A volte per far nascere un’amicizia senza fine basta un biscotto condiviso nel cortile della scuola. Così è stato per Ludovica e Caterina, che da quel giorno sono diventate come sorelle. Sorelle che non potrebbero essere più diverse l’una dall’altra. Caterina è un vulcano di energia, non conosce cosa sia la paura. Per Ludovica la paura è una parola tatuata a fuoco nella sua vita e sul suo cuore. Nessuno spazio per il rischio, solo scelte sempre uguali. Anno dopo anno, mentre Caterina trascina Ludovica alle feste, lei cerca di introdurre un po’ di responsabilità nei giorni dell’amica dominati dal caos. Un’equazione perfetta. Un’unione senza ombre dall’infanzia alla maturità, attraverso l’adolescenza, fino a giungere a quel punto della vita in cui Ludovica si rende conto che la sua vita è impacchettata e precisa come un trolley della Ryanair, per evitare sorprese al check-in, un muro costruito meticolosamente che la protegge dagli urti della vita: lavoro in banca, fidanzato storico, niente figli, nel tentativo di arginare le onde. Eppure non esiste un muro così alto da proteggerci dalle curve del destino. Dalla vita che a volte fortifica, distrugge, cambia. E, inaspettatamente, travolge. Dopo un’esistenza passata da Ludovica a vivere della luce emanata dalla vitalità di Caterina, ora è quest’ultima che ha bisogno di lei. Ora è Caterina a chiederle il regalo più grande. Quello di slacciare le funi che saldano la barca al porto e lasciarsi andare al mare aperto, dove tutto è pericoloso, inatteso, imprevisto. Ma inevitabilmente sorprendente. Federica Bosco è una delle scrittrici italiane più amate. Un’autrice da un milione di copie vendute. Ogni suo libro domina le classifiche e riceve il plauso della stampa. In questo nuovo romanzo supera sé stessa riuscendo nel compito che solo i narratori più autentici e grandi riescono ad assolvere: ci parla di noi. Ci vediamo un giorno di questi racconta l’amore ma anche il dolore, racconta le mille sfaccettature dell’animo umano. Racconta l’amicizia più forte e più variegata, l’amicizia più fragile ma anche più duratura: quella tra donne.
Federica Bosco è scrittrice e sceneggiatrice. Appassionata di yoga e convinta sostenitrice dell’alimentazione vegan a cui sottopone parenti e amici, ultimamente sta anche imparando a fare il pane («Con i tempi che corrono è bene avere un mestiere in mano!»). Potete leggere di lei nel suo blog all’indirizzo www.federicabosco.com. Con la Newton Compton ha pubblicato Mi piaci da morire, L’amore non fa per me e L’amore mi perseguita, tre romanzi con Monica come protagonista, e Cercasi amore disperatamente: tutti hanno avuto un grande successo di pubblico e di critica, in Italia e all’estero. È anche autrice di uno spassosissimo manuale di sopravvivenza per giovani donne: 101 modi per riconoscere il tuo principe azzurro (senza dover baciare tutti i rospi).
Sono rimasta decisamente delusa dal libro. Trovo che tocchi argomenti delicatissimi e profondi con una leggerezza naif ed infantile quasi irritante. La prima parte del libro ti lascia un po' basita dal carattere plasmabile della protagonista, con un continuo cambio di idee e di azioni a seconda dell'interlocutore, la parte centrale ti avvolge nella vita dei protagonisti facendoti sperare che il libro abbia preso una piega differente dall'inizio. Invece la fine sembra una fiaba per bambini, con scene assurde e veramente poco credibili.
Questo è Il primo libro che leggo della Bosco, nonostante ne avessi sentito parlare molto bene. E dopo aver letto questo libro non posso che capire il perché di tanto entusiasmo.
La storia in realtà non prende sin da subito, più che altro a causa di Ludo: per la prima parte avrei voluto prenderla a schiaffi, o comunque darle una scrollata e strillarle di svegliarsi e di farsi crescere un po' le p***e. Grazie all'intervento di Cate, sia volente che nolente, però, le cose migliorano e Ludo tira fuori hmuna forza incredibile che non pensavo che avesse (e probabilmente non lo sapeva nemmeno lei). Cate è proprio il contrario dell'amica, e non ho potuto che non amarla. Anche nel suo caso, però, l'amore è nato pian piano e inizialmente è stato un personaggio che mi ha fatto storcere il naso in quanto troppo accentuata. Poi però ha dimostrato non solo una forza pazzesca, ma soprattutto una vitalità e una voglia di vivere gigantesca. È risultato uno di quei personaggi sui quali se fossero persone reali sarebbero creati i video su facebook per mostrare al mondo la forza di volontà e dare un vero e proprio messaggio di speranza. Tra tutti, però, chi ha dimostrato la forza maggiore è stato Gabriel, che io non ho potuto che adorare.
Comunque andando sempre più avanti nella storia non ho potuto che tirare fuori i fazzolettini: voi non potete neanche immaginare quanti ne abbia usati.
