Quando si nasce in una famiglia come quella di Simonetta Agnello Hornby, si cresce con la consapevolezza che si è tutti normali, ma diversi, ognuno con le proprie caratteristiche, talvolta un po’ “strane”. E allora con naturalezza “di un cieco si diceva ‘non vede bene’, del claudicante ‘fa fatica a camminare’, dell’obeso ‘è pesante’, dell’invalido ‘gli manca una gamba’, dello sciocco ‘a volte non capisce’, del sordo ‘con lui bisogna parlare ad alta voce’”, senza mai pensare che si trattasse di difetti o menomazioni. Attraverso una serie di ritratti sapidi e affettuosi, facciamo così la conoscenza di Ninì, sordomuta, della bambinaia Giuliana, zoppa, del padre con una gamba malata, e della pizzuta zia Rosina, cleptomane – quando l’argenteria scompare dalla tavola, i parenti le si avvicinano di soppiatto per sfilarle le posate dalle tasche, piano piano, senza che se ne accorga, perché non si deve imbarazzare… E poi naturalmente conosciamo George, il figlio maggiore di Simonetta. Non è facile accettare la malattia di un figlio, eppure è possibile, e la chiave di volta risiede proprio in quel “nessuno può volare”: “Come noi non possiamo volare, così George non avrebbe più potuto camminare: questo non gli avrebbe impedito di godersi la vita in altri modi. Nella vita c’è di più del volare, e forse anche del camminare. Lo avremmo trovato, quel di più”. Lo stesso proposito quotidiano ci arriva anche da George – che da quindici anni convive con la sclerosi multipla –, la cui voce si alterna a quella della madre come un controcanto ironico ma deciso nel raccontare i tanti ostacoli, e forse qualche vantaggio, di chi si muove in carrozzella. Simonetta Agnello Hornby ci porta con sé in un viaggio dalla Sicilia ai parchi di Londra, attraverso le bellezze artistiche dell’Italia. Un viaggio che è anche – soprattutto – un volo al di sopra di pregiudizi e luoghi comuni, per consegnarci, insieme a molte storie toccanti, uno sguardo nuovo. Più libero.
Simonetta Agnello Hornby is an Italian lawyer and writer born in Palermo in 1945, who later acquired British citizenship. She left Sicily at the age of 21 to get married in England. Simonetta Agnello Hornby studied English at Cambridge before returning to her native Sicily to complete a law degree. Armed with a Fullbright grant she moved to America for a year to furthered her studies. She returned to the UK to begin a legal career and to live and later marry the Englishman she had met in Cambridge with whom she had two children. She has been living in London since 1972, and is the President of the Special Education Needs and Disabilities Court.
Il titolo di questo libro potrebbe far pensare ad un romanzo, invece si tratta del racconto a due voci della “nascita” e “crescita” della sclerosi multipla da parte del diretto interessato e di sua madre. Parte con la narrazione della madre, che racconta la disabilità percepita da lei bambina in Sicilia. Ci si sposta poi a Londra dove il figlio cresce e scopre questa la malattia e un nuovo mondo fatto di scalini, narici e corse sui bus. Si chiude con un viaggio attraverso tutta l’Italia, da Nord fino alla Sicilia.
George e Simonetta, l’autrice del libro, hanno preoccupazioni e punti di vista diversi rispetto alla disabilità e rispetto al mondo che li circonda, è curioso vedere come nelle stesse situazioni i due si focalizzano su cose molto diverse tra loro. Non ho percepito tristezza, né dolore in questo libro, ma anzi grande tenacia, forza di volontà. Il viaggio dei due protagonisti attraverso l’Italia piú o meno pronta ad accoglierli è anche un documentario andato in onda su Rai Tre in seconda serata, l’ho seguito con piacere ma tra i due ho preferito il libro, più spontaneo e intimo secondo me.
Un libro interessante che mette a nudo le difficoltà che ci sono ancora a considerare tutti gli esseri allo stesso modo. Sicuramente era necessario scrivere della reale situazione con oggettività e Simonetta con suo figlio ci riescono molto bene. Consigliato!
Più che un romanzo un documentario con lo scopo evidente di accrescere la sensibilità generale rispetto al tema della disabilità. Non so se lo scopo possa dirti raggiunto. Secondo me, manca un po' di carattere al libro tale da scuotere le coscienze.
Amo questa autrice e I suoi racconti siciliani. Questo libro è completamente diverso. È il racconto di una madre e di un figlio e di come la malattia l ha mutato. È una denuncia contro un mondo che non è ancora a misura di disabili.
Oltre a dilettare, la scrittura può contribuire a migliorare la società in cui viviamo, scrive Simonetta Agnello Hornby concludendo questo libro.
