Due donne in fuga, due destini che non si incrociano ma che appartengono allo stesso disegno del tempo: nella Russia devastata dalla rivoluzione, Barbara Ivanovna e Zoïa Andréevna fuggono alla ricerca disperata di un luogo lontano e imprecisato, dove o, dove poter sopravvivere allo sfacelo che le circonda. La prima è una nobildonna che si muove con la figlia e che tarda perfino a prendere coscienza del dramma inesorabile che la attende; la seconda, ben più lucida,ha invece già compreso l'esilio perenne che ha davanti a sé. A tutte e due,pur così diverse, la Storia ha riservato la medesima tragica sorte: prima l'esilio e la morte, poi l'oblio, la cancellazione di ogni traccia del loro passaggio.
Nina Nikolayevna Berberova was a Russian writer who chronicled the lives of Russian exiles in Paris in her short stories and novels. She visited post-Soviet Russia and died in Philadelphia.
Born in 1901 to an Armenian father and a Russian mother, Nina Berberova was brought up in St Petersburg.[1] She left Russia in 1922 with poet Vladislav Khodasevich (who died in 1939). The couple lived in several European cities before settling in Paris in 1925. There Berberova began publishing short stories for the Russian emigre publications Poslednie Novosti ("The Latest News") and Russkaia Mysl’ ("Russian Thought"). The stories collected in Oblegchenie Uchasti ("The Easing of Fate") and Biiankurskie Prazdniki ("Billancourt Fiestas") were written during this period. She also wrote the first book length biography of composer Peter Ilyich Tchaikovsky in 1936, which was controversial for its openness about his homosexuality. In Paris she was part of a circle of poor but distinguished visiting literary Russian exiles which included Anna Akhmatova, Vladimir Nabokov, Boris Pasternak, Tsvetaeva and Mayakovsky.
After living in Paris for 25 years, Berberova emigrated to the United States in 1950 and became an American citizen in 1959. She began her academic career in 1958 when she was hired to teach Russian at Yale. She continued to write while she was teaching, publishing several povesti (long short stories), critical articles and some poetry. She left Yale in 1963 for Princeton, where she taught until her retirement in 1971. In 1991 Berberova moved from Princeton, New Jersey to Philadelphia.
Berberova’s autobiography, which details her early life and years in France, was written in Russian but published first in English as The Italics are Mine (Harcourt, Brace & World, 1969). The Russian edition, Kursiv Moi, was not published until 1983.
Una Russia in rivolta, i primi segni della fine di un'era. Anche per Margherita è la fine di qualcosa, sente pesante la distanza e il dolore del distacco. Questo si acquisce quando la madre d'improvviso muore, lasciandola sola al mondo: senza opzioni, senza famiglia, sola. Passeranno anni e Margherita tornerà in quel luogo di dolore, ma sarà ancora più forte di quel che mai si sarebbe immaginata.
La guerra imperversa, le genti fuggono, il tifo ammala, i treni merci corrono, trasportando un nuovo carico pieno di timore, di pianti, ma non di speranze. Sono viaggi lunghi, infiniti alla ricerca di qualcosa che li salvi. Zoja conosce il dolore del viaggio, l'odore delle genti, della malattia.