Se proprio devo trovare una nota negativa è stata la storia d'amore: carina sí, ma non necessaria. Poteva anche essere evitata, anche se Matt non poteva che entrare in scena.
Nel complesso un bellissimo libro, che parte molto in sordina per trasformarsi in una storia di amicizia e forza di volontà in grado di strapparti il cuore.
Uz sve mane i nedostatke ovog romana, nemam srca da dam manju ocjenu od 4. Topla priča koja će vas nasmijati, opustiti i naučiti nekim važnim životnim lekcijama...
E' davvero molto raro che io dia una sola stellina a un libro e non mi piace neppure farlo, perché rispetto il lavoro di ogni autore. In questo caso, però, trovo alcuni messaggi veicolati all'interno del libro davvero diseducativi e contrari all'evoluzione della nostra società, obiettivo che la letteratura dovrebbe sempre perseguire, pertanto è un romanzo che mi rincresce sia stato pubblicato e letto, specialmente da tanti giovani.
Il libro in sé non mi è piaciuto per tanti motivi: ad esempio, il cliché dell'Italia vs Australia in cui ovviamente gli australiani sono belli, biondi, con gli occhi azzurri, equilibrati e più maturi degli italiani (in realtà nessuna terra è perfetta e men che meno lo è l'Australia, sulla cui politica ci sarebbe molto da dire) e ancor più la scelta di trattare tanti, troppi temi complessi e delicati in un unico romanzo, finendo per non approfondirne nessuno e semplificando tutto: il tema della madre che cresce il figlio da sola, senza un uomo accanto; quello dell'incompresione con la famiglia d'origine e dunque il salto generazionale; l'insoddisfazione sul lavoro; la manipolazione e la violenza psicologica sulle donne; l'amore sotto tutte le sue forme, dalla delusione alla patologia alla vendetta alla riscoperta in età adulta; la maternità; la malattia; la difficoltà nella gestione di un adolescente con un genitore malato; l'amicizia; la morte. Tutto in un grande calderone.
Tuttavia, nessuno di questi motivi - e ce ne sarebbero molti altri di aspetti che non ho apprezzato da citare, ma non è importante - è il motivo della scelta di dare una sola stellina a questo libro. Ciò che mi ha fatto davvero arrabbiare e cadere le braccia sono in particolare due aspetti.
Il primo riguarda la storia della protagonista, che viene accalappiata nella rete di un uomo in grado di manipolarla, farla sentire inadeguata, farle pressione a livello personale, sociale e professionale, spingerla a sposarsi senza quasi neanche interpellarla e per finire pretendere da lei un figlio. La protagonista riesce a uscire da questo tunnel in cui cade grazie all'intervento piuttosto bizzarro e inverosimile della migliore amica e del padre, ma il punto cruciale è un altro. Come finisce la vicenda? Finisce che l'uomo resta impunito, mantiene il lavoro, non passa grane legali né di altro tipo, mentre quella che decide "liberamente" di cambiare filiale in cui lavora e mettersi in aspettativa è ovviamente la donna. Denunce? Neanche a parlarne. Lotte più o meno legali? Niente. Coraggio e testa alta sul lavoro? A che serve, meglio andarsene e sentirsi forti/realizzate presentandosi al matrimonio del tipo in questione vestita da strafiga, farlo rosicare un po' e mettere in guardia sull'altare la futura moglie di ciò che l'aspetta, poi saranno affari suoi. No, mi dispiace ma non ci siamo proprio. In un romanzo scritto da donne per donne NON PUO' passare l'idea ancora una volta, dopo tutte le battaglie fatte e le voci che si sono levate, che in fondo va bene così, l'importante è uscirne, non c'è bisogno che l'uomo paghi o rimedi per le sue colpe. Questo messaggio lo trovo deleterio e sbagliatissimo, perché sminuisce del tutto un fenomeno grave che tuttora avviene con frequenza e trasmette alle donne l'idea che non vale la pena lottare per vedere riconosciuti i propri diritti. Il discorso sarebbe molto più ampio, ma mi limito a questo.
Il messaggio che però ho trovato ancora più grave e assolutamente inconcepibile riguarda la vicenda del figlio di Caterina, la migliore amica della protagonista. Gabriele (minorenne) inizia a frequentare e a fare sesso con una ragazza diciottenne fidanzata. Già il fatto che un sedicenne si approcci all'amore per la prima volta come amante e su questo venga sollevato dalla protagonista giusto mezzo dubbio lo trovo incomprensibile, ma la faccenda si complica quando la ragazza rimane incinta perché si è rotto il preservativo. A questo punto la ramanzina si concentra sul fatto di aver fatto sesso troppo presto, ma si conclude quasi subito con un bel: in fin dei conti non è colpa loro, una soluzione la troveremo come abbiamo sempre fatto. La soluzione si rivela poi essere che il figlio non è di Gabriele e quindi arrivederci e grazie, saranno affari del vero padre. Sinceramente non riesco a capacitarmi di come a nessuno sia venuto in mente di mettere anche solo una riga sull'esistenza della pillola del giorno dopo, di altre pillole che possono essere assunte in un lasso di tempo più ampio e sulla questione dell'aborto, relegato a un brevissimo colloquio con uno psicologo, che ovviamente si conclude con un semplice "lo teniamo!". Possibile che - alla luce dei fatti che stanno accadendo in tutto il mondo, al rischio di perdere un diritto fondamentale come l'aborto e al numero crescente di ragazze in Paesi ricchi e benestanti che restano incinta "per sbaglio" - non si pensi neppure per un istante di puntare l'attenzione proprio lì, ovvero sull'importanza della prevenzione e sulla possibilità di risolvere l'incidente eventualmente anche con dei farmaci che permettono di evitare il trauma dell'aborto o di una maternità non davvero voluta o sentita. Se proprio una questione tanto spinosa doveva essere sollevata, allora che lo si faccia per bene, per educare, per sensibilizzare a un uso consapevole degli anticoncezionali e soprattutto a una riflessione più profonda, matura e realistica della genitorialità e della maternità, che non possono essere ridotte a un mero "va bene così, una soluzione la troveremo". Anche in questo caso ci sarebbe molto di più da dire in merito, ma non è questo il contesto.
