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Viaggio in Italia

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Il nome di Guido Piovene sarà per sempre legato a un titolo ben preciso, quello del "Viaggio in Italia" che, sul finire degli anni cinquanta, divenne la più celebre guida letteraria al Bel Paese del dopoguerra. Cominciò da Bolzano e proseguì, regione dopo regione, città dopo città, fino a coprire ogni landa, anche la più dimenticata. Durò tre anni buoni. Un'impresa senza precedenti dalla quale scaturì un libro che segna uno spartiacque nella storia d'Italia, scrupoloso come un censimento, fedele come una fotografia, circostanziato come un atto d'accusa. L'Italia che Piovene visitò e descrisse è quella della ricostruzione e del boom economico e che a uno sguardo contemporaneo dovrebbe apparire antica e lontana. Così non è. Piovene riesce, come un antropologo, a far emergere dal suo viaggio il carattere nazionale, quello immutabile, che resiste alle mode e ai rovesci della storia.

892 pages, Kindle Edition

First published January 1, 1953

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About the author

Guido Piovene

71 books8 followers
Appartenente a una famiglia nobile, costituita da Francesco e Stefania di Valmarana, conseguì la laurea in filosofia all'Università degli studi di Milano, dove conobbe tra gli altri il filosofo Eugenio Colorni. Si avviò alla carriera giornalistica da subito, incomonciando da Il Convegno e Pegaso, ricoprendo il ruolo di inviato fin dalla sua prima assunzione per il quotidiano L'Ambrosiano, dalla Germania. Passò successivamente al Corriere della sera, per cui lavorò da corrispondente estero a Londra e Parigi: presso la testata lombarda conobbe Dino Buzzati, Orio Vergani e Indro Montanelli. Fece scalpore al tempo la recensione entusiastica che il giornalista, noto osservatore del mondo comunista, scrisse per il libello antisemita "Contra Judaeos" di Telesio Interlandi: questo fatto gli costò l'amicizia con Colorni. Nell’articolo uscito sul Corriere della Sera, Piovene tentò di instillare nel pubblico una “coscienza razziale”, affermando che:

« Gli ebrei possono essere solo nemici e sopraffattori della nazione che li ospita. Di sangue diverso, e coscienti dei loro vincoli, non possono che collegarsi contro la razza aliena »
(G. Piovene, Contra Judaeos, in Corriere della Sera, 1º novembre 1938)

Piovene non condannò mai il regime fascista e fu un acceso sostenitore della campagna per la difesa della razza[1]. Tuttavia, Ernestina Pellegrini asserisce che il Piovene partecipò alle ultime fasi della lotta partigiana, dandone diretta testimonianza in un articolo dal titolo "Non furono tetri", uscito sulla rivista romana "Mercurio" di Alba De Céspedes[2]. Collaborò più avanti con Solaria, Pan, Il Tempo, La Stampa, con la quale proseguì la sua attività di inviato dapprima in America e successivamente a Mosca.

Nel 1931 pubblicò i suoi primi racconti ne La vedova allegra, stampato dai fratelli Buratti. Ci vollero dieci anni perché Piovene desse alle stampe la sua seconda opera, Lettera di una novizia, romanzo epistolare che mette in luce l'indagine psicologica su cui lo scrittore indugia per far risaltare gli aspetti più cupi e concentrazionari della società vicentina, dominata dal moralismo religioso oppressivo e sospettoso. All'analisi fatta da Piovene degli ambigui tormenti esistenziali della giovane Rita si aggiungerà, negli anni cinquanta, Il prete bello di Goffredo Parise, anch'esso ambientato nel Veneto cattolico e bigotto della prima metà del secolo ma caratterizzato da un realismo venato di dissacrante ironia.

In un secondo momento, la produzione di Piovene si soffermò sui reportage di viaggio, che diede alla luce il De America nel 1953, seguito a ruota da Viaggio in Italia (1957), una delle sue opere più famose. Ritornò alla narrativa nel 1963 con Le furie, romanzo-saggio che è la cronaca di un ritorno a Vicenza e del confronto con i personaggi-fantasmi ("furie" appunto) del proprio passato. A dieci anni di distanza dal Viaggio in Italia pubblicò anche Madame la France e La gente che perdé Gerusalemme. Nel 1968 fu presidente della giuria della Mostra internazionale del cinema di Venezia. Il massimo conseguimento della mai dimenticata introspezione psicologica dei personaggi lo ottenne con il romanzo del 1970 Le stelle fredde, in cui una trama striminzita fa da sfondo ad un'abilissima analisi della morale. Il libro venne insignito del premio Strega. Nel giugno del 1974 appoggiò Indro Montanelli nella fondazione de il Giornale Nuovo. Cinque mesi dopo morì in una clinica neurologica a Londra, città nella quale si trovava per il lavoro come corrispondente.

Se esiste uno denominatore comune che salda tutti i romanzi di Piovene, questo si può rintracciare nella focalizzazione delle cause e delle conseguenze delle tendenze al male, alla negatività, alla distruzione, del singolo individuo, dei nuclei e della società.

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Profile Image for Al Deg.
61 reviews
October 9, 2022
Monumentale. Un dettagliato e affascinante compendio di luoghi, panorami, culture e popoli del nostro Paese, e fotografia di un momento storico chiave - gli anni '50 della ricostruzione post-bellica - che aiuta a capire e interpretare la nostra attualità.
Profile Image for Bardamu.
213 reviews6 followers
June 15, 2022
Interessante perché ci parla di un'Italia che non c'è più. Se leggete le impressioni sulle città che conoscete non troverete quasi nulla di ciò che conoscete, ma capirete forse come sono diventate come le vediamo oggi.
Scritto più come reportage giornalistico, con molte analisi economiche e incontri con le categorie, che come diario di uno scrittore.
Ovviamente si può leggere senza seguire l'ordine delle pagine, concentrandosi sulle città di maggiore interesse per il lettore.
Profile Image for Marte.
6 reviews
October 10, 2020
Libro che va preso come documento storico e tenere in casa come reference book, perché obbiettivamente ci si trova a leggere blocchi su blocchi di impressioni raffazzonate e pezzi di storia non meglio indagata, è semplicemente illeggibile serenamente
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