, a piece of me went numb. A piece of Italy went too. Another Tuscan, who with so many others, gave so much to so many even when she isolated herself towards the end of her life. I wish she had more manuscripts to publish for those of us who are still here. To say that I miss her is an understatement.
La paura è un peccato è una raccolta di lettere che ripercorrono l'intero arco della vita di Oriana Fallaci. Le lettere partono dall'inizio della sua carriera come giovane giornalista e ripercorrono tutto il vissuto di questa straordinaria donna e scrittrice. Si tratta sia di lettere che concernono strettamente il suo lavoro come giornalista e come reporter, quindi di missive scritte e inviate dai posti più diversi, sia di lettere scritte a parenti, ad amici, a persone a cui voleva bene, lettere quindi che svelano qualcosa in più della sua personalità. Oriana diceva che scrivere lettere le costava troppo tempo, tempo che poteva invece dedicare al suo lavoro, e proprio per questo più di una volta ammise che scrivere lettere era qualcosa che odiava. In realtà le missive che sono state conservate mostrano quasi il contrario, la corrispondenza della Fallaci era davvero molto fitta e varia. In questo volume sono raccolte solo alcune delle sue lettere più significative, una piccola raccolta che racconta della scrittura epistolare di una delle giornaliste più famose al mondo. Io sono abituata ormai allo stile della Fallaci, ho letto quasi la maggior parte dei suoi libri, ma nonostante ciò continuo a sorprendermi. Mi sorprende la schiettezza che caratterizza anche la sua corrispondenza con personaggi pubblici e privati appartenenti a mondi tanto diversi. Nelle lettere, anche nelle prime, ritroviamo l'Oriana che abbiamo imparato a conoscere negli anni, la donna coraggiosa, testarda e appassionata che ci ha permesso di conoscere eventi, luoghi, culture e personaggi che hanno segnato la nostra storia. Alcune lettere sono brevi, altre molto più lunghe. Troviamo sia lettere di lavoro, scritte a editori, politici, personaggi che voleva intervistare, sia lettere più personali, quelle scritte alla madre, agli amici più stretti. Il volume le raccoglie in ordine cronologico e, per ogni lettera, troviamo anche una breve prefazione che ci aiuta a capire chi sia il destinatario della missiva e il motivo per cui la stava scrivendo. Per quanto abbia apprezzato il volume, come apprezzo qualsiasi cosa scritta dalla Fallaci, devo ammettere che l'idea di pubblicare delle lettere personali sia, per me, un po' border line. Non tanto per le lettere in sè, ma perchè penso che Oriana non avrebbe voluto e sono abbastanza certa che non avrebbe apprezzato un gesto del genere. A parte questa breve parentesi che riflette quello che è semplicemente un mio pensiero, leggere questa raccolta mi ha fatto conoscere ancora meglio sia la scrittrice che la donna che si nasconde dietro alcuni tra i libri che hanno contato di più nella mia vita. Se come me siete grandi ammiratori della Fallaci, allora questa raccolta potrebbe essere una preziosa aggiunta alla vostra collezione.
In letteratura, è notorio come i grandi autori di racconti siano più rari dei grandi autori di romanzi. Ancor più rari di essi sono però i grandi autori di epistolari, e non solo perché tali opere non sono sempre composte in vista della pubblicazione. Le lettere sono la testimonianza (non per forza veritiera) di una vita, perché non risultino noiose occorre quindi che la vita in questione sia straordinaria in senso o interiore o esteriore. E la vita di Oriana Fallaci è stata ancor più singolare poiché intensa in entrambe le direzioni.
Così l’antologia epistolare proposta in ‘La paura è un peccato‘, ultimo arrivato di una serie di pubblicazioni che rendono la giornalista, da morta, più prolifica di tanti viventi, finisce col diventare un’opera più importante di quanto non ci si attendesse. Grazie a essa apprendiamo quanto la Fallaci privata fosse simile a quella pubblica, e come quest’ultima non fosse quindi solo una posa da intellettuale che godeva nel sentirsi controcorrente. Una donna forte, sicura di sé fino alla patologia, capace di tenere testa a segretari di Stato americani come all’ultimo dei villani. Ma anche una donna dalle irrefrenabili passioni, dolce e protettiva verso le persone che amava: di struggente bellezza, le righe rivolte all’Alekos Panagulis immortalato in ‘Un uomo‘ (1979). Le stesse identiche passioni che la resero purtroppo anche un personaggio estremamente divisivo, a tratti anche controverso.