Io mi auguro soltanto che gli scrittori e tutti coloro che hanno una responsabilità sociale o quantomeno nei confronti dei loro lettori - poiché lanciano dei messaggi che vengono letti e recepiti da milioni di persone - riflettano un po' di più prima di scrivere frasi populiste che magari commuovono e fanno leva sulle masse, ma non aiutano affatto nei confronti di una crescita sociale e umana. Viviamo in tempi difficili, che probabilmente lo diventeranno ancora di più, perciò alcune tematiche è fondamentale trattarle con serietà, professionalità e con cognizione di causa, spingendo i ragazzi a una consapevolezza diversa del semplice "in qualche modo ce la caveremo". Magari questo atteggiamento tanto superficiale andava bene per i nostri genitori (nonostante gli immensi danni che ha prodotto), ma non certo per la nuova generazione di adolescenti e ancor meno per i figli "indesiderati" che verranno.
I will start with the last words of the author: "In the end, I will give you advice that is, in a way, the essence of this novel. Don't let your day pass in bitterness. Today could be our last day in this world, so try to get along with everyone. Try to say goodbye to everyone. If you wonder for the rest of your life why you didn't say something to someone, it will be a punishment that will be hard for you to bear." I've readied few books from Federica Bosco and I really like them, because they are so easy to read and quite interesting. But, this book really touched me. This is a warm story about life, loyalty, family love, endless friendship. This is a story about fact how life can be unfair, but when you have your family, friends and love, everything is easier. Warm recommendation.
Rakstniecei Federīkai Bosko piemīt spēja ar vienkāršiem (cilvēciskiem (un brīžiem pat ļoti humoristiskiem)) līdzekļiem panākt lasītāja uzticību. Ieraut notikumu vērpetēs tā, lai nevienā brīdī nerastos šaubas par to, vai tas, kas šobrīd notiek, patiešām notiek. Līdztekus neviltotai draudzībai, rakstniece atklāj arī varmācīgu, psiholoģiski terorizējošu attiecību neglītos sejas vaibstus, liekot starp lasītāju un stāstu iezagties «neizturami ilgam, mokošam, spriedzes pilnam klusumam kā tad, kad gaidi sitienu; tas kavējas, bet tu tikmēr gaidi, sarāvies, gatavs to atvairīt, nezinādams, no kuras puses tas nāks.» Bērnu un vecāku attiecības. Bezgalīgo vientulību, kas iezogas, kad neprotam pateikt to, ko jūtam. Un ticības meklēšanu cilvēkos, par spīti tam, ka «dzīvniekam, kas vienreiz jau iekodis, nekad vairs negribas īsti uzticēties». Iemācāmies atvērt acis un paskatīties uz sevi no malas – «mums šķiet, ka laika ir daudz, ka varam to tērēt bez jēgas», tomēr romāna galvenās varones iznes autores galveno domu – šī diena, šī pati diena, kurā lasi šo emuāra ierakstu, noskalo ar melnu tēju vai baltu kafiju, šī diena, kurā pļausi zāli, motora zuzoņai ieaijājot miegā zem upeņu krūma zvilnošo kaķi, šī diena, kad mizosi kartupeļus biešu zupai, vai stundām, dažādās neiespējamās jogas pozās, mēģināsi aizdarīt trīs izmērus par mazu džinsu bikšu pogu (bet nepūlies, tās visticamāk tā pat jau sen izgājušas no (Rīgas) modes), var būt pēdējā. Meklēt sevī vairāk labo vārdu. Vairāk labo darbu. Jo sliktā jau tā ir tik daudz. Vēl pāris vārdus par romānu vari atrast šeit: https://austra.lv/2021/05/13/federika...
Questo della Bosco, è uno di quei libri che mi stavo trascinando da mesi, forse perchè nonostante ne avessi sentito parlare benissimo ero un po’ scettica al riguardo. La storia che viene narrata ci mostra la profonda amicizia tra Ludo e Cate, così diverse tra loro ma unite da un amore che supera mille barriere ed ostacoli.