Giorni dopo aver finito la sua lettura, ancora non saprei dire se effettivamente mi sia arrivato al cuore. Da un lato devo dire e rimarcare che è di lettura obbligatoria, ti fa guardare in faccia la diversità di ogni genere, l’accettazione su di essa in nome del rispetto e dell’umanità e accettare onestamente e con dolorosa vergogna che stiamo lontani dal mondo idilliaco di “tutti siamo uguali e con gli stessi diritti”. Dall’altro, lo stile staccato, imparziale, quasi freddo, usato dall’autrice mi ha fatto vivere il libro più come un saggio piuttosto che come un romanzo autobiografico.
Come madre non è difficile capire il dolore e l’impotenza di Simonetta quando venne a sapere della grave malattia di uno dei figli che lo costringerà progressivamente a vivere su una sedia a rotelle. Perché come lei stessa lo dice: “prima si piange meglio è”. Ma questi sentimenti non traspaiono proprio nella narrazione del libro.
“Nessuno può volare” è un insieme di testimonianze e riflessioni in cui, è vero, non mancano in assoluto, momenti intensi, pieni di bellezza e gratitudine, soprattutto ad una famiglia che le insegnò ad approcciarsi alla diversità adottando, nei comportamenti e nel linguaggio, una delicatezza e un rispetto molto sentiti.
Sicuramente l’obbiettivo di Simonetta non era quello di mettere i sentimenti in primo piano, ma bensì scuoterci e toglierci il torpore della comodità offerta dalla società moderna…. e chiudendo il libro dopo aver letto l’ultima frase posso dire che l’ha centrato in pieno.
Perché la prossima volta che dovrò parcheggiare la mia macchina… non avrò nessun dubbio in merito.
Mi primera impresión durante las primera páginas del libro fue que me gustaba la manera de narrar de la autora. Así como cuenta la historia de su vida hace que te sientas que estás hablando con ella tomando un té en una terracita en alguna terraza de Londres. Aún que parezca que su vida haya sido muy difícil, no lo parece tanto por las maneras en que afrontan cada uno de los pequeños baches que van encontrando en el camino. La historia de Giorgio es a su manera conmovedora pero llena de superación. Nos enseñan que está lleno de barreras, tanto arquitectónicas como las que creamos los propios seres humanos. Nos demuestran una gran lección y es un libro que debería ser obligatorio en el instituto y en grados superiores, para que la gente tome más conciencia de lo que está pasando y como pueden llegar a sentirse por como los tratan y por no poder desenvolverse en las mejores condiciones. Necesitamos un mundo donde las barreras, se tumben, que todos podamos ser igual de capaces aun que lo seamos de diferentes maneras. La versión italiana trae con el libro un documental que pienso buscar y ver, por que de verdad, ha sido un libro que me ha dado que pensar, me ha hecho reír, me ha hecho sentir rabia y pena, en definitiva, que esta historia de superación de una madre y su hijo me ha llegado en el alma.
La parte prima del libro dà l'impressione di essere un romanzo, in cui l'autrice Simonetta Agnello Horbny ripercorre la storia della sua infanzia nella sua amata Sicilia, con aneddoti interessanti, stile vivace e grande attenzione al contesto culturale delle sue origini. Dalla seconda parte in poi, tuttavia, si perde questo stile narrativo spigliato per passare a qualcosa di altrettanto autobiografico, ma meno lineare, scritto a due mani dall'autrice e da suo figlio George. I due ci accompagnano nella scoperta della malattia di quest'ultimo, ci raccontano come la disabilità viene vissuta dalla famiglia Horbny e da chi li circonda, e chi fa riflettere su quanto la condizione in cui vivono i diversamente abili sia difficile, in un mondo ancora tristemente ostile (nei peggiore dei casi) e impreparato (nei migliori) nei loro confronti.
Questo libro offre una prospettiva cruda e veritiera sulle problematiche più pratiche e psicologiche legate alla disabilità, e si arriva alla fine con nuove consapevolezze ed un rinnovato spirito di solidarietà. Non mi sento di dare un punteggio più alto solo per lo stile narrativo, che a tratti mi è sembrato poco scorrevole. In generale, però, è una lettura che consiglio a tutti.
I primi romanzi di Simonetta Agnello Hornby letti un paio di mesi fa mi avevano annoiata. Credevo fosse colpa dell'argomento trattato: le vicissitudini e i pettegolezzi riguardanti personaggi per diverse ragioni "marchiati" di famiglie della nobiltà siciliana in decadenza, sullo sfondo dei cambiamenti storici di fine Ottocento e metà Novecento, con la nuova classe media (e la mafia moderna) dominante e la sempre presente lotta per la roba. Dopo qualche decina di pagine di ciascun libro ho avuto l'impressione di essere impelagata in una inconcludente soap opera.
Eppure anche questa raccolta di ricordi tra Italia e Inghilterra, aneddoti e brevi considerazioni sulla disabilità (tema a me caro per lavoro) mi ha lasciata piuttosto fredda. Sono un po' più brillanti le parti in cui a quella della scrittrice si mescola la voce del figlio Giorgio, malato di una grave forma di sclerosi multipla.
Se avrò occasione guarderò il docu-film Nessuno può volare prodotto da laeffe tv, dal quale il libro è derivato come diario di viaggio, ma di certo non leggerò altro di questa autrice.