Le lettere raccolte nel libro di fatto compongono insieme una biografia intensa ed emozionante. Non quella di un’intellettuale straordinaria come la propria vita (cosa che forse non fu) bensì quella di una persona onesta. Dotata cioé di quella qualità che oggi, in tempi di tensione sociale, viene sempre più apprezzata nel modo sbagliato.
“Essere giornalista per me significa essere disobbediente. Ed essere disubbidiente per me significa, tra l’altro, stare all’opposizione. Per stare all’opposizione bisogna dire la verità. E la verità è sempre il contrario di quello che ci viene raccontato. La storia si scrive sulla verità e non sulle leggende” (Lettera ad Alvaro Cunhal, 13 giugno 1975)
Un libro che non ho gradito, pur amando la Fallaci. Un libro raffazzonato, senza senso, che non esprime niente che la scrittrice non abbia già raccontato e tenuto insieme solo dall'ordine cronologico degli scritti. Un libro che sembra edito giusto per raschiare ancora un po' il barile. Si tratta di scritti privati, che se la Fallaci fosse stata ancora in vita, dubito che avrebbe acconsentito a pubblicare. L'editoria avrebbe bisogno di riacquistare un po' di pudore, alle volte.
«Io non sono un venditore di parole. Sono un venditore di idee che paga sempre per le sue idee, giuste o sbagliate. E quando gli stupidi hanno paura di me e non vogliono essere intervistati da me rispondo: “Non hanno paura di me. Hanno paura della verità”. Ciao, Oriana»
Oriana tenía una mente privilegiada. Su carácter, su forma de ver el mundo y sobre todo su falta de miedo la convirtieron en una de las grandes periodistas de la historia, y en una mujer transgresora cuyo nombre desafortunadamente parece comenzar a caer en el olvido.
Este libro me hizo darme cuenta, sin embargo, que preferiría que la llamara escritora antes que periodista o incluso historiadora, sus libros en donde entrevista a grandes lideres moldearon en gran parte el siglo XX. El mundo sería muy diferente, tal vez, si la tuviésemos aquí para hacerle frente a hombres como Donald Trump, seguramente le hubiese escrito una carta muy larga que lo haría llorar. Así como lo hizo con Fidel Castro o Henry Kissinger.
Sus palabras, sus pensamientos, su historia, son siempre cinco estrellas para mí, pero este libro es algo que seguramente Oriana lamentaría. Para una mujer que era extremadamente critica y perfeccionista tanto con la edición como con la traducción, esto es un insulto a su memoria. Es como si hubieran usurpado en su tumba y retirado sus cartas para exponerlas tan rápido como pudiesen.
La explicación de los diferentes contextos temporales así como el orden de las mismas esta muy mal realizado, y me enojó particularmente la inclusión de una carta en la que ella parece rogarle a su receptor que bajo ningún concepto, jamas, se publique dicha carta. Si, en ella explicó uno de los momentos de su vida que más la definen y dado que es de los 90' y previo a investigaciones confidenciales dichas plegarias podrían tener todo el sentido entonces, pero lo siguen tendiendo ahora. Porque era la historia de la peor humillación posible hecha a una mujer que intentaron derribar durante toda su vida y que solo el cáncer logro hacerlo.
Este libro es un testimonio único de una de las grandes pensadoras mujeres de la historia, pero también, uno del que en cierta manera busca exponer las intimidades de un ser humano celebre que una de las cosas por las que más luchó, principalmente en su agonía, fue por su privacidad, ahora expuesta gracias a que ella no esta aquí para impedirlo.
A excepción de esto, valió totalmente la pena y me hizo recordar como el mundo actual necesita a una Oriana Fallaci, que esté dispuesta a gritar a los cuatro vientos la realidad de los problemas universales cueste lo que cueste.
Sicuramente una donna, SCRITTORE straordinaria, è impossibile per quanto mi riguarda trovargli un difetto, o forse lo era la sua schiettezza e il suo modo di narrare le vicende vissute. Soffro la mancanza di una giornalista come te!