Predomina in assoluto, nella prima parte del libro, una protagonista debole e irritante. Ludo sembra essere succube del suo lavoro, del suo pseudo compagno e della stessa Cate che con questa personalità così forte pare sovrastarla di continuo. Pagine e pagine si sono trascinate lentamente ed ero fortemente tentata di abbandonarne la lettura perchè a mio parere, argomenti tosti che avrebbero dovuto avere più spazio, sono liquidati nel giro di pochissimo. Senza far spoiler vi dico solo che ho trovato davvero assurdo l’epilogo della storia tra Ludovica e Paolo.
La seconda parte del romanzo per fortuna migliora, Ludo comincia a farsi le ossa, diventa più forte ed è sicuramente meno irritante, non ha più quell’aria da martire che si trascinava dietro come un mantello, ma nonostante ciò temo che la Bosco abbia esagerato con un eccesso di avvenimenti che colpiscono la vita di entrambe le amiche. Ne accadono davvero troppe di sfortune, e tutte troppo vicine tra loro, non si fa in tempo a chiudere un episodio che un nuovo argomento viene presentato al lettore. Insomma per me è tutto troppo.
Sono consapevole di essere una voce fuori dal coro ma benchè abbia apprezzato alcuni punti del romanzo come la scrittura dell’autrice e la struttura dei personaggi, la storia a mio avviso è debole e stranamente – ma forse neanche tanto – non ho versato lacrime perchè insomma, sentivo che la fine sarebbe stata quella.
Il romanzo assomiglia a una serie di episodi accatastati insieme con lo scopo di commuovere e strappare lacrimoni (e a quanto vedo dai commenti lo scopo è stato raggiunto). Eventi poco verosimili, battute che non fanno ridere, banalità su banalità(compresa l'esortazione finale), espressioni scontate, con una protagonista irritante nelle sue non scelte.
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Ludovica ha sempre vissuto in un unico modo: nel silenzio. Nel silenzio di non dire quello che desidera. Nel silenzio di non ammettere che non è felice. Nel silenzio di non voler agguantare quello che realmente vuole. Caterina, al contrario, ha sempre vissuto nel chiasso. Nel chiasso di una vita imperfetta, fatta di scelte sbagliate e di amori improponibili, con l’unico desiderio di sbagliare e godersi, nel frattempo, tutto quello che la vita le può offrire. Così, un mattino di tantissimi anni prima, quando entrambe sono solo due bambine, ecco che una trova lo yin per il suo yang. Caterina compensa Ludovica e Ludovica completa Caterina. Inizia così un’amicizia fatta di silenzio e chiasso. Di sbagli e calma apparente. Ma se Caterina vive fuori dagli schemi e si gode la vita come se fosse il suo personale Luna Park, Ludovica vive all’ombra della sua amica, cercando di non fare troppo rumore per non disturbare nessuno. E la vita scorre così per molto tempo, fino a quando entrambe arrivano a quarantanni con la consapevolezza che nella vita si deve crescere, maturare, andare avanti e finalmente realizzare i propri sogni senza paura di fallire. Ludovica è il cuore e voce narrante del romanzo. Cresce con la convinzione di aver trovato una sorella in Cate e questo la porta a credere di stare bene così, di non aver bisogno di una famiglia o di un uomo per essere felice. Eppure, arrivata ai quaranta, realizza che Caterina non può rappresentare tutto il suo mondo e per la prima volta pensare solo a se stessa potrebbe essere la scelta giusta. Caterina è una donna forte e indipendente. Viaggia, sbaglia, si diverte. Per lei la vita merita di essere vissuta in pieno e spinge Ludovica a fare lo stesso. Ma se Cate è forte e decisa, Ludo è debole e senza coraggio, almeno fino a quando gli eventi della sua vita non la costringono a reagire, riscoprendo se stessa e capendo finalmente quello che Caterina ha sempre cercato di insegnarli: raggiungere la felicità è possibile se lo vuoi davvero. Continua a leggere la recensione su: CrazyForRomance
Quando ho scelto che libro/autore leggere per la sfida dei generi letterari, mi sono imbattuta in questo romanzo della Bosco: di suo avevo letto soltanto "Cercasi amore disperatamente" e ho pensato di leggere una sua nuova fatica con quello come parametro in mente. Invece mi sono ritrovata fra le pagine di una storia dalle tematiche forti, tristi, insomma non proprio il massimo della spensieratezza. Quello che però mi ha spinta a proseguire nella lettura è il fatto che l'autrice sappia rendere i contenuti e dunque tutto il plot nell'insieme spigliato, ironico, "leggero" pur trattando temi di un certo spessore, sullo sfondo di una splendida amicizia che lega i due personaggi principali.