Nonostante sia un semplice slice of life, senza plot twist o colpi di scena particolarmente avvincenti, non l’ho trovato per niente noioso. Con sprazzi di ironia e tanta delicatezza, il romanzo offre uno spaccato sulla condizione di disabilità da diversi punti di vista, oltre a offrire tanti spunti di riflessione. Ciò che mi ha colpito di più è la capacità di illustrare un argomento così delicato in una maniera tanto semplice, anche se mai distaccata. Non ho avvertito autocommiserazione né compassione di alcun tipo, ma accettazione, seppur dolorosa, e la volontà di andare avanti, sempre. La disabilità, di qualsiasi tipo, è parte della vita e così dovrebbe essere trattata, indistintamente, da tutti. Volare non è una caratteristica dell’essere umano, ma abbiamo trovato il modo di farlo; abbiamo la capacità di trovare un modo alternativo per fare le cose che non possiamo più fare.
Ho molto amato questa scrittrice, soprattutto quando parlava della sicilia (la zia marchesa, la mennulara), questa volta mi ha deluso. Un libro in parte autobiografico, in parte dedicato al figlio e alla sua disabilità, ma privo di organicità, sembrano pensieri alla rinfusa. Si coglie l'intento di fondo di dedicare il lavoro alla scoperta della disabilità in generale e alla sua considerazione all'interno della società, ai problemi che queste persone devono continuamente affrontare, ritengo discutibile il modo in cui è stato affrontato.
Ho apprezzato molto sia il libro che il documentario che parla del viaggio di George Hornby e di sua madre Simonetta Agnello Hornby in Italia. Durante il viaggio ci si rende conto che purtroppo in Italia non siamo ancora riusciti ad abbattere le barriere architettoniche per far sì che tutti possano godere di bellezze artistiche che l'Italia possiede in gran numero. Interessante il dialogo a due voci.
Un libro davvero bellissimo che stimola il cervello, ma soprattutto il cuore. Aiuta a non provare pietà, ma solidarietà. Aiuta a interessarsi e prendere a cuore certe tematiche che tendiamo ad accantonare in un luogo remoto, per paura di esserne sopraffatti. Un messaggio di grande speranza scritto però in modo molto scorrevole.
Una madre, un figlio, due culture, una malattia che riesce a non essere la vera o quanto meno l'unica protagonista, un dolore più accennato che detto...Anche se la scrittura è piegata ad accompagnare il relativo documentario, comunque è il lavoro di una grande scrittrice, e una preziosa testimonianza a due voci
Simonetta Agnello Hornby mi piace ogni volta per un motivo nuovo e diverso. In questo caso, la sua determinazione nel raccontare una storia che insieme ama e che le provoca dolore: quella di suo figlio e la sua convivenza con una disabilità. Questo scritto è insieme un gesto d’amore e una forte volontà di critica e documentazione. È assolutamente da leggere.
Una storia familiare, quella di Simonetta Agnello e del figlio George, fatta di educazione e rispetto per la diversità, la disabilità e la malattia. Un viaggio tra Italia e Inghilterra alla scoperta delle differenze in termini di inclusione personale, sociale e strutturale rispetto alla disabilità. Molto bello
Un racconto a quattro mani dove le parti più interessanti sono senz'altro quelle scritte dal figlio George, che affronta le difficoltà imposte dalla malattia con grande tenacia. Certe considerazioni della madre invece mi sono sembrate un po' ingenue, forse mi aspettavo qualcosa di più o di diverso, ma comunque ho apprezzato il libro.
Simonetta nos abre el punto de vista de las personas con discapacidad. Cosas que para uno son "normales" pueden ser todo un obstáculo para otros. Habla también sobre el papel y la representación de los discapacitados a través de la historia.
“I miei figli ed io consideriamo la sclerosi multipla una malattia “di famiglia”, di cui tener conto ma non da far assurgere a centro delle nostre vite. Ci vogliamo bene. Bisticciamo, a volte pesantemente. Accorriamo sempre in aiuto l’uno dell’altro. E ci divertiamo insieme.”
È sempre piacevole entrare nella vita di un autore e scoprirne gli aspetti più veri. L’autrice ci fa conoscere la sua esperienza di madre che affronta la malattia e la disabilità del figlio George. Una lettura gradevole e scorrevole che offre diversi spunti di riflessione.
Il libro merita soprattutto per l'argomento, delicato ma interessante. La scrittura mi è parsa complessivamente godibile ma non molto profonda, un "in punta di forchetta" educato ma non interamente coinvolgente. E' il primo libro che ho letto di Simonetta Agnello Hornby, quindi il mio è un giudizio ovviamente rivedibile. I capitoli nei quali parla il figlio mi sono sembrati più briosi e incisivi -lui possiede una simpatica ironia- di quelli scritti dall'autrice.
Libro interessante che porta alla luce tematiche molto spesso trascurate ma di necessaria importanza. Personalmente non è il mio genere di libro preferito.