Un romanzo che nella sua dimensione è perfetto. Semplice un po' scontato piuttosto prevedibile fila liscio senza scossoni. I suoi romanzi si assomigliano un po' tutti si legge tra un libro più impegnativo ed un altro
Buonasera, ragazze! Ho letto in poche ore, perché l'ho letteralmente divorato, “Ci vediamo un giorno di questi” di Federica Bosco, edito Garzanti. Chi ha letto i libri di Federica, sa quanta ironia metta nei suoi scritti, ma sa anche quanto alcune storie lei racconti siano delicate e profonde. Questa è una di quelle. Mi ha emozionata per l'intensità col quale racconta di un valore che troppo spesso viene mercificato e sottovalutato. È la storia dell'amicizia tra Ludovica e Caterina, nata sui banchi di scuola a Genova. Io però penso che sia anche una storia d'amore e vorrei spiegarvi il perché. Ludovica e Caterina sono diversissime: una precisa, concreta, tranquilla, l'altra allegra, anticonformista, socievole. Sono come il bianco e il nero, lo ying e lo yang, eppure si completano come due metà dello stesso cuore. In età universitaria, dopo che la madre di Caterina parte con il fidanzato di turno per un viaggio, abbandonandola definitivamente, lei chiede a Ludovica di andare a vivere insieme. A Ludovica non sembra vero di respirare la libertà, la spensieratezza, e di allontanarsi dalla routine della sua vita familiare composta da due noiosi e taciturni genitori. Durante la convivenza, le differenze caratteriali tra le due emergono prepotentemente finché, dopo una banale lite, Caterina va via, apparentemente per un'offerta di lavoro all'estero, lasciando Ludovica nella loro casa. Dopo circa un anno, durante il quale Ludovica ha vissuto la sua vita convivendo
con la mancanza della sua migliore amica, Caterina torna a casa come se niente fosse, e scusandosi vicendevolmente, le due riprendono il loro percorso. È un po' come quando litighi con il fidanzato: lui se ne va, tu cerchi di sopravvivere, poi ritorna e tu te lo riprendi perchè non è mai cambiato nulla nel tuo cuore. Caterina, però, è incinta e dopo l'iniziale shock, Ludovica le sta vicino e diventa una seconda mamma per Gabriel. È un po' come quando trovi un compagno che ha già un figlio e una parte di quell'amore lo riversi su un bambino non tuo, che però fa parte della tua vita in maniera totale. Non trovate anche voi? Caterina ha mille progetti in testa che spesso lascia incompiuti, a differenza di Ludovica che ha un solido lavoro in banca, eppure sembra aver finalmente trovato l'idea che le permetterà di realizzarsi: aprire un centro di benessere olistico. Ludovica le dà i soldi per poter definire questo suo sogno. L'amicizia, come l'amore, è condividere la progettualità, è sostegno, è consiglio. La loro amicizia continua tra alti e bassi, tra vicende allegre e momenti difficili, finché Ludovica non concretizza la storia con Paolo, un suo scialbo collega. E qui inizia il dramma: Paolo si rivela essere geloso della loro amicizia a tal punto che proibisce a Ludovica di vedere Caterina e non pago di questo, la vessa continuamente in molti modi. È un uomo prepotente e insicuro, falso e subdolo, che fa perdere a Ludovica la gioia di vivere. Nonostante la fragilità emotiva di Ludovica, lei a Caterina non vuole rinunciare, quindi continuano a vedersi di nascosto. È proprio l'affetto che lega le due a salvare Ludovica da un matrimonio disastroso: Caterina, con la complicità del padre di Ludovica, la porta via dal comune dove sta per sposarsi. Proprio come il principe che salva la sua amata. Vi consiglio di leggere questo libro perché vi coinvolgerà emotivamente, pagina dopo pagina. Succederanno tante cose inaspettate nel proseguo della storia, alcune belle, altre dolorose, che non faranno altro che cementare un rapporto vero, puro, onesto. Fino a quando la loro amicizia non vivrà la prova più difficile di tutte: è qui che capiremo quanto sia forte il loro legame e quanto profondamente siano cambiate, quanto l'una abbia assorbito i pregi dell'altra, quanto la loro vita sia stata influenzata da quel percorso che le ha viste incontrarsi da bambine e crescere insieme, diventando due donne finalmente risolte e consapevoli. Eppure qualcosa, irrimediabilmente, è destinato a cambiare e Ludovica dovrà imparare a guardare al futuro, con Caterina sempre nel cuore, ma lontana fisicamente. La parte più bella e toccante del libro è proprio questa: quando la leggerete sono certa che vi commuoverete e arrabbierete come me. La vita ha regalato ad entrambe nuove amicizie, nuovi affetti, e ha fatto riscoprire positivamente a Ludovica la sua famiglia, che si rivela essere molto lontana da ciò che credeva. Il tutto senza che entrambe lasciassero mai la mano dell'altra. E quelle mani continuano ad essere unite, l'anima di Caterina collegata da un filo invisibile a quella di Ludovica, anche se la vita le ha separate. Cosa è potuto accadere? È qualcosa di irreparabile? Io voglio credere che da qualche parte, un giorno, riusciranno a rincontrarsi, e non posso che concordare con Caterina quando dice a Ludovica: “ci vediamo un giorno di questi”.
Tutto sommato un libro piacevole e leggero da leggere. Peccato per alcune cadute di stile all'interno del libro. Ad esempio, giudicare subito un ragazzo gay per i suoi hobby e per come cammina, affermando di voler diventare sua amica e fare shopping insieme; esultare perché la ragazza che frequenta suo figlio non è rimasta incinta per lui e lasciarla sbrigarsela da sola o sottointendere che un uomo galante dovrebbe ancora pagare il conto a una donna. A parte alcune frasi che mi hanno un po' interdetto il libro tratta temi interessanti: la violenza sulle donne, la malattia, la maternità. Forse è stato inserito un po' troppo all'interno dello stesso libro, ad un certo punto ho avuto quasi l'impressione di leggere diversi libri che successivamente erano stati uniti per formarne uno unico, ma senza una vera unità di tutto il testo.
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Un libro molto adatto per il Natale anche se ha momenti drammatici ma è positivo nelle finalità. Un po' autobiografico , vissuto in proprio quindi si sente il suo disperato appello a non sciupare il tempo che è risorsa purtroppo molto limitata .....quando alla fine se ne percepisce la minima durata.
Dunque. Non è semplice scrivere la recensione di questo libro. Ci sono cose che mi hanno fatto storcere il naso, sono sincera. Sono state affrontate delle tematiche importanti e ho trovato lo sviluppo a volte un po’ troppo accelerato. Quello che mi ha infastidito maggiormente è la conclusione della storia in quattro e quattr’otto dopo quel tipo di avvenimento. Avrei dato un respiro più ampio e avrei scritto qualche pagina in più. Ma. Ma nonostante questo, non posso negare che il libro mi sia piaciuto ed è per questo che ho deciso di dare un 4. Ludovica e Cate non potrebbero essere più diverse, eppure hanno costruito un’amicizia che dura nel tempo, solida, una sorellanza. Ludo e Cate si completano. La prima, cerca di incasellare la vita in tanti piccoli tasselli ordinati in cui nulla sfugge al suo controllo. La seconda, pazza, libera, può sembrare superficiale ed egoista, e forse per un frangente lo è pure, ma non smette mai di vedere il lato positivo, di diffondere amore e prendere la vita come viene. Nel corso del romanzo, le caratteristiche delle protagoniste si smusseranno a seconda degli eventi. Mi ha commosso profondamente il loro rapporto, così come mi ha fatto riflettere il fatto che siamo ossessionati dalle convenzioni sociali che molto spesso non fanno altro che limitarci. Togliamo ciò che ci si aspetta da noi, cellulari, social e seguiamo il nostro cuore che ci porta solo alla semplicità, a ciò che è essenziale e di cui abbiamo davvero bisogno.
Nije mi prvi put da se susrećem sa delima ove autorke. Pre samo par godina čitala sam knjigu Zaljubljena u anđela I, ma koliko naslov zvučao otrcano, mnogo mi se više dopala od ove knjige. Vidimo se ovih dana je dirljiva priča o prijateljstvu, ljubavi, ali I o svim nedaćama koje nam život donosi. Autorka nas ovom pričom podseća da treba da cenimo naše drage ljude I vreme provedeno sa njima I da ne upadamo u zamku misleći da imamo dovoljno vremena, jer njega nikad nema previše. Međutim, I pored svih grešaka, daje nam nadu da možda druga šansa ipak postoji. Ono što mi se nije dopalo jeste to što su se situacije brzo ređale jedna za drugom, tako da su one postajale kompleksne i centralni deo ove priče, da bi se onda one na kraju razrešile u svega par rečenica. Iako su mnogi delovi bili predvidivi, naivno sam se nadala drugačijem kraju. 3,5 ★ . Dajem joj slabu četvorku, mada sam se i sama dvoumila da je za trojku, ali zbog pojedinih delova nemam srca da dam manje.
E niente, sarà un po’ di sano campanilismo ma questa è la Bosco che preferisco: al ‘frizzante e autoironica’ a tutti i costi, alle protagoniste emule nostrane dell’ormai abusata Bridget Jones qui la storia cede il passo all’introspezione e il palcoscenico a due protagoniste articolate, imperfette, irrimediabilmente diverse. Da tutte le precedenti, certo, ma anche tra loro.
E visto che l’amicizia è il nocciolo duro del libro, lo scudo lucente della trama - e della vita stessa- questo è anche il romanzo che vorrei far recapitare in forma anonima a colei che è stata la mia migliore amica per una vita intera e poi, inspiegabilmente, si è allontanata sempre più, sino a che la distanza non si è fatta muro e silenzio, segnando un solco impossibile da valicare. Mi manchi, Ale. E chissà che non abbia il coraggio di farlo...
Al momento, è il libro più bello che io abbia letto quest'anno. Non è il primo libro che leggo della Bosco, ma è il secondo dopo la trilogia di "Innamorata di un angelo", e anche questo è un bellissimo romanzo in cui ho riconosciuto lo stile dell'autrice e anche quel pizzico di ironia che infila sempre nei personaggi. L'amicizia di Cate e Ludo poi è qualcosa di meraviglioso! Consigliatissimo!
Non è propriamente un brutto libro, è scorrevole, si fa leggere e alla fine mi ha anche fatto versare una lacrima. Ma per me è NO. Vengono trattati troppi temi (tutti importantissimi e delicati) con una superficialità che mi ha infastidito. Si rimane a galla, sempre, senza approfondire niente. Troppa carne al fuoco che avrebbe invece meritato il giusto spazio e tempo.
https://labibliotecadellibraio.blogsp... Rappresentavo il prototipo ottocentesco della zitella, e non ho detto "single" appositamente. Single è una persona che sotto sotto si diverte un mondo, che potrebbe cambiare il suo status sociale in ogni momento, ma non vuole rischiare di perdersi qualcosa di meglio, perché in fondo ragiona come un uomo e non è mai realmente coinvolta in una relazione. La zitella invece ha una sua intrinseca dignità: la sua è una condizione subìta, qualcosa che sfugge al suo controllo e sottindente un difetto fatale, un destino cinico, un fato avverso.
Scritto in prima persona, è Ludovica che ci narra la sua storia, la sua esperienza, il suo legame così intenso, così viscerale nei confronti di Caterina. Così diverse, una l'opposto dell'altra, il sole e la luna, l'inverno e l'estate, eppure in tutto ciò una sana amicizia che si trasforma, che cresce come le loro età anagrafiche. Non mancano i litigi, perché come sono il sale della vita per una sana relazione tra uomo e donna, le cose non cambiano tra due personae dello stesso sesso che hanno imparato a conoscersi e a costruire il loro rapporto proprio sulle diversità. Dopo un lungo girovagare Caterina torna da Ludovica, con una notizia bomba, è incinta... e così arriva Gabriele, un bambino che cambia, scombussola la vita non solo di Cate ma anche di Ludo, che dedica anima e corpo a questo essere come se lo avesse generato lei stessa. La vita di Ludovica è però cadenzata da ritmi sempre uguali, un fidanzato, Paolo, che lavora nello stesso luogo, una famiglia che non sempre accetta le sue deciosni, ed è proprio in una delle sue scelte che molte cose cambiano e che l'ordine prestabilito inverte il suo ciclo...
Perché il cuore è sempre un ingenuo idiota, che crede che gli altri ti ameranno sempre anche se non ti hanno mai amato, che gli altri soffrano per te anche se non hanno mai sofferto, e soprattutto che chi ti ha fatto del male non si rifarà mai e poi mai una vita, ma continuerà a scontare un'eterna fila di delusioni a catena come fossero una maledizione, finendo per rimpiangerti.
Quando sei davanti a un bivio e quella strada si allunga inesorabilmente perché non riesci a scegliere, diventa difficile e dura la scelta e così Ludo nonostante cerchi di mantenere una parvenza di serenità, cade succube di un uomo che non le lascia spazio, che non la lascia decidere, ma quarant'anni la voglia di una famiglia può rendere le cose davvero difficili. Ci sono cose nella vita che però non possiamo conoscere prima che accadano, e così che il mondo di Ludovica e Caterina cambia, basta davvero poco e il tempo si fa mutevole, scorre troppo velocemente, non lo puoi fermare.
Dicono che sono cinque le fasi attraverso le quali passiamo quando ci diagnosticano una malattia potenzialmente mortale. La prima è la negazione, quella in cui diciamo che non è vero, si sono sbagliati, ci dev'essere un errore, rifiutando la diagnosi; segue la fase della rabbia, del "perché proprio a me?"; la terza fase è quella della contrattazione, ossia cominciare a scendere a patti con la malattia, fingendo che non sia poi così grave e cercando di riprendere il controllo; la quarta è quella della depressione, in cui prendi consapevolezza del tuo stato a capisci che quello che ti sta succedendo è vero e non è più sotto il tuo controllo, e senti di non avere più speranze; e infine l'accettazione, la fase in cui si accetta la realtà per quello che è e si lascia andare ogni forma di conflitto, raggiungendo una sorta di pace interiore.
Ci vediamo un giorno di questi è il secondo romanzo che leggo della Bosco, non ho un bellissimo ricordo del primo, Baciata da un angelo, ero rimasta male del finale, tantoché avevo deciso di non proseguire la serie (infatti non l'ho fatto), di questo libro invece ho sentimenti molto contrastanti, perché nella sinossi non c'è quello che poi ho trovato da metà libro in poi, e che da quel punto in poi (scusate il gioco di parole) mi ha fatto fare un balzo indietro facendomi pensare che con questa autrice forse è il caso di lasciar perdere. Ma non ci sono riuscita, e così sono entrata nel mondo di Ludovica e Caterina con passo felpato, trattenendo i miei battiti del cuore, perché un'amicizia così non la trovi da nessuna parte, o almeno io non ne sono a conoscenza. Un dono che entrambe si fanno, basato su uno scambio tra un biscotto e un panino al prosciutto, è da lì che tutto nasce, è la fiducia alla base di tutto, e Ludo e Cate costruiscono il loro mondo su questo, ci saranno sempre l'una per l'altra. E' una storia che ti strappa un pezzettino di te, per catapultarti in una realtà che il più delle volte non vogliamo conoscere o la guardiamo a distanza, ma un'amicizia è anche questo, donarsi, fidarsi, amarsi di un amore sincero, lasciando a chi proseguirà quello che si ha di più caro. In questo romanzo ci sono tante piccole storie, tante piccole forme di vita che girano intorno alle nostre protagoniste e anche se conosciamo solo il punto di vista di una, l'altra è una conseguenza, la riconosci dalle parole che Ludo ha per Cate. Un bellissimo libro che mi ha aiutato a rivalutare la Bosco, perché attraverso una scrittura delicata, senza forzature ha raccontato di come davanti a un bivio qualunque strada si scelga sarà lei a condurci a destinazione.
« Ci troviamo spesso tra le mani romanzi in grado di farci emozionare o di raccontarci una storia che ci tiene sulle spine, seducente ed affascinante. Molto più raro, secondo me, è incrociare lo sguardo con libri capaci di andare ben oltre la superficie fino a scavare in profondità, quella scomoda e difficile da affrontare. Romanzi che sanno risvegliare ricordi e sorprendere il nostro cuore. Storie che ci obbligano a fermarci qualche istante, a pensare, a riaprire vecchie ferite e a scuotere quel silenzio che, fino a quel momento, era unicamente nostro! Sono incontri che sanno curare anima e cuore, che non passano inosservati e che rimangono lì, preziosi e impressi nella nostra mente ben oltre l'ultima pagina. Proprio come Ci vediamo un giorno di questi, il nuovo romanzo di Federica Bosco. »
Adoro la Bosco, anche se ammetto che su questo libro avevo particolari dubbi perché dalla trama si capiva che era meno ‘leggero’ degli altri che avevo letto e invece potenzialmente molto più drammatico. Ma la Bosco è la Bosco qualunque cosa scriva e questo libro ne è stata solo la riprova, un meraviglioso inno all’amicizia e all’amore in tutte le sue forme. Le due protagoniste non potrebbero essere più diverse, sono all’opposto come il giorno e la notte, “perché a me la vita metteva sempre in soggezione, come se fossi sua ospite e non volessi disturbare, mentre Cate non si faceva nessun problema a camminare sui tappeti con le scarpe sporche”, piene di difetti ma così vere che ci sembra quasi di conoscerle per davvero. Fanno un mucchio di sbagli, alcuni davvero inaccettabili, ma sanno chiedere scusa, rialzarsi sempre ed andare avanti più forti di prima. E’ un libro che riesce a parlare di argomenti difficili, come la violenza sulle donne e il cancro, facendolo con una leggerezza e profondità che si trova raramente e sempre con il sorriso sulle labbra. Sorriso che, nonostante il finale che temevo ma speravo di aver toppato , permane per tutto il libro. Bellissime le parole nei ringraziamenti sul cuore del romanzo: ‘Non lasciate passare un giorno nel rancore. Oggi potrebbe davvero essere l’ultimo giorno che passiamo qui, fate in modo di essere in pace con tutti. Fate in modo di aver salutato tutti. Perché rimanere per il resto dei propri giorni a chiedersi “perché non mi hai detto niente” è una condanna troppo dura da sopportare. Bisognerebbe ricordarselo sempre.
Un libro bellissimo! Mentre leggevo non capivo di cosa volesse parlare principalmente il libro: una grande amicizia? Violenza sulle donne? Malattie terminali? In realtà parla della vita. Mi sono emozionata molto nel vedere le cose della vita accadere, susseguirsi senza un senso logico. I personaggi accettano tutto quello accade ognuno a proprio modo, perché in fondo le protagoniste sono veramente molto diverse. Forse Cate è veramente un po’ pazza ed esagerata, ad averla come amica forse un po’ mi sarei infastidita. E Ludo è veramente troppo rigida e pigra per vivere e anche lei ad averla come amica forse un po’ mi sarei infastidita. Ma loro insieme funzionano perfettamente e hanno saputo creare una amicizia profonda. Forse ad averle tutt’e due come amiche invece si può vedere come la vita sta nel mezzo, tra loro due, con la paura e la voglia di vivere. Un bel libro di cui vorrei veramente leggere il seguito perché secondo me Matt può diventare un bellissimo personaggio principale!
Ci vediamo un giorno di questi è una storia di amicizia. Lettura scorrevole e leggera che affronta tematiche delicate e toccanti. Nel complesso però non ha lasciato un segno indelebile. Si tratta sicuramente di un'ottima opera di intrattenimento. In generale preferisco una narrativa più strutturata e profonda.
La prima parte del libro mi ha presa molto. Le situazioni e i sentimenti erano realistici ed è stato facile immergermi nella storia. Peccato per il resto, abbastanza fiabesco, dove argomenti molto importanti sono trattati con troppa leggerezza e superficialità, mentre sono assai complessi e avrebbero avuto bisogno di un ulteriore approfondimento.
È un libro meraviglioso. Non risulta mai essere scontato o prevedibile. Ti spacca il cuore. Non è il classico romanzo fine a se stesso, ma è volto anche a lasciarti dei piccoli semini che potrai lasciar fiorire dentro di te se saprai coglierli 🌱 Federica Bosco non mi delude mai.